Loading Events

« All Events

  • This event has passed.

Santa Maria Teresa Chiramel Mankidiyan (1876-1926)

9 Giugno 2020 @ 0:00

Santa Maria Teresa Chiramel Mankidiyan
Thresia Chiramel Mandikiyan nacque a Putenchira, oggi nello Stato indiano del Kerala, il 26

aprile 1876. La sua famiglia, un tempo benestante, aveva perso tutti i propri averi per procurare

la dote a sette sue zie. Suo padre, Thoma Chiramel Mankidiyan, aveva sposato in seconde nozze

Thanda Mangali: da lei ebbe cinque figli. Thresia, che era la terzogenita, fu battezzata il 3

maggio 1876 nella chiesa parrocchiale di Putenchira: fu chiamata così in onore di santa Teresa

d’Avila.

Imparò ad amare il Signore grazie a sua madre, che le raccontava le storie della Bibbia e vari

episodi delle vite dei Santi. Frequentò anche la scuola del villaggio, imparando a leggere e

scrivere: era dotata di un ingegno vivace e di buona memoria. A tre anni, sentendo suonare

la campana per l’Angelus, chiese alla madre perché bisognava farsi il segno della Croce e dire le

Ave Maria. L’interrogava spesso anche sui misteri della Santissima Trinità, dell’Annunciazione e della Passione di Cristo, meditandoli a lungo dentro di sé.

Cominciò anche a digiunare quattro volte a settimana e a pregare il Rosario varie volte al giorno. Se prima amava giocare con gli altri bambini e i fratelli, si distaccò da quei divertimenti per non dispiacere il Signore perdendo tempo.

Al vederla dimagrire in modo impressionante per una bambina di otto anni, Thanda provò a scoraggiarla da quei digiuni e dalle veglie notturne. Thresia, però, voleva assomigliare sempre di più a Cristo sofferente e di nascosto regalava il proprio cibo. Circa due anni più tardi, fece voto privato di verginità.

Thanda morì il 2 marzo 1888. Thresia, che aveva dodici anni, dovette interrompere le scuole elementari. Da allora scelse di avere come propria madre la Vergine Maria, disponendosi ad accettare dolori, sofferenze e prove con animo costantemente lieto. Nel 1891 pianificò di scappare di casa per condurre una vita di preghiera e penitenza sulle colline, ma non ci riuscì. Continuò a frequentare la sua parrocchia con tre amiche, Mariam Karumalikkal, Kochumariam Koonan e Thresia Koonan, dedicandosi tra l’altro alle pulizie e all’ornamento dell’altare.

Le tre ragazze cominciarono anche a prestare cure ai malati e ai moribondi del villaggio, anche a quelli affetti da morbillo e lebbra, senza distinzione di casta. Si accostavano anche alle famiglie segnate dalla violenza, dall’alcol e dall’immoralità e si prendevano cura degli orfani.

Questo fatto contribuiva alle incomprensioni nei loro confronti, perché andavano contro la morale corrente: per gli anziani del villaggio non era conveniente che delle ragazze uscissero di casa senza essere accompagnate da uomini.

Thresia aveva posto il proprio apostolato sotto la protezione della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, della quale affermava di avere visioni. Digiunava di frequente per la conversione dei peccatori, ma andava anche a trovarli, per esortarli alla conversione.

Ebbe anche l’esperienza dei dolori della crocifissione e le stimmate, che teneva accuratamente nascoste. Allo stesso tempo, cominciò ad avere tentazioni contro la fede e la castità. Il parroco di Puthenchira, don Joseph Vithayathil, la prese sotto la propria guida spirituale dal 30 aprile 1902.

Su ordine di Mar (il titolo per i vescovi di rito siro-malabarese, corrispondente al nostro “monsignore”) John Menachery, Vicario apostolico di Thrissur, la sottopose ripetutamente a esorcismi, dal 1902 al 1905; Thresia obbedì umilmente.

Il padre spirituale le concesse di aggiungere, dall’8 dicembre 1904, il nome di Mariam, ovvero Maria, a quello che portava dalla nascita, in segno d’amore per la Madonna al comando della Beata Vergine Maria. La ragazza diceva che la stessa Vergine gliel’aveva comandato durante una visione.

Il suo vescovo, preoccupato per i fenomeni singolari di cui continuava a essere oggetto, le comandò di entrare nella congregazione delle Francescane Clarisse, appena fondata, ma lei non pensava di essere chiamata a questo.

Nel 1912 l’indirizzò al convento delle Carmelitane di Ollur. Le monache erano liete di accoglierla, ma lei sentiva che il suo stile di vita era diverso da quello delle monache e ne informò don Vithayathil. Anche gli abitanti di Putenchira, che apprezzava i suoi servizi, chiesero al vescovo di riaverla accanto a loro.

Mar Menachery tenne conto di tutti questi fattori e le concesse, come sperava, di poter avere una casa dove condurre una vita ritirata in unione con Dio; a patto, però, che don Vithayathil contribuisse alla costruzione.

Il 26 gennaio 1913, dunque, Mariam Thresia tornò a Putenchira. Come richiesto dal vescovo, don Vithayathil cominciò a far costruire la “Ekanthabhavan” (“Casa della Solitudine”) per lei. Il terreno fu donato da Maliekal Koonan Kunjuvaried Ittoop, ma il sacerdote avviò la costruzione a proprie spese.

