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Beato Mariano Mullerat Soldevida
3 Luglio 2020 @ 0:00
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Beato Mariano Mullerat Soldevida
Mariano Mullerat Soldevila (in catalano Marià Mullerat i Soldevila) nacque a Santa Coloma de Queralt, presso Tarragona, il 24 marzo 1897. I suoi genitori, Ramon Mullerat Segura e Bonaventura Soldevila Calvís, avevano avuto molti figli, ma solo sette erano sopravvissuti; Mariano era il penultimo. Fu battezzato sei giorni dopo la nascita, il 30 marzo 1897; secondo l’uso del tempo in Spagna, ricevette la Cresima poco meno di due mesi dopo, il 17 maggio.
Rimase molto presto orfano di madre. Frequentò la scuola nel suo paese natale fino a tredici anni, quando divenne allievo interno del collegio San Pietro Apostolo di Reus, retto dai religiosi Figli della Sacra Famiglia. Nei quattro anni che trascorse lì ottenne ottimi voti, come anche nell’Istituto d’Insegnamento Secondario della stessa città. Durante le vacanze, però, tornava al suo paese.
Nel 1914 entrò a far parte della Guardia d’Onore al Sacro Cuore di Gesù, impegnandosi quindi, per tutta la vita, a offrire un’ora della sua giornata in riparazione alle offese contro l’Eucaristia. Inoltre, si accostava molto di frequente ai Sacramenti della Confessione e della Comunione eucaristica.
Fino ai diciott’anni fu socio di un circolo giovanile di Santa Coloma de Queralt, che portava avanti gli insegnamenti politici del movimento conservatore del carlismo. Cominciò anche a promuovere quegli stessi ideali tramite alcuni articoli per la stampa.
Nel 1914 s’iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Barcellona. Anche allora i suoi voti furono eccellenti, mentre la sua testimonianza di fede si faceva ancora più intensa: era ancora studente del primo anno quando difese la verginità di Maria in aperto contrasto con un professore che, invece, la negava.
Nel 1918 entrò nel pensionato della facoltà, cominciando il tirocinio pratico e imparando a trattare direttamente con i malati. Sul piano accademico, continuava a dare prova di sé: sempre nel 1918, con un compagno, diede alle stampe un testo di anatomia patologica. Nell’ottobre 1921, infine, ottenne la licenza in Medicina e Chirurgia.
Durante le vacanze estive, che trascorreva nel vicino paese di Arbeca, ospite di sua sorella Josepa e del marito di lei, Mariano conobbe una ragazza, Maria Dolores Sans Bové. Nelle lettere che le scrisse a partire dal novembre 1918 le manifestò i propri sentimenti e la determinazione a formare una famiglia veramente cristiana, sull’esempio della Santa Famiglia di Nazaret.
Si sposarono il 14 gennaio 1922, ad Arbeca. La loro prima figlia, Maria Dolores, morì appena nata, nel gennaio 1923, lo stesso giorno in cui le fu amministrato d’urgenza il Battesimo in casa. Dopo di lei, nel 1925, nacque un’altra bambina che ricevette lo stesso nome; seguirono Josefina, nel 1929; Adela, nel 1932; Maria Montserrat, nel 1935. Mariano e sua moglie educarono le bambine secondo i principi cristiani.
In casa loro vivevano i nonni materni, una bisnonna e una serva, Teresa. Ogni sera, tutti insieme, svolgevano una sorta di liturgia domestica: recitavano il Rosario, ascoltavano una breve meditazione e restavano qualche istante in silenzio. La domenica, Mariano amava arrivare molto tempo prima della Messa, per prepararsi bene e accostarsi alla Confessione.
Mariano era stimatissimo come medico di famiglia, sia nel suo paese sia in quelli vicini. Riceveva tutti i giorni, in studio o, più di frequente, a domicilio. A quanti guarivano grazie alle sue cure, rispondeva immancabilmente: «Non deve ringraziare me, ma Dio; è lui che cura».
