20 Dicembre 2025

La solennità di Santa Maria in Portico

Festeggiamenti in sicurezza per la solennità di Santa Maria in Portico, nella chiesa a lei intitolata nel centro di Roma, come informa il parroco padre Davide Carbonaro.

Si comincia giovedì 16 luglio, alle ore 21, con la recita del Santo Rosario in piazza Campitelli. Si prosegue venerdì 17 luglio alle ore 18.30 con la Messa presieduta da monsignor Pierangelo Pedretti, prelato segretario generale del Vicariato di Roma. Al termine ci sarà la benedizione della città con l’icona. Anima la Cappella musicale di Santa Maria in Campitelli.

Le celebrazioni saranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook della parrocchia.

13 luglio 2020

La solennità di Santa Cecilia

In occasione della solennità di santa Cecilia, sono diverse le iniziative previste nella basilica di Trastevere intitolata alla patrona della musica. Innanzitutto, domenica 16 novembre, alle ore 17, è in programma un concerto d’organo di Luigi Pastoressa, durante il quale verranno proposti brani di Bach, Vivaldi e Vierne. Ingresso libero e gratuito. Ancora, venerdì 21, alle 19, verranno celebrati i Primi Vespri; il giorno seguente, sabato 22 saranno diversi i momenti di preghiera e le celebrazioni fino ad arrivare, alle 18.30, alla Messa presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, titolare della basilica. La liturgia sarà animata dalla Cappella Sistina, con la promessa dei Pueri Cantores e l’omaggio del Comune di Roma.

11 novembre 2025

La solennità della Natività di San Giovanni Battista

Foto Gennari

Martedì 24 giugno, alle ore 19, il cardinale vicario Baldo Reina presiederà la Messa nella basilica lateranense in occasione della solennità della Natività di San Giovanni Battista.

Durante la celebrazione verranno presentati i nuovi parroci e viceparroci, delle comunità che vedranno un cambio nel presbiterio.

I sacerdoti che desiderano concelebrare devono portare camice e stola.

Sarà possibile parcheggiare nella piazza dell’obelisco.

20 giugno 2024

La solennità dell’Immacolata: l’omaggio del Papa

Tradizione e devozione si fondono nell’omaggio all’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, in occasione della solennità che si celebra l’8 dicembre. Per tutta la giornata di lunedì 8, come di consueto, gruppi e singoli fedeli porteranno il proprio omaggio al monumento dedicato all’Immacolata, in piazza Mignanelli, a ridosso di piazza di Spagna. Come da tradizione, i primi saranno i Vigili del fuoco, in onore dei 220 colleghi che l’8 dicembre del 1857 inaugurarono l’opera: alle 7 saliranno fino in cima per deporre la propria ghirlanda di fiori sul braccio della Vergine. Quest’anno, per la prima volta, ci sarà anche Papa Leone XIV. Arriverà a piazza di Spagna attorno alle 16 e sarà accolto dal vicario generale di Sua Santità, il cardinale Baldo Reina, e dal sindaco Roberto Gualtieri; sosterà in preghiera davanti al monumento e lascerà una ghirlanda di fiori.

Prima del Santo Padre, saranno numerosi i gruppi e le personalità che lasceranno serti floreali ai piedi della colonna alta 12 metri, progettata dall’architetto Luigi Poletti, sulla cui sommità svetta la statua in bronzo realizzata dallo scultore Giuseppe Obici. Alle 8.30 interverrà il Corpo della Gendarmeria Vaticana, con la banda che eseguirà un inno alla Madonna; poi la parrocchia di Sant’Andrea delle Fratte, il Sovrano Ordine di Malta, la Legio Mariae, il Circolo S. Pietro, la Fondazione Don Gnocchi, l’Unitlasi, diversi istituti scolastici… Alle ore 9, nella chiesa di Trinità dei Monti, ci sarà la Messa, presieduta da monsignor Francesco Pesce, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, con i lavoratori delle aziende romane più importanti, comprese le comunali e municipalizzate, che si recheranno poi a portare il proprio omaggio alla statua mariana.

Ad animare la giornata ci saranno i Frati Minori Conventuali della vicina parrocchia dei Santi XII Apostoli. Nella basilica, tra l’altro, si tiene la più antica novena all’Immacolata di Roma: dal 29 novembre fino al 7 dicembre, ogni giorno, è prevista alle 17.45 la recita del Rosario e il canto delle litanie; poi, alle 18.30, la Messa presieduta da un cardinale con il canto del “Tota Pulchra”, composto proprio da un frate minore conventuale, padre Alessandro Borroni (Senigallia 1820 – Assisi 1896).

