6 Maggio 2025

Il vescovo Di Tolve nuovo rettore del Maggiore

Monsignor Michele Di Tolve, nominato vescovo ausiliare per la diocesi di Roma lo scorso 26 maggio, avrà «il compito di rafforzare i rapporti tra le realtà di formazione al sacerdozio presenti nel territorio della Diocesi di Roma e di coordinarne le attività, in accordo con S.E. Mons. Baldassarre Reina, Vicegerente». A dichiararlo è Papa Francesco, come si legge nel bollettino diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede mercoledì scorso.

«In tale contesto – prosegue il Santo Padre nel decreto del 5 luglio sulle realtà di formazione al sacerdozio –, nomino S.E. Mons. Michele Di Tolve Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Egli eserciterà il suo mandato in accordo con il Consiglio Episcopale. Per le questioni di maggiore rilevanza riferirà direttamente a me». Di Tolve, milanese di nascita, negli ultimi anni è stato parroco di San Giovanni Battista e di Sant’Ambrogio ad Nemus in Rho. Tra gli incarichi ricoperti in precedenza, quelli di responsabile del Servizio per l’insegnamento della religione cattolica e del Servizio per la Pastorale scolastica; delegato del supremo moderatore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano; rettore del Seminario arcivescovile di Milano e rettore del Quadriennio teologico; Canonico maggiore onorario della Basilica metropolitana.

Il vescovo Baldo Reina nominato Vicegerente

Il Santo Padre ha nominato Vicegerente della Diocesi di Roma Sua Eccellenza Reverendissima Monsignore Baldassare Reina, Vescovo Ausiliare di Roma. È stato consacrato vescovo il 29 giugno 2022 a San Giovanni in Laterano dal cardinale vicario Angelo De Donatis. Gli è stata poi assegnata la delega per i seminari e le vocazioni.

Monsignor Reina è nato il 26 novembre 1970 a San Giovanni Gemini, in provincia ed Arcidiocesi di Agrigento. È entrato nel Seminario Arcivescovile nel 1981. Nel 1995 ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia e nel 1998 la Licenza in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

È stato ordinato presbitero l’8 settembre 1995. Dal 1998 al 2001 è stato Assistente Diocesano di Azione Cattolica e Vicerettore del Seminario Arcivescovile di Agrigento. Dal 2001 al 2003 è stato Parroco della Beata Maria Vergine dell’Itria di Favara. Dal 2003 al 2009 è stato Prefetto degli studi dello Studio Teologico San Gregorio Agrigentino e dal 2009 al 2013 Parroco di S. Leone ad Agrigento. Dal 2013 al 2022 è stato Rettore del Seminario Maggiore di Agrigento.

Il ventennale della morte di san Giovanni Paolo II

Alle ore 21.37 del 2 aprile 2005, Giovanni Paolo II moriva, nel Palazzo Apostolico della Città del Vaticano. A vent’anni esatti dalla sua scomparsa, una celebrazione eucaristica ricorda il compianto pontefice, poi canonizzato il 27 aprile 2014, Domenica della Divina Misericordia, insieme a Papa Giovanni XXIII. Per l’occasione, il prossimo mercoledì 2 aprile, alle ore 15, il cardinale Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin presiederà la Messa, nella basilica di San Pietro.

L’invito a partecipare arriva anche dal cardinale vicario Baldo Reina: «Sarà questo un momento di gratitudine al Signore – scrive il porporato – per il grande dono della vita di san Giovanni Paolo II e del suo ministero pastorale al servizio della nostra Diocesi».

