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Beata Giovannina Franchi (1807-1872)
14 Maggio 2020 @ 0:00
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Beata Giovannina Franchi
La Beata Giovannina Franchi nacque a Como il 24 giugno 1807, secondogenita di 7 figli (5 sorelle e due fratelli) dei coniugi Giuseppe, magistrato del Tribunale cittadino e Giuseppina Mazza di famiglia nobile, benestanti e molto religiosi. Battezzata il giorno dopo la nascita, ricevette il Sacramento della Cresima soltanto all’età di 11 anni, come usava a quei tempi. Passò l’infanzia tra le pareti domestiche (1807-1814) e l’adolescenza nell’educandato del monastero di S. Carlo delle Visitandine di Como per 10 anni (1814-1824). Rientrata in famiglia si dedicò alla cura dei genitori, all’insegnamento del catechismo in parrocchia e partecipò ad associazioni cattoliche. Dopo una breve esperienza di fidanzamento, conclusasi con la morte del fidanzato nel 1840 quando Giovannina aveva 33 anni, decise di consacrarsi totalmente al Signore. Dal 1846 si pose sotto la direzione spirituale del pio e dotto canonico penitenziere della Cattedrale di Como don G. Abbondio Crotti, il quale svolgeva apostolato anche tra gli ammalati e i carcerati. Sopraggiunta anche la morte dei genitori, la madre nel 1849, il padre nel 1852, la Serva di Dio intensificò l’assistenza dei malati a domicilio.
Il 27 settembre del 1853, con altre tre compagne, Nina Luigia Allegri, Lucrezia Schiavetti e Anna Maria Poletti, fondò la Pia Unione delle Sorelle Infermiere di Carità. Il gruppo, guidato dal canonico Giovanni Abbondio Crotti, faceva vita comune in un immobile acquistato dalla Serva di Dio in via Vitani. Per concessione di Pio IX ottennero anche di poter avere un oratorio privato. Nel 1858 Giovannina indossò per prima l’abito religioso e il 21 novembre fu seguita dalle compagne.
Le Pie Infermiere, secondo il progetto originario di s. Francesco di Sales per le Visitandine, assistevano gli ammalati a domicilio e le donne nel carcere di S. Donnino. La Serva di Dio compose per sé e le Sorelle il Metodo di vita, approvato il 16 luglio 1862 dal vescovo di Como mons. Marzorati. Una Regola di vita molto semplice, ma basata su alcuni principi fondamentali prediligere i malati gravi e moribondi, perché più soli e più vicini all’incontro con Dio; considerare la viva presenza di Cristo nell’Eucaristia e nella persona sofferente; mostrarsi “coraggiose ed umili nel tempo stesso, pazienti e cortesi nelle maniere, amanti del silenzio e della fatica, ben disposte all’assistenza degli infermi ed a qualunque opera di carità senza eccezione di alcun ufficio comeché faticoso e ributtante”. La Serva di Dio arriva a raccomandare alle Sorelle”non lascino di esercitarsi nell’officio al quale vengono indistintamente chiamate, fosse pure quello di scopare le stanze, lavar le scodelle, ripulire le malate, mostrando in quello una santa allegrezza e consolazione, cortissime di compiere un’azione molto nobile e preziosa agli occhi di Dio”. Tutto il carisma della Serva di Dio si può riassumere in una sua espressione «La carità del prossimo sia nelle Sorelle un amore universale che tutti abbraccia nel Signore e non esclude nessuno» (Metodo di vita, n. 1).
Nell’estate del 1871, mentre a Como il vaiolo nero (secondo alcuni il colera) seminava morte, la Serva di Dio si prodigava nell’assistenza a persone colpite dal male. Contagiata dal vaiolo (o dal colera) si avviò rapidamente verso la conclusione della sua vita morì alle ore 5,30 del 23 febbraio 1872, 4 mesi prima di compiere 65 anni di età in concetto di santità. I funerali si svolsero la mattina del 24 febbraio ma furono umili e silenziosi, cioè senza concorso di popolo per precauzione a causa della temuta diffusione dell’epidemia in atto. Il 27 settembre 1994 mons. Alessandro Maggiolini, Vescovo di Como, aprì il processo diocesano, conclusosi il 27 settembre 1995.
Il 20 dicembre 2012 il Santo Padre Benedetto XVI ha riconosciuto l’eroicità della sue virtù, dichiarandola Venerabile. Il 19 Settembre 2014 è stata dichiarata Beata da Papa Francesco.