22 Maggio 2025

Festa de’ Noantri, tutto è pronto per le celebrazioni in onore della “Madonna Fiumarola”

Roma, 1535. Una tempesta si abbatte sulla città. Quando si placa, alcuni pescatori, sulle rive del Tevere, trovano una statua della Vergine Maria realizzata in legno di Cedro, arrivata lì chissà come. Per questo viene chiamata subito “Madonna Fiumarola”, e donata ai carmelitani della vicina chiesa di San Crisogono, che le danno invece l’appellativo di Madonna del Carmine. Per custodirla, il cardinale Scipione Borghese fa costruire una apposita cappella, dove la statua rimane fino al 1890, quando la struttura deve essere demolita per fare posto alla realizzazione di viale del Re, ora viale di Trastevere. La “Madonna Fiumarola” viene spostata allora a San Giovanni dei Genovesi, dove resta qualche tempo; poi trova la sua collocazione definitiva nella chiesa di Sant’Agata, dove è custodita ancora oggi. Solo una volta all’anno l’immagine mariana esce dalla chiesa trasteverina: in occasione della Festa de’ Noantri, la prossima settimana.

La novena di preparazione è iniziata domenica a Sant’Agata, e si concluderà lunedì 15; martedì, sempre nella chiesa di largo San Giovanni de Matha, è in programma la Messa con investitura dei novizi presieduta dal primicerio dellaVenerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e Maria Santissima del Carmine, don Giulio Ramiccia. Ancora alle 17 presiederà la celebrazione eucaristica il vescovo Gianrico Ruzza, ausiliare per il settore Sud; al termine la fanfara della Polizia di Stato a cavallo si esibirà in onore della Madonna.

Il 20 luglio ci si sposta nella basilica di San Crisogono: qui, alle ore 16.30, il vescovo ausiliare per il settore Centro Daniele Libanori presiederà la Messa pontificale; alle 17.45 il sindaco Virginia Raggi renderà omaggio alla “sacra statua mariana”. Quindi, alle 18, partirà la tradizionale processione per le vie di Trastevere accompagnati dalla banda musicale della Polizia Locale di Roma Capitale. Al termine, all’entrata nella basilica su viale Trastevere, la fanfara dei Bersaglieri porterà il suo omaggio musicale alla Vergine.

Il giorno dopo, 21 luglio, alle ore 20, si terrà la cosiddetta “processione di rientro”, con la quale l’immagine mariana verrà riaccompagnata fino alla chiesa di Sant’Agata.

Da lunedì 22 a sabato 27, sempre a Sant’Agata, è in programma il solenne ottavario per la Madonna del Carmine; durante questi giorni la Messa delle ore 17 sarà presieduta dai diversi parroci di Trastevere. Domenica 28, infine, il momento forse più atteso dai romani: la rievocazione della “processione fiumarola”, con l’arrivo della statua all’imbarcadero del Circolo Canottieri Lazio e Circolo Canottieri Roma e partenza del corteo sul fiume, guidati dal vescovo Ruzza. L’arrivo alla Calata degli Anguillara, a Ponte Garibaldi, è previsto per le 20.30. La processione proseguirà poi a piedi fino alla basilica di Santa Maria in Trastevere, dove la “Madonna Fiumarola” resterà esposta alla venerazione dei fedeli fino a lunedì 29. Quel giorno, alle 6.30, il parroco monsignor Marco Gnavi presiederà la Messa, subito dopo la quale avrà luogo la processione mattutina, con la statua lignea riaccompagnata fino a Sant’Agata. Come tradizione, durante la Messa di ringraziamento, verranno benedette e distribuite le rose.

«Alcuni anni fa si è sviluppata la tradizione di condividere con tutta la comunità dei fedeli di Trastevere e non le rose portate in processione con la Madonna del Carmine l’ultimo giorno», spiega Mario Pesce, membro del Consiglio direttivo dalla Venerabile Arcinconfraternita. «Per noi – sottolinea – questi giorni costituiscono il momento centrale del nostro calendario religioso, il momento in cui tutta la comunità di Trastevere che riconosce la Madonna del Carmine come qualcosa di suo. L’Arciconfraternita mantiene questo culto per le future generazioni».

10 luglio 2019

Festa de noantri, gli appuntamenti a Trastevere

Hanno avuto inizio ieri, 15 luglio, con la Solenne Novena di preparazione, gli appuntamenti annuali con la Festa de Noantri a Trastevere. Oggi, i festeggiamenti in onore della Madonna del Carmelo: alle 17, nella chiesa di Sant’Agata, monsignor Gianrico Ruzza, Vescovo ausiliare per il settore Centro, presiederà la Messa pontificale; subito dopo, alle 18, la Fanfara della Polizia di Stato a cavallo si esibirà in onore della Vergine. Sabato 21 luglio alle 18 avrà luogo la prima processione della statua della Madonna per le vie trasteverine.

Il giorno dopo, la sera, dalle 20 si svolgerà la processione notturna di rientro: la statua della Vergine tornerà nella chiesa di Sant’Agata dove da lunedì 23 si celebrerà il solenne Ottavario. In particolare, ogni giorno, alle 17, la Messa sarà presieduta dai parroci delle chiese di Trastevere.

Uno speciale appuntamento sarà quello di sabato 28: alle 17.30, nella basilica di San Crisogono verrà celebrata la Messa in lingua corsa, con la partecipazione delle Confraternite corse della diocesi di Ajaccio. Ancora, domenica 29 i festeggiamenti per la protettrice dei Trasteverini prevedono la processione storica della “Madonna Fiumarola”: alle 19.30 la Statua della Vergine si muoverà su battelli lungo il Tevere, dal Circolo Canottieri Lazio fino a Ponte Garibaldi.

Da qui, con una processione presieduta da monsignor Gianrico Ruzza, sarà portata nella basilica di Santa Maria in Trastevere dove rimarrà fino al giorno seguente quando, alle 6.30, il parroco monsignor Marco Gnavi celebrerà la Messa. Quindi, con la famosa processione mattutina, la statua della Vergine verrà ricondotta a Sant’Agata dove i festeggiamenti si concluderanno con una Messa di ringraziamento e la tradizionale distribuzione delle rose benedette.

 

Leggi l’articolo di Michela Altoviti su Romasette.it

Festa alla missione in Burkina Faso

Nuove macchine da cucire in dono alle ragazze del laboratorio di cucito e una grande celebrazione comunitaria. Quella dell’11 febbraio è stata una giornata di festa in Burkina Faso presso il centro di Wend Daboo fondato da Paola Garbini Siani, missionaria della diocesi di Roma. L’11 febbraio è la data che ricorda le apparizioni mariane a Lourdes e l’11 febbraio 2002 è stata celebrata la prima Messa in una grotta dedicata alla Madonna presso la missione.

