Domenica 11 febbraio 2018
Memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes
nel 160° Anniversario delle Apparizioni
RECITA DEL SANTO ROSARIO
nella XXVI Giornata mondiale del Malato
Basilica del SS. Salvatore e dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista
Saluto di S.E. Mons. Paolo Ricciardi:
eccoci, in questa Giornata del Malato, 11 febbraio 2018.
Stando insieme in tanti nella nostra Basilica di San Giovanni, Madre delle chiese del mondo, siamo spiritualmente portati ad essere anche in un altro posto, sotto i Pirenei, davanti alla grotta di Massabielle. Esattamente 160 anni fa, lì, una ragazza di quattordici anni, sulle rive del fiume Gave, in cerca di legna, in un giorno come tanti altri, fu protagonista di un evento che ha cambiato la sua vita e la storia di quel luogo.
Una lettrice: Tutto ad un tratto avvertii un gran rumore simile ad un colpo di tuono. Guardai a destra, a sinistra e sugli alberi della sponda, ma niente si muoveva; pensai di essermi ingannata, ma udii un nuovo rumore simile al primo, Oh! Allora ebbi paura e mi alzai in piedi. Non sapevo che cosa pensare, allorché girando la testa verso la grotta, vidi in una delle aperture della roccia soltanto una rosa selvatica agitarsi come se ci fosse un forte vento. Quasi nel medesimo tempo uscì dall’interno della Grotta una nube color oro; poco dopo, una Signora giovane e bella, come non ne avevo mai viste, vestita di bianco, con una fascia azzurra che scendeva lungo l’abito, aveva sui piedi una rosa d’oro che brillava e portava sul braccio un Rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d’oro lucente, come le due rose ai piedi. La Signora mi guardò, mi sorrise, e mi fece cenno di avanzare, come se Ella fosse la mia mamma. La paura mi era passata, ma mi sembrava di non sapere più dove ero. Mi stropicciai gli occhi, ma la Signora era sempre là che continuava a sorridermi ed a farmi capire che non mi ingannavo. Senza rendermi conto di quello che facevo, presi il Rosario dalla tasca e mi misi in ginocchio. La Signora approvò con un cenno del capo e prese fra le dita la corona del Rosario che teneva sul braccio destro. Quando volli iniziare la recita del Rosario e portare la mano alla fronte, il mio braccio restò come paralizzato e solamente dopo che la Signora si fu segnata, potei fare anche io come Lei. La Signora mi lasciò pregare da sola, faceva sì passare fra le dita i grani della corona, ma non parlava; soltanto alla fine di ogni decina diceva con me: Gloria Patri, et Figlio, et Spiritui Sancto.
PRIMO MISTERO DELLA GLORIA
LA RISURREZIONE DI GESU’
Lettore 1: Dal Vangelo secondo Matteo
L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”… Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. (Mt 28,5-8)
Meditazione del Vescovo
Gesù è risorto!
È questo un mistero di gloria, di gioia, di luce, che illumina di grazia infinita anche il buio del dolore, anche il tempo della mia malattia.
Gesù risorge prima dell’alba, quando è ancora buio; quella notte è segno delle mie notti, anche di questo momento della mia sofferenza, che mi sembra infinito.
Gesù è veramente risorto. E da allora Egli riempie di grazia il mio oggi, ridona vita alla mia vita, mi ridona la speranza, mi riconsegna l’esistenza, aprendomi all’eternità.
So di non essere solo, perché Lui è con me sempre.
Anche se assalito da tante paure, ora mi viene detto di non avere più paura di nulla.
Già sulla croce, in quel venerdì di passione, mi aveva fatto il regalo più grande che potevo sperare: la sua mamma. “Ecco tua madre”.
Sì, perché in Giovanni, discepolo prediletto, c’ero io, c’eri tu, ed ogni uomo della terra e della storia. Oggi, come Giovanni, noi ci ritroviamo custoditi, accolti, amati, dal Crocifisso risorto; e da sua Madre, nostra madre: Maria.