«Ogni anno, nella nostra basilica dei Santi XII Apostoli, celebriamo la novena e la solennità dell’Immacolata Concezione: un tempo di grazia che illumina il cammino dell’Avvento, nella dolce attesa dell’incontro con Gesù, Salvatore del mondo», ricorda padre Francesco Celestino, parroco della basilica. «I francescani nutrono un affetto particolare verso l’Immacolata – sottolinea il sacerdote –. Basti pensare ai tanti santi che hanno amato profondamente Maria: san Francesco, sant’Antonio di Padova, beato Giovanni Duns Scoto, san Bonaventura, san Francesco Antonio Fasani, san Massimiliano Kolbe. Fu proprio un francescano, Papa Sisto IV, nel 1477, a concedere la licenza di celebrare solennemente la festa dell’8 dicembre, gettando i primi semi dell’attuale novena. Egli diffuse ampiamente la devozione all’Immacolata ben prima della proclamazione del dogma da parte di Pio IX nel 1854».

Oggi la Messa ai Santi XII Apostoli sarà celebrata dal cardinale Angel Fernandez Artime, pro-prefetto del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, nonché legato pontificio per le basiliche papali di Assisi. Giovedì 4 è atteso il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali; venerdì 5 dicembre presiederà la liturgia il cardinale Rolandas Makrickas, arciprete della basilica papale di Santa Maria Maggiore. Infine, sabato 6, presiederà il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi; domenica 7 il cardinale Mauro Gambetti, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. Lunedì 8 la solenne celebrazione eucaristica sarà guidata dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto emerito del Dicastero per le Chiese orientali.

3 dicembre 2025

La solennità dell’Immacolata: l’omaggio del Papa a piazza di Spagna

Giovedì 8 dicembre si celebra la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. In occasione della ricorrenza, per tutto il giorno la cittadinanza romana porterà il proprio omaggio alla statua dell’Immacolata in piazza Mignanelli, a ridosso di piazza di Spagna. Come tradizione, i primi saranno i Vigili del fuoco, in onore dei 220 colleghi che l’8 dicembre del 1857 inaugurarono il monumento: alle 7 saliranno fino in cima per deporre la propria ghirlanda di fiori sul braccio della Vergine. Quest’anno parteciperà al tradizionale omaggio anche Papa Francesco, il cui arrivo a piazza di Spagna è previsto per le ore 16. Sarà accolto dal cardinale vicario Angelo De Donatis e dalle autorità civili; pregherà davanti al monumento dedicato alla Madonna e lascerà dei fiori alla sua base. Riprende così una consuetudine iniziata nel 1953 con Pio XII, ma interrotta negli ultimi due anni a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.

Prima del Santo Padre saranno numerosi i gruppi e le personalità che lasceranno serti floreali ai piedi della colonna alta 12 metri progettata dall’architetto Luigi Poletti, sulla cui sommità svetta la statua mariana in bronzo realizzata dallo scultore Giuseppe Obici. Tra gli altri, alle 9.30 è previsto l’omaggio del Corpo della Gendarmeria Vaticana, con la banda musicale che eseguirà un inno alla Madonna; alle 10.30, poi, il grande corteo dei lavoratori delle aziende romane più importanti, tra cui le comunali e municipalizzate.

Fin dalle 6 e per tutta la giornata, i Frati Minori Conventuali della basilica dei Santi XII Apostoli accoglieranno gruppi e fedeli, animeranno con canti e saranno disponibili per le confessioni. «I francescani hanno sempre promosso nel tempo e nella storia la teologia del dogma dell’Immacolata e non hanno mai spento la devozione verso questa solennità – osserva padre Silvano Bianco, vicario parrocchiale ai Santi XII Apostoli –. Nel sentire del popolo c’era già una grande devozione all’Immacolata, ma ricordiamo che il dogma fu proclamato l’8 dicembre 1854 da Pio IX. Per l’occasione nel porticato davanti alla basilica è stata allestita una mostra di presepi, con presepi in movimento, una serie di pannelli e piccole realizzazioni, in collaborazione con il vicino Museo delle Cere».

