Isola Tiberina – Santa Messa presso la cappella dell’Ospedale Gemelli Isola
Iscrizioni aperte per il “Laboratorio educazione alla cittadinanza”
«Far maturare la consapevolezza che la politica è indispensabile e che la presenza dei cattolici ha ancora un suo ruolo e una funziona importante all’interno della società italiana». È questo lo scopo della Scuola di Formazione Politica proposta dal Servizio per la Pastorale Sociale e del Lavoro del Vicariato di Roma in collaborazione con l’Università Lateranense e le Acli di Roma che partirà il prossimo novembre. «L’azione politica – scrive ai parroci di Roma monsignor Francesco Pesce, incaricato del Servizio – deve tornare ad avere come obiettivo il raggiungimento del bene comune, con forti principi e chiare presenze».
Il “Laboratorio educazione alla cittadinanza” è rivolto a chi vuole apprendere i fondamenti di un linguaggio «nuovo e comune, conoscendo le diverse relazioni che la politica deve interpretare per formare uomini e donne consapevoli del proprio ruolo e delle proprie capacità». Il corso di formazione sarà articolato in due periodi: uno autunnale (Novembre/Dicembre) e l’altro invernale (Febbraio/Marzo) più un seminario estivo di tre giorni a Luglio. Al termine di ciascun corso è prevista, dopo un colloquio o un elaborato scritto, il rilascio di un attestato.
Sono previste due tipologie di lezioni; quelle fondamentali, il cui obiettivo è fornire gli strumenti necessari per capire e valutare la realtà politica, e i seminari, che consistono nell’applicazione degli strumenti illustrati nelle lezioni a problemi di particolare attualità. Le lezioni si svolgeranno nelle aule della Pontificia Università Lateranense il giovedì dalle 17 alle 19 a partire dal prossimo 4 novembre. Le iscrizioni si possono inviare, entro lunedì 25 ottobre, all’indirizzo email francesco.pesce@diocesidiroma.it
Leggi qui il programma del Laboratorio
Iscrizioni aperte per gli esercizi spirituali del clero
L’Ufficio per la Formazione permanente del clero organizza, a partire da lunedì 6 novembre, gli esercizi spirituali per i vescovi ausiliari, parroci e vice parroci della Diocesi di Roma. Le iscrizioni sono già aperte, basta scrivere a formazioneclero@diocesidiroma.it indicando i propri dati personali. Inizieranno i vescovi ausiliari, prefetti, rettori di seminari e direttori e incaricati degli Uffici del Vicariato che, da lunedì 6 novembre a venerdì 10 novembre, parteciperanno agli esercizi guidati da dom Antonio Luca Fallica, O.S.B., abate di Montecassino, nella Casa Centro Sacro Cuore di Rocca di Papa.
Gli esercizi rivolti ai parroci saranno guidati da monsignor Romano Rossi, vescovo emerito di Civita Castellana, e si terranno dalla mattina di lunedì 13 novembre al pomeriggio del 17 novembre alla Fraterna Domus di Sacrofano. Sarà infine il vescovo ausiliare Paolo Ricciardi, referente per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa, a guidare gli esercizi spirituali per i vice parroci. L’inizio è previsto per la mattinata di lunedì 20 novembre fino al pomeriggio di venerdì 24 novembre, al Monastero della Resurrezione di Montefiolo.
Ancora, per tutti i sacerdoti sono previsti esercizi dalla sera di domenica 7 al pranzo di venerdì 12 gennaio 2024, presso “Casa San Giuseppe”. Titolo: “Geremia: “La ricerca della volontà di Dio nel tempo dell’incertezza”. Gli esercizi saranno guidati da padre Stefano Bittasi, gesuita.
Per info e iscrizioni: formazioneclero@diocesidiroma.it
26 luglio 2023
Interviene alla conferenza stampa con Fondazione Roma
Interviene alla conferenza stampa con Fondazione Roma
Interviene all’Assemblea del Coordinamento Nazionale Pellegrinaggi Italiani presso la Casa Bonus Pastor
Interviene all’Assemblea del Coordinamento Nazionale Pellegrinaggi Italiani presso la Casa Bonus Pastor
Intervento finale Corso su Matrimonio e Famiglia
Nella Basilica lateranense tiene l’intervento finale del Corso di Formazione su Matrimonio e Famiglia promosso dalla Diocesi di Roma e dalla Rota Romana.
