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Servo di Dio Nicola D’Onofrio (1897-1930)
5 Maggio 2020 @ 0:00
Servo di Dio Nicola D’Onofrio
Fin da bambino vuole essere Camilliano: un po’ perché al suo paese (che dista meno di dieci chilometri da Bucchianico, dov’è nato San Camillo) se ne respira l’aria, un po’ anche perché ne sente il fascino tramite un suo giovane compaesano appena ordinato. Sono quelli di casa a mettersi di traverso: mamma, perché ancora accetterebbe un figlio prete, ma religioso proprio no; papà, perché deve rinunciare a due braccia robuste che potrebbero aiutarlo nel lavoro dei campi; le zie, che sono pronte a dichiararlo loro unico erede se rinuncia ad entrare in seminario. La spunta lui, dopo un anno di lotte, di preghiera e di sacrifici che irrobustiscono la sua vocazione. Nicola d’Onofrio, nato a Villamagna (provincia di Chieti) nel 1943, entra così nel seminario dei Camilliani di Roma nel 1955, dimostrando subito una vocazione che via via si fa più sicura e solida e un’attitudine particolare nella cura dei malati, che è poi il carisma specifico della congregazione: ai tre tradizionali voti comuni a tutti i religiosi, aggiungono infatti quello specifico di servizio agli ammalati e sofferenti, “sempre, anche con rischio della vita”.
Un piccolo diario spirituale, che il tempo ha risparmiato, ci delinea il suo cammino gioioso e insieme faticoso verso Dio, facendo emergere la fisionomia pulita ed affascinante di un giovane, che a prezzo di sacrifici e di lotte è riuscito ad arrivare ad una straordinaria intimità con Gesù, legandosi alla Madonna con un affetto delicato e filiale. Ai nuovi tentativi di papà di ancora riportarselo a casa reagisce con rispettosa fermezza, a dimostrazione di una vocazione ormai definita e che sfocia il 7 ottobre 1961 nell’offerta dei voti temporanei. Già fiero dell’abito che porta, contraddistinto dalla tradizionale croce rossa propria del suo Ordine, Nicolino è adesso anche gioioso di appartenere a pieno titolo alla famiglia camilliana. Sua maestra spirituale è la Santa di Lisieux, la piccola Teresa, che gli traccia un cammino di santità semplice e gioiosa, che Nicolino percorre con entusiasmo, suscitando l’ammirazione di superiori e confratelli. Le prime avvisaglie del suo male si manifestano sul finire del 1962, ma ci vogliono sei mesi prima che si formuli la diagnosi di teratosarcoma.
Subisce l’intervento chirurgico, si sottopone alla cobaltoterapia, affronta cure dolorose in assoluta docilità e obbedienza ai superiori, pur nella convinzione, se dipendesse solo da lui, che “se è la Madonna che mi chiama, io sono felice di partire…”. Sempre per obbedienza va pellegrino a Lourdes ed a Lisieux, per chiedere il miracolo come vogliono i superiori, avvertendo però che “non chiederò la guarigione, ma che io possa compiere in pieno la volontà di Dio”. Ed è proprio questa la grazia che ottiene, tornando a casa con un polmone ormai intaccato dalle metastasi del cancro che sta demolendo tutto il suo fisico. L’unico dispiacere è di non poter raggiungere il sacerdozio ed il veder così spegnersi le sue tante speranze di servire i fratelli, ma tutto offre perché quella sua sofferenza possa raggiungere chi è lontano da Dio, chi ha bisogno di aiuto spirituale. Il 10 maggio 1964, in anticipo rispetto ai tempi canonici e perciò con dispensa della Santa Sede, emette i voti perpetui: è ormai completamente debilitato, costretto in carrozzella e smagrito da far paura. Si spegne un mese dopo, il 12 giugno, lucido e orante fino alla fine, soffrendo atrocemente. È Venerabile.
Pensieri
“Tutto qui si fa per Gesù, per suo amore. Nessuno mi chiede cose eccezionali, come dormire per terra, digiunare. Io faccio solo quello che devo fare – per amore – come S. Teresina, che non ha fatto nulla di particolare; a 24 anni è morta di TBC ed è diventata santa”
“Gesù, se un giorno dovrò buttare come tanti l’Abito santo, fa che io muoia prima di riceverlo per la prima volta; non ho paura di morire ora, sono in Grazia tua. Che soave cosa poterti venire a vedere insieme alla Tua e mia mamma: Maria!”.
“Il demonio si vince stando vicino a Gesù e a Maria coi sacramenti e con la preghiera”.
“Se è la Madonna che mi chiama, io sono felice di partire”.
“Voglio morire presto, se a Dio piace, per volare tra le braccia della mia Mamma. Voglio andare a riposarmi in Paradiso. Sì…Mammina dolce…Ecco che pian piano il sereno torna nel mio animo e posso mirare più lontano…tutto per voi Gesù, Maria!”.
Preghiera
Dio, buono e misericordioso, che hai chiamato il tuo Servo Nicola D’Onofrio alla sequela di Gesù per offrire la ricchezza della sua giovane mente e dell’ardente cuore al servizio del Figlio tuo nella persona dei malati, glorifica il tuo fedele Servo e fa’ che i giovani di oggi riconoscano in lui un modello di vita nella via dell’amore e del sacrificio per portare le anime a Te che con il Figlio e lo Spirito Santo vivi e regni nei cuori dei tuoi figli. Amen