Nella basilica dei Santi XII Apostoli si tiene, tra l’altro, la più antica novena all’Immacolata di Roma: dal 29 novembre al 7 dicembre è prevista alle 17.45 la recita del Rosario e il canto delle litanie; poi, alle 18.30, la Messa presieduta da un cardinale. Il primo sarà il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi; quindi Fernando Vergez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato Città del Vaticano; il primo dicembre Leonardo Sandri, prefetto emerito del Dicastero per le Chiese Orientali. Ancora, il 2 Louis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli; il 3 Giuseppe Bertello, presidente emerito del Governatorato dello Stato Città del Vaticano; alle 20.30 è previsto un concerto mariano. Domenica 4 dicembre interverrà Mauro Gambetti, arciprete della basilica papale di San Pietro e vicario di Sua Santità per la Città del Vaticano; il 5 Mauro Piacenza, penitenziere maggiore di Santa Romana Chiesa; il 6 Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi; il 7 Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura. L’8, infine, presiederà il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, alla presenza degli ambasciatori presso la Santa Sede.

30 novembre 2022

La solennità dell’Immacolata: l’omaggio del Papa

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Domenica 8 dicembre si celebra la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. In occasione della ricorrenza, per tutto il giorno la cittadinanza romana porterà il proprio omaggio alla statua dell’Immacolata in piazza Mignanelli, a ridosso di piazza di Spagna. Come tradizione, i primi saranno i Vigili del fuoco, in onore dei 220 colleghi che l’8 dicembre del 1857 inaugurarono il monumento: alle 7 saliranno fino in cima per deporre la propria ghirlanda di fiori sul braccio della Vergine. Parteciperà al tradizionale omaggio anche Papa Francesco, il cui arrivo a piazza di Spagna è previsto per le ore 16. Sarà accolto dal vicario generale di Sua Santità, il cardinale Baldassare Reina e dal sindaco Roberto Gualtieri; pregherà davanti al monumento dedicato alla Madonna e lascerà dei fiori alla sua base.

Prima del Santo Padre saranno numerosi i gruppi e le personalità che lasceranno serti floreali ai piedi della colonna alta 12 metri, progettata dall’architetto Luigi Poletti, sulla cui sommità svetta la statua mariana in bronzo realizzata dallo scultore Giuseppe Obici. Porteranno il proprio omaggio il Corpo della Gendarmeria Vaticana, con la banda musicale che eseguirà un inno a Maria; la parrocchia di Sant’Andrea delle Fratte, il Sovrano Ordine di Malta, la Legio Mariae, il Circolo San Pietro, la Fondazione Don Gnocchi e tanti altri. Da non dimenticare il grande corteo dei lavoratori delle aziende romane più importanti, tra cui le comunali e le municipalizzate, l’ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede con i gruppi spagnoli, l’Unitalsi.

Fin dalle 5 e per tutta la giornata, i Frati Minori Conventuali della basilica dei Santi XII Apostoli saranno in piazza per accogliere i gruppi e i singoli fedeli, animando con canti e preghiera. «La giornata dell’8 dicembre è una grande occasione di evangelizzazione – spiega il parroco e rettore della basilica padre Francesco Celestino – perché si ha la possibilità di incontrare tanta gente. La partecipazione all’omaggio aumenta di anno in anno».

29 novembre 2024

La solennità dell’Immacolata Concezione: l’omaggio di Papa Francesco

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Venerdì 8 dicembre si celebra la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. In occasione della ricorrenza, per tutto il giorno la cittadinanza romana porterà il proprio omaggio alla statua dell’Immacolata in piazza Mignanelli, a ridosso di piazza di Spagna. Come tradizione, i primi saranno i Vigili del fuoco, in onore dei 220 colleghi che l’8 dicembre del 1857 inaugurarono il monumento: alle 7 saliranno fino in cima per deporre la propria ghirlanda di fiori sul braccio della Vergine. Parteciperà al tradizionale omaggio anche Papa Francesco, il cui arrivo a piazza di Spagna è previsto per le ore 16. Sarà accolto dal cardinale vicario Angelo De Donatis e dalle autorità civili; pregherà davanti al monumento dedicato alla Madonna e lascerà dei fiori alla sua base.

Prima del Santo Padre saranno numerosi i gruppi e le personalità che lasceranno serti floreali ai piedi della colonna alta 12 metri progettata dall’architetto Luigi Poletti, sulla cui sommità svetta la statua mariana in bronzo realizzata dallo scultore Giuseppe Obici. Porteranno il proprio omaggio la parrocchia di Sant’Andrea delle Fratte, il Sovrano Ordine di Malta, il Corpo della Gendarmeria Vaticana con la banda musicale che, alle 9.30, eseguirà un inno alla Madonna. E ancora l’Arciconfraternita dei siciliani, il Circolo San Pietro, la Fondazione Don Gnocchi, i gruppi di Padre Pio e Casa Sollievo della sofferenza, il Sodalizio degli Abruzzesi… Da non dimenticare il grande corteo dei lavoratori delle aziende romane più importanti, tra cui le comunali e le municipalizzate, e l’ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede con i gruppi spagnoli. Alle 14, l’omaggio dell’Unitalsi.