Intervento di S.E. Mons. Angelo De Donatis, al Convegno delle presidenze diocesane di Azione cattolica
Intervento del 28 aprile 2018 di S.E. Mons. Angelo de Donatis, Vicario Generale della Diocesi di Roma, al Convegno delle presidenze diocesane di Azione cattolica
Giovanni 14,7-14
Chi ha visto me ha visto il Padre
“Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. u Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Carissimi,
sono lieto di portare il saluto della Chiesa di Roma all’inizio di queste giornate di Convegno delle Presidenze diocesane dell’Azione Cattolica. Per questo importante appuntamento vi siete riferiti all’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium che il Santo Padre ha rivolto a tutta la Chiesa nella festa di Cristo Re del 2013 e gli avete dato per titolo «Un popolo per tutti», scegliendo di fermare la vostra attenzione sul concetto di «popolo» nella teologia di Papa Francesco.
Prendiamo una luce per questa ricerca dal Vangelo che ci è stato annunciato.
Gesù, dopo avere lavato i piedi ai discepoli, si era rivolto loro esortandoli a ripetere quanto egli aveva fatto e aveva condensato il suo insegnamento nel comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri: come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Il Signore si congedava così dai discepoli per andare incontro alla sua passione, che egli presenta loro come un ritorno al Padre, presso il quale avrebbe preparato un posto per ognuno.
È a questo punto che Filippo si rivolge a Gesù dicendo: «Mostraci il Padre… ».
La domanda esprime il desiderio, anzi il bisogno di conoscere finalmente quel Dio liberatore di cui parlavano i Padri del tempo antico: il Dio che aveva liberato il popolo dalla schiavitù dell’Egitto con braccio potente e si era fatto conoscere nel deserto e poi aveva introdotto Israele nella terra promessa ad Abramo e alla sua discendenza.
Filippo ha nella mente e nel cuore la grande epopea dell’esodo durante la quale Israele conobbe il Signore e divenne un popolo fiero della legge ricevuta da Dio stesso per mezzo di Mosè.
In Filippo si riconosce l’ansia di tutti gli uomini di buona volontà di vedere Dio in mezzo al suo popolo e di sentire la sicurezza che viene dalla sua presenza.
La risposta di Gesù richiama quello che ai discepoli avrebbe dovuto essere evidente, dopo tutto il tempo trascorso con lui: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre».
Gesù è venuto a radunare i figli di Dio dispersi per guidarli in un nuovo esodo verso una terra di libertà che questa volta non è più ristretta entro i confini di una regione, ma ha proporzioni universali, perché è quella libertà piena che si raggiunge quando si entra nella dimensione dell’amore reciproco, che diviene un gareggiare nello stimarsi a vicenda e nel lavare i piedi ai Santi e si spinge fino a dare la vita per gli amici.
Il popolo nuovo è formato da coloro che vanno a Gesù contemplandolo innalzato sulla croce e nella gloria. È un popolo nel quale le distinzioni e le disuguaglianze create dagli uomini sono scomparte perché ognuno si muove guidato dal desiderio di essere salvato. E un popolo che cammina con fiducia, perché segue il Pastore grande. E ancora, un popolo che, camminando, cresce perché nel suo esodo attraverso la storia è impegnato a raccogliere tutti coloro che incontra sul proprio cammino e anzi va a cercare i diseredati che stanno ai crocicchi delle strade e lungo le siepi per arrivare tutti, col passo del più debole, e per giungere insieme alla Casa nella quale ci celebrano le nozze dell’Agnello.
Gesù dice: «Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi».
Il discepolo del Signore non resterà in attesa si prodigi, ma compirà egli stesso il prodigio che nasce dalla carità, perché il Signore lo ha reso capace mediante il dono dello Spirito santo. Quel segno che il mondo attende è l’amore fedele per l’uomo, anche quando si fa nemico; è l’amore preferenziale per i poveri che attendono la buona notizia del regno; è la capacità di allacciare e coltivare relazioni nelle quali ognuno, sentendosi amato, impara a conoscere veramente se stesso e Dio. Infatti in chi si sente amato il Signore può accendere la fede.
Permettetemi di riprendere il titolo che avete voluto dare al vostro Convegno: “Un popolo per tutti”. Tutti sono chiamati a diventare popolo di Dio. A cominciare dai poveri, dai quali sorge il grido dell’umanità ferita e arriva al cuore di Dio. E Dio risponde inviando il Figlio, che continua la sua opera nella Chiesa.
Sono molti gli aspetti sui quali ci si potrebbe trattenere. Qui voglio richiamarne uno soltanto che mi sembra particolarmente indicativo del nostro tempo. Il Santo Padre parla spesso della cultura dello scarto e
dell’emarginazione. Ne sono vittima tutti coloro che a vario titolo possono essere compresi nella categoria dei poveri.