E, in questa Luce, intravediamo Lei attraverso lo sguardo rapito e stupito di Bernadette, in questo stesso giorno, 11 febbraio, di 160 anni fa.
Perché oggi, ancora, c’è un fiume che scorre, immagine della nostra vita che procede verso l’oceano dell’amore di Dio; c’è una grotta nella roccia, immagine della roccia che è Cristo risorto; ci sono le fiammelle di tante candele, immagine della nostra fede che si accende.
Cristo risorto riempie quella grotta, attraverso il sorriso di Maria, attraverso gli occhi di Bernadette, mentre una corona nella sua e nelle nostre mani scorre, grano dopo grano, per presentare a Dio l’anelito dell’umanità che desidera la Vita.
Lettore 2:
A Maria, Regina della famiglia e Madre della tenerezza, vogliamo affidare tutte le famiglie dei nostri malati. A lei chiediamo di dare sempre quella forza necessaria per affrontare ogni prova e la fortezza capace di superare le difficoltà quotidiane, perché le nostre case, anche segnate dal dolore, diventino santuari di vita e di amore.
SECONDO MISTERO DELLA GLORIA
L’ASCENSIONE DI GESU’ AL CIELO
Lettore 1: Dal vangelo secondo Marco
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. (Mc 16,19-20)
Meditazione del Vescovo
Gesù ascende in Cielo.
E anche il mio sguardo va verso l’alto, nello stupore di vedere la mia umanità, la mia corporeità, in Gesù accanto al Padre, tra il coro festoso degli angeli.
Tu mi conosci, Signore, e mi ami così come sono. Tu vedi il mio corpo, conosci le mie malattie. Attraverso la debolezza del corpo mi ricordi la mia fragilità umana. E ogni volta che scopro o mi viene detto che una parte del mio corpo è malata, o vedo le mie membra fragili, o alcuni miei organi vitali segnati dalla morte, mi smarrisco, mi confondo. Umanamente la sofferenza ci abbatte, ci frena, ci ferma.
Sento Maria che, apparendo a Bernadette la terza volta, le dice: “Io non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell’altro”. Sono parole forti, che battono inizialmente come un macigno sui nostri cuori abituati alle certezze delle cose che vediamo e che tocchiamo, le cose di quaggiù. Eppure, dopo l’iniziale smarrimento, vedo che quelle parole donate a Bernadette passano non per i suoi orecchi, ma attraverso i suoi occhi. E davanti a lei e a noi si spalanca un panorama immensamente più vasto, molto più grande della più bella processione cui potremmo partecipare, e molto più luminoso anche di un milione di candele innalzate al canto di un’Ave Maria.
Nel corpo di Cristo risorto che ascende al Padre, non trovo più i difetti, gli acciacchi, i malanni lievi e gravi dei nostri corpi mortali. Scorgo solo le ferite delle sue mani, dei suoi piedi, del suo costato, segno dell’amore appassionato di Dio per me, che trasforma anche le mie ferite per renderle feritoie, attraverso cui passa la Luce della Felicità che ci attende.
Lettore 2:
A Maria, Salute degli Infermi, affidiamo i medici, gli infermieri, e tutti gli operatori sanitari. A lei chiediamo di aiutarli ad accostarsi ai corpi, nella consapevolezza di avere di fronte persone, in un momento umano di fragilità non solo fisica ma anche spirituale. Siano sempre pronti a curare, anche quando non sono in grado di guarire, con la delicatezza e il rispetto che merita ogni malato.
TERZO MISTERO DELLA GLORIA
LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO
Lettore 1: Dagli Atti degli Apostoli
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. (At 2,1-4)
Meditazione del Vescovo
Lo Spirito riempie tutta la casa. Lo Spirito riempie tutta la Chiesa.
Alla nona apparizione ci sono già decine e decine di persone davanti alla grotta. E molte, le più vicine a Bernadette, la vedono comportarsi in modo strano. Prima, verso la roccia, è rivolta verso l’alto, poi si gira, va al fiume… poi si rigira, va a sinistra della grotta, si getta per terra, scava con le mani, si infanga il viso e poi… si lava. Ha trovato una sorgente, in quel luogo, di acqua limpida, un torrente di Grazia che scorre da 160 anni, segno dello Spirito che continua a soffiare, a sgorgare, a lavare l’umanità.