«Sono trascorsi più di vent’anni, ma ogni anno ringraziamo la Vergine Maria per tutte le grazie che mi ha permesso di vivere in questo Paese così martoriato», dice la missionaria in un messaggio inviato per l’occasione. «Ecco, ogni anno siamo qui per ringraziare di tutti i doni ricevuti. Quest’anno abbiamo scelto di dare in dono alle ragazze più brave delle macchine da cucire ed è una tradizione che ogni anno portiamo avanti grazie alla generosità dei nostri benefattori. Ci auguriamo che si possa continuare quest’opera per sollevare un minimo la popolazione da tutte le torture di una guerra inutile, in questo Paese così sofferente. Chiediamo le vostre preghiere a tutti voi per questa situazione di instabilità che purtroppo continua».

12 febbraio 2025

Fatima, la catechesi del cardinale vicario ai pellegrini

Nel pomeriggio di domenica 29 agosto 2021, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha tenuto una catechesi nel Centro pastorale Paulo VI di Fatima. Riprendendo il messaggio delle apparizioni della Vergine Maria ai tre pastorelli, il cardinale ha affidato ai pellegrini le tre parole: pentimento preghiera e conversione. Il porporato ha approfondito in particolare la preghiera offrendo spunti per vivere un dialogo costante e intimo con Dio.

Al termine della meditazione, terminata con un’esortazione alla conversione, i pellegrini hanno avuto modo di accostarsi al sacramento della Riconciliazione.

Leggi qui il testo integrale della catechesi.

 

29 agosto 2021

 

Fatima, De Donatis: «Solo chi è pieno di Dio è felice, anche in mezzo alle prove del mondo»

«Siamo arrivati smarriti, affaticati, preoccupati e poi, dopo tre giorni, eccoci ritrovati, sollevati, ricolmi di speranza. Siamo pronti a ‘occuparci delle cose del Padre’. E torniamo a casa, nella nostra dimensione quotidiana, certi che senza Gesù non possiamo fare nulla. Con Gesù al centro la nostra storia si volge sempre al bene». Lo ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis, nell’omelia della Messa che ha celebrato nella mattina del 31 agosto a Fatima, in conclusione del pellegrinaggio diocesano.

Family love: vocation and way to holiness

The theme of the upcoming World meeting of families, scheduled to take place in Rome in the month of June 2022, is: “Family love: vocation and way to holiness”. A press release from the Dicastery for Laity, Family and Life, released by the Holy See Press Office, affirms that “On the fifth anniversary of the apostolic exhortation Amoris Laetitia and three years after the promulgation of Gaudete et Exsultate, this meeting has the intent of highlighting family love as a vocation and a way to holiness, in order to understand and share the deep and salvific meaning of family relationships in daily life”.

The meeting will be organized by the Diocese of Rome and by the Dicastery for Laity, Family and Life and will take place on the sixth anniversary of Amoris Laetitia and four years from Gaudete et Exsultate.

The Dicastery in its press release states that: “As marriage and family shape a concrete experience of love, they demonstrate the great significance of human relationships in which joys and struggles are shared in the unfolding of daily life as people are led towards an encounter with God. This journey, when lived with fidelity and perseverance, strengthens love and enables the vocation to holiness that is possessed by each individual person and expressed in conjugal and family relationships. In this sense, Christian family life is a vocation and a way to holiness, an expression of the ‘most attractive face of the Church’ ” according to the expression used by Pope Francis in Gaudete et Exsultate.

 

Famiglie, weekend di spiritualità

Il Centro diocesano per la pastorale familiare propone un weekend di spiritualità per il 15 e 16 giugno a Villa Campitelli, a Frascati. «In questo appuntamento – spiega il direttore monsignor Andrea Manto – avremo l’occasione di pregare e meditare insieme sulla grazia del matrimonio e della vita della famiglia e di verificare il cammino fatto in questo anno. L’invito è particolarmente rivolto alle coppie e ai sacerdoti che lavorano nella pastorale familiare ma anche a tutte le famiglie che desiderano condividere un momento di spiritualità e amicizia fraterna».

Previsto un servizio di animazione per bambini gratuito. Segnalazione della partecipazione entro questa settimana ai recapiti: 06.69886211, famiglia@vicariatusurbis.org.

20 maggio 2019

Famiglia, Chiesa, sinodalità: la prima giornata del Congresso teologico pastorale

Foto Gennari/diocesidiroma

Il rapporto tra giovani e anziani, la famiglia come Chiesa domestica, la vocazione sacerdotale e matrimoniale. Tanti i temi che sono stati toccati durante la prima giornata del Congresso teologico pastorale del X Incontro mondiale delle famiglie. Nell’Aula Paolo VI circa duemila delegati delle Conferenze episcopali di tutto il mondo hanno potuto partecipare a conferenze e panel in tante lingue diverse; all’inizio della mattinata erano invece stati nella basilica di San Pietro, per la Messa celebrata dal cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Nell’omelia il prefetto ha voluto ricordare ai presenti la contemporanea missione di ogni famiglia, ispirata dall’esempio di san Giovanni Battista: «Costruire ponti tra le generazioni; preservare la speranza nel futuro; essere custode della sacralità della vita; essere strumento di misericordia, profeta della fedeltà e della provvidenza di Dio e testimoniare Gesù nella vita».

Ad aprire i lavori la relazione di Gregory e Lisa Popcak, del Peyton Institute for Domestic Church Life, che hanno parlato della famiglia come Chiesa domestica, chiamata ad essere sempre più dinamica. «Riteniamo che questa definizione operativa sia adeguatamente comprensiva di tutti i tipi di famiglie cattoliche (ad esempio, famiglie sposate e divorziate, famiglie monoparentali, famiglie di nonni, famiglie affidatarie, ecc.) – ha detto – pur continuando a dare il dovuto a famiglie radicate nel sacramento del matrimonio. Questo è importante perché mentre tutti i tipi di chiese domestiche partecipano alla vita della Chiesa, ogni chiesa domestica deve in definitiva essere ordinata al matrimonio cristiano, sia in termini della propria chiamata a condividere la grazia del matrimonio sia nella sua responsabilità di crescere i figli che sono ben preparati a celebrare la pienezza del matrimonio cristiano in età adulta».

Dedicato al rapporto tra giovani e anziani il secondo panel della giornata, al quale sono intervenuti, tra gli altri, Vincenzo Bassi, presidente della Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa, e la moglie Carla Di Lello. «Come diciamo sempre, la famiglia non è il malato da curare, ma la cura alla malattia – hanno spiegato –. Così, ci è possibile anche riflettere sul senso della funzione degli anziani all’interno della famiglia. A tal proposito, va ricordato che gli anziani non devono essere visti soltanto come persone fragili, da curare e difendere: essi sono anche degli attori, dei protagonisti, a partire dalla trasmissione della fede nelle famiglie, ma anche nelle nostre realtà associative ed ecclesiali».

Negli interventi dei vari testimoni, il racconto della bellezza di un amore “normale”, tra alti e bassi, crisi, fragilità. «La convivenza con l’altro, stare lontano da casa, assumere nuovi compiti e responsabilità, raggiungere accordi…. A poco a poco ci siamo resi conto che la vita di tutti i giorni avrebbe richiesto sforzi, rinunce, sacrifici». Per questo necessitiamo «della nostra Madre Chiesa, che illumina e accompagna». A spiegarlo sono stati Eduardo De La Paz e Monica Gonzales, relatori della conferenza del pomeriggio.