Scrive il Santo Padre al n. 193 della EG: «L’imperativo di ascoltare i poveri si fa carne quando ci
commuoviamo nel più intimo di fronte ali ‘altrui dolore». I poveri e la loro condizione di debolezza che si spinge spesso fino all’impotenza, specialmente in quei contesti in cui sono assenti le forme più elementari di tutela sociale, hanno sempre costituito un richiamo per la Chiesa impegnata ad annunciare il Vangelo. Il Papa ricorda che il criterio di autenticità dell’annuncio della buona Notizia è ricordarsi dei poveri, e richiama ciò che scrive Paolo nella lettera ai Galati (cf Gal 2,10), dove riferisce l’appello della Chiesa di Gerusalemme alle comunità dell’Asia Minore.
Il povero, per la sua condizione, è il portatore di una domanda che da ultimo trova e troverà nel Signore un ascoltatore attento. E il Signore come già con il suo popolo oppresso risponde investendo la Chiesa della missione di liberare l’uomo da ciò che ne schiaccia la dignità.
In un tempo nel quale le diversità di culture e di condizione inducono molti a separare e ad escludere, in forza del suo mandato la Chiesa è impegnata a integrare e a unire.
Dice il Papa: «Diventare un popolo richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. È un lavoro lento e arduo che esige di volersi integrare e imparare a farlo fino a sviluppare una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia» EG 220.
Nella domanda di Filippo troviamo l’anelito che in diverse forme è presente nel cuore di ognuno: vedere Dio all’opera per cambiare il volto della storia.
Dio opera sempre, ma senza la fede lo sguardo si perde nel vuoto, perché non ne sa vedere i segni.
La Chiesa, che animata dallo Spirito santo continua nel tempo la missione del suo Maestro e Signore. è inviata a ripetere all’orecchio di ognuno: chi ha visto Gesù ha visto Dio. E intanto deve costruire i “segni” che confermano l’annuncio. Il più grade di tutti, il segno decisivo è il convenire di tutti nella comunione. Questo avverrà quando ognuno volgerà lo sguardo a Colui che è stato trafitto. Allora gli uomini scopriranno di essere un popolo. E i poveri per primi scopriranno che la condizione che li ha resi più simili a colui che da ricco che era si è fatto povero ( cf 2Cor 8,9) porta in sé un annuncio di salvezza e una benedizione per tutti.
Ci sentiamo confrontati con una sfida che richiede il meglio da ognuno. Abbiamo una chiara coscienza della nostra comune missione, quella cioè di annunciare ai poveri la Buona notizia unendo tanti dispersi in un solo popolo in cammino verso una terra nuova.
Nella Lettera apostolica Gaudete et exultate il Santo Padre rimette al centro la preghiera.
In un mondo dal ritmo vorticoso dove la complessità dei problemi crea ogni giorno nuove emergenze, il Papa richiama l’urgenza di maturare una visione spirituale della vita. Perché è a partire da un modo nuovo di sentire e di gustare intimamente la realtà che nasce la visione e si sviluppa la profezia che riaccende la speranza.
Sono certo che il lavoro al quale vi dedicherete aprirà per l’Associazione e, attraverso di essa, per le Comunità nelle quali l’Azione Cattolica svolge il suo prezioso apostolato, nuovi ed entusiasmanti orizzonti e anzi mi auguro vivamente che il lavoro di questi giorni si traduca in fermento e profezia per le Chiese particolari del nostro Paese.
Intervento del cardinale vicario Reina sul Quarticciolo
In questi giorni le cronache locali e nazionali stanno dando molto risalto alla situazione in corso al Quarticciolo e si è acceso un ampio dibattito su ciò che sta avvenendo e su ciò che bisogna fare. Il cardinale vicario Baldassare Reina desidera intervenire per offrire lo sguardo della Chiesa. Egli desidera confermare che la Chiesa è presente e accompagna il cammino che si sta compiendo al Quarticciolo, che coinvolge tutti gli attori istituzionali e sociali, e per invitare tutti a dialogare, a collaborare e a camminare insieme per affrontare le sfide che il Quarticciolo e tutta la città presentano. Di seguito il testo del cardinale vicario.