Lo Spirito riempie questa Chiesa, oggi, in questo giorno e sempre.
Ed io mi sento chiamato ad abbeverarmi di quest’Acqua. Non solo: a diventar canale di acqua viva, per gli assetati dell’umanità. Sì, perché al dono dello Spirito da parte del Cristo deve corrispondere il mio compito di cristiano, capace di portare lo sguardo ricco di tenerezza e compassione del Signore.
Penso alla perseveranza e all’attenzione quotidiane di molte famiglie che seguono i propri figli, genitori o parenti, malati cronici o gravemente disabili. Ma penso anche a quanti giovani, addirittura ragazzi dell’età di Bernadette, si rovinano il fegato e la salute per l’uso improprio ed eccessivo di alcool. E guardo a quelli e a questi; e prego perché la Chiesa, sostenuta dalla forza dello Spirito, sia veramente un “ospedale da campo” in cui tutti i malati, giovani e anziani, poveri e ricchi, credenti e non credenti, feriti nel corpo e nello spirito, possano trovare una casa accogliente.
Se la Chiesa crescerà in questa testimonianza, possiamo sperare anche in una società in cui tutti riscoprano la centralità e la dignità di ogni persona, in cui nessuno si senta uno scarto, un rifiuto perché malato, o anziano o povero. Questa umanità ha bisogno anche solo di un bicchiere di acqua fresca. L’acqua di Lourdes che scorre tra le mani di tanti pellegrini e di tanti malati, sia oggi segno di questo Spirito che sgorga, pure in mezzo al fango del nostro peccato, per poi scorrere limpido in ogni atto di carità, verso i fratelli più bisognosi di aiuto.
Lettore 2: A Maria, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli, affidiamo i sacerdoti, i religiosi e le religiose che operano a servizio dei malati, perché siano sempre pronti, come il buon Samaritano, a versare l’olio della consolazione e il vino della speranza. Lo Spirito Santo soffi ancora nella Chiesa, per aiutare il mondo a ritrovare, attraverso la via della salute, la strada della salvezza.
QUARTO MISTERO DELLA GLORIA
L’ASSUNZIONE DI MARIA AL CIELO
Lettore 1: Dal Vangelo di Luca
“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono”. (Lc 1,46-50)
Meditazione del Vescovo
Maria è assunta in cielo. In anima e corpo, viene accolta accanto a Dio. Per noi diventa segno di consolazione e di sicura speranza, perché dove è lei saremo anche noi, nella pienezza del Paradiso.
Questa visione mi riempie di bellezza. Penso a quando, il 25 marzo 1858, Bernadette chiese alla Madonna, che le appariva per la sedicesima volta, quale fosse il suo vero nome. Dopo un lungo silenzio, la Signora, prendendo un aspetto solenne e umile allo stesso tempo, congiunse le mani, le portò all’altezza del petto, guardò il cielo, poi le riaprì e le tese verso di lei, dicendo con un tremito nella voce: “Io sono l’Immacolata Concezione!”. La ragazza non capì, non sapeva il significato di quelle parole, e le ripetette in continuazione per temere di dimenticarle, mentre correva al paese. E quando giunse dal parroco costui le domandò: “La Signora è forse la Beatissima Vergine?” e Bernadette rispose: “No, io credo di no! È l’Immacolata Concezione“. Appena sentì quelle parole il parroco non ebbe più dubbi.
Al cielo ora anch’io sto guardando, certo che tu mi guardi: Immacolata, Splendore di Bellezza, Umile e Alta, più di ogni creatura, sei lì, sei qui, o Maria.
