20 Maggio 2025

1° Incontro di formazione e accompagnamento per le confraternite in occasione della Santa Pasqua (Uff. confraternite)

1° Incontro di formazione e accompagnamento per le confraternite in occasione della Santa Pasqua (Uff. confraternite)

#NoiSiamoTerra, per un Natale solidale in libreria

La Caritas diocesana di Roma promuove anche quest’anno “Natale Solidale in Libreria”, l’occasione per avvicinarci al Natale costruendo e condividendo un momento di solidarietà, attraverso la promozione della campagna #NoiSiamoTerra ed il sostegno ai progetti con la parrocchia di Rumuruti in Kenya e la Suratthani Catholic Foundation in Thailandia.

I volontari saranno presenti in tre librerie di Roma: dal 5 al 24 dicembre a Borri Books alla Stazione Termini; dal 6 al 24 dicembre a Feltrinelli al Centro Commerciale Euroma2; dal 12 al 24 dicembre a I Granai al Centro Commerciale I Granai. I volontari incarteranno i regali acquistati dagli avventori e contestualmente illustreranno la campagna #NoiSiamoTerra, alla quale verranno integralmente devolute le offerte raccolte. La presenza si articolerà in turni di circa 5 ore dalle 8 alle 21 tutti i giorni

2 dicembre 2019

#NoiSiamoTerra, la nuova campagna internazionale della Caritas a difesa dell’ambiente

Una nuova campagna di solidarietà internazionale improntata alla difesa dell’ambiente: sarà presentata domani, mercoledì 20 novembre, #NoiSiamoTerra – un solo mondo un progetto comune, della Caritas di Roma. L’appuntamento è alla Cittadella della Carità (via Casilina Vecchia, 19) alle ore 17.30, con Massimo Frezzotti, professore ordinario di Geografia fisica e Geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre, e con Cecilia Dall’Oglio, responsabile dei programmi europei del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima.

«Ci interessa vivere questa terra non come un luogo da sopportare ma come un luogo da custodire e da amare. Il nostro presente è ora e il nostro futuro sarà il dono che lasceremo alle nuove generazioni», sottolineano dalla Caritas di Roma.

La campagna svilupperà il tema della cura della Casa Comune, «esplorato nella complessità delle interconnessioni con i nostri stili di vita, con il tema della migrazione umana, del diritto al futuro delle nuove generazioni e della costruzione di un mondo di pace – spiegano ancora dalla Caritas –, promuovendo eventi di formazione ed informazione ed attività di animazione del territorio grazie alle quali sostenere, con piccole raccolte fondi, due progetti di sviluppo legati alla salvaguardia del creato in Kenia e Thailandia».

19 novembre 2019

#Mapparoma, due incontri con Salvatore Monni

Il quadrante nord-est di Roma, da Fidene a Tor Bella Monaca, è quello su cui grava la maggior parte degli alloggi popolari. Le strade più interessate da incidenti sono la via Prenestina e la via Casilina fuori dal Gra, la Cristoforo Colombo, l’Aurelia. Gli impianti sportivi sono dislocati soprattutto lungo il Tevere, dai confini comunali a nord passando per il Foro Italico e per l’Eur, fino al litorale di Ostia. Queste e altre informazioni interessanti sulla concentrazione dei servizi e sulle differenze negli stili di vita nei diversi quartieri romani sono fornite dal progetto #Mapparoma – Le mappe della disuguaglianza. L’iniziativa è nata nel 2016 da un’idea di Salvatore Monni, professore associato presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi Roma Tre, Keti Lelo, ricercatrice di storia economica presso il Dipartimento di Economia aziendale dell’Università degli Studi Roma Tre, e Federico Tomassi, dirigente all’Agenzia delle entrate ed esperto del Comitato economico e sociale europeo a Bruxelles.

