ORDO VIRGINUM DIOCESANO

ORDINE DELLE VERGINI

«È motivo di gioia e di speranza vedere che torna oggi a fiorire l'antico Ordine delle vergini, testimoniato nelle comunità cristiane fin dai tempi apostolici. Consacrate dal Vescovo diocesano, esse acquisiscono un particolare vincolo con la Chiesa, al cui servizio si dedicano, pur restando nel mondo. Esse costituiscono una speciale immagine escatologica della Sposa celeste e della vita futura, quando finalmente la Chiesa vivrà in pienezza l'amore per Cristo Sposo» (VC 7).

Il Rito della consacrazione delle vergini è l’azione liturgica con cui la Chiesa celebra la decisione (il propositum) di una vergine cristiana di consacrare a Cristo la propria verginità e, invocando su di lei il dono dello Spirito, la dedica per sempre al servizio del Signore e a una diaconia di amore in favore della comunità ecclesiale, pur restando nel suo ordinario contesto di vita. La consecratio virginum si caratterizza come solenne rito nuziale, in virtù del quale, la vergine «diventa persona consacrata, immagine della Sposa di Cristo», come precisano i Praenotanda al Rito di consacrazione.

Il carisma e l’impegno specifico della vergine è quindi anzitutto e al di sopra di tutto quello di tendere alla perfezione della santità (LG 40) nella castità perfetta, con la caratteristica della sponsalità che consente a quante sono chiamate in questo cammino di vivere, nella fede, quella realtà misteriosa che è la risposta all’amore nuziale e fecondo del Signore Gesù per la sua Chiesa e di anticipare così, nella fede e in un regime di segni, la vocazione ultima dell’umanità intera: la partecipazione alle nozze dell’Agnello. Nel senso più alto, l’unico servizio è quello a Cristo Signore; il servizio è lode, contemplazione, offerta, dedizione, imitazione, identificazione. Esso poi si specifica nelle diverse diaconie, nei vari ministeri. In una cultura spesso troppo presa dal fare piuttosto che dall’essere, la vergine consacrata ha come primo, fondamentale “obbligo”, quello di testimoniare nella vita la donazione totale a Colui nel quale possiede tutto, perché ha scelto Lui solo al di sopra di tutto, e che dev’essere per lei la gioia, l’onore e l’unico volere (Preghiera di consacrazione).

Il radicamento nella Diocesi è «uno speciale vincolo di amore e di appartenenza reciproca» (Ecclesiae Sponsae Imago, 42): la consacrata si riconosce figlia di una Chiesa particolare, condivide la sua storia di santità, e con i propri doni contribuisce alla sua edificazione e partecipa alla sua missione.  Questa appartenenza è “reciproca” e mette in luce non solo il dono che la Chiesa locale rappresenta per le consacrate, ma anche il “prezioso contributo” che le appartenenti all’Ordo virginum possono offrire alla Chiesa, soprattutto in ordine al discernimento e alla presenza della Chiesa nel mondo: «Con la propria sensibilità femminile offrono un prezioso contributo di esperienza e riflessione al discernimento evangelico che in ogni tempo la comunità cristiana è chiamata ad operare circa il modo di essere presente e agire nel concreto contesto sociale» (Ecclesiae Sponsae Imago, 43).

Le vergini consacrate hanno in comune la consacrazione, non una consacrazione generica, bensì quella specifica prevista dal can. 604 del Codice di diritto canonico; questa realtà comune fa sì che esse costituiscano un Ordine, e diventino una comunione di sorelle (Ecclesiae Sponsae Imago, 110). Negli Istituti di vita consacrata ci sono altri elementi in comune: un Istituto è un insieme di fedeli che hanno in comune la spiritualità, le finalità e le attività, il governo, le decisioni; la vergine consacrata, invece, sceglie liberamente la propria spiritualità e attraverso il dialogo e il confronto con il Vescovo diocesano, o un suo delegato, individua le modalità concrete con cui realizzare il proprio servizio alla Chiesa, preparando anche una propria regola di vita personale

Ordinariamente le consacrate vivono da sole o in famiglia, e non indossano abiti o segni distintivi. Durante la consacrazione ricevono l’anello e il libro della Liturgia delle ore, e possono ricevere il velo e/o altro segno secondo le usanze e le consuetudini.