27 marzo 2025

Il valore della cultura religiosa e il patrimonio storico italiano

Di seguito una riflessione del vescovo Michele Di Tolve, pubblicata su “Vita pastorale”, sull’insegnamento della religione cattolica a scuola

Credo sia il caso di fare un discorso chiaro sull’“ora di religione” a scuola. Ma anche sui contenuti, la metodologia, la preparazione degli insegnanti e il rapporto con le altre discipline. E, non ultimo, sull’inserimento in ruolo degli insegnanti di religione. L’insegnamento della religione (IRC) dipende dal Concordato del 1929, che così recita all’articolo 36: «L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. E perciò consente che l’insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d’accordo tra la Santa Sede e lo Stato». L’Accordo di revisione del Concordato del 1985 stabilisce, a mio avviso, una continuità e un orientamento nuovo, quando dice: «La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i princìpi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado». Più che evidente la continuità con il passato, ma è anche da evidenziare il nuovo assetto dell’IRC, che viene messo in relazione non con l’istruzione pubblica, ma con il patrimonio culturale del popolo italiano e sempre in rapporto con le finalità della scuola. Sono due le sottolineature da evidenziare: da una parte per chiarire le caratteristiche di un insegnamento che si inserisce nella formazione culturale dell’alunno affinché possa “decodificare” tutto il patrimonio culturale ed europeo, che per il 95% è composto da contenuti che si riferiscono al cristianesimo e alle religioni; dall’altra per distinguere l’IRC dalla catechesi. Ma valore culturale del cattolicesimo non significa insegnamento dimezzato, ma conoscenza precisa nella sua interezza, che comprende contenuti della fede, aspetti di vita, espressioni di culto e quant’altro è necessario per apprenderlo. Il tutto orientato alle finalità scolastiche che sono di conoscenza della cultura italiana, che non si può spiegare e conoscere in tutte le sue forme (letteratura, arte, musica…) senza il cattolicesimo.

«Tale insegnamento», diceva già il Concordato del ’29, «sarà dato a mezzo di maestri e professori, sacerdoti o religiosi, approvati dall’autorità ecclesiastica e sussidiariamente a mezzo di maestri e professori laici, che siano a questo fine muniti di un certificato di idoneità da rilasciarsi dall’Ordinario diocesano». Nel protocollo addizionale alla revisione del Concordato viene ribadito che «l’insegnamento della religione cattolica è impartito da insegnanti riconosciuti idonei dall’autorità ecclesiastica, nominati, d’intesa con essa, dall’autorità scolastica». E lo stesso si dice degli insegnanti delle scuole materne ed elementari. In una contestazione studentesca, qualche anno fa, si invitava a boicottare l’ora di religione perché i docenti «non soltanto saranno scelti dalla Curia e pagati dallo Stato, ma saranno assunti per legge». E sempre in quel pianeta così variegato del mondo giovanile è facile cogliere una certa ereditarietà e debito verso una cultura laicista e anticlericale, che fa dire ai giovani: «Si faccia la Chiesa le sue scuole e lì dia i suoi insegnamenti religiosi».

Vorrei dire che non la Chiesa ma lo stesso Stato deve nelle scuole pubbliche avere il coraggio di trasmettere la genuina cultura del popolo italiano che respira cristianesimo e cattolicesimo in specie da tutti i suoi pori. Anche espressioni di dissenso con il cattolicesimo non si possono comprendere senza il confronto con quella matrice culturale che viene contestata. Ma ancor di più coloro che vorrebbero un insegnamento di storia delle religioni, ignorano che gli studenti non chiedono di sapere la storia, ma cercano il senso, il significato dentro ogni percorso storico, e questo non è possibile se non a partire da un’identità. A ognuno il suo compito: alla Chiesa quello di far crescere nella fede una comunità nazionale che oggi stenta a riconoscere nel cattolicesimo la sua identità; alla Scuola pubblica (statale e paritaria) l’impegno di non far perdere traccia di quelle radici. Nel concorso si richiede, come condizione, il decreto di idoneità dell’autorità ecclesiastica. Se lo facesse lo Stato allora non sarebbe più uno Stato laico, ma confessionale. È qui che l’atipicità di tale insegnamento ha la sua radice ed espressione. A molti è sembrata un’ingerenza nelle cose della “res-pubblica”. Concludo col dire che è obbligo di giustizia dare un assetto giuridico all’IRC e ai relativi docenti, ma è certo un dovere ineludibile guardare a tale insegnamento con fiducia, affinché un allievo sappia rendere ragione della sua cultura e confrontarsi con altre culture e religioni, nel pieno rispetto di tutti. Il fatto che ci sia l’ora del “nulla” piuttosto che l’ora di attività alternativa, fa paura perché ancor più ragazzi sceglierebbero di partecipare all’IRC. Siamo in un momento in cui proprio la mancanza di senso della vita, porta i ragazzi a togliersi la vita non sopportandone il peso e la fatica. E ci sono persone che fanno ancora polemica sull’esistenza dell’IRC che, nonostante gli attacchi ripetuti, continua a essere scelta, anche se taluni dirigenti scolastici fanno di tutto per far sì che i ragazzi non la frequentino. Una scuola che preferisce avere i ragazzi per strada e non nelle aule a cercare il senso della vita, attraverso la bellezza di tutta la cultura, anche quella nata dal cristianesimo e da altre religioni, non è a rischio di fallimento totale, sia culturale che educativo?

