Ogni anno il Mercoledì delle Ceneri tocca nel profondo le mie fragilità… facendomi sperimentare che sono sempre in cammino… Quella cenere sul capo mi fa sentire piccolo, fragile, bisognoso di aiuto e di conversione. Forse quest’anno la cenere è un’esperienza di malattia… che mi fa sentire impotente, debole, improvvisamente chiamato all’essenziale. La Quaresima io la vivo in questo corpo fragile, nella mia anima che ha sete, trovandomi in un deserto in cui sono spesso tentato di allontanarmi da Dio. Vorrei vedere la Luce e mi ritrovo nel buio In questo tempo, Signore, ho bisogno di incontrarti presso il pozzo, come la donna Samaritana (Gv 4) e vederti “assetato della mia sete” di acqua viva; Mi ritrovo come il cieco nato (Gv 9) e ho bisogno che tu tocca gli occhi della mia vita per ridarmi luce; mi sento nel buio di un sepolcro, come Lazzaro (Gv 11), e ho bisogno del tuo pianto di commozione per me e del tuo grido che mi fa uscire fuori. Ho bisogno di riscoprirti al centro della mia vita, anche se vorrei gridarti: “Perché mi hai abbandonato?” Ho bisogno di sperimentare la tua Misericordia. Questa è la mia Quaresima, Signore… Io sono a mani vuote, non so pregare, non posso neanche digiunare, forse non riesco più ad amare. “Io ti vengo incontro…” dice il Signore. “Ti amo così come sei… Anch’io ho le ferite e, con le mie mani “bucate”, ti abbraccio per dirti: Io sono con te!”