E vedi le nostre attese, le sofferenze di oggi. Vedi le stanze semibuie delle nostre case, dove seduti o sdraiati sono tanti malati, nel silenzio dell’attesa. Vedi le corsie degli ospedali, con il muoversi e il commuoversi di tante persone, intorno a chi ha bisogno di cure e di attenzione. Vedi il dolore degli innocenti, come la gioia della nascita dei bambini; vedi la solitudine degli anziani, e ascolti il battito dei cuori di quanti vengono definiti in stato vegetale, mentre sono persone, uomini e donne che percepiscono amore, anche quando sembrano assenti.
E ascolti le nostre preghiere, accogli ogni grano del nostro rosario, segnato dalle nostre dita di uomini. Un giorno accadrà che, terminata la preghiera, il pollice si piegherà con le ultime tre dita, per lasciar libero l’indice, dritto verso il tuo sorriso, mentre il tuo indice ci mostrerà Dio.
Lettore 2:
A Maria, Porta del Cielo, affidiamo tutti i volontari che danno tempo e energie a servizio dei malati. Non manchi mai l’entusiasmo, la passione e la gioia, capaci di contagiare nel bene anche le persone colpite dal male fisico e spirituale. Preghiamo perché non manchino, soprattutto nei giovani, il desiderio e l’impegno di mettersi a servizio degli altri, con perseveranza e spirito di gratuità.
QUINTO MISTERO DELLA GLORIA
L’INCORONAZIONE di MARIA REGINA DEL CIELO E DELLA TERRA
Lettore 1: Dal libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. (Ap. 12,1)
Meditazione del Vescovo
Eccoti, Regina del Cielo e della Terra. Eccoti, Regina della vita mia.
Mi sei stata data come Madre, dal trono della croce. Ora sei regina, dal trono del Cielo, perché sempre, allora come ora, sei l’umile serva che mi ricorda che regnare con Cristo significa servire.
Il 16 luglio 1858, festa della Madonna del Carmelo, Bernadette si recò in chiesa molto presto e fece la comunione. La sera si sentì chiamata ad andare di nuovo alla grotta. Si spinse fin dove era possibile arrivare e si inginocchiò sulla riva del fiume Gave, vicino alle transenne che ostacolavano l’ingresso alla grotta. E iniziò a pregare, quando improvvisamente vide la Vergine Maria, al di là delle barriere che chiudevano la grotta: era più bella che mai e le sorrideva; e dopo poco disparve in silenzio così come era comparsa.
Quante sono le barriere che ostacolano le vita degli uomini, in particolare dei malati! La stessa società che da una parte favorisce spazi architettonici e vie privilegiate per i diversamente abili, dall’altra pone barriere ideologiche, che vogliono catalogare gli uomini in base alle loro capacità di produrre o di interagire. Altrimenti si è “scarto”, inutile peso che non merita né cure né attenzioni.
Al di là di queste barriere che vogliono precludere la grotta, che tentano di infrangere la roccia, Tu, Maria, ti fai vedere, indicandoci la via dell’amore, del dono, del servizio.
Aiutaci, Bella Signora, a costruire il Regno del tuo Figlio, con la forza della nostra debolezza. Aiutaci a sentire in ogni persona, anche la più indifesa, il respiro della vita, che è bella così com’è, in ogni età, in ogni condizione, nella salute e nella malattia, nelle gioie e nei dolori.
Allarga il nostro cuore, rendilo come quello del tuo Figlio, perché sia aperto a tutti, come aperta, da 160 anni, è quella grotta di Massabielle.
Facci passare dentro, ad uno ad uno, con la nostra mano che sfiora la roccia, con lo sguardo verso di te, con l’impegno di uscire da questo Incontro con un rinnovato slancio, e servire chi ci viene messo accanto, qui in terra, e gioire con te, accanto al Re, nel Cielo.
Lettore 2:
A Maria, Madre di Misericordia e Regina della Pace, vogliamo affidare tutti i malati di Roma e del mondo, nel corpo e nello spirito, perché li sostenga nella speranza. A lei affidiamo la Chiesa che sa di avere bisogno di una grazia speciale per poter essere all’altezza del suo servizio evangelico di cura per i malati. A lei chiediamo di aiutarci ad essere accoglienti verso i fratelli infermi, di essere testimoni d’amore, di desiderare il Cielo.