Ogni consacrata vive con responsabilità l’impegno per la formazione personale. Il Vescovo esprime la sua attenzione e sollecitudine di pastore per il cammino delle consacrate sia con interventi diretti, sia attraverso quelli del Delegato dell’Ordo virginum, sia attraverso sorelle già consacrate che accompagnano il cammino di altre donne, in uno stile fraterno e paritario. La cura pastorale del Vescovo tende a far sì che ciascuna possa ricevere gli aiuti necessari per una vera crescita spirituale e umana. Strumenti importanti sono gli incontri mensili sia per le persone che si preparano alla Consacrazione, sia per la formazione permanente. Ciascuna si impegna affinché l’Ordo virginum diventi il più possibile luogo di incontro e confronto, testimonianza ed edificazione reciproca, valorizzazione dei doni e dei carismi personali.

La consacrazione nell’Ordo virginum è la scelta di vivere per tutta la vita la verginità “per il regno dei cieli”. Essa non comporta un distacco dalle forme del vivere che sono comuni nel contesto sociale in cui ciascuna consacrata è inserita. Le donne che ricevono questa consacrazione vivono in appartamenti o case private, sole, con i famigliari e in taluni casi con altre vergini consacrate. Svolgono un’attività lavorativa e si mantengono da sole.

La consacrazione avviene nella diocesi di appartenenza mediante un rito che nasce nei primi secoli della Chiesa, ripristinato dopo il Concilio Vaticano II. Nel Rito di consacrazione, celebrato dal Vescovo diocesano, la candidata emette il “proposito di castità”, che comporta l’impegno di vivere in castità per tutta la vita, per amore di Cristo, rinunciando al matrimonio. In questo modo, la consacrata diventa segno profetico ed escatologico dell’amore della Chiesa vergine e sposa di Cristo. Ciò si realizza secondo i carismi personali di ciascuna e in vari ambiti professionali, sociali ed ecclesiali.

Attraverso il dialogo e il confronto con un accompagnatore spirituale e con il Vescovo diocesano ciascuna individua le modalità concrete con cui realizzare il proprio servizio alla Chiesa, definendo una propria regola di vita personale. Non ci sono infatti Regole o Costituzioni comuni a tutte le consacrate. Ordinariamente le consacrate non vivono in comunità e non indossano abiti o segni distintivi. Il riferimento al Vescovo diocesano ha inizio già nel tempo della formazione che precede la consacrazione, e prosegue nel corso degli anni. Oltre al Vescovo, ci sono figure di riferimento come l’eventuale delegato del Vescovo e l’accompagnatore spirituale. Non ci sono figure come la superiora, ma ci possono essere donne consacrate che accompagnano il cammino di altre donne, in modo concordato e in uno stile fraterno e paritario. I consigli evangelici di povertà e obbedienza vengono vissuti con modalità che ciascuna verifica assieme al proprio accompagnatore spirituale ed al Vescovo, a seconda delle diverse condizioni di vita. Non esiste una spiritualità propria dell’Ordo Virginum in modo analogo alla spiritualità francescana, domenicana o altro, ma ogni consacrata nutre la propria fede attingendo alla ricchezza del Rito di consacrazione, lasciandosi interrogare e sostenere dalla vita stessa della comunità cristiana in cui è inserita. Durante la consacrazione le vergini ricevono l’anello e il libro della Liturgia delle ore; si può ricevere anche il velo e/o altro segno secondo le usanze e le consuetudini approvate. Il testo più importante per conoscere l’Ordo Virginum è il Rito di consacrazione e le sue introduzioni. C’è poi il Codice di Diritto canonico al can. 604 e i testi che lo commentano. Inoltre va citato il numero 7 dell’Esortazione apostolica post-sinodale Vita consacrata, dove è esplicito il riferimento all’Ordo virginum.

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