Sul palco dell’Aula Paolo VI anche Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, e la moglie Anna Chiara Gambini. A casa ad aspettarli cinque figli di cui l’ultimo, quattro anni, con la sindrome di down. «Quando è nato il nostro quinto figlio – hanno esordito – avevamo l’arroganza di sapere già tutto. L’esperienza, ma anche la superbia di chi ha già vissuto 4 nascite, 4 svezzamenti, 4 inserimenti a scuola, 4 prime pedalate, 4 prime volte al mare… come se le cose capitassero due volte allo stesso modo. Il nostro quinto figlio, Giorgio Maria, ci ha stupito e ci ha cambiato la vita un secondo dopo la sua nascita. Perché lui non è solamente un figlio con la sindrome di down, ma è stato per noi il terremoto delle nostre inutili certezze». Non vogliono essere considerati «bravi», hanno però precisato. «Non siamo una famiglia modello – hanno sottolineato –. Siamo semplicemente una delle tantissime famiglie che ha detto sì alla vita, non per una questione ideologica, non perché ce lo hanno detto in parrocchia, ma perché era bello. Non c’è niente da fare: è la bellezza che ci spinge a fare le cose. È per bellezza che siamo cristiani. È per bellezza che siamo sposati. È per bellezza che abbiamo accolto Giorgio Maria. Perché la vita, ogni vita è degna intrinsecamente ed è oggettivamente più bella della morte».

Per i testi integrali di tutte le relazioni, consulta il sito ufficiale del X Incontro mondiale delle famiglie

24 giugno 2022

Explication de l’image peinte par le Père Marko Ivan Rupnik

La famille en soi appartient à l’existence selon la nature. Même dans le monde animal, nous savons qu’il existe des familles. Les oiseaux et les poissons ont eux aussi des familles. La famille exprime donc la façon dont les êtres vivants existent. Elle appartient à la nature de la création.

Mais, selon notre foi, selon notre tradition chrétienne, ce n’est pas le cas, car par le baptême, nous, chrétiens, recevons une vie nouvelle, une vie qui n’est pas conforme à l’existence selon la nature, mais une vie qui appartient à Dieu. Dieu nous donne de participer à sa manière d’être.

Pour nous les chrétiens, la famille est l’expression d’un sacrement: le sacrement du mariage. Et cela change totalement sa signification, car un sacrement implique toujours une transformation. C’est au sein de la vie naturelle que l’Esprit Saint opère la transformation du mode d’existence. Et il le fait en transfigurant la vie naturelle, non pas en la niant, mais en l’assumant et en la transformant, car le primat n’est plus de la nature, mais de la relation.

Ainsi, pour concevoir cette image, à l’occasion de ce grand rassemblement des familles, j’ai été à la recherche d’un point départ.

Ce qui me semblait important, c’était de montrer la nouveauté de la famille selon l’Église, selon le baptême, selon la vie en Christ, selon l’homme nouveau.
C’est pourquoi je me suis souvenu du célèbre Père de l’Église syriaque, saint Jacques de Saroug, qui parle du “voile de Moïse”.

Saint Jacques prononce une belle homélie en vers sur le passage du livre de la Genèse où il est dit que “Dieu créa l’homme et la femme” et où il est dit ensuite que “l’homme quittera son père et sa mère et s’attachera à sa femme pour que de deux ils deviennent complètement un”, c’est-à-dire une seule réalité, une seule chair.

Saint Jacques de Saroug dit que Moïse a parlé, certes, de l’homme et de la femme, mais en fait, il y voyait une réalité bien plus profonde dont il n’osait pas parler. C’est pourquoi il l’a couverte d’un voile, afin que personne ne puisse vraiment voir ce que ses yeux ont contemplé. Pourquoi ? Parce que l’humanité n’était pas encore prête à accepter ce grand Mystère.
Vu qu’il s’agit de l’union d’un homme et d’une femme, j’ai choisi l’image des noces de Cana. Nous savons par les textes de sagesse – comme le Siracide – que le vin est ce qui donne du goût à la vie, car le vin est l’amour qui résume e lui le sens de l’existence humaine. Ainsi, dans l’épisode de Cana, lorsque Marie dit “Ils n’ont plus de vin”, en fait, Marie dit au Christ : “Ces époux n’ont plus d’Amour”.

Et puisque l’image de l’homme et de femme renvoyait à la relation entre Dieu et l’homme (il suffit de penser au Cantique des Cantiques), il est clair dans ce passage que la relation entre l’homme et Dieu est brisée, c’est-à-dire qu’elle n’est plus vécue, elle n’est plus basée sur l’Amour.

En effet, la tradition patristique voit dans les six jarres la loi de Moïse qui devait servir à la purification. Mais les six jarres sont vides. De plus, les jarres sont en pierre. Ainsi, pratiquement, dans l’épisode des noces de Cana, il se produit un énorme pas en avant dans la relation entre l’homme et Dieu : la relation fondée sur la loi qui vient de l’extérieur et qui a été progressivement lue et comprise de manière moralisatrice prend fin et une nouvelle relation entre Dieu et l’homme voit le jour: il s’agit de la relation entre le Père et le Fils, à laquelle participent tous ceux qui vivent de la vie du Fils.

C’est une relation qui est vraiment fondée sur l’Amour et qui devient une expression de l’Amour.
J’ai donc pris l’image de Cana et j’ai fait le lien avec l’homélie de Jacques de Saroug.

Quiconque s’y connaît un peu en iconographie chrétienne ancienne reconnaîtra immédiatement le visage de saint Paul dans ce serveur de mariage.

Quelqu’un pourrait dire : “Mais qu’est-ce que saint Paul a à voir avec les noces de Cana, si Paul n’était pas présent aux noces de Cana de Galilée ?”. Certes, certes! Mais voyons voir !
Je voudrais lire quelques passages de Jacques de Saroug.
J’ai dit que Jacques avait voilé cette image. En effet, Jacques dit : “Le prophète Moïse introduisit l’histoire de l’homme et de sa femme / car à travers eux , l’on parle du Christ et de son Église / Avec le regard extasié de la prophétie, Moïse vit le Christ, / et comment Lui et son Église seraient devenus une seule chose dans les eaux du baptême ; / il Le vit la revêtant dans le sein virginal / et elle, le revêtant dans l’eau baptismale”.

Cet échange est formidable ! Il s’incarne et, comme fils de Dieu, Il se fait homme, pour révéler dans les eaux baptismales l’homme revêtu du Christ.
“…L’Époux et l’Épouse sont spirituellement devenus une seule chose/ et c’est à leur sujet que Moïse écrit : “Les deux seront un”… Puis Moïse, de toute évidence voilé, “vit le Christ et l’appela homme, / il vit aussi l’Église et l’appela femme”. C’est formidable : il a appelé homme ce qu’était le Christ et l’humanité assumée par le Christ, il l’a appelée Église. “Et parce qu’il y avait le voile qui la couvrait / personne ne savait ce qu’était cette grande peinture, ou qui elle représentait.”