Aiutava anche materialmente i suoi malati più poveri, lasciando sotto il loro cuscino i soldi necessari per le medicine. Alla preoccupazione per la salute dei corpi accompagnava quella per la salvezza delle anime: quando si trovava davanti qualche moribondo, lo preparava a ricevere gli ultimi Sacramenti. Apparteneva all’associazione degli Esercizi Spirituali Parrocchiali, che promuoveva tra i fedeli la pratica degli Esercizi secondo gli insegnamenti di sant’Ignazio di Loyola; lui stesso vi prese parte, più di una volta. S’iscrisse anche all’Apostolato della Preghiera ed era presidente del gruppo della Perseveranza nella fede.
Partecipava a tutte le attività della parrocchia di San Giacomo nel suo paese. Devoto alla Vergine Maria, non si vergognava di essere l’unico uomo a partecipare alle funzioni del mese di maggio. Era anche molto vicino all’Ordine domenicano: una sua cognata era monaca Domenicana dell’Assunzione. Dal 1923 al 1926 diresse «L’Escut», un periodico che conteneva articoli su vari argomenti: agricoltura, religione, storia locale. Mariano era entusiasta per il progresso civile dei suoi concittadini e lo manifestava nei suoi articoli, nei quali trasmetteva la sua fede senza per questo imporla a nessuno. Per la stima di cui godeva presso i cittadini di Arbeca, fu da loro eletto sindaco il 29 marzo 1924, a ventisette anni, pur non appartenendo a nessun partito politico. Promosse varie opere urbanistiche, fece costruire nuove scuole e strade e aumentò i terreni coltivabili.
Allo scopo di favorire la riscoperta delle tradizioni locali, aprì l’archivio municipale ai ricercatori storici e fondò una biblioteca. Tutte queste realizzazioni, unite al suo carattere simpatico, lo resero molto famoso in tutta la provincia. Mariano terminò la sua carica nel marzo 1930. Qualche mese più tardi, in Spagna, fu proclamata la seconda repubblica. Gradualmente si distaccò dall’azione politica: sentiva, infatti, che la Chiesa spagnola fosse in serio pericolo. I rischi aumentarono dopo il 1934, con la rivoluzione delle Asturie.
Allo stesso modo, era consapevole che il suo essere credente lo rendeva un bersaglio per la persecuzione. Pur senza perdere la propria affabilità, entrò in un silenzio interiore, lo stesso con cui contemplò il rogo delle immagini sacre della sua chiesa parrocchiale.
Alla fine accettò il consiglio di scappare a Saragozza, per salvarsi. Tuttavia, arrivato a Lerida, decise di tornare indietro: non poteva abbandonare i suoi malati. Intensificò la sua preghiera: ogni giorno, inginocchiato davanti al Crocifisso di casa sua, recitava l’orazione per la buona morte.
Riuscì anche ad aiutare le suore domenicane del suo paese e, grazie ad alcuni colleghi, altre suore che si erano rifugiate in paese. Anche sua cognata suor Montserrat Sans Bové tornò a casa per cercare di scampare alla persecuzione. Spesso lo udì affermare che, se fosse stato ucciso, avrebbe perdonato i propri persecutori.
Il 10 e il 12 agosto fu costretto dai miliziani a firmare alcuni documenti, con cui veniva espropriato dei fondi economici che aveva versato per la propria pensione. Il 13 agosto, invece, altri miliziani si presentarono a casa sua. Entrati, cominciarono il saccheggio, gettando dalla finestra tutte le immagini sacre che riuscirono a trovare. Prima di uscire di casa, Mariano baciò un grande Crocifisso cui teneva molto: l’aveva comprato rinunciando, per qualche tempo, a fumare tabacco. Fece poi lo stesso con la figlia più piccola, che era in braccio a sua madre. Rivolto alla moglie, infine, disse: «Dolores, perdonali tutti, come anch’io li perdono». Fu quindi portato nella caserma della Guardia Civile (la polizia spagnola), dov’erano detenuti altri cinque abitanti di Arbeca. Anche lì, Mariano prestò i suoi servizi medici: prima a un miliziano che si era ferito per sbaglio con la propria arma da fuoco, poi a una donna che era venuta a chiedergli di prescrivere una medicina a suo figlio, gravemente ammalato. Il padre di quel ragazzo, peraltro, era tra i persecutori.