Monni sarà protagonista di due incontri on line promossi dalla diocesi e pensati per i parroci e i membri delle équipe pastorali, in programma il 21 e il 28 maggio, alle ore 19, sulla piattaforma Zoom. I dati e le cartine di #Mapparoma, in continuo aggiornamento, «mostrano con un livello di dettaglio territoriale molto fine le caratteristiche urbanistiche, demografiche, sociali, economiche e politiche della città», spiega. Lo scopo di questo lavoro, prosegue il professore, è quello di «fornire chiavi di lettura su come cambia la città e i romani che la vivono, a tutti coloro che amano e desiderano conoscere meglio Roma, agli amministratori che devono pensare e disegnare le politiche, ai ricercatori che studiano in dettaglio le dinamiche urbane, ai giornalisti per approfondire le notizie di cronaca». E naturalmente ai sacerdoti e agli operatori pastorali, chiamati a prestare servizio in una determinata zona della città, con caratteristiche proprie.

«Credo che visitare questo sito possa essere utile a ciascuna comunità parrocchiale della diocesi, come strumento aggiuntivo che consenta di leggere il proprio territorio urbanistico, in continuo cambiamento», sottolinea il vicegerente della diocesi, l’arcivescovo Gianpiero Palmieri. E invita a partecipare a uno dei due incontri programmati, suggerendo di «individuare all’interno di ciascuna parrocchia uno o due persone, preferibilmente appartenenti all’équipe pastorale, per potersi collegare in una delle due date proposte, per avere indicazioni su come scaricare e utilizzare al meglio il materiale presentato, e per poter generare un report del proprio territorio, da poter condividere con l’équipe pastorale e da diffondere all’interno di ciascuna comunità».

18 maggio 2021

* Incontro per coppie sposate “Verso il Monte Ararat” guidato da Don Fabio Rosini – Basilica di San Giovanni in Laterano – (Uff. vocazioni)

* Incontro per coppie sposate “Verso il Monte Ararat” guidato da Don Fabio Rosini – Basilica di San Giovanni in Laterano ore 9.30-12.30 (Uff. vocazioni)

«Vi affido tutti i piccoli e i poveri di questa città, soprattutto i giovani»: la lettera del vicario ai monasteri di clausura

Nella «domenica della samaritana», in «piena emergenza coronavirus», il cardinale vicario Angelo De Donatis scrive ai monasteri di clausura, per dire «il grazie che tutta la comunità diocesana sente il bisogno di manifestarvi». Il porporato, accompagnato dal vicario episcopale per la vita consacrata don Antonio Panfili, me ha visitati 28 (26 femminili e 2 maschili) che si trovano sul territorio diocesano: «pozzi di acqua viva», li definisce, dove «tutta la città si reca fisicamente e ora sempre più anche virtualmente, per avere di “quell’acqua” che solo Gesù può dare».

«E anche in questa circostanza dolorosa e unica della pandemia, in cui tutti siamo costretti a vivere “in clausura” nelle nostre case – scrive ancora il cardinale De Donatis –, voi monache e monaci che avete scelto il chiostro e le grate come stile liberante e santificante, diventate l’esempio di come il “luogo in cui bisogna adorare” è l’intimità del cuore e della famiglia!»

Ancora: «Vi affido tutti i piccoli e i poveri di questa città, soprattutto i giovani. In questa società senza fonti pure e zampillanti, malata di acque stagnanti e piene di virus, possano scoprire di avere in sé una fonte nascosta che li chiama alla vita piena di felicità».

Leggi i ltesto integrale della lettera

18 marzo 2020

«Un vero artista e un uomo amabile»: il vescovo Libanori ricorda l’amico Ennio Morricone

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Aveva chiesto un «funerale in forma privata» nel necrologio scritto di suo pugno, il maestro Ennio Morricone. E così è stato: le esequie si sono tenute lunedì 6 luglio nella cappella del Campus Bio Medico di Roma, dove il compositore Premio Oscar era ricoverato a seguito di una caduta che gli aveva causato la rottura del femore, e dove si è spento nella notte tra domenica e lunedì. Presenti solo i familiari più stretti: la moglie Maria, i figli, i nipoti. Qualche amico, come il regista Giuseppe Tornatore e l’avvocato Giorgio Assumma, ma nessun altro. «Non voglio disturbare», aveva scritto il maestro. E così è stato. A celebrare il funerale, il vescovo ausiliare del settore Centro della diocesi padre Daniele Libanori.

