5 Maggio 2025

Il cardinale Camillo Ruini dimesso dal Gemelli

Il cardinale Camillo Ruini è stato dimesso nel pomeriggio di ieri, lunedì 15 luglio, dal Policlinico Agostino Gemelli e ha fatto rientro nella sua abitazione. Il ricovero del porporato, avvenuto nella serata di sabato 6 luglio, si era reso necessario a causa di una ischemia cardiaca. Nel corso del ricovero, informa una nota del Gemelli, si è reso necessario l’impianto di un pace maker per stabilizzare il ritmo cardiaco eseguito con successo da un team di cardiologi dell’ospedale. Il cardinale Ruini proseguirà la convalescenza presso il suo domicilio.

16 luglio 2024

Il cardinale Angelo De Donatis visita la comunità di San Stanislao, l’unica a Roma affidata a un diacono permanente

Domenica 11 novembre, alle ore 10.30, il cardinale vicario Angelo De Donatis presiederà la Messa nella chiesa di San Stanislao (viale Rolando Vignali, 15), che rappresenta un caso unico nella diocesi di Roma: la comunità di Cinecittà non è infatti affidata alle cure di un sacerdote ma del diacono Andrea Sartori, che dallo scorso settembre vive nella canonica con la moglie Laura e i quattro figli (tre ragazzi di 20, 19 e 17 anni e una bambina di 10). Collabora con loro una équipe di diaconi, tra cui anche il diacono Enrico Valletta, originario proprio di San Stanislao. Celebra l’Eucarestia e confessa don Roko Celent, che è viceparroco nella vicina San Giuseppe Moscati.

«San Stanislao vive una speciale vocazione – spiega il vescovo ausiliare del settore Est, monsignor Gianpiero Palmieri – che è quella di diventare una diaconia: una comunità cristiana che, in sinergia con le parrocchie del territorio della prefettura, diventa uno spazio di accoglienza e di accompagnamento dei poveri e delle persone ferite e sole, in vista del loro sviluppo umano integrale. L’idea che c’è dietro è quella di recuperare una prassi antica della Chiesa, che prevedeva il sorgere di diaconie a fianco alle parrocchie, per il servizio dei poveri del territorio. A Roma ne è documentata l’esistenza fin dal VII secolo».

«Papa Benedetto ha scritto di questa antica istituzione ecclesiale in “Deus Caritas est”, nei nn. 23-25 – aggiunge monsignor Palmieri –; Papa Francesco ha parlato spesso del primato diaconale nella Chiesa e della necessità di mettere i poveri al centro della vita ecclesiale. La diaconia di San Stanislao rappresenta l’inizio di un cammino che riguarda non solo la prefettura XX ma tutta la comunità diocesana».

Andrea Sartori, 49 anni, è sposato con Laura dal 1996. L’anno successivo i due si sono trasferiti in Togo, in Africa, dove hanno vissuto con i ragazzi di strada e fatto formazione per animatori sociali (1997-1998). Rientrati in Italia, Sartori ha iniziato a lavorare per il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), ong dei salesiani, curandone la parte tecnica. Nel 2003 ha intrapreso il percorso per diventare diacono; è stato poi ordinato nel 2008. Da settembre svolge il suo ministero a San Stanislao, a cui fanno capo seimila fedeli. «La cosa importante – commenta – è di non essere di intralcio alla volontà di Dio e fare quello che Dio vuole. Per me il diacono è un ministro dell’amore di Gesù. Carità è amore, e amore si declina in tanti modi». Sulla novità che sta vivendo la comunità di Cinecittà, aggiunge: «Questa è una comunità lanciata verso il futuro. Il popolo di Dio deve essere sempre più protagonista, è un’occasione per la comunità cristiana di prendere in mano la propria vita, per ciascun fedele di riscoprire il proprio posto».

Quanto all’impegno peculiare verso i bisognosi, Andrea Sartori sottolinea come a San Stanislao ci siano «varie forme di povertà. Non solo quella materiale, pure l’abbandono, la solitudine. Ci sono tante persone separate, madri sole con i figli. E io penso che questa sia anche una diaconia dell’ascolto, un portare speranza dove speranza non c’è». Se da un lato sono presenti tanti parrocchiani in difficoltà, dall’altro ce ne sono molti che si danno da fare: «Mi ha colpito tanto la generosità di queste persone. In passato c’era anche una mensa per i poveri, e adesso ce n’è una a livello di prefettura. È presente pure un centro di ascolto che segue una quarantina di famiglie. Stiamo pensando, con altri diaconi, anche a una sorta di ambulatorio medico. C’è un grande fermento».