I sei prigionieri vennero quindi fatti salire su un camion. A quel punto, Mariano invitò gli altri a recitare l’Atto di dolore. Annotò poi i nomi di alcune persone che avrebbe dovuto visitare e chiese di consegnare la lista a Francisco Galceran, anche lui medico in paese.
Il mezzo si fermò a “El Pla”, una località nei pressi di una cava di sabbia a tre chilometri dal paese. Mariano, sceso dal camion, invitò di nuovo gli altri a pregare e a perdonare quanti stavano per ucciderli.
Un giovane, Antoni Martí Tilló, che tornava dal servizio militare, l’udì ripetere le ultime parole di Gesù in croce: «Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito». Aveva appena finito di parlare, quando uno dei persecutori lo colpì al viso con una zappa, facendogli perdere alcuni denti. Verso le due del mattino, i condannati vennero colpiti con armi da fuoco. I corpi furono cosparsi di benzina e bruciati, ma non tutti erano già morti. Mariano aveva trentanove anni.
Il grande Crocifisso che lui aveva baciato prima di andarsene rischiò di essere distrutto quando, poche ore dopo la sua morte, i miliziani tornarono a casa sua. Il nonno era disposto a consegnarlo, ma la figlia maggiore, Maria Dolores, si oppose vivamente: l’oggetto fu quindi risparmiato.
Il mattino dopo, la domestica di casa Mullerat e le vedove degli uccisi riuscirono a recuperare gli effetti personali del dottore: un crocifisso bruciato, la chiave di casa e alcuni strumenti medici. I resti dei loro congiunti vennero deposti in un monumento che fu inaugurato quattro anni dopo l’accaduto, il 13 agosto 1940. Il nulla osta per l’avvio della causa di beatificazione di Mariano è stato emesso dalla Santa Sede il 13 febbraio 2003. Il processo diocesano, svolto a Tarragona dal 9 luglio 2003 al 26 aprile 2004, è stato convalidato il 9 aprile 2007.
La fase romana della causa è stata seguita dalla Postulazione Generale dei Domenicani, in nome del legame speciale che univa il Servo di Dio al loro Ordine. I Consultori storici della Congregazione delle Cause dei Santi si sono quindi riuniti l’8 aprile 2014.
In seguito alla presentazione della “Positio super martyrio” e all’esame da parte dei Consultori teologi e dei cardinali e dei vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, è stato riconosciuto che davvero Mariano era morto in odio alla fede. Il decreto promulgato il 7 novembre 2018 da papa Francesco lo sanciva ufficialmente.
La beatificazione del dottor Mullerat si è quindi svolta il 23 marzo 2019 nella cattedrale di Tarragona. A presiedere il rito, come inviato del Santo Padre, è stato il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. La sua memoria liturgica, per la diocesi di Tarragona, è stata fissata al 13 agosto, giorno della sua nascita al Cielo.
(traduzione dell’originale in catalano)
Signore Gesù Cristo,
per l’amore che ti ha portato
il tuo servo, il beato Mariano,
e per la sua fedeltà fino alla morte
in un martirio glorioso,
concedimi il perdono e la pace del cuore,
lenisci le ferite della mia vita
e per la sua intercessione
concedimi la grazia che ti domando,
se è conforme alla tua volontà.
Amen.
Preghiera per domandare la grazia della guarigione di un malato (traduzione dell’originale in catalano)
Ti affidiamo, Padre, tuo figlio/tua figlia N.
Per intercessione del beato Mariano,
martire di Cristo,
apostolo di carità e medico disponibile,
confortalo nelle sue sofferenze
e donagli, se è tua volontà,
la salute del corpo e dello spirito.
Per Cristo, tuo Figlio,
che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
Preghiera dei medici per domandare l’intercessione dei Beato Mariano Mullerat (traduzione dell’originale in catalano)
Signore Gesù,
ti affido il mio servizio di medico.
Fa’ che io visiti e badi ai miei pazienti
con amore, pazienza e sapienza
affinché impari a fare la diagnosi
del corpo e dell’anima.
Concedimi, per la generosità
del buon medico martire,
il beato dottor Mariano Mullerat,
di aiutare a trattare i miei pazienti
e le loro famiglie con bontà,
delicatezza e amore,
comunicando sempre consolazione e speranza.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.