Fin dalle 5 e per tutta la giornata, i Frati Minori Conventuali della basilica dei Santi XII Apostoli saranno in piazza per accogliere i gruppi e i singoli fedeli, animando con canti e preghiera. «Nel sentire della popolazione quella verso l’Immacolata è sempre stata una forma di devozione radicata, già prima della proclamazione del dogma, che avvenne da parte di Papa Pio IX nel 1854», ricorda padre Francesco Celestino, parroco della chiesa dei Santi XII Apostoli. «Dal 1463 i frati francescani conventuali, arrivati nella basilica dei Santi XII Apostoli, hanno introdotto la devozione all’Immacolata – racconta il religioso –, grazie al cardinale Bessarione che lasciò nella chiesa un dipinto, chiamato appunto “La Madonna di Bessarione”, che ancora oggi è custodito nella nostra basilica. Nel 1477 Papa Sisto IV, che era francescano, diede licenza di celebrare con molta solennità la festa dell’8 dicembre e questo permise di gettare il primo seme di quella che è l’attuale novena dell’Immacolata».

Nella basilica dei Santi XII Apostoli si tiene, infatti, la più antica novena all’Immacolata di Roma: dal 29 novembre al 7 dicembre è prevista alle 17.45 la recita del Rosario e il canto delle litanie, quindi, alle 18.30, la Messa presieduta sempre da un cardinale con il canto del “Tota Pulchra”, che «fu composto – rivendica padre Celestino – da padre Alessandro Borrone, un nostro confratello vissuto nell’Ottocento». In particolare, oggi celebrerà l’Eucarestia il cardinale Mauro Gugerotti, martedì il cardinale Arthur Roche, mercoledì 6 dicembre sarà la volta del cardinale vicario Angelo De Donatis e il 7 del cardinale Gianfranco Ravasi. L’8, per la conclusione della novena, celebrerà il cardinale Giovanni Bettista Re.

4 dicembre 2023

La solennità del Corpus Domini nella diocesi di Roma

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Grande attesa per il ritorno alla tradizione nella solennità del Corpus Domini. Papa Francesco ha infatti scelto di celebrarla a San Giovanni in Laterano domenica 2 giugno, quando alle 17 presiederà la liturgia solenne nella basilica cattedrale di Roma. Dopo la Messa si svolgerà la processione del Santissimo Sacramento in via Merulana, in preghiera con i vescovi ausiliari della diocesi, fino alla basilica papale di Santa Maria Maggiore. Qui, sul sagrato, verrà impartita la benedizione eucaristica.

L’invito a partecipare è rivolto a tutta la comunità ecclesiale di Roma. I biglietti per partecipare alla celebrazione eucaristia saranno disponibili dal 27 maggio presso la portineria del Vicariato (piazza San Giovanni in Laterano, 6 – piazza San Giovanni Paolo II).

La lettera di invito del vescovo Reina

20 maggio 2024

La sintesi della commissione diocesana sulle relazioni pervenute dalle prefetture

Di seguito pubblichiamo l’intervento che don Paolo Asolan, professore all’Istituto “Redemptor Hominis” della Pontificia Università Lateranense, ha tenuto lunedì 14 maggio all’assemblea diocesana, a cui è intervenuto Papa Francesco. Don Asolan ha sintetizzato il lavoro svolto dalla commissione diocesana sulle relazioni pervenute dalle prefetture.

Per abbozzare una sintesi del cammino compiuto durante la Quaresima dalle parrocchie, ci può forse aiutare una ripresa del tema delle malattie spirituali, ponendole in analogia con quelle corporali, le quali sono sempre la rottura dell’equilibrio funzionale in un organismo.
Per l’organismo che la Comunità Cristiana è (ed è chiamata ad essere), l’equilibrio funzionale buono é dato dalla reciprocità costitutiva della sua vita ad intra (= il suo impegno di edificazione della Comunità) e ad extra (= la sua missione e il suo servizio al mondo). Papa Giovanni, nel radiomessaggio dell’11 settembre 1962, disse che compito del Concilio doveva essere quello di affrontare entrambe queste sfide. Papa Francesco, con Evangelii Gaudium, ci chiede di strutturare l’ad intra alla luce dell’ad extra: cioè in chiave missionaria, perché la Chiesa vive – e comprende se stessa – per la missione, per la diaconia al mondo.
Di fatto, l’obiettivo ultimo delle domande era quello di evidenziare cosa frena in noi il dinamismo evangelizzatore.