8 novembre 2018

Il cardinale Angelo De Donatis nuovo Penitenziere Maggiore. Il vescovo Daniele Libanori nuovo Assessore per la Vita Consacrata

Oggi il Santo Padre ha nominato Penitenziere Maggiore il cardinale Angelo De Donatis, finora vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma e arciprete della basilica papale di San Giovanni in Laterano. Papa Francesco ha inoltre nominato Assessore del Santo Padre per la Vita Consacrata monsignor Daniele Libanori, finora vescovo ausiliare della diocesi di Roma per il settore Centro.

Nato il 4 gennaio 1954 a Casarano (Lecce), De Donatis riceve la formazione spirituale prima presso il Seminario di Taranto e in seguito al Pontificio Seminario Romano Maggiore. Compie gli studi filosofici alla Pontificia Università Lateranense e quelli teologici presso la Pontificia Università Gregoriana, dove consegue la Licenza in Teologia Morale. Viene ordinato sacerdote il 12 aprile 1980 per la diocesi di Nardò‑Gallipoli e incardinato nella diocesi di Roma dal 28 novembre 1983. Nel suo ministero presso la Diocesi di Roma ha svolto numerosi incarichi, tra i quali ricordiamo quello di direttore spirituale al Pontificio Seminario Romano Maggiore dal 1990 al 2003 e di parroco di San Marco Evangelista al Campidoglio dal 2033 al 2015. Nel 1989 è stato nominato Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il 10 aprile 1990 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato eappellano di Sua Santità. Dal 1° dicembre 2007 è Assistente Spirituale dell’Associazione Don Andrea Santoro. Dal 2014 al 2017 è stato Incaricato del Servizio per la Formazione Permanente del Clero. È stato membro del Consiglio Presbiterale Diocesano e del Collegio dei Consultori. Nel 2014 è stato chiamato da Papa Francesco a predicare gli Esercizi spirituali alla Curia romana in occasione della Quaresima. Il 14 settembre 2015 viene nominato da Papa Francesco Vescovo titolare di Mottola e Ausiliare di Roma, incaricato per la Formazione Permanente del Clero. Il 26 maggio 2017 Papa Francesco lo ha nominato, elevandolo in pari tempo alla dignità arcivescovile, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, arciprete della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano e Gran Cancelliere della Pontificia Università Lateranense. Il 28 giugno 2018 durante il concistoro è stato creato cardinale da Papa Francesco, con il titolo presbiterale di San Marco. È membro della Congregazione per il Clero e della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

Monsignor Libanori è gesuita, finora vescovo ausiliare della diocesi di Roma per il settore Centro. Nato a Ostellato, in provincia di Ferrara, il 27 maggio 1953, ha compiuto il cammino di formazione al sacerdozio nel Seminario Arcivescovile di Ferrara. È stato ordinato presbitero l’11 giugno 1977 per l’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio. È entrato nella Compagnia di Gesù il 26 dicembre 1991 ed ha emesso i voti solenni come gesuita il 18 ottobre 2002. Ha conseguito la Licenza in Teologia dell’Evangelizzazione presso lo Studio Teologico Bolognese e il Dottorato in Teologia della vita cristiana a Napoli presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale-Sezione San Luigi. Nominato ausiliare della diocesi di Roma il 23 novembre 2017, è stato ordinato vescovo il 13 gennaio 2018. Tra gli incarichi ricoperti in precedenza, ricordiamo che dal 1982 al 1991 è stato rettore del Seminario Arcivescovile di Ferrara – Comacchio; dal 1998 al 2003 è stato vicerettore della chiesa rettoria della Sapienza; dal 2003 al 2008 vicerettore della chiesa del Santissimo Nome di Gesù all’Argentina, della quale è poi è stato rettore dal 2008 al 2016. Ancora, dal 2004 al 2018 è stato esorcista nel Servizio Pastorale di Esorcismo; dal 2017 al 2018 commissario straordinario dell’Arciconfraternita di San Giuseppe dei Falegnami e, sempre nel 2017, reggente del Segretariato Nazionale dell’Apostolato della Preghiera e membro del Servizio per la Formazione Permanente del Clero. È membro della Congregazione per le cause dei santi.