Secondo il mandato di Gesù, la Chiesa, mentre annuncia il Regno di Dio, cammina nella storia, prendendo per mano le persone e le realtà sociali e accompagnandole nel cammino verso la costruzione della città dell’amore. Per questo motivo la diocesi di Roma ha organizzato il 25 ottobre un’assemblea diocesana intitolata “Ricucire lo strappo: oltre le disuguaglianze”, frutto di un cammino condiviso nell’anniversario dello storico convegno sui “mali di Roma”. All’assemblea ha partecipato anche il Santo Padre Francesco, che nel discorso conclusivo ha dato a questa diocesi un mandato chiaro: «Prego per voi, perché siate testimoni audaci del Vangelo capaci di portare la lieta notizia dei poveri e la lieta notizia ai poveri, ricucire gli strappi e seminare la speranza!».
È con questo spirito che guardiamo alle tante sfide di questa città che amiamo. La Chiesa di Roma si fa presente in ogni angolo della città, attraverso parrocchie, comunità religiose, discepoli di Gesù che operano per testimoniare e diffondere l’amore di Dio, e prende per mano tutte le persone di buona volontà, dialogando e collaborando con le istituzioni e con tutte le realtà sociali, nel rispetto delle competenze e degli ambiti proprio di ciascuno. Il Quarticciolo è una storica borgata della nostra città colpita con forza dalla sofferenza sociale, dalla criminalità, dalla paura, da tensioni, ma al tempo stesso segnata da una luminosa presenza della comunità cristiana e di associazioni e movimenti popolari che si impegnano a favore dei più poveri.
La situazione al Quarticciolo ha suscitato molti interventi e ha acceso anche aspre polemiche, talvolta frutto di incomprensioni. La Chiesa non è e non può essere indifferente davanti a tutto questo: essa ha il mandato, conferitole da Gesù, di operare perché tutte le persone si sentano amate, si prendano per mano e sperimentino la bellezza di essere parte di una grande fraternità. Per questo motivo la diocesi di Roma si è subito attivata per ricucire gli strappi, promuovere il dialogo e la collaborazione tra le varie realtà sociali e le istituzioni e per favorire l’assunzione di scelte e percorsi efficaci, che rispondano a tutti i bisogni manifestati dalle persone che abitano il Quarticciolo. Abbiamo svolto incontri, con il protagonismo di tutti gli attori coinvolti, rappresentanti di istituzioni, amministrazione di Roma Capitale e del Municipio, parrocchia, associazioni e movimenti popolari riuniti nel Polo Civico Quarticciolo. Il significato di questo cammino è prendersi per mano, tutte le persone di buona volontà, per camminare insieme e fare in modo che la civiltà dell’amore fiorisca sempre di più anche al Quarticciolo. Accanto all’azione importantissima delle forze dell’ordine per sradicare la criminalità organizzata, occorre sostenere e incentivare la riqualificazione sociale, perché solo le relazioni di solidarietà e di fraternità riescono a sconfiggere la sofferenza sociale, l’esclusione, le ingiustizie: è ciò che tutti insieme, con fatica e con passione, stiamo provando a fare.
Ringrazio quanti stanno operando nei vari ambiti, istituzionali, civili, spirituali, per la riqualificazione materiale e sociale e per costruire solidarietà e fraternità al Quarticciolo. A tutti assicuro che la Chiesa è presente, con la preghiera e con l’azione, perché nessuna persona resti sola o inascoltata, perché si possano trovare soluzioni efficaci e perché possiamo dare carne tutti insieme alla civiltà dell’amore.
18 febbraio 2025
Intervento del cardinale Vallini al Convegno Diocesano
Cari fratelli e sorelle,
prendo la parola – per l’ultima volta – nel contesto di uno dei momenti più belli e fecondi della vita della nostra Chiesa: il Convegno diocesano. Abbiamo appena ricevuto la testimonianza di Pietro e il suo Magistero di guida della comunità e dunque ci sentiamo fortemente incoraggiati ad andare avanti con fiducia. E sono certo che lo faremo con impegno.
Mi sia permesso di confidarvi che, nove anni fa, accogliendo con spirito di fede e di obbedienza, da Papa Benedetto XVI il mandato di Suo Vicario per la Diocesi di Roma, confermato poi nel 2013 da Papa Francesco, mi sono lasciato guidare costantemente da due esigenze che mi sono apparse subito importanti: 1) essere fedele agli orientamenti del Sinodo diocesano degli anni ’90, che aveva posto la rievangelizzazione di Roma come priorità assoluta della pastorale; 2) avere uno sguardo attento sulla vita della città per individuare le forme e gli strumenti per una presenza attiva e incisiva dei cristiani, particolarmente dei laici. È infatti dinanzi a noi il fallimento di tutte le elaborazioni culturali del novecento, ritenute falsamente salvifiche, in un mondo globale, divenuto sempre più fragile, in un tempo di transizione delle società occidentali, di cui è divenuta espressione riassuntiva la categoria di “modernità liquida”.