11 gennaio 2025

Il triduo in onore di santa Rita

Nella chiesa di Santa Rita da Cascia alle Vergini, a Roma, dal 19 al 21 maggio si tiene il triduo in onore della “santa delle rose” con meditazioni guidate da padre David Conejo, sacerdote agostiniano. “Santa Rita: un cuore che ama e ascolta” è il tema che farà da filo conduttore ai diversi momenti di preghiera”.

Giovedì 19 maggio alle ore 18 è prevista l’esposizione del Santissimo Sacramento con adorazione comunitaria e benedizione eucaristica; alle 18.30 la Messa con la meditazione. Il giorno seguente la celebrazione eucaristica delle 18.30 sarà invece preceduta dalla recita del Santo Rosario; mentre il sabato dal Canto dei Vespri.

Domenica 22 maggio, VI di Pasqua, festa di santa Rita, numerose saranno le Messe celebrate nella chiesa del centro storico. Alle 7 presiede il rettore don Lorenzo Pelati; alle 8 monsignor Renzo Giuliano, parroco di San Marco al Campidoglio; alle 9 padre Massimo Marelli, rettore della Chiesa del Gesù; alle 10 don Franco Amatori, rettore di Santa Maria in Via Lata; alle 11 padre Francesco Celestino, parroco dei Santi XII Apostoli. A mezzogiorno si terrà la supplica a santa Rita, e le celebrazioni riprenderanno alle 15. A quell’ora presiederà padre Simone Raponi, dell’Oratorio di San Filippo Neri; alle 16 don Serafino Ciardi, vicario parrocchiale a Santa Maria Regina Pacis a Monteverde; alle 17 monsignor Massimo Cautero, vice rettore di San Giuseppe dei Falegnami. Alle 18.30 previsto il solenne pontificale con monsignor Vittorio Lanzani. Alle 20 l’ultima liturgia eucaristica, con il rettore don Pelati.

18 maggio 2022

Il trentesimo anniversario di Sant’Alberto Magno

Compie trent’anni la chiesa di Sant’Alberto Magno, in via delle vigne Nuove, realizzata tra il 1989 e il 1991 su progetto dell’architetto Sandro Benedetti. Per festeggiare il trentesimo anniversario di consacrazione dell’edificio sacro, martedì primo giugno, alle ore 18.30, si terrà una solenne celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Giovanni Pietro Dal Toso, arcivescovo titolare di Foraziana, presidente delle Pontificie Opere Missionarie e segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.

12 maggio 2021

Il terzo incontro sul Padre Nostro a cura dell’Ufficio catechistico

L’Ufficio catechistico della diocesi di Roma informa che il secondo incontro di catechesi e preghiera sul Padre Nostro si terrà sabato 9 febbraio, dalle 16 alle 19, come di consueto presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore. Il tema sarà: “Venga il tuo regno”.

