3 Maggio 2025

Santa Maria della Vittoria: quando l’Arte si fa Verità

La chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma è nota per la splendida opera dello scultore Gian Lorenzo Bernini, l’estasi di Santa Teresa, realizzata nel 1625. La chiesa, appartenente ai carmelitani e dedicata in origine a san Paolo apostolo, ricevette il titolo di “Santa Maria della Vittoria”, in seguito alla presenza dell’icona miracolosa che salvò la città di Praga dall’assalto delle truppe luterane l’8 novembre 1622. Si tratta della cosiddetta battaglia della Montagna Bianca. Il principe Federico di Sassonia, a capo dell’esercito luterano, aveva sferrato l’attacco decisivo per conquistare la città. L’esercito imperiale, sotto la guida di Massimiliano di Baviera, era allo stremo. Il cappellano militare, Domenico di Gesù e Maria, carmelitano scalzo, aveva trovato nel castello di Strakonitz un’immagine della natività con evidenti segni di sfregio: gli occhi di San Giuseppe, di Maria e dei pastori erano stati accecati, solo gli occhi del Bambino Gesù furono lasciati integri. Il carmelitano diede la carica contro l’esercito nemico, egli portava legata al collo l’immagine sfregiata. Si videro dei raggi di luce fuoriuscire dall’icona che accecarono i nemici, costringendoli alla fuga. L’immagine miracolosa fu portata in trionfo a Roma e riposta nello splendido altare dell’abside di Santa Maria della Vittoria.

Un incendio nel 1883, purtroppo, distrusse l’altare con l’icona miracolosa; il principe Alessandro Torlonia, allora, volle finanziare la ricostruzione dell’abside e sull’altare maggiore, incorniciata da una splendida raggiera, venne posta una copia del 1600, che riproduceva l’icona miracolosa.

Ai lati del transetto si aprono due cappelle: la Cappella Cornaro e la Cappella Capocaccia, rispettivamente, con l’estasi di santa Teresa del Bernini e con il sogno di san Giuseppe dell’artista carrarese, Domenico Guidi. Bernini nello scolpire l’opera, si è ispirato alla biografia della santa, che descrive un piccolo angelo ardente di luce, nell’atto di trafiggerle il cuore più volte con un dardo, mentre lei geme più che per il dolore, per il desiderio dell’amor di Dio che ricolma la sua anima. Nella parte alta della cappella, due angeli portano un cartiglio con su scritte le parole che Gesù dice a Santa Teresa: “Se non avessi creato il cielo, lo creerei solo per te”.

Nella cappella di fronte, si staglia il gruppo marmoreo realizzato dal Guidi: un Angelo dialoga con il patriarca san Giuseppe, profondamente addormentato. Vediamo l’angelo, che con fare deciso impartisce il comando allo Sposo di Maria: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto…” (Mt 2,13-14). La relazione tra la cappella Cornaro e la cappella Capocaccia è data proprio dalla profonda devozione che Teresa d’Avila aveva per san Giuseppe. Santa Teresa lo considerava Padre, Avvocato, Protettore e Maestro.

Nella volta della navata centrale campeggia lo splendido affresco del perugino Giovan Domenico Cerrini (1609-1681), allievo del Sassoferrato. In una splendida cornice dorata sostenuta da angeli in volo, l’affresco del Cerrini presenta il trionfo di Maria tra i cori angelici e la terribile battaglia di san Michele arcangelo con i suoi angeli, che scacciano gli eretici e i loro libri nell’Inferno.

La chiesa di Santa Maria della Vittoria è uno scrigno prezioso di storia, arte e fede nella Vergine Maria, nel cui nome è possibile vincere tutte le eresie. Maria ha generato la Verità, l’ha portata nel suo grembo, donando il suo sangue e il nutrimento alla Verità incarnata. San Giuseppe ha custodito il Verbo incarnato e Colei che Lo ha generato. Maria e Giuseppe hanno saputo custodire la Verità perché profondamente radicati in una vita di purezza. I santi carmelitani, a cui le varie cappelle di santa Maria della Vittoria sono dedicate, hanno saputo vivere all’insegna della purezza, e questo, ha garantito loro di essere testimoni luminosi della Verità e fulgidi esempi per la nostra vita.

a cura delle Missionarie della Divina Rivelazione

18 maggio 2020

Santa Maria del Buon Consiglio: i “convegni parrocchiali” per fare comunità

La parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio, al Quadraro, rappresenta un importante punto di riferimento spirituale, sociale e culturale. «La comunità, con gratitudine e anche un po’ di nostalgia, custodisce l’eredità del passato quando si è lavorato tanto sulla formazione – spiega il parroco don Daniele Natalizi –. Negli anni, l’attenzione pastorale si è concentrata sulla preparazione dei catechisti e dei gruppi parrocchiali, istruendo laici sui documenti della Chiesa, al momento l’enciclica Spe salvi di Papa Benedetto XVI, e sempre disponibili per le attività».