Proviamo qui a collocare le malattie emerse/diagnosticate riconoscendole come rottura di questa reciprocità e di questo rapporto organico, che porta al cattivo funzionamento dell’organismo stesso.
Ci rifacciamo, sommariamente e solo per essere meglio illuminati a comprendere che passi di guarigione prevedere da qui in avanti, alle quattro possibili cause di una malattia, che si presenta

* o per la presenza di qualcosa “in più” nell’organismo (batteri, sostanze estranee, virus, lo stesso ossigeno assunto in quantità eccessiva…)

* o per l’assenza di qualcosa che é “in meno” rispetto alle esigenze del buon funzionamento dell’organismo (sottraendo ossigeno, sangue, enzimi… come avviene per carenza di elementi vitali come acqua, cibo, vitamine…)

* o per malattie autoimmuni (quando per difendersi da qualcosa, l’organismo produce risposte immunitarie anomale dirette contro componenti dell’organismo stesso, determinando alterazioni funzionali, come nel diabete o nelle sclerosi…)

* o per decadimento funzionale (quando uno o più sistemi nell’organismo vengono meno alla propria funzione: Alzheimer, demenza…).

La ricchezza di dati e di osservazioni è, grazie a Dio, proprio una ricchezza, irriducibile in poche pagine. Tuttavia, appare chiaro l’emergere di alcune costanti nelle risposte, che ci mettono di fronte ad un primo discernimento comunitario, entro il quale – pur con le dovute specificità – si riescono ad individuare alcune precise chiamate dello Spirito Santo alla conversione pastorale.
Una tale classificazione suppone le sei malattie sulle quali si era chiamati a verificarci (pessimismo, esclusione, etc), ma vorrebbe cercare già di individuare alcune radici. La rassegna è in ordine non ragionato.

A)
Presenza di qualcosa “in più” nell’organismo (batteri, sostanze estranee, virus, lo stesso ossigeno assunto in quantità eccessiva…):

– il benessere economico (anche relativo: ci sono situazioni di disagio economico crescente) e i soldi ottundono la vita spirituale in generale, cioè una vita che tiene nel suo orizzonte ciò che è immateriale. Il fattore economico (come anche la convenienza o la produttività) si sono largamente insediati come matrici di giudizio, al posto della fede e del Vangelo. Questa causa, peraltro, un grande senso di inutilità e di stanchezza (la stanchezza è lo stato d’animo più ricorrente), che viene dagli scarsi risultati pastorali nell’immediato.

– l’ipertrofia del soggetto, che stenta a viversi come persona-in-relazione, e che considera gli altri, il prossimo, come una relazione esterna e non necessaria. Non c’è coscienza e spesso nemmeno esperienza della necessità di appartenere al popolo di Dio per conoscerLo e essere partecipi della pienezza della vita. La dimensione sociale e comunitaria è tutta da ricostruire e rieducare, sia nella vita ecclesiale che in quella civile. La partecipazione dei singoli appare legata al sentire personale e alla compiacenza (verso i preti-guru), e così sembrano irrilevanti Gesù Cristo e la Chiesa.

– eccessivo senso di appartenenza nei confronti della propria comunità e/o esperienza di fede. Vi sono due conseguenze: il dramma (presente in tutte le schede!) di una mancanza di comunione davvero preoccupante. Si tratta forse della malattia più segnalata: le varie realtà ecclesiali non si sentono parte di un tutto (la parrocchia o la diocesi) e questo è a sua volta alla radice delle divisioni e della inconsistenza pastorale di molte proposte. La seconda conseguenza è che la missione o la formazione cristiana sono pensate come mera ripetizione della propria, consegnata ai più giovani, senza quindi una vera conoscenza di chi essi siano e di che cosa abbiano bisogno, di quale sia il contesto nel quale ora si trovano. Una prefettura segnala con una certa insistenza il problema costituito dal Cammino Neocatecumenale, a causa del quale questa frattura sembra essere particolarmente dolorosa.

– eccessivo numero di iniziative pastorali, molto frammentate e non organicamente pensate (“inutile moltiplicazione delle attività”), che non danno continuità (“si passa da un incontro all’altro senza meditarne i contenuti, da una proposta all’altra senza rimanerne coinvolti”). In alcuni casi, troppa programmazione (efficientismo), per cui lo spazio per la gratuità e il non preventivabile rimane scarso o del tutto assente. Ciò comporta una certa defigurazione del ministero pastorale, ridotto a volte a ruoli di pura gestione e coordinamento, senza che si viva una paternità/generatività spirituale. Più in generale, si registra una centratura ancora troppo decisiva sul prete in ordine alle attività pastorali, intese sempre come attività ad intra.

