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Beata Raffaella Cimatti (1861-1945)
5 Maggio 2020 @ 0:00
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Beata Raffaella Cimatti
Nella fertile terra romagnola, a Faenza, il 6 giugno 1861, da padre bracciante agricolo e da madre tessitrice, nasce Santina Cimatti. Può dedicare poco tempo agli studi, in quanto la famiglia ha ben presto bisogno del suo lavoro: aiuta la mamma come tessitrice, o si occupa dei lavori di casa. I due unici fratelli maschi sopravvissuti, Luigi e Vincenzo, entrano giovanissimi nella congregazione salesiana; Santina allora ritiene indispensabile rimanere vicino alla madre sino a quando troverà per lei una dignitosa sistemazione nella casa di un sacerdote.
Nel novembre del 1889 si aggrega alle suore ospedaliere della Misericordia, presso la casa madre di San Giovanni in Laterano a Roma. Assume il nome di Maria Raffaella e nel 1893 viene inviata presso l’ospedale di San Benedetto ad Alatri, dove inizia la sua professione di infermiera. Passa successivamente all’ospedale Umberto I di Frosinone, dove dal 1921 ha anche l’incarico di priora della comunità. Dal 1928 al 1940 ritorna ad Alatri sempre come priora.
Nel 1943 comincia a manifestarsi il male che si rivelerà incurabile.
Muore ad Alatri il 23 giugno 1945.
Il campo principale di apostolato di suor Raffaella fu la farmacia, dove prestò servizio per ben trentaquattro anni. “Quando non era intenta alla cura degli ammalati, era in preghiera davanti al Sacramento; e le sue mani quando non erano al servizio del prossimo, scorrevano sui grani del Rosario”.
Giorni difficili e drammatici furono quelli vissuti da suor Raffaella a Frosinone durante la guerra. Non solo confortò e avvicinò gli ammalati, ma quando percepì che Alatri avrebbe potuto subire un bombardamento allo scopo di contrastare l’avanzata delle forze alleate, collabora con il vescovo e riesce a far cambiare il piano strategico al generale Kesserling.
Ogni giorno suor Raffaella vive la presenza di Dio nel sofferente. Per le proprie consorelle sa essere superiora attenta e gentile. Non pretende di essere servita, ma che ciascuno serva la comunità. Una sua consorella annota: “Non si dava arie per l’ufficio di superiora che ricopriva, ma si considerava la serva delle suore, aiutandole nel lavoro. All’occorrenza amava anche rammendare e confezionare le calze delle consorelle”. Viene beatificata il 12 maggio 1996.
Dall’Udienza di Papa Francesco alle Suore Ospedaliere della Misericordia, 24.09.2016
«La Chiesa sente come suo impegno e sua responsabilità la vicinanza a quanti soffrono, per portare ad essi consolazione, conforto e amicizia.
Voi dedicate la vostra vita soprattutto al servizio di fratelli e delle sorelle che sono ricoverati negli ospedali, perché grazie alla vostra presenza e professionalità si sentano maggiormente sostenuti nella malattia. E per fare questo non c’è bisogno di lunghi discorsi: una carezza, un bacio, stare accanto in silenzio, un sorriso.
Non arrendetevi mai in questo servizio così prezioso, nonostante tutte le difficoltà che potete incontrare. Talvolta, ai nostri giorni, una cultura laicista mira a togliere anche dagli ospedali ogni riferimento religioso, a partire dalla presenza stessa delle Suore. Quando questo avviene, però, si accompagna non di rado a dolorose carenze di umanità, davvero stridenti nei luoghi di sofferenza. Non stancatevi di essere amiche, sorelle e madri degli ammalati; la preghiera sia sempre la linfa che sostiene la vostra missione evangelizzatrice.
Quando vi accostate ad ogni ammalato abbiate nel cuore la pace e la gioia che sono frutto dello Spirito Santo. Su quel letto di ospedale giace sempre Gesù, presente in quella persona che soffre, ed è Lui che chiede aiuto a ciascuna di voi. È Gesù.
Alle volte uno può pensare: “Alcuni ammalati danno fastidio”. Ma anche noi diamo fastidio al Signore, e ci sopporta e ci accompagna! La vicinanza a Gesù e ai più deboli sia la vostra forza.
Il quarto voto che vi caratterizza come famiglia religiosa è quanto mai attuale, soprattutto perché si moltiplicano le persone senza famiglia, senza casa, senza patria e bisognose di accoglienza. Vivendo con coerenza questo voto peculiare, assumete in voi stesse i sentimenti di Cristo, il quale “da ricco che era si è fatto povero” (2Cor 8,9)».