L’adorazione eucaristica a Ostia, l’ascolto e la condivisione

Foto Gennari

Ostia: il sole tramonta. Un piccolo altare viene allestito di fronte al mare. Sulla spiaggia ferrosa si accende una strada di fiaccole. La luna disegna sull’acqua una scia d’argento. Il suono della risacca e centinaia di braccialetti luminosi si accendono. La musica si spegne. Non è un rave. «È un’opportunità per aprire la porta del cuore».

Viene esposto il Santissimo. Inizia l’adorazione, proposta dalla XXVI prefettura. Oltre 800 i presenti: pellegrini provenienti da Ucraina, Portogallo, Brasile, Polonia, Belgio, da Avellino e dalla diocesi di Cesena, guidati dal vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo. Poi i giovani di Ostia, tanti, insieme ai volontari che si sono adoperati in questi giorni per l’accoglienza. Sono seduti sui lettini, inginocchiati a terra. Diversi i sacerdoti disponibili per le confessioni. Viene letto il Vangelo di Giovanni.

«Pietro torna a pescare, dopo aver incontrato e vissuto con Gesù. Torna a fare quello che sapeva fare. Sono giorni intensi questi» sottolinea monsignor Renato Tarantelli, vescovo per il settore Sud e vicegerente della diocesi, che presiede la preghiera, nella serata di venerdì 1 agosto. «Giorni ricchi di emozioni, cercando di incontrarsi, di entrare nel mistero della vita di tutti noi. Così dopo questi momenti voi tornerete alle vostre case, facendo quello che avrete sempre fatto. È lì che incontreremo il Signore. Lì tornerà a parlare a rinnovare la domanda “Avete qualcosa da mangiare?”. La risposta che dovremmo dare è: “No Signore, non ho nulla. Sei tu a darmi tutto!” Tutto parte dal riconoscimento della propria debolezza. In questi giorni siamo nutriti dalla Parola. Lasciamole sempre uno spazio. Con Lui nulla è impossibile. Che questo giubileo sia un trampolino per tuffarvi nelle vostre vite e scoprire il dono di Dio che è in voi». Segue un silenzio denso e prolungato, poi alcuni canti. La preghiera è in italiano e in inglese. Quindi le testimonianze.

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