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Venerabile Benedetta Bianchi Porro (1936-1964)

10 Gennaio 2020 @ 0:00

Venerabile Benedetta Bianchi Porro (1936-1964)
 

Benedetta Bianchi Porro nasce a Dovadola, in provincia di Forlì e diocesi di Forlì-Bertinoro, l’8 agosto 1936. A tre mesi si ammala di poliomielite: guarisce, ma rimane con una gamba più corta dell’altra. A dispetto delle condizioni di salute, s’iscrive alla facoltà di Fisica dell’Università degli Studi di Milano, ma dopo un mese passa a quella di Medicina. Proprio questi suoi studi le permettono, nel 1957, di riconoscere da sola la natura della malattia che l’aveva intanto resa cieca e progressivamente sorda: neurofibromatosi diffusa o morbo di Recklinghausen. La vicinanza degli amici le permette di uscire a poco a poco dal dolore. Due volte pellegrina a Lourdes, scopre in quel luogo quale sia la propria autentica vocazione: lottare e vivere in maniera serena la malattia. Attorno a lei si radunano amici e sconosciuti, mentre con le sue lettere raggiunge molti cuori. Muore nella sua casa di Sirmione alle 10.40 del 23 gennaio 1964, a ventisette anni, con un «Grazie» come ultima parola. Dal 22 marzo 1969 le sue spoglie mortali riposano nella chiesa della badia di Sant’Andrea a Dovadola. È stata beatificata il 14 settembre 2019 nella cattedrale di Santa Croce a Forlì, sotto il pontificato di papa Francesco. La sua memoria liturgica cade il 23 gennaio, giorno della sua nascita al Cielo. a quella di Medicina. Proprio questi suoi studi le permettono, nel 1957, di riconoscere da sola la natura della malattia che l’aveva intanto resa cieca e progressivamente sorda: neurofibromatosi diffusa o morbo di Recklinghausen. La vicinanza degli amici le permette di uscire a poco a poco dal dolore. Due volte pellegrina a Lourdes, scopre in quel luogo quale sia la propria autentica vocazione: lottare e vivere in maniera serena la malattia. Attorno a lei si radunano amici e sconosciuti, mentre con le sue lettere raggiunge molti cuori. Muore nella sua casa di Sirmione alle 10.40 del 23 gennaio 1964, a ventisette anni, con un «Grazie» come ultima parola. Dal 22 marzo 1969 le sue spoglie mortali riposano nella chiesa della badia di Sant’Andrea a Dovadola. È stata beatificata il 14 settembre 2019 nella cattedrale di Santa Croce a Forlì, sotto il pontificato di papa Francesco. Vive in maniera serena la malattia. Attorno a lei si radunano amici e sconosciuti, mentre con le sue lettere raggiunge molti cuori. Muore nella sua casa di Sirmione alle 10.40 del 23 gennaio 1964, a ventisette anni, con un «Grazie» come ultima parola. Dal 22 marzo 1969 le sue spoglie mortali riposano nella chiesa della badia di Sant’Andrea a Dovadola. È stata beatificata il 14 settembre 2019 nella cattedrale di Santa Croce a Forlì, sotto il pontificato di papa Francesco. La sua memoria liturgica cade il 23 gennaio, giorno della sua nascita al Cielo.

Benedetta moriva e una rosa quel giorno sbocciava, fuori tempo, nel suo giardino. Aveva detto: «Fra poco io non sarò più che un nome; ma il mio spirito vivrà, qui fra i miei, fra chi soffre, e non avrò neppure io sofferto invano».

 

Signore, commossi ti ringraziamo
per il dono bello e luminoso
di Benedetta Bianchi Porro.
Attraverso di lei tu hai seminato
speranza nella nostra strada,
povera di speranza
e ci hai rieducato
al canto della vita.

Solo Tu potevi trasformare
una giovane paralizzata
In una guida capace di insegnare a camminare;
solo tu potevi rendere una cieca
mirabilmente esperta
della strada che conduce
alla luce, alla pace
e alla gioia grata e incontenibile.
Signore, per intercessione di Benedetta
sorella da te donata
alla nostra povertà di fede,
concedimi la grazia che ti chiedo
affinché nel cielo della Chiesa
brilli la santità di benedetta
e susciti in noi nostalgia viva di santità.

 

Autore: Maria Di Lorenzo

http://www.santiebeati.it/dettaglio/90001