– in generale una malattia comune praticamente a tutte le schede è quella della frenesia, cioè di una gestione del tempo vissuto come un tiranno, che non consente altro che una vita alienata e lontana dal Signore e dai fratelli. L’organizzazione del tempo riempito di cose da fare è avvertito come una delle radici degli infiniti disagi ecclesiali, familiari e più in generale esistenziali. Ci si chiude alla bellezza e alla gratuità delle relazioni, che richiedono invece tempo.

– troppa connessione tecnologica e troppa immersione nei nuovi media rendono marginali l’annuncio verbale o scritto del Vangelo, l’appartenenza in carne e ossa alla comunità cristiana, il gusto di imparare la sapienza della fede (il sapere è dedotto da Google). La pervasività di questi mezzi concorre all’irrilevanze di autorevolezza della parola della fede. Le figure in autorità non sono quelle dei testimoni della fede o dei genitori, ma quelle enfatizzate dai media. Troppo sapere e troppe informazioni hanno preso il posto del Vangelo.

– troppe Messe e troppo schiacciamento sulle Messe anziché sull’evangelizzazione. La Messa non può continuare ad essere l’unica offerta pastorale. Al prete continuano ad essere richieste tante Messe e tanti adempimenti gestionali.

– una paura inibente di incontrare realtà difficili (i giovani “lontani”, ad esempio) o anche soltanto nuove. Questa paura determina un’eccessiva chiusura difensiva nelle attività intraecclesiali, e una sostanziale lontananza dalle questioni sociali, politiche o amministrative, non sentite come parte della missione del cristiano.

B)
Assenza di qualcosa che é “in meno” rispetto alle esigenze del buon funzionamento dell’organismo (sottraendo ossigeno, sangue, enzimi… come avviene per carenza di elementi vitali come acqua, cibo, vitamine…)

– il deficit più segnalato è senz’altro quello della conoscenza, della fraternità e della comunione tra di noi. Non c’è scheda che non registri in termini preoccupati una mancanza di familiarità, di senso di appartenenza. Gruppi e realtà ecclesiali vengono descritti sempre come chiusi tra di loro, tranne forse le eccezioni rappresentate dai gruppi caritativi. Ogni realtà pare procedere in ordine sparso: per contrasto lo si costata anche dall’entusiasmo che gli incontri di verifica hanno suscitato in chi ci ha partecipato, quasi che l’esperienza del pregare insieme e del parlarsi al di fuori del solito gruppo di appartenenza fosse il dono (o la realtà) cercata e non mai trovata.

– manca una prospettiva diocesana che faccia unità: si intuisce in più schede che il servizio dell’unità dev’essere sovra-parrocchiale e anche sovra-prefettizio. Questo servizio dovrebbe porsi in termini sussidiari e non sostitutivi o concorrenziali con le attività e i servizi che già svolgono le parrocchie. Si sente l’esigenza di avere degli obiettivi comuni, che ci facciano camminare insieme.

– alcune schede segnalano una sorta di endemica mancanza di simpatia/fraternità tra preti. E questo si vede.

– manca il tempo per l’impegno nelle attività pastorali (anche in quelle che pure saprebbero necessarie) e la cura delle relazioni: c’è un certo analfabetismo affettivo, un’incapacità di offrire amicizia (specie ai giovani)

– mancano tempi di preghiera (qualcuno aggiunge: “manca chi insegni a pregare”) e più a fondo ancora, mancano tempi di formazione sul/al Vangelo. L’esigenza della formazione di fede è molto segnalata: sia come intelligenza della fede stessa, sia di tutti quegli aspetti culturali e sociali che fanno l’ambiente umano nel quale viviamo e che appare respingere o ritenere inutile la fede e Gesù Cristo. C’è consapevolezza di non saper trarre dalla fede e dal Vangelo le risposte e gli orientamenti per la vita in un contesto come il nostro, fattosi plurale, indifferente e qualunquista. Manca nella nostra coscienza di fede un’antropologia cristiana davvero integrale. Non appare nelle schede l’idea che il cammino di fede consista in una formazione permanente, che dura tutta la vita: a parte alcune parrocchie, nelle quali questa scelta è stata fatta e ha portato buoni frutti e un risveglio anche nella partecipazione.
Mancano analisi kairologiche (cioè fatte dal punti di vista della fede e con categorie di fede) del territorio che organizzino una risposta comune tra parrocchie di uno stesso territorio.