Quando l’edificio arrivò a livello dei plinti di fondazione, i fondi cominciarono a scarseggiare. Don Vithayathil fu consolato da Thresia, che gli assicurò che li avrebbe procurati mendicando. Così, anche se riluttante, accettò. La ragazza, insieme a una compagna, visitò alcuni villaggi vicini in cerca d’aiuto: così, nel giro di poco tempo, la Casa della Solitudine fu completata. Dato che il padre spirituale era malato, andò Thresia stessa, sempre con una compagna, a chiedere al vescovo di Thrissur la benedizione per l’edificio, ma non ricevette risposta positiva. Tornò delusa, ma gli rispose di essere pronta ad accettare la volontà di Dio. L’indomani, il 23 settembre 1913, il vescovo incaricò padre John Ukkan, il suo segretario, di portare la benedizione al posto suo. Mariam Thresia si trasferì nella Casa della Solitudine il 7 ottobre 1913. Durante il giorno, però, era affiancata dalle sue tre amiche Mariam, Kochumariam e Thresia. La seguivano sia nella preghiera, sia nelle attività apostoliche, che non avevano confini né di casta, né di religione. Durante la notte si alternavano per farle compagnia, ma dal gennaio 1914 cominciarono a fare vita comune in modo permanente.

Il 13 maggio 1914, durante un colloquio con don Vithayathil, Mar Menachery l’informò che il giorno seguente sarebbe venuto di persona a benedire il convento. Il 14 maggio 1914, quindi, segnò la nascita della Congregazione della Sacra Famiglia. Le tre compagne vennero ammesse come postulanti, mentre Mariam Thresia professò i voti religiosi e fu nominata superiora; don Vithayathil divenne invece il loro cappellano. Il vescovo diede loro le Costituzioni adattandole da quelle delle Suore della Sacra Famiglia di Bordeaux, che avevano una casa a Ceylon (l’odierno Sri Lanka).

Madre Mariam Thresia, in dodici anni e durante la prima guerra mondiale, fondò tre nuovi conventi, due scuole, due convitti, una casa di studio e un orfanotrofio. Formò con grande cura le novizie, delle quali fu anche maestra. Il giorno della benedizione del convento e della cappella a Thumbur, sei postulanti presero il velo e sette novizie ricevettero l’abito religioso. La folla che accorse fu tale che parte dell’edificio crollò: una ringhiera cadde addosso a madre Mariam Thresia, che stava pregando, ferendola a una gamba. Noncurante di quanto le era accaduto, continuò il proprio compito di maestra delle novizie, passando il tempo con loro e organizzando la partenza di alcune per la casa di Thrissur, fissata per il giorno seguente. Quando però il dolore e il rigonfiamento sulla gamba si fecero più intensi, venne portata all’Ospedale Governativo di Chalakudy. Il medico suggerì di ricoverarla, ma lei inizialmente si oppose: alla fine accettò e venne condotta lì su un carretto. Poiché la piaga non guariva, anche perché lei era malata di diabete, venne operata e tenuta in osservazione in un edificio adiacente all’ospedale, di proprietà diocesana. Le sue condizioni, tuttavia, si aggravavano sempre di più, fino a essere dichiarate fatali. A quel punto, il 7 giugno 1926, madre Mariam Thresia venne portata a Kuzhikkattussery, dove don Vithayathil le impartì l’Unzione degli Infermi e le diede la Comunione in forma di Viatico. Il giorno dopo si sentì molto meglio, seppur debole. Il padre spirituale, le suore e gli abitanti dei villaggi vicini circondarono il suo letto, commossi e in preghiera. Madre Mariam Thresia li ringraziò e chiese loro perdono di tutto. Poi, alle suore, disse: «Mie amate figlie, perché i vostri cuori sono turbati come quelli di gente di poca fede? Sapete proprio come me che io non guarirò da questa malattia. Se è volontà dello Sposo divino che io vi lasci presto in risposta al Suo invito, sia adempiuto. La nostra congregazione è ancora bambina. Non dovreste dimenticare che nutrirla e allevarla è vostra responsabilità come membri di questa congregazione. Trattate i superiori sinceramente e amorevolmente. Amatevi le une le altre, aiutatevi le une le altre». Dopo questi consigli, chiamò don Vithayathil e gli affidò la completa responsabilità della congregazione e dei suoi membri. Col passare delle ore, le sue condizioni divennero sempre più critiche. Dietro sua richiesta, venne stesa a terra su una stuoia, mentre le suore le si inginocchiavano attorno e il padre spirituale le suggeriva delle giaculatorie, che lei ripeteva restando lucida e calma. Spirò alle 20 dell’8 giugno, ripetendo la giaculatoria «Gesù, Giuseppe e Maria, vi affido il corpo e l’anima mia». Durante la notte, nel giardino della casa, fiorirono improvvisamente dei gelsomini, benché non fosse stagione. Con gli stessi fiori furono adornate la bara e la salma, a cui molti accostarono i propri rosari o altri oggetti di devozione, persuasi com’erano che fosse appena morta una santa.

 

 

Preghiera

 

Beata Maria Teresa Chiramel, serva di coloro che spesso sono dimenticati e lasciati indietro nella vita, ricordaci che servire è una grazia, e indicaci sempre il Sacramento della Carità, dove Dio si fa vicino perché anche noi ci facciamo prossimi ai fratelli, nella gioia. Aiutaci a vivere di fede come la Sacra Famiglia di Nazaret e ottienici di celebrare e testimoniare con il cuore e le opere una fede viva e sincera nel Signore Gesù. Amen.