Mais maintenant arrive le plus beau.
“Après les noces [donc après la Pâque du Christ], Paul entra, vit / le voile étendu dessus, le prit et l’arracha au beau couple / Il découvrit et révéla ainsi au monde entier le Christ et son Église / que le prophète Moïse avait dépeints dans sa prophétie. / L’Apôtre, tremblant, s’écria : “Ce mystère est grand” / et commença à montrer ce qu’était le tableau couvert : / “En ceux qui sont appelés “homme et femme” dans les écritures prophétiques / je reconnais le Christ et son Église, les deux qui ne font qu’un” / Le voile sur le visage de Moïse a maintenant été ôté ; / venez tous voir une splendeur dont on ne se lasse point ; / le grand mystère qui fut voilé a maintenant été révélé/ Que les invités aux noces se réjouissent de l’Époux et de l’Épouse, si beaux. / Il se donna à elle, et il était né d’une pauvre fille ; / il la fit sienne, et elle est liée à lui et se réjouit avec lui ; / il descendit dans les profondeurs et éleva l’humble jeune fille dans les hauteurs, / car ils ne font qu’un, et là où il est, elle y est avec lui. / Le grand Paul, cette grande profondeur parmi les apôtres, / a exposé le mystère, qui est maintenant clairement raconté. / La grande beauté qui avait été voilée est maintenant apparue au grand jour, / et tous les peuples du monde virent sa splendeur. / L’Époux promis fit entrer la fille du jour dans un nouveau sein, / et les eaux du baptême entrèrent en travail et lui donnèrent naissance : / Il resta dans l’eau et l’invita : elle descendit, se revêtit de Lui et remonta ; / elle Le reçut dans l’Eucharistie, et ainsi se vérifièrent les paroles de Moïse selon lesquelles les deux ne feront qu’un. / De l’eau naît l’union chaste et sainte / de l’épouse et de l’époux, unis en esprit dans le baptême. / Les femmes ne sont pas unies à leurs maris de la même manière / que l’Église est unie au Fils de Dieu. Quel époux meurt pour son épouse, si ce n’est notre Seigneur ? Quelle épouse a choisi un homme mort pour époux ? / Qui, depuis le commencement du monde, a jamais donné son sang en guise de cadeau de noces, / si ce n’est le Crucifié, qui scella les noces avec ses propres blessures ? / Qui a jamais vu un cadavre placé au beau milieu d’un repas de noces, / la mariée l’embrassant, attendant d’être consolée par lui ? / Dans quel repas de noces, si ce n’est celui-ci, a-t-on jamais rompu / le corps de l’époux pour nourrir les invités à la place d’autres aliments ? / La mort sépare les femmes de leurs maris, / mais ici c’est la mort qui unit cette Épouse à son Bien-aimé ! / Il mourut sur la croix et donna son corps à l’Épouse glorifiée, / qui s’en empare et le mange chaque jour à sa table. / Il ouvrit son côté et joint sa coupe au sang sacré / pour le lui donner à boire afin qu’elle oublie ses nombreuses idoles. / Elle l’oint d’huile, s’en revêtit dans l’eau, le consomma dans le Pain, / le but dans le Vin, afin que le monde sache que tous deux ne font qu’un / Il mourut sur la croix, mais elle ne l’échangea pour un autre / elle est pleine d’amour pour sa mort, sachant que par elle, elle a la vie”.

C’est très fort que l’homme et la femme, par le sacrement du mariage, soient greffés sur l’unité du Fils de Dieu avec l’humanité, avec l’Église. Le Christ n’est plus jamais sans corps, mais il s’agit désormais d’un corps de gloire, le corps ressuscité. Le mariage participe donc de cette unité indissoluble et inébranlable entre Dieu et l’homme.

Je paraphrase, mais très légèrement, saint Jean Chrysostome, qui affirme quelque chose qui pourrait peut-être être contesté par beaucoup aujourd’hui. Il affirme que le sacrement du mariage est aussi un témoignage pour les personnes consacrées qui ont fait le choix de la virginité. En effet, il leur révèle ce qu’elles ne saisissent peut-être pas immédiatement, à savoir que le mariage réalise et est l’expression dans la vie et dans l’histoire de cette unité du Christ avec son épouse, du Christ avec l’Église. Par conséquent, à travers les personnes mariées, les personnes consacrées comprennent qu’elles aussi, grâce à leur vocation baptismale, participent de cette unité du Christ, Fils de Dieu, et de l’humanité.

Je crois que Nikolaï Berdjaev, dans le contexte historique qui est le nôtre, a vraiment quelque chose d’important à dire. Il a écrit un jour que le mariage n’a pas encore été exploré dans les traditions chrétiennes, parce que nous l’avons trop rapidement couvert par la famille, mais la famille selon la nature. J’espère qu’à travers ce texte et à travers cette petite image, nous pourrons comprendre que, pour nous les chrétiens, la famille est l’expression du Sacrement et qu’elle a une dimension ecclésiale, et partant, qu’elle est inséparable de l’Église. En elle, le lien du sang ne peut rivaliser avec notre participation au sang du Christ, même s’il est facile que le sang naturel ait la meilleure sur le sang de l’Eucharistie. Mais, comme le dit un autre célèbre Père, Nicolas Cabasilas : “Nous sommes vraiment des consanguins du Christ”. Nos parents nous ont donné leur sang mais notre sang n’est pas celui de nos parents. À peine ils nous l’ont donné que dejà notre sang n’est plus le leur. Nous nous nourrissons de la vie, c’est-à-dire du sang du Christ qui devient le nôtre.

La famille est donc pour les chrétiens l’expression du sacrement et de l’ecclésialité, et montre dans ce monde comment l’homme vit quand il est uni à Dieu. Elle devient l’expression de la divino-humanité du Christ.

Pour l’utilisation de l’image, veuillez citer l’auteur avec la mention suivante : Œuvre du P. Marko Ivan Rupnik, 2021

Download

 

27 juillet 2021

Explicación de la imagen pintada por el Padre Marko Ivan Rupnik

La familia en sí misma pertenece a la existencia según la naturaleza. Sabemos que también en el mundo animal hay familias. Incluso los pájaros y los peces tienen familia.
Así que la familia expresa la forma de existir de los seres vivos, es algo que pertenece a la naturaleza de la creación.

Pero, según nuestra fe, según nuestra tradición cristiana, no es así, porque por el Bautismo los cristianos recibimos una vida nueva, una vida no según la existencia de la naturaleza, sino según una vida que pertenece a Dios. Dios nos da en participación su forma de ser.

Para nosotros, los cristianos, la familia es la expresión de un sacramento, que es el Matrimonio. Y esto cambia totalmente su significado, porque un sacramento siempre implica transformación. Es dentro de la vida natural donde el Espíritu Santo realiza la transformación del modo de existencia. Y lo hace transfigurando la vida natural, no negándola, sino asumiéndola y transformándola, porque la primacía ya no es de la naturaleza, sino de la relación.

Así que, para configurar esta imagen, con motivo de este gran encuentro de familias, he pensado de qué partir.

