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Santa Maria Francesca di Gesù
2 Luglio 2020 @ 0:00
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Santa Maria Francesca di Gesù
Anna Maria Rubatto nacque a Carmagnola, in provincia e diocesi di Torino, il 14 febbraio 1844 e fu battezzata lo stesso giorno nella chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo. Era la penultima degli otto figli di Giovanni Tommaso Rubatto, proprietario di una stalla, e Caterina Pavesio, sarta. Marietta, come la chiamavano in famiglia, rimase orfana di padre a quattro anni. La madre si risposò, ma morì quando lei era ormai diciannovenne. La ragazza, quindi, si trasferì a Torino, in casa di sua sorella maggiore Maddalena, sposata con Giuseppe Tuninetti e senza figli; vi rimase per cinque anni. Marietta era anche molto impegnata in opere di carità: visitava ogni giorno la Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, servendo con letizia gli ammalati e aiutando con liberalità anche i poveri. Ebbe come guide spirituali l’oratoriano padre Felice Carpignano e il canonico Bartolomeo Giuganino. Fu quest’ultimo che, con tutta probabilità, la fece entrare in contatto con don Giovanni Bosco. Il futuro santo ebbe molta stima di lei e apprezzò il suo apporto negli oratori, sia come benefattrice sia come catechista.
In seguito entrò a servizio della signora Marianna Scoffone, vedova Costa, come dama di compagnia, pur continuando il suo impegno caritativo. Divenne a tutti gli effetti sua figlia adottiva, tanto da ereditare una pensione vitalizia alla sua morte, dopo la quale ritornò presso sua sorella; ormai aveva trentanove anni. In estate Anna Maria si recava in villeggiatura a Loano, sulla Riviera Ligure. Mentre beneficava dei bagni di mare, cercava anche di aiutare i pescatori e gli ammalati nelle loro necessità e s’interessava dei bambini abbandonati. Ogni giorno andava nella chiesa dei Cappuccini a pregare silenziosamente davanti al Tabernacolo: «Si vede che se l’intendeva col Signore senza parlare», raccontò in seguito una testimone. Un giorno, probabilmente dell’agosto 1883, Anna Maria stava uscendo dalla chiesa dei Cappuccini di Loano, quando passò per un edificio in costruzione in quei paraggi. Un giovanissimo operaio, Francesco Panizza, venne colpito alla testa da una pietra caduta dai ponti della costruzione e perse molto sangue. La donna lo vide, lo curò e gli diede il corrispettivo di due giornate di lavoro perché andasse a casa a riposare. L’edificio era stato voluto da una signorina nubile, Maria Elice, la quale faceva parte di un gruppo di pie donne dedite, sotto la guida dei padri Cappuccini, alle opere di carità e di apostolato, destinate a diventare un nuovo Istituto religioso. Fu proprio un Cappuccino, padre Angelico da Sestri Ponente, che invitò Anna Maria a diventarne la superiora.
Lei, rientrata a Torino, si consultò con i suoi consiglieri spirituali e fu incoraggiata positivamente anche da don Bosco. Intanto, i cappuccini di Loano celebravano Messe con l’intenzione precisa che Anna Maria abbracciasse lo stato di vita religioso. Infine, il 23 gennaio 1885, lei vestì l’abito simile a quello dei Cappuccini, insieme alle prime quattro compagne (esclusa Maria Elice che si ritirò all’ultimo): fu quello l’atto di fondazione delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano, che ebbero come fini specifici l’assistenza degli ammalati, specie a domicilio, e l’educazione cristiana della gioventù. Anna Maria cambiò nome in suor Maria Francesca di Gesù e contemporaneamente divenne la prima superiora generale dell’Istituto, carica che mantenne fino alla morte. Emise la prima professione religiosa il 17 settembre 1886.
La sua opera si diffuse molto presto non solo in Liguria, ma anche nell’America Latina. Dal 1892 madre Francesca varcò ben quattro volte l’Oceano, con lunghe soste per erigere case in Uruguay e in Argentina. Il 16 gennaio 1899 compì la sua professione perpetua, insieme ad altre nove sorelle. Nello stesso anno, accompagnò personalmente sei giovani suore alla missione di San Giuseppe della Provvidenza ad Alto Alegre, nella regione brasiliana del Maranhão, retta dai padri Cappuccini.
Due anni dopo, il 22 marzo 1901, un telegramma portò una notizia dolorosa: le suore e una novizia brasiliana, quattro frati Cappuccini, due Terziari francescani e oltre 250 fedeli erano stati massacrati dagli indios. Il fatto era accaduto il 13 marzo.
Madre Francesca reagì inizialmente rimpiangendo di non aver condiviso la sorte delle sue figlie, ma si sottomise presto alla volontà di Dio e incoraggiò le altre suore a fare altrettanto. Continuò quindi a viaggiare tra l’Italia e l’America del Sud, coadiuvata dalla sua vicaria madre Angelica. Nel 1902 madre Francesca partì per l’America per quella che avrebbe dovuto essere una visita di qualche mese, ma che si protrasse invece per due anni. Nel maggio 1904, mentre si trovava a Montevideo, fu costretta a letto per un’infezione interna, trascurata per essersi occupata delle varie case fondate e in fondazione: fu per tutti esempio di forza cristiana e di piena rassegnazione. Un’operazione chirurgica non valse a salvarla: così, tre giorni dopo aver ricevuto l’Unzione degli Infermi e gli ultimi sacramenti, madre Francesca morì il 6 agosto 1904, compianta specialmente dagli ammalati e dai poveri di Montevideo, oltre che dalle sue Cappuccine. La sua salma fu inizialmente sepolta nel cimitero di La Teja a Montevideo: come aveva desiderato nel suo testamento spirituale, era stata posta in mezzo ai poveri. Nel 1914 venne traslata nella chiesetta di Sant’Antonio di Padova a Montevideo, da lei stessa voluta, a sinistra dell’altare maggiore. Attualmente i suoi resti sono venerati sotto l’altare maggiore della stessa chiesa, diventata Santuario diocesano il 9 settembre 2000.
Dall’omelia di Papa Giovanni Paolo II alla Beatificazione (10 ottobre 1993)
“La Chiesa saluta te, SUOR MARIA FRANCESCA DI GESU’, Fondatrice delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano, che hai fatto della tua esistenza un continuo servizio agli ultimi, testimoniando lo speciale amore che Dio ha per i piccoli e gli umili.
Seguendo fedelmente le orme di Francesco, l’innamorato della povertà evangelica, hai imparato non solo a servire i poveri, ma a farti povera tu stessa e hai indicato alle tue figlie spirituali questa speciale via di evangelizzazione. Con la crescita dell’Istituto, questa iniziale intuizione è diventata profondo slancio missionario che ha condotto te e la tua opera in America Latina, dove alcune tue figlie spirituali hanno suggellato col sacrificio della vita quel servizio ai poveri che costituisce il carisma affidato alla tua Congregazione a vantaggio dell’intera Chiesa. Oggi la salutiamo come la prima BEATA dell’URUGUAY. Continua la tua profetica testimonianza della carità ancora oggi nei molteplici campi di apostolato in cui opera la Congregazione, contribuendo a far giungere ad ogni uomo, in particolare ai sofferenti e agli abbandonati, l’invito universale al banchetto delle nozze celesti (cf MT 22,9)”.