6 aprile 2024

Il cardinale Agostino Vallini compie 80 anni: gli auguri della diocesi di Roma

S.Em. CARD. AGOSTINO VALLINI

Il cardinale Agostino Vallini, vicario emerito per la diocesi di Roma, compirà 80 anni domani, 17 aprile. Il cardinale vicario Angelo De Donatis formula gli auguri a nome di tutta la comunità diocesana di Roma.

«Eminenza – scrive il porporato –, sono lieto di rivolgerLe, a nome di tutta la comunità diocesana di Roma, gli auguri per un sereno e felice compleanno. Vorrei farlo condividendo con Lei alcune parole del Salmo Responsoriale della Messa del venerdì dell’Ottava di Pasqua che bene esprimono le ragioni della nostra gratitudine: “Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: “Il suo amore è per sempre”. Dicano quelli che temono il Signore: “Il suo amore è per sempre” (Sal 117, 1-4).

Questi versetti rivelano la certezza fondamentale della nostra vita e ci esortano a riporre sempre la nostra fiducia nel Suo amore misericordioso, come ci testimonia Lei, con la sua esistenza donata a Cristo e al servizio della Sua Chiesa. Ci uniamo con affetto e riconoscenza alla sua azione di grazie, nel benedire il Signore per il dono della Sua vita, per il Suo sacerdozio e per gli anni del Suo ministero svolto nella Chiesa di Roma.

Nella luce del Risorto che illumina e infonde speranza in questo nostro tempo, in spirito di comunione filiale, Le assicuriamo la nostra vicinanza spirituale e il nostro assiduo ricordo nella preghiera. Ad multos annos!»

Il cardinale Vallini è stato vicario generale per la diocesi di Roma dal 27 giugno 2008 – successe al cardinale Camillo Ruini – fino al 26 maggio 2017, quando Papa Francesco ha accolto la sua rinuncia all’incarico per sopraggiunti limiti di età, nominando al suo posto De Donatis. Tra gli incarichi ricoperti nell’ultimo periodo, quella di legato pontificio per le basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi, di membro della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, della Congregazione per i vescovi, della Congregazione per le Chiese Orientali, della Congregazione per le cause dei santi, del Pontificio Consiglio per i testi legislativi e dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica.

16 aprile 2020

Il carcere apre le porte in occasione della Quaresima

Il carcere apre le sue porte in occasione della Quaresima. Nella Sala Teatro di Rebibbia Nuovo Complesso (via Raffaele Majetti 70), venerdì 10 marzo alle ore 16, è in programma una meditazione biblica tenuta da padre Alberto Maggi sul tema “Misericordia e Verità si incontreranno, Giustizia e Pace si baceranno”, alla quale potranno partecipare novanta persone interne al carcere, tra detenuti, volontari e operatori, e novanta persone comuni, previa iscrizione.

«È la prima volta che si tiene un’iniziativa di questo tipo – sottolinea il vescovo Benoni Ambarus –. Nella nostra epoca giustizialista, dove spesso, a proposito dei detenuti, si dice “buttate via la chiave”, noi invece vogliamo prendere in mano la chiave di quelle celle, aprirle e incontrare chi le abita. Perché nulla di ciò che è umano mi è estraneo. Non esiste l’errore “zero”, del quale non ci si possa pentire».

Gli fa eco don Stefano Rulli, tra i cappellani di Rebibbia Nuovo Complesso: «Si tratta di una iniziativa di spiritualità per aprire la dimensione del carcere alla diocesi. Speriamo che questo possa far conoscere di più la realtà carceraria, e aiutare a comprenderla, almeno un po’»

Per partecipare è necessaria l’iscrizione con nome cognome, indirizzo, data di nascita e fotocopia del documento, inviando tutto a cappellani.rebibbia@gmail.com entro il 5 marzo.