Lo que me parecía importante era mostrar la novedad de la familia según la Iglesia, según el Bautismo, según la vida en Cristo, según el hombre nuevo.
Por eso me acordé del gran padre de la Iglesia siríaca, san Jacobo de Sarug, que habla del “velo de Moisés”.

San Jacobo hace una hermosa homilía en verso sobre el pasaje del libro del Génesis cuando se dice que “Dios creó al hombre y a la mujer” y luego dice que “el hombre dejará a su padre y a su madre y se unirá a su mujer para que de dos se conviertan completamente en uno”, es decir, una sola realidad, una sola carne.

San Jacobo de Sarug dice que Moisés hablaba de hombre y mujer, pero en sí mismo él veía en ello esta realidad: una realidad más profunda de la que no se atrevía a hablar. Por eso puso un velo sobre él, para que nadie pudiera ver realmente lo que sus ojos habían contemplado. ¿Por qué? Porque la humanidad aún no estaba preparada para acoger este gran Misterio.

Como se trata de la unión de un hombre y una mujer, he elegido la imagen de las bodas de Caná. Sabemos por los textos sapienciales -como el Eclesiástico- que el vino es lo que da sabor a la vida, porque el vino es el amor que contiene el sentido de la existencia humana. Así, en el episodio de Caná, cuando María dice “Ya no tienen vino”, en ese momento, María en realidad le está diciendo a Cristo: “Estos son esposos, pero ya no tienen Amor”.

Y como la relación entre Dios y el hombre se veía en la imagen hombre-mujer (basta pensar en el Cantar de los Cantares), de este pasaje se desprende que la relación entre el hombre y Dios está agotada, es decir, ya no se vive, ya no se funda en el Amor.

De hecho, la tradición patrística ve en las seis tinajas la ley de Moisés que debía servir para la purificación. Pero las seis tinajas están vacías. Además, son de piedra. Así, prácticamente, en el episodio de las bodas de Caná se produce un paso enorme en la relación entre el hombre y Dios: se acaba una relación basada en la ley que viene de fuera y que progresivamente se ha leído y entendido de forma moralista, y se manifiesta una nueva relación entre Dios y el hombre, que es una relación entre el Padre y el Hijo, en la que participan todos los que hacen suya la vida del Hijo.

Es una relación que está verdaderamente fundada en el Amor y que se convierte en una expresión de Amor.
Así que tomé la imagen de Caná y me dirigí a Jacobo de Sarug.

Cualquiera que entienda un poco de iconografía cristiana antigua reconoce inmediatamente en este sirviente de la boda el rostro de San Pablo.
Alguien podría decir: “Pero, ¿qué tiene que ver San Pablo con las bodas de Caná, si Pablo no estuvo presente en Caná de Galilea durante las bodas?”. Pues, sí que tiene que ver. ¡Veamos!

Quisiera leer algunos pasajes de Jacobo de Sarug.

Dije que Jacobo velaba esta imagen. De hecho, Jacobo dice: “El profeta Moisés introdujo el relato del hombre y su mujer / porque a través de ellos se habla de Cristo y su Iglesia. / Con el ojo arrebatado de la profecía, Moisés vio a Cristo, / y cómo Él y su Iglesia serían uno en las aguas del bautismo; / lo vio a Él llevándola en el vientre virginal / y a ella llevándolo a él en el agua bautismal”.

¡Este intercambio es formidable! Se encarna y, como Hijo de Dios, se hace hombre y luego manifiesta en las aguas bautismales al hombre revestido de Cristo.
“… el Esposo y la Esposa se han convertido espiritualmente en uno, / y fue de ellos que Moisés escribió’ ‘Los dos serán uno’… Entonces Moisés, evidentemente velado, “vio a Cristo y lo llamó hombre, / vio también a la Iglesia y la llamó mujer”. Es formidable: llamó hombre a lo que era Cristo y la humanidad asumida por Cristo la llamó Iglesia. “Y como estaba el velo tendido, / nadie sabía qué era esa gran pintura, ni a quién representaba”.

Pero ahora viene lo mejor.
“Después del banquete de bodas [por tanto, después de la Pascua de Cristo], Pablo entró y vio / el velo allí extendido, lo tomó y lo apartó de la hermosa pareja. / Así descubrió y reveló a todo el mundo a Cristo y a su Iglesia / que el profeta Moisés había descrito en su profecía. / El Apóstol se estremeció y gritó: ‘Este misterio es grande’, / y comenzó a mostrar lo que era la pintura cubierta: / “En los llamados «hombre y mujer» en las escrituras proféticas / reconozco a Cristo y a su Iglesia, los dos que son uno”. / El velo del rostro de Moisés ya se ha quitado; / venid todos y ved un esplendor que nunca se cansa; / el gran misterio que estaba velado ya ha salido a la luz. / Que los invitados a la boda se regocijen en el Esposo y la Esposa, tan hermosos. / Se entregó a ella, y nació de una pobre muchacha; / la hizo suya, y ella está ligada a él y se alegra con él. / Descendió a las profundidades y elevó a la humilde doncella a las alturas, / porque son uno, y donde él está, allí está ella con él. / El gran Pablo, esa gran profundidad entre los apóstoles, / expuso el misterio, que ahora se cuenta claramente. / La gran belleza que había estado velada ahora salió a la luz, / y todos los pueblos del mundo vieron su esplendor. / El Esposo prometido llevó a la hija del día a un nuevo vientre, / y las aguas de prueba del bautismo se pusieron de parto y la dieron a luz: / Él permaneció en el agua y la invitó: ella bajó, se vistió con Él, y subió; / en la eucaristía lo recibió, y así se probaron las palabras de Moisés de que los dos serán uno. / Del agua surge la unión casta y santa / de la Esposa y el Esposo, unidos en espíritu en el bautismo. / La mujer no está unida a su marido de la misma manera / que la Iglesia está unida al Hijo de Dios. / ¿Qué esposo muere por su esposa, excepto nuestro Señor? / ¿Qué esposa eligió a un hombre masacrado por su marido? / ¿Quién, desde el principio del mundo, ha dado alguna vez su sangre como regalo de bodas, / excepto el Crucificado, que selló el matrimonio con sus propias heridas? / ¿Quién ha visto alguna vez un cadáver colocado en medio de un banquete de bodas, / con la novia abrazada a él, esperando ser consolada por él? / ¿En qué banquete de bodas, excepto en éste, se partió / el cuerpo del esposo para los invitados en lugar de otra comida? / La muerte separa a las esposas de sus maridos, / pero aquí es la muerte la que une a esta Esposa con su Amado. / Murió en la cruz y dio su cuerpo a la Esposa hecha gloriosa, / que lo toma y lo come cada día en su mesa. / Abrió su costado y unió su copa a la sangre santa / para dársela a beber y que olvidara sus muchos ídolos. / Lo ungió con aceite, lo vistió con agua, lo consumió en Pan, / lo bebió en Vino, para que el mundo supiera que los dos son uno. / Murió en la cruz, pero ella no lo cambió por otro; / está llena de amor por su muerte, sabiendo que por ella tiene vida”.