Martedì 28 e mercoledì 29 gennaio la comunità ha ospitato il cardinale vicario Baldo Reina in visita pastorale. Ha incontrato, tra gli altri, gli animatori dell’oratorio, frequentato l’estate da un centinaio di bambini, molti dei quali stranieri, i volontari che fanno doposcuola a circa 40 bambini delle scuole elementari e medie e quelli che insegnano italiano a 30 adulti. Il vicario ha conosciuto una realtà vivace dove lo zelo è tangibile tra le mura parrocchiali.

Il presbiterio sta lavorando «per estendere l’impegno anche all’esterno – prosegue don Daniele –, e concretizzare il concetto di “Chiesa in uscita”. I parrocchiani sono sempre estremamente disponibili. C’è chi per le riunioni del Consiglio pastorale e per quello degli affari economici ha chiesto un permesso al lavoro. Ma è difficoltoso trasmettere la propria fede al di fuori del contesto parrocchiale».

A Roma la parrocchia è nota per essere stata guidata da don Gioacchino Rey, medaglia d’oro al merito civile per il sostegno alla popolazione durante il rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944. Per la pastorale giovanile don Rey fu affiancato da un’altra figura significativa, il venerabile Arnaldo Canepa, fondatore del Centro oratori romani (Cor), le cui spoglie riposano proprio a Santa Maria del Buon Consiglio. Di rilievo anche la visita di santa Teresa di Calcutta nel 1978, dalla quale scaturì l’istituzione dell’adorazione eucaristica che si tiene ogni sabato pomeriggio e l’apertura del centro di ascolto.

«I volontari si adoperano per mettere in contatto chi offre e chi cerca lavoro», le parole di don Daniele. Un lunedì e un martedì al mese vengono invece distribuiti pacchi viveri a 90 famiglie. Per don Natalizi è importante che la comunità condivida momenti di vita comune. «Per questo sono nati i convegni parrocchiali – spiega –. Il prossimo è in programma il 16 febbraio. Una giornata di preghiera comunitaria con meditazione personale, condivisione di gruppo, anche con i bambini ai quali tutto viene spiegato sotto forma di gioco». Il 9 febbraio in programma un nuovo appuntamento di “Mura parlanti” con visita a San Lorenzo fuori le Mura. «Un’esperienza che unisce arte e fede e richiama oltre cento persone – dice il vice parroco don Francesco Scavone –. Le visite con offerta libera, nate per autofinanziare la Gmg di Lisbona, sono guidate da volontari che hanno studiato in campo artistico culturale. Le offerte ora sono destinate al rifacimento del tetto della chiesa». (di Roberta Pumpo da Roma Sette)

2 febbraio 2025

Santa Maria degli Angeli – Incontro con i cappellani delle comunità etniche

Santa Maria degli Angeli – Incontro con i cappellani delle comunità etniche

Santa Maria degli Angeli

Santa Maria degli Angeli

Santa Maria ai Monti, la pastorale anche per strada

A due passi dal Colosseo, tra palazzi e botteghe storiche, si erge la parrocchia di Santa Maria ai Monti. Aperta tutti i giorni dalle 7.30 alle 22, il sabato e la domenica anche fino a notte fonda, è punto di riferimento per i “monticiani” che conservano «una bella devozione popolare», per esponenti del mondo della cultura e della politica e per i giovani della movida. «Conosco bene tutti e tutti mi conoscono», dice monsignor Francesco Pesce, da 15 anni alla guida della comunità che venerdì (27 febbraio) ha accolto il cardinale vicario Baldo Reina in visita pastorale. Una parrocchia «aperta al territorio» dove la pastorale, spiega il sacerdote, «si fa per strada. L’ufficio parrocchiale è la piazzetta dove si intercettano le necessità di tutti». Da qui l’intuizione di celebrare la Messa feriale alle 13.30 per chi lavora in zona e alle 21 la domenica. «In chiesa c’è sempre qualcuno a pregare – prosegue monsignor Pesce –. Non ricordo di averla mai vista vuota, anche perché la sua bellezza richiama turisti e pellegrini».