Per chi lo desidera, sono a disposizione online sul canale Youtube dell’Ufficio le registrazioni degli incontri già svolti.

4 febbraio 2019

Il terzo incontro di formazione per le équipe pastorali su prossimità e testimonianza

Si è tenuto sabato 5 dicembre, dalle 10 alle 11, il terzo incontro di formazione promosso dalla diocesi per le équipe pastorali. L’appuntamento è stato mandato in diretta televisiva su Nsl (canale 74 del digitale terrestre) o in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma. Il tema dell’incontro è: “«Non ho argento né oro…». Prossimità e testimonianza nel nome di Gesù”, facendo riferimento al libro del Papa “Senza di Lui non possiamo far nulla”.

A disposizione, nel video anche su youtube, una meditazione biblica tenuta da don Fabio Pieroni, parroco di San Bernardo da Chiaravalle a Centocelle; una testimonianza di Luca Drusian; quindi alcune indicazioni operative per il lavoro in équipe a cura di don Paolo Asolan, incaricato del Servizio per la formazione permanente del clero.

Scarica la meditazione per l’incontro

Scarica altro materiale per l’incontro

 

Il tempo di osare: la riflessione del direttore della Caritas sull’usura

Foto di Cristian Gennari

Pubblichiamo la riflessione di Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana e presidente della Fondazione Salus Populi Romani, sul Convegno nazionale delle fondazioni antiusura

A Napoli, ci siamo ritrovati il 15 e 16 ottobre, per ricordare i 25 anni della Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II, di cui siamo parte insieme ad altre 31 Fondazioni operanti in 16 regioni italiane, per la nostra Assemblea nazionale e per il convegno: “Prevenzione del sovraindebitamento e dell’usura e solidarietà alle vittime: è il tempo di osare”. “E’ il tempo di osare” non significa volgere lo sguardo al passato, non accontentarsi per il molto che è stato fatto dalla nostra Fondazione, la Salus Populi Romani, come dalle altre, ma stare nel presente per affrontare le nuove sfide che la lotta all’usura ci pone nell’oggi ed esercitare il diritto- dovere di dire la verità dal punto di vista dei poveri e degli esclusi, rispetto ad un modello economico che tende sempre di più a metterli ai margini.

Ci troviamo oggi a dover affermare che gli strumenti che abbiamo a disposizione per prevenire e contrastare il sovraindebitamento e l’usura, come pure l’azzardo (che di “gioco” non ha nulla), non sono più da tempo all’altezza delle necessità, dell’emergenza che tocchiamo con mano ogni giorno, a Roma come ad ogni latitudine in Italia. La legge n.108 del 1996, frutto tra gli altri dell’impegno della stessa Consulta Nazionale, e con essa delle numerose leggi regionali che ad essa si ispirano, va profondamente ripensata e superata, perché non più in grado di dare quelle tempestive risposte che centinaia di migliaia di persone, di famiglie, ci supplicano di dare loro per non cadere o restare ostaggi della criminalità piccola, media e grande del Paese.

Le proposte presentate a Napoli, a nome della Consulta Nazionale, dalla prof.ssa Antonella Sciarrone Alibrandi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nella consapevolezza che è tutto l’impianto della normativa che dovrebbe essere rivisto, riguardano il Fondo di solidarietà per chi è già vittimo dell’usura (art.14 della l. 108/96) e il Fondo di prevenzione dell’usura (in successivo art. 15).