Amico lui stesso di Morricone, che conobbe quando era ancora rettore della Chiesa del Gesù e il compositore abitava poco lontano. «Ogni mattina presto usciva di casa, andava a comprare il giornale e poi veniva in chiesa a pregare – racconta il vescovo –; partecipava anche alla Messa con la signora Maria. Poi, per i duecento anni della ricostituzione della Compagnia di Gesù, io lo avvicinai, una mattina d’estate, e gli chiesi se fosse disposto a scrivere una Messa; aggiunsi subito che non avrei mai potuto dargli un compenso e lui, con la generosità che gli era propria, rispose di sì». Immediatamente, ricorda monsignor Libanori, «cominciò a pensare a un’orchestra, a un coro, come se ci stesse pensando da chissà quanto tempo. Ma poi – prosegue – di lì a una settimana mi chiamò e mi disse di andarlo a trovare, e una volta giunto a casa sua, dove c’era anche la signora Maria, e mi chiese di scioglierlo dall’impegno, perché proprio non riusciva nell’intento. Io lo tranquillizzai, dicendo che l’ispirazione quando viene viene… E sta di fatto che di lì a due mesi avevamo la Messa».

Da allora tra il gesuita e il compositore iniziò una frequentazione assidua. «Lo andavo a trovare spesso, era un uomo molto piacevole – rievoca il presule –. Era una sorta di divo antidivo, è rimasto se stesso nonostante fosse un uomo di fama mondiale, con la sua semplicità e immediatezza. Aveva un carattere sanguigno ma anche una affettuosità grande». In poche parole, «un vero artista», come monsignor Libanori ha sottolineato anche durante il funerale. «L’ho detto nell’omelia: gli artisti muoiono ma lasciano in mezzo a noi la loro anima, perché lasciano la loro musica», dice il vescovo.

Commosso, ricorda i momenti passati insieme. «Era una persona che non amava farsi condizionare; quando accettava una committenza voleva sempre metterci del suo. È sempre stato estremamente riservato riguardo la sua fede, ma la sua è stata una fede semplice e schietta, era uomo dai sentimenti profondi. Ha sempre vissuto in maniera molto discreta. Se da una parte calcava i palcoscenici più famosi del mondo, quando rientrava a Roma viveva geloso della sua intimità, con la compagnia dei figli e dei nipoti». All’insegna della riservatezza decise di celebrare anche il sessantesimo anniversario di matrimonio con l’amata Maria. A presiedere la cerimonia c’era, anche allora, l’amico “padre Daniele”. «Quello fu davvero un momento molto bello per tutti noi. Ha vissuto con grande intensità e grande sobrietà. Il mio è il ricordo di un uomo al quale ho voluto bene».

Giulia Rocchi

8 luglio 2020

«Ulteriore, lieve miglioramento» per Papa Francesco

«Le condizioni cliniche del Santo Padre nelle ultime 24 ore hanno mostrato un ulteriore, lieve miglioramento. La lieve insufficienza renale riscontrata nei giorni scorsi è rientrata». Lo dichiara la nota della Sala Stampa della Santa Sede inviata nel tardo pomeriggio di oggi (mercoledì 26 febbraio 2025).

«La TAC torace, eseguita ieri sera (il 25 febbraio, ndr), ha evidenziato una normale evoluzione del quadro flogistico polmonare – si legge ancora –. Gli esami ematochimici ed emacrocitometrici della giornata odierna hanno confermato il miglioramento di ieri. Il Santo Padre continua l’ossigenoterapia ad alti flussi; anche oggi non ha presentato crisi respiratorie asmatiformi. Continua la fisioterapia respiratoria. Pur registrando un lieve miglioramento, la prognosi rimane riservata».

La nota informa anche che «nel corso della mattina il Santo Padre ha ricevuto l’Eucarestia. Il pomeriggio è stato dedicato alle attività lavorative».

26 febbraio 2025

«Tutto è già andato bene perché Cristo è risorto»: la conclusione del pellegrinaggio a Lourdes

«Questo è un luogo in cui impariamo a benedire, perché siamo benedetti e a consolare, perché siamo consolati. Quante preghiere, quante lacrime, quante fatiche del corpo e del cuore sono passate davanti a questa grotta, anche in questi giorni. Noi benediciamo Dio, perché lui ci ha consolati attraverso Maria». Si conclude il tradizionale pellegrinaggio diocesano di fine agosto, organizzato dall’Opera romana pellegrinaggi, che in questo 2020 segnato dalla pandemia di coronavirus ha portato a Lourdes 184 pellegrini romani, tra cui 40 sacerdoti. A guidare il gruppo il cardinale vicario Angelo De Donatis, che ha celebrato la Messa conclusiva.