28 febbraio 2023

Il Cantiere missionario: Marocco, dove la Chiesa si fa locanda

Il vescovo Benoni Ambarus

Una Chiesa «che si fa locanda», quasi a restituire quell’accoglienza che la Sacra Famiglia non ha avuto a Betlemme. Usa l’immagine del dare riparo e calore a chi arriva da lontano il vescovo ausiliare Benoni Ambarus, delegato per la carità e i migranti e incaricato dell’Ufficio missionario diocesano, per raccontare la prima delle quattro tappe del suo recente viaggio in Marocco, compiuto dal 21 al 25 novembre per «strutturare e riorganizzare le esperienze di missione», così da «rilanciare l’animazione missionaria, dormiente in molti gruppi nel post- Covid».

In particolare, della visita a Oujda, all’estremità orientale del Paese, al confine con l’Algeria, riferisce «della grande azione di sostegno per i percorsi migratori compiuta dai padri della Consolata, che ogni anno accolgono tra i 2mila e i 3mila migranti provenienti dall’Africa subsahariana, in quei viaggi della speranza o, meglio, della disperazione, che non sono solo quelli fatti con i barconi ma anche attraverso il deserto». Nella struttura gestita dai religiosi «i rifugiati recuperano la condizione fisica ma anche un equilibrio sul piano psicologico, dopo anni vissuti nel terrore – spiega Ambarus –. Rimangono anche per qualche mese e poi ripartono, nel tentativo di dirigersi in Spagna, raggiungendo la città di Melilla, ma alcuni scelgono pure di tornare a casa perché non ce la fanno».

Il vescovo racconta di avere incontrato qui un giovane fuggito dalla Guinea equatoriale e diretto a Mali, in Algeria, che «mi ha raccontato e mostrato i segni delle esperienze di sequestro e di violenza fisica subita sia dai trafficanti che dalla polizia». Ambarus ha negli occhi anche «le cicatrici di un ragazzo di 15 anni, partito dal Ciad a 12», portando con sé le speranze della famiglia che ha fatto fuggire lui, il maggiore di 7 figli, «insieme ad uno zio e ad un cugino e con in tasca 150 dollari». Al vescovo ha detto di essere «anche un po’ arrabbiato, pur comprendendo la speranza di un futuro che la famiglia ha provato ad offrirgli, ma soprattutto è certo che non tornerà mai a casa e anche del fatto che se avesse saputo quello che lo attendeva non sa se sarebbe partito». Chi non regge «lo stress del lungo e difficile percorso di fuga – sono ancora le parole di Ambarus – arriva alla patologia anche psichiatrica, già dopo l’arrivo a Oujda, che passa attraverso il lancio in un fossato profondo 10 metri e che lascia ferite fisiche ma anche al di là del corpo».

È a questo tipo di fragilità che offre accoglienza la Chiesa di Casablanca, il polo commerciale del Marocco occidentale. Un altro «stile di accoglienza» è quello che il presule ha visto attuato a Fes, città nordorientale del Paese, dove «la Caritas paga l’affitto di alcuni appartamenti attuando un’accoglienza diffusa per i migranti, che vivendo in questo modo non “danno nell’occhio” e sperimentano una vicinanza da parte dei volontari, prevalentemente studenti universitari, che si occupano di loro, specialmente per quanto riguarda i pasti, e che aprono loro per primi gli occhi rispetto a questa realtà della migrazione».

Ancora, «l’attività di integrazione culturale» di Rabat, capitale del Marocco, è per Ambarus «un’opportunità da offrire quale esperienza missionaria per far conoscere e sperimentare la convivenza tra protestanti e musulmani che si attua nell’Università della città, con una facoltà di Teologia che è realmente ecumenica». La volontà è quella di «realizzare per i prossimi tre anni un progetto concreto di sostegno anche economico a queste attività, aprendo un “cantiere missionario” – spiega Ambarus –, ma senza correre il rischio di diventare solo una specie di bancomat», bensì secondo la logica del «dare e insieme ricevere, vivendo un’esperienza in loco alla quale è necessario prima formarsi e prepararsi per partire la prossima estate e ritornare essendo poi risorsa e risonanza per altri».