Es muy fuerte que el hombre y la mujer en el sacramento del Matrimonio se injerten en la unidad del Hijo de Dios con la humanidad, con la Iglesia. Nunca más Cristo sin el cuerpo, sino que es el cuerpo de la gloria, el cuerpo resucitado. El Matrimonio es, pues, partícipe de esta unidad indisoluble e inquebrantable entre Dios y el hombre.
Parafraseo, pero muy levemente, a san Juan Crisóstomo, que afirma algo que quizá pueda ser rebatido por muchos hoy en día. Afirma que el sacramento del Matrimonio es un testimonio también para las personas consagradas que siguen el camino de la virginidad. De hecho, les atestigua lo que quizá no capten tan inmediatamente, es decir, que el Matrimonio realiza y es la expresión en la vida y en la historia de esa unidad de Cristo con su esposa, de Cristo con la Iglesia. Por tanto, a través de los esposos, las personas consagradas comprenden también que también ellas, gracias a su vocación bautismal, participan de esta unidad de Cristo, Hijo de Dios, y de la humanidad.

Pienso que Nikolai Berdjaev, en este contexto histórico nuestro, tiene realmente una gran cosa que decir. Una vez escribió que, en las tradiciones cristianas, el matrimonio aún no ha sido explorado, porque lo hemos cubierto demasiado rápido con la familia, pero según la naturaleza. Espero que, a través de este texto y también de esta pequeña imagen, podamos comprender que, para nosotros, los cristianos, la familia es la expresión del sacramento y que tiene una dimensión eclesial, por lo que es inseparable de la Iglesia. En ella, el vínculo de la sangre no puede competir con nuestra participación en la sangre de Cristo, aunque sea fácil que gane la sangre según la naturaleza y no la sangre de la Eucaristía. Pero, como dice otro gran padre, Nicolás Cabasilas, “somos verdaderamente consanguíneos con Cristo”. Los padres nos dieron la sangre, pero nuestra sangre no es la de los padres. En cuanto nos la dieron, nuestra sangre ya no es suya. Mientras nos alimentamos de la vida, es decir, de la sangre de Cristo que se hace nuestra.

La familia para los cristianos es, pues, expresión del sacramento y de la eclesialidad y nos hace ver en este mundo cómo vive el hombre cuando está unido a Dios. Se convierte en una expresión de la divino-humanidad de Cristo.

Para el uso de la imagen, se ruega citar al autor con la siguiente mención: Obra de Fr. Marko Ivan Rupnik, 2021

Download

28 mes de julio 2021

Explicação da pintura realizada pelo padre Marko Ivan Rupnik

A família, por si, pertence à existência segundo a natureza. Sabemos que mesmo no mundo animal há famílias. Até mesmos os pássaros e os peixes têm uma família.
Isso quer dizer que a família exprime o modo de existir dos seres vivos: é uma realidade que pertence à natureza do mundo criado.

Mas, para a nossa fé, segundo a tradição cristã, não é assim. Pelo Batismo, nós, cristãos, recebemos uma vida nova, não conforme a existência da natureza, mas conforme uma vida que pertence a Deus. Deus faz-nos participantes do seu modo de existir.

Para nós, cristãos, a família é a expressão de um sacramento, o Matrimônio. E isso muda totalmente o seu sentido, porque um sacramento acarreta sempre uma transformação. É em meio à vida natural que o Espírito Santo realiza a transformação do modo de existência. E fá-lo transfigurando a vida natural, não a negando, mas assumindo-a e transformando-a, porque a primazia não é mais da natureza, mas da relação.

Assim, para realizar esta pintura, por ocasião desta grande reunião das famílias, pensei por onde começar.

O que eu considerava mais importante era mostrar a novidade da família segundo a Igreja, segundo o Batismo, segundo a vida em Cristo, segundo o homem novo.
Por isso lembrei-me do grande padre da Igreja siríaco, São Jacó de Serugh, que fala do “véu de Moisés”.

São Jacó compõe uma belíssima homilia em versos sobre a passagem do livro do Gênesis em que se diz que “Deus criou-os homem e mulher”, e depois que “O homem deixará o seu pai e a sua mãe e unir-se-á à sua mulher de modo a tornarem-se um só”, isto é, uma realidade só, uma só carne.

São Jacó de Serugh diz que Moisés falou, sim, de homem e mulher, mas o que ele viu foi algo além dessa realidade, uma realidade mais profunda, da qual não ousava falar. Por esta razão, pôs sobre ela um véu, de modo que ninguém pudesse ver realmente o que os seus olhos contemplaram. Por quê? Porque a humanidade ainda não estava pronta para acolher este grande Mistério.
Já que se trata da união do homem e da mulher, escolhi a imagem das bodas de Caná. Sabemos através dos textos sapienciais — como o Eclesiástico, por exemplo — que o vinho é o que dá gosto à vida, porque o vinho é o amor que encerra em si o sentido da existência humana. Nesse sentido, no episódio de Caná, quando Maria diz “Não têm mais vinho”, naquele momento, o que Maria diz a Cristo na verdade é: “São esposos, mas já não têm amor”.

E dado que na imagem homem-mulher via-se a relação entre Deus e a Igreja (basta pensar no Cântico dos Cânticos), podemos deduzir desta passagem que a relação entre o homem e Deus se esgotou, não é mais vivida, não é mais fundamentado no Amor.

Assim, a tradição patrística vê nas seis talhas a lei de Moisés que devia servir para a purificação. Essas seis talhas, porém, estão vazias. Além do quê, são de pedra. Desta forma, no episódio de das bodas de Caná, dá-se um passo enorme na relação entre o homem e Deus: acaba uma relação baseada numa lei que vem de fora, lei que vinha sendo cada vez mais lida e percebida de maneira moralista; no seu lugar, manifesta-se uma nova relação entre Deus e o homem, que é uma relação entre Pai e Filho, na qual tomam parte todos os que fazem sua a vida do Filho.
É uma relação construída verdadeiramente no Amor e que se torna expressão do Amor.

Tomei então essa imagem de Caná e fui ter com Jacó de Serugh.
Qualquer pessoa que se entenda um pouco de iconografia cristã antiga vai reconhecer neste servo das bodas o rosto de São Paulo.
Alguém poderia dizer: “Mas o que é que tem a ver São Paulo com as bodas de Caná, se Paulo não estava nem em Caná no dia desse casamento?” Juro que tem a ver! Vamos ver!
Gostaria de ler alguns trechos de Jacó de Serugh.

Eu disse há pouco que Jacó velou, escondeu essa imagem sob um véu. Jacó diz: “O profeta Moisés introduziu a história do homem e da sua mulher, / pois que por meio destes fala-se do Cristo e da sua Igreja. / Com olhos arrebatados pela profecia, Moisés viu a Cristo, / e como Ele e a sua Igreja viriam a ser um nas águas do batismo; / a Ele, viu-O vestido de Igreja no seio virginal / e a Ele, viu-a vestida de Cristo na água batismal”.