Sappiamo bene che non basta interpretare, in modo sbrigativo, l’epoca che viviamo, segnata da un relativismo invasivo, che genera incertezza, solitudine, precarietà, e crescenti disuguaglianze, che fanno soltanto sopravvivere con rassegnazione. Provocati da tutto ciò, ci è chiesto di “riproporre la fede in Cristo, unico Salvatore dell’uomo”, irrobustirla, testimoniarla, annunciarla con coraggio ed entusiasmo. La nostra Chiesa, articolata in 336 parrocchie e in molteplici e vivaci espressioni ecclesiali (movimenti, gruppi, associazioni, comunità) avverte l’urgenza della missione; dunque è in grado di incidere nella vita spirituale e civile della città.
Consapevoli di tutto ciò, negli organismi diocesani di partecipazione (Consiglio episcopale, Consiglio dei Prefetti, Consiglio Pastorale Diocesano), abbiamo elaborato delle linee di impegno apostolico che mirassero a ripensare la pastorale ordinaria per renderla più intraprendente e audace.
In questi anni abbiamo iniziato un percorso, nel quale ci è parso di dover mettere al centro il Mistero pasquale del Signore celebrato nell’Eucarestia, soprattutto la domenica, da cui far maturare nei cristiani una più forte volontà di testimonianza della carità nello stile di vita. Abbiamo capito che oggi riproporre la fede significa mostrarla con gioia e capacità di attrazione. Siamo convinti che i destinatari della nostra missione non sono più soltanto le singole persone, ma le famiglie, partendo dai genitori, meritevoli di attenzione, amicizia e formazione.
L’altro aspetto, connesso certamente alla pastorale ordinaria ma di più largo orizzonte, è quello di far maturare la coscienza della responsabilità e della testimonianza attiva laicale negli ambienti di vita, fuori delle mura parrocchiali, dove la gente vive ed opera ogni giorno. I laici, i tanti laici cristiani ed anche i sinceri cercatori di verità che negli ultimi anni ho avuto la grazia di incontrare, con cui ho dialogato, in vista di una rinnovata presa di coscienza della responsabilità propria dei cristiani-cittadini nel tessuto vivo di Roma, mi hanno detto chiaramente e più volte di voler camminare insieme e di volersi impegnare.
Al laicato romano, ricco e articolato, sento di esprimere viva gratitudine per la disponibilità che ho sempre trovato, insieme alla richiesta a noi pastori rivolta di essere accompagnati in un cammino formativo serio e costante, perché ogni laico cristiano possa essere fermento vivo di fede e di carità nei diversi ambienti di vita, soprattutto tra i poveri. Certo è un cammino che domanda dedizione e perseveranza, ma che porterà grandi frutti.
Questa dunque la visione che ha ispirato e accompagnato la nostra azione pastorale: favorire e sviluppare vie nuove di annuncio del Vangelo; secondo, promuovere la presenza responsabile e missionaria soprattutto dei laici, nelle realtà del mondo, perché sappiano arricchire di senso cristiano le relazioni umane.
Se la pastorale diretta ha lavorato di più nel riproporre la fede soprattutto alle famiglie, a partire dalla pastorale battesimale e post-battesimale, e poi nell’accompagnare i genitori di ragazzi adolescenti e i giovani mediante soprattutto il potenziamento dell’esperienza degli oratori parrocchiali, nel più vasto campo della società civile si è cercato di promuovere e sostenere una cultura ispirata da una visione umana e cristiana che vedesse impegnati in attitudine di responsabilità i laici cristiani.
Siamo tutti convinti che in tutto ciò resta decisivo il modo di pensare e di vivere delle famiglie. Per questo i convegni annuali degli ultimi anni hanno sempre guardato ad esse offrendo aiuto e sostegno. Sono certo che anche il Convegno che questa sera si è aperto sarà fecondo per la vita delle comunità.
Cari fratelli e sorelle, porterò sempre con me la ricchezza di vita dell’amata Chiesa di Roma e la testimonianza di ciascuno di voi. Da parte mia mi impegno a sostenere con la preghiera quotidiana il vostro lavoro pastorale, sotto la guida saggia e prudente del nuovo Vicario. Anche voi pregate per me. Il Signore vi benedica tutti. Grazie.