Nostalgia di un abbraccio – commento alla Parabola del Padre Misericordioso

NOSTALGIA DI UN ABBRACCIO

La parabola del Padre misericordioso, che segna il sabato della II settimana di quaresima, è il capolavoro del vangelo.
Ascoltare questo racconto per la millesima volta è come ascoltarlo per la prima volta. Non può non commuoverci, guardando a questo Padre che lascia il figlio libero di perdersi, di andare via, di sperperare tutto, ma che lo lascia anche libero di tornare, per accoglierlo di nuovo da figlio nella sua casa e fare festa per lui.
Quest’anno ciò che colpisce di più la nostra attenzione è il gesto del Padre di gettarsi al collo del figlio e di baciarlo. Quanto ci manca l’abbraccio e il bacio in questi giorni! Quanto ci costa essere così lontani, il “prenderci le misure”, quando desidereremmo tutti annullare queste distanze ed abbracciarci di nuovo!
Come sarà bello, speriamo il prima possibile, quando qualcuno ci dirà: “Via, potete abbracciarvi!”.
E se tutto questo desiderio fosse un segno che ci viene dato per anelare all’abbraccio di Dio? Se tutto fosse orientato a riscoprire quell’Amore, quel perdono, quella festa ricca di misericordia?
Sì, forse il Signore ci sta educando a riscoprire ciò che Essenziale.
Oggi non mi importa rispiegare il senso – che ben conosciamo – di questa parabola. Non mi importa parlare del significato del figlio minore o di quello del figlio maggiore. Sono cose che sappiamo, anche se fa bene rinfrescare la memoria del cuore. Oggi voglio solo riscoprire quell’abbraccio di un padre che ritrova un figlio perduto, come morto.
Oggi voglio vivere anch’io la bellissima festa, con musica e danze, di quella casa… mi ritrovo l’anello al dito, mi sento rinato. Questa è la vera nascita, da vivere ancor più di un compleanno: la gioia di essere amati, di essere abbracciati, di essere baciati da Dio.