L’Acos in Udienza con Papa Francesco – sabato 18 Maggio 2019

Francesco: pratica dell’obiezione sì ma con rispetto

In un sistema sanitario nel quale «la tecnologia ha raggiunto traguardi sensazionali e insperati e ha aperto la strada a nuove tecniche di diagnosi e di cura», la scelta dell’ obiezione di coscienza del personale sanitario va garantita, anche se tale scelta «va compiuta con rispetto, perché non diventi motivo di disprezzo o di orgoglio ciò che deve essere fatto con umiltà, per non generare in chi vi osserva un uguale disprezzo, che impedirebbe di comprendere le vere motivazioni che ci spingono ». È il passaggio centrale del discorso che papa Francesco ha rivolto ai componenti dell’ Associazione cattolica operatori sanitari (Acos), ricevuti ieri mattina in occasione del 40° anniversario di fondazione.

Il Pontefice nel suo discorso ha sottolineato come «negli ultimi decenni, il sistema di assistenza e di cura si è trasformato radicalmente, e con esso sono mutati anche il modo di intendere la medicina e il rapporto stesso con il malato ». La stessa tecnologia, ha proseguito il Papa «ha raggiunto traguardi sensazionali e insperati», ma «ponendo in modo sempre più forte problemi di carattere etico». In questo quadro la scelta dell’ obiezione di coscienza deve essere garantita perché «si basa sulla personale esigenza di non agire in modo difforme dal proprio convincimento etico, ma rappresenta anche un segno per l’ ambiente sanitario nel quale ci si trova, oltre che nei confronti dei pazienti stessi e delle loro famiglie». Ed è qui che papa Francesco invita, coloro che fanno questa scelta, a compierla «con rispetto. È bene invece cercare sempre il dialogo, soprattutto con coloro che hanno posizioni diverse, mettendosi in ascolto del loro punto di vista e cercando di trasmettere il vostro, non come chi sale in cattedra, ma come chi cerca il vero bene delle persone. Farsi compagni di viaggio di chi ci sta accanto, in particolare degli ultimi, dei più dimenticati, degli esclusi: questo è il miglior modo per comprendere a fondo e con verità le diverse situazioni e il bene morale che vi è implicato». Anche questo «è rendere la miglior testimonianza al Vangelo».

Una testimonianza da rendere anche nell’ agire professionale con i malati, che «vanno trattati come persone e non come dei numeri». Un traguardo che si può ottenere formando al meglio il personale. Il Papa non si nasconde comunque le difficoltà rappresentate da una «aziendalizzazione del sistema, che ha posto in primo piano le esigenze di riduzione dei costi e razionalizzazione dei servizi» e «ha mutato a fondo l’ approccio alla malattia e al malato stesso, con una preferenza per l’ efficienza che non di rado ha posto in secondo piano l’ attenzione alla persona», ma anche il personale stesso, «bruciato da turni di lavoro duri, dallo stress delle urgenze o dall’ impatto emotivo». Ecco allora l’ invito a una buona formazione, ma anche a «tenere in tasca il Vangelo, perché vi ispiri la Parola di Dio».