Da gennaio è in programma dunque un percorso di formazione «per il quale anche padre Giulio Albanese ci ha dato la sua disponibilità».

di Michela Altoviti da Roma Sette

19 dicembre 2022

Il Cantiere missionario: Burkina Faso, dove i miracoli esistono davvero

Paola Garbini Siani e suor Elisa Kidane a Wend Daboo

Pubblichiamo la testimonianza di suor Elisa Kidane, direttrice del Centro missionario diocesano, di ritorno dal Burkina Faso

Mi rigiro tra le mani una targhetta: Centre Wend Daabo – Ziniaré. Un indirizzo del luogo in cui verremo ospitati, in Burkina Faso don Benoni ed io. Fino al 24 novembre quel nome non mi diceva nulla… avevo solo l’impegno di memorizzarlo nel caso mi venisse chiesto durante il viaggio. Ma è bastato mettere piede su quel pezzetto di terra per capire il significato profondo, ampio e vasto di quel nome. Tradotto significa: Dio lo vuole… o volontà di Dio.
Ma andiamo con ordine. Un anno fa, con la forza di un ciclone la signora Paola Garbini Siani fa letteralmente irruzione nei nostri uffici del Centro Missionario in Vicariato. Non era nuova del posto… qualcuna la conosceva. Per me ma anche per don Ben invece era una novità. È bastata però mezz’ora di tempo per essere risucchiati nel vortice delle sue parole, dei suoi progetti, dei suoi bambini. Sembrava avesse il fuoco sotto i piedi, doveva ripartire per il Burkina… e tra un racconto e l’altro riuscì a strapparci una promessa: saremo andati a trovarla. Promessa che si fa spesso per dare una speranza alle persone che passano da noi, che ci consegnano i loro sogni e che vorrebbero condividere i loro desideri di un mondo migliore.

RIPRISTINARE I VIAGGI MISSIONARI
Una delle priorità del Centro Missionario è quello di ritornare sui passi intrapresi da anni e di andare oltre i confini romani. Sulla spinta di Papa Francesco che vuole una Chiesa in uscita, anche noi come Centro sentiamo la necessità di osare passi che oltrepassano le mura. Nostro desiderio è ristabilire contatti con le molte realtà romane sparse nel mondo. Incontrare i missionari e le missionarie, dare ai Progetti che giungono nei nostri uffici, nomi, volti, concretezza.
Ed è con questo ideale in cuore che vogliamo riappropriarci di quella buona pratica di andare all’incontro di chi cerca di farsi ogni giorno buona notizia.
Da gennaio a giugno del 2023 inizieranno dei momenti formativi con lo scopo di creare uno spazio di confronto, crescita e approfondimento della dimensione missionaria… alla fine ci sarà anche la possibilità di alcuni viaggi che verranno individuati nel corso dell’anno.
Avendo come obiettivo iniziare ad esplorare possibili mete, la proposta di Paola Garbini ci sembrava un’ottima occasione per verificare di persona la fattibilità.
Don Ben valuta la possibilità di vedere il Marocco, due giorni sufficienti per capire il progetto che la diocesi di Casablanca sta realizzando per l’accoglienza di migranti diretti verso l’Europa.
Neppure il tempo di ripensarci: Paola ci contagia subito con la sua energia comunicativa.
La lasciamo partire per il Burkina. Intanto ci pensiamo, ma sappiamo l’importanza di non lasciare macerare i progetti… se bisogna andare, è meglio realizzare il programma quanto prima.

SI PARTE

È bastato solo un accenno ad una possibilità: Paola, pensi che sia fattibile venirti a trovare… da quel momento esplode tutta la gioia di una donna che ha fatto della sua vita una totale donazione.
Messaggi vocali a raffica: fa l’elenco di quello che possiamo portare per i suoi neonati, ci manda il programma che ha compilato per noi, ci manda video dei bambini che già cantano la loro gioia per questa visita.
Da parte nostra ci sentiamo sommersi e incoraggiati a intraprendere un viaggio che capiamo subito essere colmo di umanità. Coinvolgiamo tutto il Vicariato… che non si è lasciato vincere in generosità e che da queste pagine desideriamo ringraziare di cuore.
L’ufficio del Centro diventa un mega magazzino di bontà… Paola Gasperini, esperta mamma, divide a seconda delle taglie tutto il ben di Dio che ci è arrivato dai vari uffici. Ci rendiamo conto che basta davvero poco per toccare le corde del cuore.
Arriva il giorno della partenza. Il 22 parte don Ben per il Marocco e il 24 parto io: appuntamento a Casablanca per proseguire poi insieme alla volta del Burkina Faso.

