La certezza cristiana nella risurrezione consente di vivere la morte non come fine ma come transizione verso una nuova vita, una «speranza futura». Una meditazione sulla Pasqua di Cristo, quella offerta da Papa Leone XIV che oggi, domenica 2 novembre, Commemorazione di tutti i fedeli defunti, ha presieduto la Messa all’ingresso monumentale del Cimitero del Verano, che con i suoi 83 ettari è il secondo più grande di Roma. Accolto dal cardinale vicario Baldo Reina, dal vicegerente Renato Tarantelli Baccari – che hanno concelebrato – e dal vice sindaco Silvia Scozzese, il Papa al suo arrivo ha deposto un fascio di rose bianche su una tomba vicino all’altare in omaggio a tutti i fedeli defunti.
Gesù, ha spiegato il vescovo di Roma, ha sconfitto la morte «per sempre, aprendo un passaggio di vita eterna – cioè facendo Pasqua – nel tunnel della morte, perché, uniti a Lui, anche noi possiamo entrarvi e attraversarlo. Egli ci attende e, quando lo incontreremo, al termine di questa vita terrena, gioieremo con Lui e con i nostri cari che ci hanno preceduto. Questa promessa ci sostenga, asciughi le nostre lacrime, volga il nostro sguardo in avanti, verso quella speranza futura che non viene meno». La certezza del “terzo giorno” permette di «guardare avanti, verso la mèta del nostro cammino, verso il porto sicuro che Dio ci ha promesso, verso la festa senza fine che ci attende».
La chiave per vivere questa speranza già nel presente è la carità che «vince la morte». Leone ha infatti osservato che è possibile mantenere «un legame invincibile con coloro che ci hanno preceduto solo quando viviamo nell’amore e pratichiamo l’amore gli uni verso gli altri, in particolare verso i più fragili e i più poveri». Nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo è lo stesso Gesù a insegnare come prepararsi al Regno. «Se camminiamo nella carità – ha detto il Papa – la nostra vita diventa una preghiera che si eleva e ci unisce ai defunti, ci avvicina a loro, nell’attesa di incontrarli nuovamente nella gioia dell’eternità».
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