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Santa Vincenza Gerosa (1784-1847)

5 Maggio 2020 @ 0:00

Santa Vincenza Gerosa
Caterina (nome di battesimo) nacque a Lovere, terra bergamasca soggetta alla Repubblica di Venezia. Era l’impresa commerciale che faceva dei Gerosa una casata benestante. Riservata e timida, trascorse alcuni anni della sua infanzia al banco della bottega familiare, poiché non poté studiare, per la salute cagionevole. Già in questo tempo, la sua modestia le faceva vivere una spiritualità semplice e ordinaria, fatta dell’ascolto quotidiano della Messa.

La sua vita è costellata di progetti che poi le circostanze continuamente stravolgono. Era contenta di starsene nel negozio di famiglia, ma l’azienda va in crisi sotto il ciclone napoleonico, mentre Lovere passa dal dominio veneziano a quello francese, nella Repubblica Cisalpina. Caduto Napoleone, e passato il Bergamasco sotto l’Impero degli Asburgo, Caterina si dedica all’insegnamento gratuito per le ragazze povere, ad attività di assistenza e di formazione religiosa, incoraggiata dalle sue guide spirituali.

Nel 1824 fa amicizia con una maestra, anch’essa di Lovere: Bartolomea Capitanio, di 17 anni. L’incontro la spinge in un’avventura nuova: creare un ospedale. Loro due. E ci riescono, inaugurandolo un paio di anni dopo. L’ha reso possibile lei, con beni ereditari del casato dei Gerosa. Ma per un’attività stabile occorre personale votato e preparato all’assistenza.

E la maestrina Capitanio ha un suo progetto chiaro che condivide con Caterina: fondare un apposito istituto religioso, con questi obiettivi: assistenza ai malati, istruzione gratuita alle ragazze, orfanotrofi, assistenza alla gioventù.

Bartolomea Capitanio muore il 26 luglio 1833, a 26 anni. Caterina Gerosa è sola, è poco istruita, si sente quasi vecchia. Ebbe la tentazione di tornare alla sua vita di casa, ma spronata dal suo padre spirituale, Angelo Bosio, acconsentì a continuare l’impresa. Accoglie le prime giovani e per sette anni la piccola comunità segue la regola delle suore di santa Maria Antida Thouret, finché nel 1840 arriva il riconoscimento pontificio, e prendono canonicamente vita le Suore di Maria Bambina, con le regole scritte da Bartolomea Capitanio e con la guida di Caterina Gerosa, che prende i voti assumendo il nome di suor Vincenza. Già nel 1842, sebbene siano ancora poche, le chiamano a Milano. Anzi, l’arcivescovo cardinale Gaysruk (alta aristocrazia austriaca) vorrebbe farne una sua istituzione diocesana. Ma suor Vincenza resiste a lui: a Lovere sono nate, e Lovere dev’essere la loro casa, con le loro regole. Quando muore- il 29 giugno 1847- le suore sono 171.

L’Istituto ebbe la denominazione di Suore di Maria Bambina a Milano, in seguito al dono di un simulacro attraverso il quale si diffuse la devozione al mistero della natività di Maria.

Sorto in risposta ai bisogni di un momento storico che annunciava profondi mutamenti sociali, economici, culturali, l’Istituto ha come carisma la partecipazione alla carità misericordiosa di Gesù Redentore: se ne fa segno aprendosi alla compassione per ogni miseria umana, servendo i fratelli nel loro bisogno. In forza delle scelte apostoliche delle sue origini, reinterpretate vitalmente, l’Istituto rivolge in modo particolare la sua missione ai giovani di qualunque condizione, preferendo tra essi i più poveri, gli abbandonati, i disorientati; ai malati, agli anziani, agli emarginati, a coloro che ancora non conoscono il Vangelo.

Nell’Anno santo 1950, papa Pio XII ha canonizzato insieme Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa.  La festa liturgica di santa Vincenza è il 28 giugno, mentre la Congregazione delle Suore di Maria Bambina e le diocesi di Brescia, Bergamo e Milano la ricordano il 18 maggio.

 

Pensieri

“Chi sa il Crocifisso sa tutto”

“Amatevi vicendevolmente e avrete la benedizione di Dio”

 

Preghiera

Santa Vincenza, tu accogliesti in pura fede, nell’abbandono completo di te stessa al volere divino, la missione che ti ha congiunta a Bartolomea. Aiutaci a spogliare la nostra fede da ogni razionalismo così che riacquisti quell’intelligenza d’amore, quella forza di intuizione e di operosità, quel senso del divino che nascono da un cuore proiettato con fiducia nel mistero semplice e infinito di Dio. Accompagnaci nei momenti difficili, tu, la grande obbediente che Dio ha esaltato. Amen.