Nel primo caso, a richiesta è:
• anzitutto, quella di far sì che anche le famiglie, le persone che non esercitano un’attività economica, possano finalmente accedere a quei benefici fin qui previsti solo per quei soggetti che “esercitano attività imprenditoriale, commerciale, artigianale e comunque economica, ovvero una libera arte o professione”. Si propone in particolare di:
• prevedere un finanziamento fino al massimo di € 25.000 per famiglia, da erogarsi in 30 giorni e da restituire in 5 anni, con un interesse entro i limiti minimi del tasso soglia;
• introdurre una procedura semplificata di erogazione del contributo, molto più snella e tempestiva delle attuali, talmente lunghe e complesse da contribuire non poco alla fortissima riduzione delle denunce dei casi di usura;
• affidare un ruolo di rilievo alle Associazioni e alle Fondazioni, riconosciute ufficialmente dal Ministero dell’Economia e della Finanza (Mef);
• affiancare le vittime dell’usura della figura di un tutor, appositamente qualificato dal punto di vista tecnico, per affiancare le vittime ed aiutarle a realizzare il progetto di ripresa posto alla base del finanziamento;
• utilizzare il Fondo di solidarietà per la copertura economica di tali interventi.

Nel secondo caso, quello del Fondo di prevenzione dell’usura (Art. 15 l. n. 108/96), la richiesta è di:
• prevedere una dotazione fissa di risorse finanziarie (fino ad oggi, si provvede invece di anno in anno), da destinare al Fondo;
• ripartire diversamente le risorse disponibili: fino ad oggi il 70% va per le imprese (con l’intervento dei Confidi) e il 30% per le persone fisiche e famiglie, in modo da giungere, sulla base dei dati di questi anni, che si giunga al 50% e 50%;
• modificare la normativa prudenziale che attualmente disincentiva le banche ad erogare finanziamenti per questo tipo di necessità,
• giungere ad una convenzione nazionale per questo tipo di prestiti;
• modificare il meccanismo attuale di copertura dei costi di gestione delle Fondazioni e delle Associazioni antiusura, totalmente inadeguato (perché basato sugli interessi attivi sulle somme pubbliche del Fondo di prevenzione depositate dalle Fondazioni/Associazioni presso le banche), nella misura massima del 5% sulle erogazioni dirette o garanzie concesse alle banche dalle fondazioni, da rendicontare annualmente al Mef, unitamente al rapporto di gestione.

“E’ il tempo di osare”, al di là di queste proposte che ci auguriamo possano trovare anche a Roma e nel Lazio interlocutori attenti e sensibili nel tessuto istituzionale, sociale ed economico, significa anche guardare in maniera più corale nella dimensione ecclesiale ai drammatici fenomeni del sovraindebitamento, dell’usura e dell’azzardo. Sarebbe particolarmente importante, ad esempio, che si stabilisca un rapporto di cooperazione molto più stretto tra la Fondazione Salus Populi Romani e le Comunità parrocchiali e le piccole comunità religiose della città.

Presso le Caritas parrocchiali, in particolare, sarebbe prezioso poter contare su persone, appositamente formate attraverso la Fondazione, in grado (e non occorre essere degli esperti o dei laureati in economia o in scienze bancarie), di essere prossime, di ascoltare (che valore avrebbe nell’anno del cammino sinodale!), con grande riservatezza e rispetto, le persone, le famiglie con problemi di sovraindebitamento se non prossime al rischio usura. A Roma e nel Lazio sono molte di più di quanto si possa immaginare se a livello nazionale, qualificati osservatori, come il sociologo Maurizio Fiasco (ndr. consigliere della nostra Fondazione), sostengono che sono circa sei milioni le famiglie a rischio di esclusione sociale per sovraindebitamento e per le quali è necessario individuare una strategia di affrancamento. Sempre nella dimensione delle comunità parrocchiali, si potrebbero inoltre aprire degli spazi per poter fornire alle persone, alle famiglie una educazione finanziaria di base che molto gioverebbe ad aumentare il livello di consapevolezza delle proprie scelte sull’uso dei propri stipendi e pensioni, prima che tali scelte sfocino in situazioni pesanti di sovraindebitamento.