In parrocchia sono custodite le reliquie del beato Gabriele Maria Allegra, francescano che tradusse la Bibbia in cinese. È nata così la collaborazione con alcune diocesi in Asia, specie in Cina. «Sosteniamo progetti per supportare nello studio seminaristi e suore», spiega don Francesco, che dall’inizio della guerra in Ucraina ha messo un salone a disposizione dei sacerdoti della vicina parrocchia dei Santi Sergio e Bacco. «Non avendo locali propri – afferma –, necessitavano di uno spazio per ascoltare le richieste di aiuto dei parrocchiani preoccupati per i familiari rimasti in Ucraina». Dal 2015 ha inoltre trasformato la canonica di Santa Maria ai Monti in due mini appartamenti. Rispondendo all’appello di Papa Francesco di accogliere migranti, negli anni ha dato alloggio a 13 profughi e attualmente ospita due senza dimora affiancati nel percorso di reinserimento sociale dall’accolito Massimiliano. «Stiamo vagliando alcune opportunità di lavoro».

In controtendenza rispetto ad altre parrocchie del centro storico, dove i residenti sono sempre meno, a Santa Maria ai Monti 74 tra bambini e ragazzi sono iscritti al catechismo per la preparazione alla prima comunione e alla cresima. Numeri «importanti» per Massimiliano, che è anche catechista del primo anno di cresima. «Organizziamo spesso visite nelle chiese del centro per coniugare arte e fede – afferma –. È un modo per coinvolgere anche i genitori che hanno pure partecipato al pellegrinaggio alla Porta Santa di Santa Maria Maggiore».

Quest’anno la comunità celebra il 200esimo anniversario di erezione canonica della parrocchia. Con l’occasione è iniziata una riorganizzazione approfondita dell’archivio storico e della biblioteca parrocchiale, chiusa per anni, e i nuovi locali dovrebbero essere inaugurati per la festa patronale a fine aprile. «Abbiamo trovato importanti documenti su san Benedetto Giuseppe Labre, sepolto nel transetto, e sulla Confraternita di Maria Santissima Addolorata e delle anime Purganti – evidenzia Alessio, impegnato nel lavoro di revisione dei documenti –. Non si aveva più contezza della storia della confraternita. Stanno venendo alla luce documenti interessanti e materiale che permetterà di studiare il rapporto che la chiesa ha avuto con il territorio». (di Roberta Pumpo da Roma Sette)

3 marzo 2025

Santa Marcella, doppia anima come valore aggiunto

La visita pastorale di giovedì 8 gennaio del cardinale vicario Baldo Reina nella parrocchia di Santa Marcella è stata «anche l’occasione per comprendere e capire ancora meglio la doppia anima di questa realtà parrocchiale». A dirlo è il parroco don Alfredo Tedesco, che guida la comunità del quartiere Ostiense dallo scorso settembre, riferendosi al nuovo progetto per cui la parrocchia, pur «senza modificare le tradizionali attività dei gruppi formativi o di catechesi», presenta «un nuovo innesto che sta dando i suoi primi frutti» con l’apertura nei propri spazi e ambienti del Centro diocesano di aggregazione giovanile, in qualche modo «una sede distaccata ma altrettanto operativa dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile di Roma».

Significativa in questo senso la nomina alla Messa presieduta alle 19 da Reina dei «36 referenti delle diverse realtà di pastorale giovanile delle Prefetture della diocesi», sono ancora le parole di Tedesco, che sottolinea come questa novità offra «un valore aggiunto alla comunità». La vita liturgica e sacramentale, infatti, «procedono regolarmente mentre il centro rappresenta un luogo di incontro e di crescita umana e spirituale per i giovani – spiega il sacerdote che è anche il direttore dell’Ufficio per la pastorale giovanile del Vicariato -: le due cose procedono e vanno avanti insieme». In particolare il parroco sottolinea l’attenzione e la sensibilità dei gruppi parrocchiali alle esigenze degli anziani, dei malati e dei poveri del territorio. Un esempio è dato dal gruppo di volontariato che «durante tutto l’anno, ogni mercoledì sera, distribuisce insieme ad altri gruppi di volontari del territorio un pasto ai senza fissa dimora che gravitano intorno a piazza dei Partigiani», racconta Maria Luisa, una delle volontarie che prepara in particolare i panini salati che la parrocchia di Santa Marcella fornisce ogni settimana.