Un pellegrinaggio segnato dall’emergenza sanitaria: la tradizionale processione aux flambeaux e quella eucaristica sono state sostituite dalla recita del Rosario e dell’adorazione, con i pellegrini ben distanziati. Mascherine sui volti anche all’aperto, negli spazi del Santuario mariano, per garantire la massima sicurezza. «Nel culmine della pandemia – ha detto il cardinale nell’omelia – la sofferenza più grande dei ricoverati è stata quella di essere soli. Ho saputo di testimonianze di infermieri che sono stati accanto, al di là della loro professione, come fossero familiari, per permettere ai malati di soffrire e di morire sentendo qualcuno vicino, che li consolava, tendendo la mano, un segno che richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, all’amore. In questi mesi di sconforto e smarrimento, quante mani tese abbiamo potuto vedere! La mano del medico, dell’infermiera e dell’infermiere, del farmacista, del volontario. E altre mani tese potremmo ancora descrivere fino a comporre una litania di opere di bene. Tutte queste mani hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione».

«Abbiamo detto, scritto e sentito tante volte che “Tutto andrà bene” – ha sottolineato il porporato, colpito in prima persona dal virus, ricoverato al policlinico Gemelli e poi guarito –, ma questo augurio bellissimo rimane ancora una speranza solo umana. La speranza di Gesù è diversa. Immette nel cuore la certezza che tutto è già andato bene e che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita. Maria ti consola, ti sostiene, ti abbraccia».

Il pensiero è non solo per i pellegrini presenti, ma per tutti i fedeli romani, che hanno potuto seguire questo pellegrinaggio grazie a numerose dirette televisive e sui social media, tramite una rete che ha coinvolto Tv2000, i canali Rai, Telepace, Nsl, il gruppo Ewtn e i media della diocesi di Roma e dell’Opera romana pellegrinaggi. «Mi rivolgo a voi presenti ma penso ai tanti che sono a casa e ci seguono in televisione o attraverso i social – ha continuato il vicario –. Penso a chi è malato, a chi è nel lutto, a chi è solo. Voglio ripeterlo per voi: tutto è andato bene perché Gesù è risorto e Maria ve lo ricorda: Ella, pur condividendo il vostro dolore, vi riempie della luce della gioia pasquale. Prendiamoci un impegno, in questo giorno di ritorno. Chiediamo a Maria di aiutare le nostre comunità parrocchiali o religiose ad essere veramente una madre dal cuore aperto, capaci di consolare, di accogliere, di sostenere».

L’amministratore delegato dell’Orp monsignor Remo Chiavarini, intanto, dà appuntamento al prossimo anno: «Partiamo – ha detto – sapendo che i giorni che ci aspettano non saranno semplici, perché molti saranno presi da paure e difficoltà riguardo al loro futuro. Ma sappiamo che i nostri pastori non mancheranno nello spirito di protezione e maternità di Maria che li aiuterà a dare conforto alle nostre comunità. Un grazie a tutti e un arrivederci al prossimo anno».

Leggi l’omelia completa

27 agosto 2020

«Teologia di popolo», cresce il numero delle sedi

Sono 11 le parrocchie che dal prossimo ottobre si aggiungeranno alle 10 che nei diversi settori della diocesi già dallo scorso anno si sono messe a disposizione per l’attuazione del corso “Teologia di popolo”, promosso dal Centro diocesano di teologia per laici, afferente dal 2006 all’Istituto Ecclesia Mater (Pontificia Università Lateranense).

Per il settore Centro si tratta della basilica di San Lorenzo in Damaso e di quella di Santa Croce in Gerusalemme; nel settore Nord, invece, le parrocchie interessate sono quelle di Sant’Angela Merici, sulla Nomentana, e di Sant’Alberto Magno, in zona Porta di Roma. Nei settori Est e Ovest le comunità parrocchiali raggiunte dall’iniziativa sono: Santa Barbara, in zona Capannelle, e quella del Santissimo Sacramento, sulla Prenestina; quella di Santa Lucia, a piazzale Clodio, e quella di Santa Maria della Provvidenza, a Monte Verde. Per il settore Sud, ancora, in zona Laurentina-Cecchignola la parrocchia di San Giuseppe da Copertino, ad Acilia, quella di San Leonardo da Porto Maurizio e infine, nel quartiere Ardeatino, la parrocchia di Santa Francesca Romana.