Que troca admirável! Ele encarna-se e, na qualidade de Filho de Deus, torna-se homem para manifestar nas águas do Batismo o homem revestido de Cristo.
“o Esposo e a Esposa tornaram-se espiritualmente um, / e foi sobre eles que Moisés escreveu ‘os dois serão um’.” Então Moisés, certamente coberto com um véu, “viu a Cristo e chamou-o homem, / viu também a Igreja e chamou-a mulher”. É formidável: chamou homem o que era Cristo, e à humanidade da qual Cristo se revestiu chamou Igreja. “E posto que fora coberta com um véu, / ninguém sabia o que era aquela grande pintura, nem o que representava.”

Mas agora vem a parte mais bonita.
“Depois da festa de núpcias [ou seja, depois da Páscoa de Cristo], Paulo entrou e viu / o véu a cobri-la; tomou-o e tirou-o do belo casal. / Assim descobriu e revelou ao mundo inteiro Cristo e a sua Igreja / que o profeta Moisés havia retratado na sua profecia. | O Apóstolo estremeceu e gritou: ‘Grande é este mistério’ / e pôs-se a mostrar o que era a pintura coberta: / ‘Nos que a escritura chama homem e mulher / eu reconheço Cristo e a sua Igreja, os dois que são um só’. / O véu do rosto de Moisés foi removido; / vinde todos e vede um esplendor que nunca se exaure; / o mistério outrora velado veio agora à luz, / Regozijem-se os convidados às núpcias com o Esposo e a Esposa, quão belos! / Ele deu-se a ela, ele que nascera de uma pobre donzela; / fê-la sua, e esta foi a ele ligada, e com ele rejubila. / Ele desceu às profundezas e ergueu a humilde menina às alturas, / porque são um, e onde ele está, lá está ela com ele. / O grande Paulo, de tão grande profundeza entre os apóstolos, / expôs o mistério, agora dito com clareza. / A grande beleza que fora velada agora foi aberta, / e todos os povos do mundo viram o seu esplendor. / O Noivo fez entrar a filha do dia num novo ventre, / e as águas de provação do batismo foram as dores que a trouxeram à luz: / Ele permaneceu na água e convidou-a: ela desceu, cobriu-se dele como um manto, e subiu; / na Eucaristia recebeu-o, e assim as palavras de Moisés, que os dois seriam um, cumpriram-se. / Da água deriva a casta e santa união / da Esposa e do Esposo, unidos em espírito pelo batismo. / Nem as mulheres se unem aos maridos da mesma forma / como a Igreja está unida ao Filho de Deus. / Que esposo morre pela sua esposa, senão Nosso Senhor? / Que esposa escolhe um homem massacrado como marido? / Quem, desde o princípio do mundo, já deu o seu próprio sangue como dom nupcial, / a não ser o Crucificado, que selou o matrimônio com as suas feridas? / Quem já viu um cadáver colocado em meio à festa de casamento, / com a esposa a abraçá-lo e a esperar ser por ele consolada? / Em que casamento, a não ser neste, despedaçaram / o corpo do esposo e ofereceram aos convidados em vez de qualquer outra comida? / A morte separa as mulheres dos maridos, / mas aqui é a morte que une esta Esposa ao seu Amado! / Ele morreu na cruz e deu o seu corpo à Esposa glorificada, / que o recebeu e o come todos os dias à sua mesa. / Ele abriu o seu lado e uniu o seu cálice ao santo sangue / para o dar de beber a ela e fazer-lhe esquecer os seus muitos ídolos. / Ela ungiu-o com óleo, revestiu-se dele na água, consumiu-o no Pão / bebeu-o no Vinho, para que o mundo pudesse saber que os dois são um. / Ele morreu na cruz, mas ela não o trocou por outro; / ela foi cumulada de amor com a sua morte, sabendo que desta vem a vida”.

É muito forte o fato de o homem e a mulher, no sacramento do Matrimônio, serem enxertados na unidade do Filho de Deus com a humanidade, com a Igreja. Cristo não existe mais sem um corpo, mas se trata de um corpo de glória, de um corpo ressuscitado. O Matrimônio participa dessa união indissolúvel e inabalável entre Deus e o homem.

Vou parafrasear aqui, mas só um pouquinho, São João Crisóstomo, que afirma uma coisa que hoje muitos poderiam contestar. Ele afirma que o sacramento do Matrimônio é um testemunho mesmo para os consagrados que seguem o caminho da virgindade. Este sacramento, com efeito, atesta-lhes algo que poderiam não perceber imediatamente, nomeadamente que o Matrimônio realiza e é a expressão, na vida e na história, da unidade de Cristo com a sua esposa, de Cristo com a Igreja. Portanto, mesmo os celibatários, através dos casais desposados, compreendem que eles, graças à sua vocação batismal, participam também desta unidade de Cristo, Filho de Deus, com a humanidade.

Acredito que Nikolaj Berdjaev, neste contexto histórico atual, tem algo valioso a nos dizer. Uma vez, escreveu que nas tradições cristãs, o Matrimônio não foi ainda explorado, porque o cobrimos rapidamente com a família segundo a natureza. Espero que através deste texto e desta pequena imagem possamos compreender que, para nós, cristãos, a família é a expressão do Sacramento, e que essa expressão tem uma dimensão eclesial, logo, é inseparável da Igreja. Nela, os laços de sangue não podem estar em oposição à nossa participação ao Sangue de Cristo, embora seja fácil deixar vencer o sangue segundo a natureza e não o sangue da Eucaristia. Mas, como diz outro grande padre, Nicolau Cabásilas: “Somos verdadeiros consanguíneos de Cristo”. Os nossos pais deram-nos o sangue, mas o nosso sangue não é o dos nossos pais. Do momento em que no-lo deram, o sangue não é mais deles. Ao mesmo tempo, nós alimentamo-nos da vida, do sangue de Cristo, que se torna o nosso.

Portanto, para os cristãos, a família é expressão do sacramento e da eclesialidade, e mostra como vive neste mundo o homem quando permanece unido a Deus. Torna-se expressão da divino-humanidade de Cristo.

Para o uso da imagem, favor citar o autor com a seguinte redação: Obra de Pe. Marko Ivan Rupnik, 2021

Download

 

28 julho 2021

Explanation of the image painted by Father Marko Ivan Rupnik

According to nature the family in itself is part of existence. We know that even in the animal world there are families. Even birds and fish have families.
So the family expresses the way living beings exist; it is something that belongs to the nature of creation.

Nevertheless, for our faith, according to our Christian tradition, this is not the case because with Baptism we Christians receive a new life, a life not according to the existence of nature, but according to a life that belongs to God. God shares His way of being with us.

For us Christians, the family is the expression of a sacrament, which is Marriage. And this changes its meaning completely, because a sacrament always implies transformation. It is within natural life that the Holy Spirit brings about the transformation of the way of existence. And he does so by transfiguring natural life, not by denying it, but by embracing it and transforming it, because the primacy is no longer of nature, but of the relation.

So to set up this image, on the occasion of this great gathering of families, I thought about where I should start from.

What I felt was important was to show the novelty of the family according to the Church, according to Baptism, according to life in Christ, according to the new man.
Therefore, I remembered the great Syriac Church father St. Jacob of Sarug, who speaks of the “veil on Moses’ Face.”