ZINIARÉ
Finalmente Wend Daabo quel nome così lontano e che tradotto significa La volontà di Dio si trasforma in manine pronte a lasciarsi abbracciare, occhietti che scrutano, sorrisi che sciolgono, canti e danze. Wen Daabo è il Centro che Paola sta costruendo per accogliere vite… neonati sopravvissuti alle loro mamme… Ma Paola non si ferma ad accoglierli, pensa ad un percorso lineare… Ecco allora pronta la scuola materna, poi la primaria. Poi, poi… dobbiamo frenarla. Lei già vede la scuola primaria, quella secondaria e chissà cosa ancora.
Nei suoi molteplici progetti disseminati in questi 20 anni di presenza in Burkina, Paola pensa sempre all’autosostentamento. Pozzo, perché l’acqua è vita, scuola: perché l’istruzione è vitale… e poi pane: ed ecco due panetterie che sfornano 6mila baghette al giorno.
In questa settimana Paola ci racconta, è come un fiume in piena. La sua infinita narrazione viene accompagnata puntualmente da aneddoti che hanno del miracoloso. E come si fa a non credere ai miracoli? Basta vedere questi bimbi che appena sentono arrivarci tendono le mani in cerca di quell’amore infinito di Dio.

19 dicembre 2022

Il campo diocesano adulti dell’Azione cattolica

Si terrà dal 20 al 22 settembre presso il Monastero San Vincenzo di Bassano Romano il campo diocesano adulti dell’Azione cattolica di Roma, che avrà per tema “La bisaccia del pellegrino. Camminare insieme sui sentieri della speranza”.

Tante le personalità che daranno il loro contributo alle riflessioni, durante la tre giorni: dal giornalista di Tv2000 Pierluigi Vito all’ex direttore del Centro Astalli Berardino Guarino; da Philippe Bordeyne, preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II a don Stefano Matricciani, assistente diocesano del Settore Adulti di Ac, solo per citare qualche nome.

La Messa di chiusura, domenica 22 settembre alle ore 15, sarà presieduta da monsignor Daniele Salera, vescovo ausiliare per il settore Nord e responsabile dell’Ambito della formazione cristiana.

«Ad aprire il campo e additare la strada con la sua testimonianza sarà la figura del beato Pier Giorgio Frassati – anticipano dall’Azione cattolica – del quale celebreremo nel 2025 i cento anni dalla morte e che, con ogni probabilità, sarà proclamato santo proprio nel corso dell’anno giubilare». Il campo, sottolineano inoltre all’associazione, «è aperto a tutti gli adulti, aderenti e non, che vogliano crescere e riflettere insieme a noi».

13 settembre 2024

Il campo di formazione per i catechisti

“Custodi di relazioni” è il nome del campo itinerante di formazione per i catechisti promosso dall’Ufficio catechistico della diocesi di Roma per il fine settimana dal 28 al 30 giugno, ad Assisi. L’obiettivo, spiega il direttore dell’Ufficio don Andrea Cavallini, è «riflettere sul vostro essere catechisti e sul modo di accompagnare i ragazzi e gli adulti nel percorso di fede. Ci lasceremo guidare – prosegue – dalla storia di Francesco d’Assisi, che rivivremo camminando nei “suoi” luoghi. È un ritiro itinerante perché ci muoveremo a piedi per i luoghi santi di Assisi».

Il ritiro inizierà venerdì 28 giugno dopo pranzo ad Assisi, che potrà essere raggiunta liberamente da ciascuno, in treno o con mezzi propri; e terminerà il 30 giugno attorno alle 17. Per partecipare è necessario contattare l’Ufficio catechistico diocesano: 06.698.86301-86521; ufficiocatechistico@diocesidiroma.it.

28 maggio 2019

Il cammino urbano di Sant’Ignazio di Antiochia

Un percorso unico nel quale religione, storia e archeologia si fondono per portarci indietro nel tempo, alla riscoperta di Ignazio di Antiochia, uno dei Padri della Chiesa. È il cammino urbano di sant’Ignazio di Antiochia, promosso dalla parrocchia del quartiere Capannelle, a lui intitolata. L’iniziativa si terrà sabato primo aprile, con partenza dalla parrocchia di via Squillace alle ore 9.