«In queste nuove sedi – illustra don Paolo Scarafoni, teologo e coordinatore del Centro –, si inizia con il primo anno del percorso triennale e cioè dalle verità centrali della rivelazione cristiana, dalla preghiera che Cristo ci ha insegnato e dai sacramenti» mentre «nelle attuali 10 sedi già attive, i 280 studenti totali sempre da ottobre prossimo continueranno il loro percorso con lo studio della Sacra Scrittura e dell’antropologia cristiana».

Per aderire alla proposta formativa il coordinatore del Centro – affidato anche a don Enzo Pacelli e a don Pino Pulcinelli – fa sapere che «non sono necessari specifici requisiti o titoli accademici ma ci vuole unicamente l’impegno di affrontare seriamente lo studio» laddove lo scopo primario è quello di «diffondere sul territorio la formazione teologica dei laici, facendo emergere il loro carisma di partecipazione nella Chiesa», spiega ancora il sacerdote, sottolineando come «il corso risponde a delle esigenze e richieste concrete delle comunità parrocchiali e i parroci stessi promuovono e appoggiano la proposta come occasione di formazione per i laici».

Le iscrizioni saranno aperte e possibili on-line accedendo dal 1° luglio al 31 ottobre al sito dell’Ecclesia Mater e selezionando la relativa sezione “Teologia di popolo”; il costo del corso annuale è di 150 euro cui andrà aggiunto il costo di 10 euro per ogni esame che verrà sostenuto. In tutte le sedi le lezioni si svolgeranno in orario serale, dalle 19.30 alle 21.30, una volta a settimana, da ottobre a dicembre e da febbraio a maggio.

 

Teologia di popolo

Teologia di popolo2

 

«Solo chi è pieno di Dio è felice, anche in mezzo alle prove del mondo»: si conclude il pellegrinaggio diocesano a Fatima

«Siamo arrivati smarriti, affaticati, preoccupati e poi, dopo tre giorni, eccoci ritrovati, sollevati, ricolmi di speranza. Siamo pronti a ‘occuparci delle cose del Padre’. E torniamo a casa, nella nostra dimensione quotidiana, certi che senza Gesù non possiamo fare nulla. Con Gesù al centro la nostra storia si volge sempre al bene». Lo ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis, nell’omelia della Messa che ha celebrato stamani a Fatima, in conclusione del pellegrinaggio diocesano.

Ricordando il 13 maggio di quaranta anni fa, quando Papa Giovanni Paolo II fu vittima dell’attentato in piazza San Pietro, il cardinale ha osservato che «forse abbiamo creduto che il Male volesse prendersi la rivincita, che il dono che ci era stato fatto con il Santo Padre potesse esserci stato tolto». «Anche la terza parte del segreto di Fatima può sembrarci ad una prima lettura la fine disastrosa di una storia sempre dominata dal Male. Ma non è così. Maria dice a Lucia: Il Mio cuore immacolato trionferà». Nelle parole del cardinale la consapevolezza che «la fede e la preghiera sono potenze che possono influire nella storia». «La preghiera è più forte dei proiettili, la fede è più potente delle divisioni».

Il cardinale De Donatis ha poi rivolto il pensiero a questo tempo di pandemia, a ciò che succede in Afghanistan, in Libano e in tante parti del mondo, ai morti e alle rovine dell’ultimo terremoto ad Haiti. «Il cuore si stringe e crediamo che tutto sia sottomesso al Male. Così succede anche nella vita di ciascuno di noi. A volte siamo tentati di vedere solo le cose che non vanno, di credere che non c’è via di scampo e di salvezza. Eppure, il Cuore immacolato trionferà». Un trionfo che corrisponde a un «cuore che sa vedere». «Ripartiamo da Fatima non solo con il desiderio di tornarci, ma con l’impegno di portare nella nostra quotidianità quanto abbiamo riscoperto: solo chi è pieno di Dio è felice, anche in mezzo alle prove del mondo e della propria storia».

Leggi il testo integrale dell’omelia

31 agosto 2021

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