“Le mani che curano, il cuore che ama” il tema della Giornata diocesana degli infermieri, che si terrà giovedì 13 novembre, indetta dall’Ufficio per la pastorale della salute del Vicariato di Roma. Momento di riflessione e spiritualità nella cappella “Giovanni Paolo II” del policlinico Umberto I per onorare gli infermieri come “Testimoni della misericordia di Dio”, nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di santa Agostina Pietrantoni, patrona degli Infermieri d’Italia. Angelo Pochini, caposala al San Camillo Forlanini, definisce la sua professione «uno stile di vita».
Nonostante le sfide attuali, come «modelli di lavoro vecchi che non riconoscono la piena autonomia professionale», sottolinea «il potenziale umano enorme. Il Covid ci ha insegnato che la vera forza del nostro lavoro è l’umanità». L’infermiere, spiega, è l’unica figura a cui è affidata la «presa in carico totale del paziente». Pochini evangelizza in corsia attraverso «piccoli, semplici gesti nel quotidiano», promuove la celebrazione delle Messe nei periodi forti dell’anno e momenti di preghiera come la Via Crucis.
La coordinatrice infermieristica del setting domiciliare dell’unità cure palliative del Policlinico Gemelli, Isabella Ferruzzi, si sofferma sull’importanza dell’approccio territoriale. «La nostra è una missione – afferma, evidenziando che a domicilio – l’infermiere entra in casa gestendo situazioni spesso complesse non solo del paziente ma anche della famiglia. È una presa in carico a 360° gradi». L’aspetto umano è quindi preponderante. «Non è solo una professione di assistenza tecnica. L’empatia, il tempo di relazione e il tempo di cura sono fondamentali – aggiunge -. Di fronte al dolore, l’evangelizzazione è difficile. A volte anche le domande che ci fanno sono complicate, ma un supporto spirituale è importantissimo».
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