«Questa attività viene portata avanti da 25 anni – continua – con anche la tradizione di un pacco dono che prevede anche beni di prima necessità insieme al cibo e che viene realizzato in occasione del Natale». Nell’anno appena concluso, nelle 52 settimane di distribuzione dei pasti, «sono state circa 6mila le persone servite da 904 volontari, di cui 68 della nostra parrocchia – sono ancora le parole di Maria Luisa -, per un totale di 100mila panini preparati». Un’altra «attività storica» che a Santa Marcella «viene portata avanti da 30 anni è quella della messa a disposizione di alcuni ambienti per le attività di una polisportiva così da garantire un sostegno economico alla nostra parrocchia che in questo modo diventa pure un punto aggregativo sul territorio», fa sapere il referente organizzativo Massimo mentre Franco, che osserva come «il nuovo parroco ha dato un nuovo impulso alla nostra comunità», mette in luce la presenza sul territorio di alcuni ordini religiosi tra cui «le suore francescane che con suor Pia in particolare per tanti anni hanno gestito una scuola paritaria dall’infanzia alla secondaria di primo grado». Non lontano dalla chiesa di Santa Marcella, su via Contarini, sorge anche il monastero di clausura intitolato ai santi Cosma e Damiano che il cardinale vicario ha visitato giovedì pomeriggio prima di presiedere l’Eucaristia.

Di Michela Altoviti da Romasette 

12 gennaio 2025

Santa Lucia, la preghiera mariana con Ucraina e Siria

Foto DiocesiDiRoma

Una sola preghiera da Roma all’Ucraina, dalla Siria al Libano. Con l’inizio di maggio, mese mariano, la parrocchia di Santa Lucia propone l’iniziativa “Cinque comunità in preghiera con Maria mediatrice di grazia”. Oltre alla comunità romana, infatti, sono coinvolte quella di Santa Maria del Giglio e San Michele Arcangelo a Veroli (Frosinone), quella di San Nicola a Kiev (Ucraina), quella di Ideleb in Siria e quella di Sant’Antonio da Padova ad Harissa-Daroun, in Libano. Tutte useranno lo stesso schema di preghiera, unendo i cuori e le parole per chiedere le stesse grazie.

Ogni giovedì, poi, alle ore 17, su piattaforma Zoom, le cinque comunità saranno in collegamento tra loro. Mentre ogni sabato, alle 21, in comunione con il Santuario Mariano di Nazaret, ci sarà la preghiera mariana aux flambeaux: il ritrovo dei partecipanti è previsto il 13 a via Teulada, il 20 in via Bafile e il 27 in piazza Bainsizza.

Lunedì 8 maggio, al termine della Santa Messa delle 11, ci sarà la supplica alla Madonna di Pompei. Nelle celebrazioni di domenica 14 sarà possibile prendere “Un fiore per la mamma”, il cui ricavato sarà devoluto al progetto “Sos Siria”; alle 11, inoltre, la benedizione delle mamme in dolce attesa. Infine, il 31 maggio alle 21, la processione mariana dalla parrocchia di Cristo Re a quella di Santa Lucia.

5 maggio 2023

Santa Giovanna Antida, a Messa con l’app

C’è chi usa biglietti da ritirare nell’ufficio parrocchiale, chi si all’orario di arrivo. E poi c’è la parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret, dove per regolare l’accesso dei fedeli alle celebrazioni liturgiche si è pensato di utilizzare una app gratuita scaricabile sullo smartphone. «Funziona in modo molto semplice e intuitivo», spiega il parroco don Alessandro Palla.

Per prenotare il proprio posto nella chiesa di Fonte Meravigliosa, infatti, basta andare sul sito https://www.prenotamessa.it/, inserire il codice di avviamento postale nello spazio richiesto (00143); scegliere il giorno e l’orario della Messa prescelta e prenotarsi indicando il proprio indirizzo e-mail e il numero di persone. Poi sarà sufficiente controllare la casella di posta elettronica personale e confermare la prenotazione. Il giorno della celebrazione basterà mostrare il codice ricevuto nell’e-mail.

25 maggio 2020

Santa Francesca Romana, Advocata Urbis

Il mese di marzo porta con sé la celebrazione liturgica di quella donna che, insieme a San Pietro, San Paolo e San Filippo Neri, è stata eretta a patrona di Roma: si tratta della conosciutissima Santa Francesca Romana.

L’amore della sua città verso di lei fu subito chiaro tanto che il nome “Romana” le fu impartito non alla nascita bensì dopo la morte per decisione unanime del Senato di Roma che individuò in lei l’Advocata Urbis, l’avvocata della città. La Santa visse nella prima metà del XV secolo, in una città turbata da feroci vendette delle famiglie romane e impoverita da carestie ed epidemie. Non possiamo quindi non schiudere le meraviglie che il monastero di Tor de’ Specchi, tra il Teatro di Marcello e Santa Maria in Aracaeli, fondato da Santa Francesca Romana, svela ogni anno il giorno della ricorrenza liturgica della loro fondatrice: il 9 marzo.

