19 Aprile 2024

Il Papa: «Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre»

Francesco ha presieduto nella basilica di San Pietro la Messa della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nella 51ª Giornata mondiale della pace. «Servire la vita umana è servire Dio e ogni vita»

Il nuovo anno si apre «nel nome della Madre di Dio». Lo ha sottolineato Francesco introducendo ieri, 1° gennaio, l’omelia della Messa della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nell’ottava di Natale e nella ricorrenza della 51ª Giornata mondiale della pace, dedicata ai migranti e ai rifugiati. Riflettendo sul «titolo più importante della Madonna», vale a dire “Madre di Dio”, il Papa ha osservato che «in queste parole è racchiusa una verità splendida su Dio e su di noi e cioè che, da quando il Signore si è incarnato in Maria, da allora e per sempre, porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo – ha affermato -. La carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre». L’espressione “Madre di Dio”, secondo Francesco, «ci ricorda questo: Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo».

Nella parola “madre” – in latino “mater” -, però, c’è anche il rimando alla parola “materia”: «Nella sua Madre, il Dio del cielo, il Dio infinito si è fatto piccolo, si è fatto materia, per essere non solo con noi ma anche come noi», le parole di Francesco. Ecco allora «il miracolo, la novità: l’uomo non è più solo; mai più orfano, è per sempre figlio. L’anno si apre con questa novità. E noi la proclamiamo così, dicendo: Madre di Dio!. È la gioia di sapere che la nostra solitudine è vinta – ha proseguito il Papa -. È la bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non ci potrà mai essere tolta. È specchiarci nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore». Per questo allora «servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante», che pure «va accolta, amata e aiutata».

Francesco ha indicato anche un antidoto alle «banalità corrosive del consumo» e agli «stordimenti della pubblicità», così come al «dilagare di parole vuote» e alle «onde travolgenti delle chiacchiere e del clamore»: l’impegno a «ritagliare ogni giorno un momento di silenzio con Dio». Per il pontefice passa di qui la strada per «custodire la nostra anima e la nostra libertà». L’invito allora è a «rimanere in silenzio guardando il presepe, perché davanti al presepe ci riscopriamo amati, assaporiamo il senso genuino della vita. E guardando in silenzio, lasciamo che Gesù parli al nostro cuore: che la sua piccolezza smonti la nostra superbia, che la sua povertà disturbi le nostre fastosità, che la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile».

Ancora una volta, il modello indicato è Maria, che, riferisce il Vangelo, «custodiva. Semplicemente custodiva. Maria – ha osservato Francesco – non parla: il Vangelo non riporta neanche una sua parola in tutto il racconto del Natale. Anche in questo la Madre è unita al Figlio: Gesù è infante, cioè senza parola, è muto. Il Dio davanti a cui si tace è un bimbo che non parla. La sua maestà è senza parole, il suo mistero di amore si svela nella piccolezza. Questa piccolezza silenziosa è il linguaggio della sua regalità. La Madre si associa al Figlio e custodisce nel silenzio». E il silenzio «ci dice che anche noi, se vogliamo custodirci, abbiamo bisogno di silenzio».

Il Papa ha indicato i due «segreti» della Madre di Dio: «Custodire nel silenzio e portare a Dio». Maria, ha rilevato, custodiva gioie ma anche dolori: «Da una parte la nascita di Gesù, l’amore di Giuseppe, la visita dei pastori, quella notte di luce. Ma dall’altra un futuro incerto, la mancanza di una casa, perché per loro non c’era posto nell’alloggio; la desolazione del rifiuto; la delusione di aver dovuto far nascere Gesù in una stalla. Speranze e angosce, luce e tenebra: tutte queste cose popolavano il cuore di Maria». Davanti a tutto questo, lei «non ha tenuto niente per sé, niente ha rinchiuso nella solitudine o affogato nell’amarezza, tutto ha portato a Dio. Così ha custodito. Affidando si custodisce – ha garantito il Papa -. Non lasciando la vita in preda alla paura, allo sconforto o alla superstizione, non chiudendosi o cercando di dimenticare, ma facendo di tutto un dialogo con Dio. E Dio che ci ha a cuore, viene ad abitare le nostre vite».

L’invito finale allora è a «ricominciare dal presepe, dalla Madre che tiene in braccio Dio». La devozione a Maria, ancora le parole di Francesco, «non è galateo spirituale, è un’esigenza della vita cristiana. Guardando alla Madre – ha spiegato – siamo incoraggiati a lasciare tante zavorre inutili e a ritrovare ciò che conta. Il dono della Madre, il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna», l’omaggio del Papa. Mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, ha proseguito, «la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo».

L’augurio per il nuovo anno è che «la Madre, firma d’autore di Dio sull’umanità, porti la pace di suo Figlio nei cuori e nel mondo». Se è vero infatti che «il cuore invita a guardare al centro della persona, degli affetti, della vita», anche «noi, cristiani in cammino, all’inizio dell’anno sentiamo il bisogno di ripartire dal centro, di lasciare alle spalle i fardelli del passato e di ricominciare da ciò che conta». Il Papa ha indicato allora il «punto di partenza»: la Madre di dio. «Maria – ha evidenziato – è esattamente come Dio ci vuole, come vuole la sua Chiesa: Madre tenera, umile, povera di cose e ricca di amore, libera dal peccato, unita a Gesù, che custodisce Dio nel cuore e il prossimo nella vita. Per ripartire, guardiamo alla Madre. Nel suo cuore batte il cuore della Chiesa. Come figli – è la conclusione -, vi invito a salutarla con le parole dei cristiani di Efeso: santa madre di Dio».