Si proseguirà poi fino alla Villa dei Quintili e alla basilica di Santa Maria Nova – dove si sosterà per un approfondimento storico e religioso – e poi ancora avanti verso Campo di Biove, la tomba di Cecilia Metella, la basilica di San Sebastiano fuori le Mura (con sosta di approfondimento), le catacombe di San Callisto. Ancora, nella chiesa Domine Quo Vadis il gruppo si fermerà per un altro momento di approfondimento, mentre al Parco degli Scipioni ci sarà la sosta per il pranzo al sacco. Dopo una breve pausa, avanti a piedi fino alla chiesa di San Giovanni Oleo (con sosta di approfondimento), Porta Latina, Porta Metronia, la basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio, quella di San Clemente (con sosta di approfondimento) e infine l’ultima tappa, all’Arco di Costantino, piazza del Colosseo, dove si arriverà per le 15.30 circa.

Ad accompagnare il gruppo dei partecipanti saranno guide ed esperti quali Riccardo Sbordoni, assessore alla Cultura del Municipio Roma VII; Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica; Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo; Federica Rinaldi, funzionario archeologo responsabile dell’Anfiteatro Flavio; Chiara Marchetti, responsabile dell’Associazione Antica Via Latina; Francesco Senatore, consigliere nazionale FederTreck.

Dopo la camminata, alle ore 17, l’appuntamento è nella parrocchia di Sant’Ignazio di Antiochia per una merenda preparata da Ipseoa Pellegrino Artusi, animata da uno spettacolo di rievocazione storica messo in scena dal Gruppo Aps Civiltà Romana, che proietterà i partecipanti in un accampamento militare dell’antica Roma, con tende storiche e tavoli didattici. Per l’occasione «vivremo anche un momento di carità concreta – anticipa il parroco don Jesus Marquiña Maraño – grazie all’asta di alcuni oggetti, il cui ricavato sarà interamente devoluto, tramite Unhcr, alle popolazioni di Turchia e Siria colpite dal terremoto».

La partecipazione sia al cammino che alla merenda è libera e gratuita. Gradita la prenotazione a camminourbano.sia@gmail.com

27 marzo 2023

Il Cammino urbano di Sant’Ignazio di Antiochia

Da Capannelle al Colosseo, passando per l’Appia Antica, la chiesa di San Sebastiano fuori le Mura e quella del “Domine Quo Vadis”, le basiliche di Santo Stefano Rotondo e di San Clemente. È il Cammino urbano di sant’Ignazio di Antiochia, iniziativa che coniuga fede, storia e arte, promossa dalla parrocchia intitolata al santo. La partenza, sabato 6 aprile alle ore 9, è prevista proprio dalla chiesa di via Squillace 3, mentre l’arrivo sarà nel pomeriggio all’Arco di Costantino, in piazza del Colosseo.

Lungo la camminata, ci saranno varie soste di approfondimento, poiché i partecipanti saranno accompagnati da guide ed esperti quali Riccardo Sbordoni, assessore alla Cultura del Municipio Roma VII; don Jesus Marquina Marano, parroco di Sant’Ignazio di Antiochia; Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo; Federica Rinaldi, funzionario archeologo responsabile dell’Anfiteatro Flavio; Chiara Marchetti, responsabile dell’Associazione Antica Via Latina; Francesco Senatore, consigliere nazionale FederTreck; Simone Quilici, direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica; Alfredo Mancia di Retake Roma. Non mancheranno i volontari del Touring Club Italiano, l’attore e regista teatrale Stefano Maria Palmitessa, le guide dell’Ipseoa Pellegrino Artusi e i racconti e la musica dal vivo di Davide Bardi e Paola Balbi, direttori artistici della Compagnia di Storytelling Raccontamiunastoria.

La partecipazione è libera e gratuita. La prenotazione è necessaria scrivendo a camminourbano.sia@gmail.com. Ogni partecipante sarà munito di radioguida.