St. Jacob wrote a beautiful homily in verse on the passage from the book of Genesis where it says that “God created man and woman” and then it says that “That is why a man leaves his father and mother and clings to his wife, and the two of them become one body” that is, one life, one flesh.

St. Jacob of Sarug says that Moses spoke, yes, of man and woman, but per se he looked into this reality: a deeper reality of which he dared not speak. For this reason, he placed a veil over it, so that no one could truly see what his eyes had beheld. Why? Because humanity was not yet ready to accept this great Mystery.

Since it is about man and woman coming together, I chose the image of the Wedding at Cana. We know from the wisdom texts – such as Sirach – that wine is what gives zest to life because wine is the love that embraces the meaning of human existence. So, in the episode of Cana, when Mary says “They have no more wine”, at that moment, Mary is actually saying to Christ: “These are newlyweds, but they have no more Love”.

And since the relationship between God and man was perceived in the man-woman image (just think of the Song of Songs), this passage shows that the relationship between man and God is worn-out, that is, it is no longer lived, it is no longer based on Love.

In fact, the patristic tradition interprets the six jars as the law of Moses, to be used for purification. However, the six jars are empty. Moreover, they are made of stone. Thus, in practical terms, in the episode of the Wedding at Cana an enormous step forward in the relationship between man and God takes place. A relationship based on the law that comes from the outside and that has progressively been read and understood in a moralistic way comes to an end, and a new relationship between God and man is revealed, a relationship between Father and Son, embodied by all those who make the life of the Son their own.

It is a relationship that is truly founded in Love and becomes an expression of Love.
So I took the image of Cana and turned to Jacob of Sarug.

Anyone who understands a bit of ancient Christian iconography will immediately recognize St. Paul in the face of this wedding servant.
Someone might say, “But what does St. Paul have to do with the Wedding at Cana, if Paul was not present at Cana of Galilee during the wedding?” It does, it does! Let’s see!
I would like to read some passages from Jacob of Sarug.

I said that Jacob veiled this image. In fact, Jacob says, “The prophet Moses introduced the story of the man and his wife / for through them one speaks of Christ and his Church. / With the enraptured eyes of prophecy, Moses saw Christ, / and how He and his Church would be one in the waters of Baptism; / he saw Him covered by her in the virginal womb / and she covered by Him in the baptismal water.”

This encounter is formidable! He is made flesh and, as the son of God, he becomes man to then reveal the man clothed with Christ in the baptismal waters.
“…the Bridegroom and the Bride have spiritually become one, / and it was of them that Moses wrote ‘The two shall be one’… Then Moses, evidently veiled, “saw Christ and called him man, / he also saw the Church and called her woman.” This is remarkable: he called man that which Christ was and the humanity assumed by Christ he called Church.
“And because the veil was stretched over it, / no one knew what that great painting was, or who it represented.”

But now comes the best part.
“After the wedding feast [thus after Christ’s Passover], Paul went in and saw / the veil spread out there, he took it and pulled it away from the beautiful couple. / In this way he uncovered and revealed to the whole world Christ and his Church / whom the prophet Moses had depicted in his prophecy. / The Apostle trembled and cried out, ‘This mystery is great,’ / and began to show what the covered painting was: / “In those called «man and woman» in the prophetic scriptures / I recognize Christ and his Church, the two who are one.” / The veil over Moses’ face has now been removed; / come all and see the glory that never fades away; / The great mystery that was veiled has now come to light. / May the wedding guests rejoice in the Bridegroom and the Bride, so beautiful. / He gave himself to her, born from a poor girl; / he made her his own, and she is bound to him and rejoices with him. / He has reached deep down and raised up the humble girl / for they are one, and where he is, there she is with him. / The great Paul, that great profundity among the apostles, / exposed the mystery, which is now clearly told. / The great beauty that had been veiled has now came into the open, / and all the peoples of the world saw its splendor. / The promised Bridegroom brought the daughter into a new womb, / and the Baptismal waters represented the birth and she was born: / He remained in the water and invited her: she went down, covered herself with Him and came back up; / she received Him in the Eucharist, and so the words of Moses that the two shall be one were proven. / From the water comes the chaste and holy union / of Bride and Bridegroom, united in spirit through baptism. / Women are not united to their husbands in the same way / as the Church is united to the Son of God. / What bridegroom dies for his bride, / except for our Lord? / What bride has chosen a slain man as her husband? / Who, since the beginning of time, has ever given his blood as a wedding gift, / except for the Crucified One, who sealed the marriage with his own wounds? / Who has ever seen a corpse placed in the middle of a wedding feast, / with the bride embracing him, waiting to be consoled by him? / At what wedding feast, except this one, did they break / the body of the bridegroom for the guests instead of other food? / Death separates wives from their husbands, / but here it is death that unites this Bride to her Beloved! / He died on the cross and gave his body to the Bride made glorious, / who embraces him and eats him every day at her table. / He opened his side and joined his cup to the holy blood / to give it to her to drink so that she might forget her many idols. / She anointed him with oil, covered herself with him in water, consumed him in the Bread, / drank him in the Wine, so that the world would learn that the two are one. / He died on the cross, but she did not replace him with another; / she is full of love for his death, knowing that she is given life from it.”

The concept that man and woman in the sacrament of Matrimony are grafted into the unity of the son of God with humanity, with the Church, is very strong. Never again is Christ without a body, but it is the body of glory, the risen body. Marriage is therefore a part of this indissoluble and unshakeable unity between God and man.

I would like to very briefly paraphrase St. John Chrysostom, who states something that perhaps could be challenged by so many today. He affirms that the Sacrament of Matrimony is a testimony as well for consecrated persons who follow the path of virginity. In fact, it attests to them what they might not grasp so straightaway, namely, that Matrimony is fulfilling and it is an expression throughout life and history of that unity of Christ with his Bride, of Christ with the Church. Consecrated people, therefore, through married couples, understand that they too, thanks to their baptismal vocation, share in this unity of Christ, the Son of God, and humanity.

I think that in our present historical context Nikolai Berdjaev has something truly great to say. He once wrote that in Christian traditions, Marriage has not been explored yet, because we have included it too quickly into family, however according to nature. I hope that, through this text and also through this small image, we can understand that for us Christians, the family is the expression of the Sacrament and that it has an ecclesial dimension, therefore it is inseparable from the Church. In it, the bond of blood cannot compete with our participation in the blood of Christ, even if it is easy for the blood according to nature to prevail and not the blood of the Eucharist. But, as another great father, Nicholas Cabasilas, puts it: “We are truly blood relatives of Christ.” Our parents gave us blood, but our blood is not the parents’ blood. As soon as they gave it to us, our blood is no longer theirs. While we are nourished by life, that is, by the blood of Christ that becomes ours.

Therefore, for Christians the family is an expression of the sacrament and of ecclesiality, and it indicates how in this world man lives when he is united with God. It becomes an expression of the divine humanity of Christ.

For the use of the image, please cite the author with the following: Work of Fr. Marko Ivan Rupnik, 2021

Download

28 july 2021

Articoli recenti