– manca spesso un ricambio di responsabili delle attività: sia generazionale (siamo in presenza di strutture pastorali in genere costituitesi alcuni decenni fa: quando le generazioni che le hanno iniziate non ci saranno più, probabilmente spariranno anche le attività) che di durata (molte schede segnalano la radice delle malattie spirituali comunitarie nel fatto che alcuni laici siano da sempre responsabili di alcuni settori, e questo genera dei feudi – con tutte le rivalità del caso).

– mancano i poveri come parte della comunità e non solo come destinatari dei servizi caritativi. Bisogna aggiungere che la prassi caritativa è una delle realtà di cui tutti sono grati.

– in alcune comunità la mancanza dei giovani è un problema grave.

– mancano rapporti con l’Amministrazione circa i problemi cittadini che ci si trova a dover affrontare: siamo un popolo e invece ci comportiamo come un club privato. Manca l’offerta di una piattaforma di dialogo/confronto comune sui problemi che ha la gente. E se queste piattaforme ci sono, non partecipiamo.

– in alcune parrocchie (specie del settore Nord) manca la presenza fisica dei parrocchiani, che sono pendolari. La povertà territoriale incide anche sulla composizione della parrocchia e sulle attività che essa può fare.

C)
malattie autoimmuni (quando per difendersi da qualcosa, l’organismo produce risposte immunitarie anomale dirette contro componenti dell’organismo stesso, determinando alterazioni funzionali, come nel diabete o nelle sclerosi…)

– il pettegolezzo, la mormorazione e la critica malevola e vigliacca; di converso, la paura paralizzante delle critiche degli altri

– il disprezzo verso altre esperienze di fede diverse dalla nostra; l’appartenenza troppo rigida al proprio gruppo, che provoca fratture e mancanza di comunione; il senso di sconfitta quando le nostre attività non hanno funzionato

– la comunicazione difettosa o addirittura mancante tra di noi; assuefazione all’indifferenza e alla solitudine, interpretate come rispetto e desiderio di non disturbare

– introversione e incapacità di fare il primo passo, di riconoscere bellezza e interesse al di fuori di noi;

– autoreferenzialità dei percorsi formativi;

– enfatizzazione degli aspetti socio-caritativi della parrocchia, ridotta a sede di servizi di questo tipo, dove la fede non c’entra

– l’attaccamento ai metodi pastorali del passato, al “si è sempre fatto così” (si perpetua un’identità, senza comprendere che lo scopo della nostra vita è fuori di noi, non nel preservare noi stessi)

– disinteresse verso le iniziative diocesane, sentite come “altro” rispetto alla pastorale della parrocchia

– per i bisogni fondamentali della vita – bisogni di senso, di luce, di riconciliazione – i cristiani vanno dallo psicologo piuttosto che in parrocchia.

D)
decadimento funzionale (quando uno o più sistemi nell’organismo vengono meno alla propria funzione: Alzheimer, demenza…).

– il coinvolgimento in parrocchia più per risolvere problemi personali (solitudine, bisogno di gratificazioni personali) piuttosto che per vivere il vangelo

– la parrocchia diventata un’azienda di servizi, che moltiplica le attività senza corrispondente crescita spirituale; questo chiudersi/limitarsi alle attività provoca stanchezza e aridità; il parroco ridotto a manager, esecutore di progetti. L’impostazione parrocchiale com’è, non sostiene la vita spirituale, né del prete né dei laici

– quando le persone vengono viste solo come risorse-lavoro

– non c’è un senso trascendente in quello che facciamo

– la consegna di noi stessi agli algoritmi che plasmano le nostre identità

– una grande stanchezza: la vita si è fatta sempre più intensa e complicata

– difficile collaborazione con i religiosi

– non c’è rapporto strutturale/strutturato con il territorio

– non si ritiene per niente utile quello che si fa
– invecchiamento/spopolamento del Centro che ha bisogno di essere pastoralmente riconfigurato

– la crisi non tocca un aspetto o l’altro della fede, ma la possibilità stessa della fede

– approccio semplicistico (culturalmente debole) alla complessità nella quale siamo immersi

– gli scandali dei pastori provocano disorientamento e allontanamento, specie dei giovani

– Alzheimer spirituale: ossia la dimenticanza della storia della salvezza, della storia personale con il Signore, del “primo amore”

14 maggio 2018

La sfida teologica del dialogo islamo cristiano

«Nel contesto europeo odierno, il dialogo appare più che mai urgente per favorire la comprensione reciproca tra i cristiani e i musulmani». Parte da questo presupposto l’appuntamento promosso dal Centro diocesano di teologia per laici dell’Istituto Ecclesia Mater e il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, in programma sabato 20 aprile dalle 9.30 alle 12 nella Scuola Don Baldo (via Filippo Ermini 10 – fermata Metro A Baldo degli Ubaldi).

