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Beato Carlo Gnocchi (1902-1956)
18 Maggio 2020 @ 0:00
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Beato Carlo Gnocchi
Nasce il 25 ottobre 1902 a San Colombano al Lambro (Milano) da umile famiglia. Orfano di padre in giovane età, si trasferisce a Milano, dove entra nel Seminario diocesano e, il 5 giugno 1925, viene ordinato presbitero. Per i primi anni, svolge il suo ministero a Cernusco sul Naviglio, poi a San Pietro in Sala, a Milano, dedicandosi particolarmente ai ragazzi. Nel 1935 è assistente spirituale dell’Istituto Gonzaga di Milano, per la formazione della gioventù. Studia, legge, prega molto, affidandosi soprattutto alla Madonna.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, parte come cappellano militare volontario per il fronte greco-albanese, per condividere la sorte dei suoi giovani. Un’esperienza lacerante! Ma perché tutto quel dolore, perché la morte di tanti innocenti? Ritorna nel 1942 ma, nello stesso anno, parte per la Russia con gli alpini della Tridentina: don Carlo è ancora là con i suoi soldati a condividere tanto strazio, la tragedia immane. A lui, prima di chiudere gli occhi, dilaniati dalle armi, i soldati morenti affidano gli ultimi ricordi per le loro mamme, le spose, i figli.
La drammatica esperienza della guerra e della ritirata dei soldati italiani lo spinge a riflettere e a considerare il mistero del dolore, specie negli innocenti e nei bambini. Si dedica quindi a una grandiosa opera di carità nei confronti degli orfani di guerra e dei mutilatini, per restaurare nei piccoli, tanto più se sofferenti, la dignità della persona umana «alla statura di Cristo» (cf Ef 4,13). Nel 1948 fonda la “Pro infanzia mutilata”, la Federazione dei piccoli mutilati, per assistere le innocenti vittime della guerra. L’11 febbraio 1953 nasce la “Pro Juventute” per le cure e la riabilitazione dei mutilati.
Il 12 settembre 1955 a Milano viene posta la prima pietra del centro-pilota per i fanciulli poliomielitici. Ogni cristiano, prima di pronunciarsi sul dolore della vita e della morte, dovrebbe riflettere sull’infinito valore della sofferenza unita alla Croce di Cristo e fidarsi di Lui che nelle ore più dolorose gli sarà accanto. La risposta non è mai la morte, ma la vita in Cristo.
Malato di tumore, muore il 28 febbraio 1956 a Milano, dopo aver donato le proprie cornee a due ragazzi ciechi, in un’epoca dove i trapianti d’organi non erano ancora regolamentati dalla legge italiana. È stato beatificato sotto il pontificato di papa Benedetto XVI il 25 ottobre 2009 in piazza del Duomo a Milano. I suoi resti mortali sono venerati dal 2010 sotto l’altare della chiesa a lui intitolata, annessa al Centro «Santa Maria Nascente» della Fondazione Don Gnocchi a Milano. La sua memoria liturgica ricorre il 25 ottobre.
Dall’Omelia di Papa Francesco nella Messa in Coena Domini alla Fondazione Don Carlo Gnocchi – 17 aprile 2014 «Abbiamo sentito quello che Gesù ha fatto nell’ultima cena; è un gesto di congedo, è come l’eredità che ci lascia; Lui è Dio e si è fatto servo, servitore nostro. E questa è l’eredità: anche voi dovete essere servitori gli uni degli altri. Lui ha fatto questa strada per amore, anche voi dovete amarvi, essere servitori nell’amore: questa l’eredità che ci lascia Gesù; e fa questo gesto di lavare i piedi che è un gesto simbolico: lo facevano gli schiavi, i servi, ai commensali, alla gente che veniva a pranzo o a cena perché in quel tempo le strade erano tutte di terra e quando entravano a casa era necessario lavarsi i piedi. E Gesù fa un gesto, un lavoro, un servizio da schiavo, da servo. E questo lo lascia come eredità fra noi: noi dobbiamo essere servitori gli uni degli altri. E per questo oggi la Chiesa che commemora l’ultima cena quando Gesù ha istituito l’Eucaristia, nella cerimonia fa anche questo gesto di lavare i piedi. Che ci ricorda che noi dobbiamo essere servi gli uni degli altri».
Preghiera |
O Dio, che ci sei Padre, e in Gesù Cristo ci rendi fratelli, ti ringraziamo per il dono di don Carlo Gnocchi che la Chiesa venera come Beato.
Donaci la sua fede profonda, la sua speranza tenace, la sua carità ardente, perché possiamo continuare, sul suo eroico esempio, a servire la vita di ogni uomo «percosso e denudato dal dolore».
Don Carlo ci insegni a cercarti ogni giorno tra i più fragili, negli occhi casti dei bimbi, nel sorriso stanco dei vecchi, nel crepuscolo dei morenti per amarti ogni giorno con «l’inesausto travaglio della scienza, con le opere dell’umana solidarietà e nei prodigi della carità soprannaturale».
Amen.