3 aprile 2024

Il cammino sinodale tra parrocchie, comunità e associazioni

di Michela Altoviti da Roma Sette

Più volte Papa Francesco ha sottolineato come il cammino sinodale non sia – e non debba essere – «una convention ecclesiale o un convegno di studi» ma «un cammino di discernimento spirituale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio». Proprio alla luce di questo monito l’Azione cattolica diocesana, che «lo scorso gennaio ha ricevuto dal cardinale vicario un mandato di preghiera di intercessione per il Sinodo con altre aggregazioni laicali», si è interrogata su «come essere parte attiva e corresponsabile di questo cammino condiviso della Chiesa», riconoscendo nella «preghiera la base della nostra vita cristiana». A dirlo è Marco Di Tommasi, presidente dell’Ac di Roma, spiegando come «abbiamo voluto non tanto creare qualcosa di nuovo per questo tempo ma invece legare ad una particolare intenzione la preghiera “Adoro il lunedì”, che ci caratterizza nella quotidianità della nostra testimonianza e che diventerà all’inizio di ogni settimana una intercessione per il Sinodo nella ferialità della nostra vita». Impaginata e stampata in molte copie, a mo’ di segnalibro, «la preghiera è un piccolo segno che mettiamo a disposizione di tutti e può essere ritirata in centro diocesano», dice ancora Di Tommasi.

La dimensione feriale e del quotidiano è ciò che caratterizza anche la proposta di preghiera promossa dai frati francescani dell’Ordine dei frati minori del convento di San Bonaventura al Palatino, nel cuore di Roma, a due passi dal Colosseo. «Si chiama “CasaPalatino” l’appuntamento settimanale di adorazione eucaristica e di riflessione sulla Parola della domenica che prevede anche un momento di fraternità e che è rivolto ai giovani dai 18 ai 35 anni – dice fra Francesco Di Pede, della Provincia Abruzzo-Lazio e responsabile della Pastorale giovanile per la zona di Roma –. Nata durante il primo lockdown per rispondere ad un bisogno dei più giovani, è diventata una tappa fissa di preghiera ogni venerdì sera, alle 19». È in particolare «il secondo venerdì del mese quello dedicato alla speciale intercessione per il cammino sinodale», sono ancora le parole del religioso, che sottolinea come «si tratta di pregare “con” i giovani e non “per” i giovani».

Anche la parrocchia di San Frumenzio ai Prati Fiscali ha scelto di far vivere un’esperienza sinodale ai più giovani della comunità, realizzando un’occasione di ascolto «dei ragazzi dalla prima media alla quinta superiore», spiega il parroco don Daniele Salera. Lo scorso 19 febbraio negli spazi del Seminario Maggiore ha avuto infatti luogo «una speciale assemblea sinodale parrocchiale dedicata ai più giovani», che attraverso attività strutturate, momenti di gioco ma anche di riflessione e condivisione «ha permesso a noi educatori di metterci in ascolto dei loro stati d’animo e del loro sentire». Forte il segnale che i giovani hanno lanciato, «un’istanza che ci chiede di essere ascoltata – mette in luce don Salera – perché dai loro elaborati, oltre ai temi ricorrenti quali amicizia e pandemia, emerge una forte tendenza alla sofferenza e alla paura del futuro, legata e associata per lo più ad una visione cupa, come qualcosa che mette loro inquietudine e foriera di incertezza e instabilità».

Sempre i più giovani, ma questa volta i bambini e i ragazzi che si stanno preparando alla Prima Comunione e alla cresima, sono stati i protagonisti di un percorso sinodale dedicato realizzato dalla parrocchia del Santo Volto di Gesù, nel quartiere Magliana. «Ponendo loro tre domande in occasione dello scorso ritiro di Avvento – racconta il parroco don Anthony Galea – ho chiesto di rispondere con dei disegni, spiegando come si sentano in questo momento, come immaginano Dio e come pensano alla Chiesa». Le stesse domande sono state rivolte «anche ai loro genitori, per innescare un’occasione di condivisione», dice ancora il sacerdote, che ha raccolto e condiviso online tutti i risultati ottenuti, cercando così di «vivere il cammino sinodale con quei lontani che a volte abbiamo più vicini, perché magari frequentano la parrocchia solo in occasione della preparazione ai La preghiera a CasaPalatino Sacramenti dei figli».

21 marzo 2022

Articoli recenti