Donna ricca di doni celesti Francesca, anche detta bonariamente Ceccolella, che mai ricusò di compiere ciò che il Signore le chiedeva seppur lontano dai suoi piani. Difatti, seppur fin da piccola avesse mostrato al padre il suo desiderio di consacrarsi, fu destinata in sposa a un buon partito dell’epoca Lorenzo Ponziani al quale Francesca diede tre figli dei quali, per alterne vicende, sopravvisse solamente uno. In quest’unione intima con Dio, Francesca si prendeva cura della sua famiglia, della conduzione della sua casa e anche di tutti coloro che percepiva aver bisogno di aiuto sia materiale che spirituale. In breve, si radunò intorno a lei un gruppo di giovani donne che, come lei, volevano consacrare la loro vita al Signore. Nacquero così le Oblate della Santissima Vergine, fondate da Francesca il 25 marzo 1433 nel giorno dell’Annunciazione, che da subito andarono a vivere in una povera casa vicino al Campidoglio, la Torre degli specchi. Il “grande affare” come lo chiamava lei, era iniziato, in ogni modo la santa non poté unirsi al gruppo delle sue figlie spirituali poiché il marito Lorenzo era ancora in vita ed era inoltre gravemente malato. Tuttavia, le cure premurose per il marito che il Signore le aveva messo a fianco non erano per lei affatto motivo di lamento anzi, Francesca amava sinceramente e castamente Lorenzo e lo assistette fino alla fine. Alla morte del coniuge, oramai libera dagli impegni del matrimonio, Francesca era pronta ad unirsi alle sue compagne. A nulla servirono le lacrime della nuora o dei nipotini.

Aveva 51 anni Francesca, quando finalmente varcò per sempre l’atrio di Tor de’ Specchi per coronare quello che, fin dalla tenera età, era stato il desiderio più grande del suo cuore, quello di consacrarsi al Signore. La sua fama di santità era oramai ben nota in tutta la città e innumerevoli erano le grazie e i miracoli che i fedeli ottenevano quando ricorrevano alla sua intercessione. Ancora oggi, varcando la porta di Tor de’ Specchi si assiste ad uno scrigno che svela sempre di più la sua preziosità. L’antica struttura del XV secolo conserva tutto il suo fascino plurisecolare insieme alle decorazioni parietali, riportano chi entra indietro nel tempo.

Il cuore della visita è sicuramente l’oratorio o antica cappella della comunità che fu completamente affrescato da Antoniazzo Romano con 25 riquadri che rappresentano scene della vita della santa accompagnate da una didascalia in volgare che ne spiega il contenuto, il ciclo pittorico fu terminato nel 1468. Tra di esse spicca indubbiamente quello sovrastante l’altare con Maria tra i santi Benedetto e Francesca e quello della sua visione dell’inferno.

Ma i tesori di Tor de’ Specchi non finiscono qui. Basti pensare all’emozione nell’entrare nella stanza della santa dove sono conservati i suoi abiti vedovili e dove essa stesse ebbe numerose estasi e ripetuti attacchi del demonio. Proprio ad essi allude la lunga parete affrescata da un autore ignoto nel 1485 in monocromo, che immediatamente cattura l’attenzione di chi vi passa accanto. Infine, non si può di certo tralasciare il coro della Santissima Annunziata dove le figlie spirituali di Santa Francesca Romana, ieri come oggi, recitano l’Ufficio Divino. Questo spazio sacro riccamente decorato attraverso il geniale uso di marmi, affreschi e dipinti è coronato da un magnifico soffitto dorato a cassettoni del 1601 che presenta, centrale, un altorilievo di Francesca e del suo angelo custode che già dal 1403 la santa poteva vedere al suo fianco. E mentre nel catino absidale troneggia San Michele Arcangelo tra gli angeli, dietro l’altare vi è la bellissima tela di Alessandro Allori dell’Annunciazione del XVI secolo.

Molte altre sono le preziosità nelle quali l’occhio si perde nel varcare la soglia di Tor de’ Specchi ed è impossibile qui descrivere tutti i tesori del monastero e ancor più tracciare in modo esaustivo la ricchezza e la profondità di Santa Francesca Romana che ha lasciato il segno per il suo modello di sposa, madre, vedova e consacrata. Possa dal Cielo, continuare ad essere la nostra Advocata Urbis, gemma di rara bellezza incastonata tra le glorie dei santi della nostra diocesi.

A cura delle Missionarie della Divina Rivelazione.

Santa Famiglia

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