“Una sfida teologica per i laici: il dialogo islamo-cristiano” è il tema dell’incontro, che sarà aperto dai saluti di Claudia Caneva, preside dell’Ecclesia Mater. Interverranno poi i professori Filone Rizzo, Anna Canton e Wasim Salman; moderatore don Paolo Scarafoni.

 

 

16 aprile 2024

La Settimana Santa nella diocesi di Roma: una Pasqua da vivere «nelle nostre case»

Una Pasqua diversa, da vivere «nelle nostre case», «riscoprendo l’ascolto della Parola di Dio e la ricchezza dei simboli della Liturgia». Il cardinale vicario Angelo De Donatis scrive una lettera alla comunità diocesana – sacerdoti e diaconi, religiose e religiosi, e tutto il popolo di Dio – con gli orientamenti pastorali della diocesi di Roma per la Settimana Santa. Ci avviciniamo a questo tempo, esordisce il vicario, «in una situazione di emergenza sanitaria mondiale, senza poter vivere comunitariamente le celebrazioni pasquali. È una condizione molto triste, ma dobbiamo accogliere la strada che la Provvidenza ci indica, anche se diversa da quella che avevamo immaginato».

Rimane dunque la necessità che le Messe siano celebrate senza la presenza dei fedeli, che potranno seguirle appunto da casa, in streaming o in diretta televisiva. «Raccomando – scrive il cardinale De Donatis – di seguire le liturgie presiedute dal Santo Padre, nostro vescovo e, in ogni caso, di dedicare un congruo tempo all’orazione personale e familiare, valorizzando soprattutto la Liturgia delle Ore e le altre pratiche di pietà. Rinnovo l’invito a valorizzare la catechesi per gli adulti e per i bambini, con la spiegazione dei segni liturgici da utilizzare nella preghiera in famiglia, nonché a vivere la carità “del telefono” o quella “della porta accanto”».

La nota della diocesi chiarisce che la Messa della Domenica delle Palme andrà celebrata «solo in forma semplice (terza forma del Messale Romano), omettendo la processione, la benedizione e la distribuzione di palme e rami di ulivo». Quanto al Triduo Pasquale, la Messa Crismale potrà essere celebrata alla fine dell’emergenza sanitaria, mentre «la Messa in Coena Domini può essere celebrata eccezionalmente senza la presenza del popolo», omettendo la lavanda dei piedi, già facoltativa, e la processione al termine della celebrazione. Per il Venerdì Santo, invece, è stata predisposta un’intenzione «da introdurre nella Preghiera universale, dedicata a coloro che si trovano in una situazione di smarrimento, ai malati, al personale sanitario e in suffragio dei defunti». Ancora, l’atto di adorazione della Croce, mediante il bacio, potrà essere effettuato dal solo presidente dell’azione liturgica. Un rito più semplice anche quello previsto per la Veglia pasquale, senza l’accensione del fuoco; «della liturgia battesimale si mantenga solo il rinnovo delle promesse». Mentre «i catecumeni riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana al termine dell’emergenza sanitaria».

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30 marzo 2020

La Settimana mariana a Sant’Ippolito

Dal 29 maggio al 5 giugno la Madonna Pellegrina di Fatima sarà nella parrocchia di Sant’Ippolito, in viale delle Provincie. La statua mariana sarà accolta domenica presso il Comando generale della Guardia di Finanza di viale XXI Aprile; da lì partirà una processione verso la parrocchia dove, alle ore 18, il cardinale Dominique Mamberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, presiederà la Messa.

Poi, per tutta la settimana, saranno cardinali o vescovi a presiedere la celebrazione eucaristica delle 19: lunedì 30 il cardinale Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena; il primo giugno il cardinale Angelo Comastri, a cui seguirà l’adorazione eucaristica animata dai giovani in collaborazione con il Rinnovamento nello Spirito regionale; il 2 il vescovo Guerino Di Tora; il 3 il vescovo Dario Gervasi. Sabato 4 presiederà il parroco monsignor Manlio Asta. La conclusione il 5 a mezzogiorno con la Messa celebrata da monsignor Giuseppe Mani, arcivescovo emerito di Cagliari, e il salato alla statua con i fazzoletti bianchi.

23 maggio 2022

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