“E’ il tempo di osare”, cari amici e care amiche, ma possiamo restare impassibili di fronte a tante situazioni di dolore per debiti, per usura, per ludopatia che attraversano le nostre strade e sfiorano a volte le nostre vite? Queste storie attendono di essere prese sul serio, di essere ascoltate, sospendendo ogni giudizio sulle persone ma aiutandole a “rialzarsi”, anche dopo certi errori che possono averle determinate. Non siamo forse tutti noi chiamati a portare la speranza e a sostenerci gli uni con gli altri, confidando nell’aiuto del Signore e testimoniando con creatività anche le vie inedite della carità?

18 ottobre 2021

Il tempo della scelta: la lettera del cardinale vicario Angelo De Donatis ai sacerdoti e ai diaconi

Roma 10/04/2020Vaticano, Piazza San Pietro.Papa Francesco presiede la Via Crucis del Venerdì Santo in una Piazza San Pietro deserta, a causa del Covi-19 Corona Virus.Ph: Cristian Gennari

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te […] Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri». Da queste parole di Papa Francesco, pronunciate durante il momento straordinario di preghiera sul sagrato della basilica di San Pietro lo scorso 27 marzo, parte il cardinale vicario Angelo De Donatis. Lo fa in una lettera, inviata ai sacerdoti e ai diaconi della diocesi di Roma, nella giornata di oggi (lunedì 11 maggio), alla quale allega una scheda «da utilizzare con il presbiterio». Non si tratta «di un programma operativo – sottolinea il cardinale De Donatis – ma di una riflessione ispirata alla Parola di Dio e che punta a cercare il senso di ciò che stiamo vivendo».

Per il vicario questo è «il tempo della scelta. Non è affatto scontato – scrive infatti – che si debba ritornare a fare tutto ciò che facevamo prima. Dobbiamo sederci, stare in silenzio, ascoltare la Parola e fare discernimento. Cominciamo noi presbiteri, facendo risuonare in noi tutto ciò che ascoltiamo: la Parola e la vita dei fratelli». Di qui una proposta concreta: tre giorni di «preghiera e se lo volete di digiuno» prima di Pentecoste. «Saltando uno dei pasti principali – sono le indicazioni fornite dal cardinale – faremo un’ora di lectio divina su un testo biblico che vi invierò, accompagnandolo con qualche domanda. In silenzio e in solitudine (ma in profonda comunione gli uni con gli altri) ognuno si metterà in ascolto del Signore che parla. Ascolteremo lo Spirito, chiedendogli di capire il tempo presente e di inspirarci scelte secondo la sua volontà. Dopo una settimana di riflessione, possiamo condividere con altri presbiteri, in piccoli gruppi del tutto spontanei e informali, quanto emerso nella preghiera».

«La preghiera – conclude il cardinale De Donatis – ci aiuterà a riconoscere ciò che è essenziale, superando le discussioni superficiali, reattive, di parte. Sono convinto che emergeranno straordinarie convergenze, poiché è lo Spirito Santo che guida la sua Chiesa».

Leggi la lettera e la scheda allegata

11 maggio 2020

Il Tempo del Creato, in preghiera per il pianeta

È iniziato martedì primo settembre il Tempo del Creato, e durerà fino al 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi. «L’intenzione di preghiera di settembre che Papa Francesco ha affidato a tutta la Chiesa cattolica attraverso la Rete Mondiale di Preghiera del Papa tratta della cura delle risorse del pianeta – riflette don Francesco Pesce, incaricato dell’Ufficio per la pastorale sociale della diocesi di Roma –. Nel contesto del Tempo del Creato e nel quinto anniversario della Laudato si’, il Santo Padre esprime la sua preoccupazione per il “debito ecologico” che si genera spremendo e sfruttando le risorse naturali, e rivolge un appello a condividerle “in modo giusto e rispettoso”».

Papa Francesco, nel suo Messaggio per la Giornata del Creato, chiede una giustizia riparativa, la cancellazione del debito dei Paesi poveri in seguito alle crisi connesse alla pandemia da Covid-19 e, infine, protezione per le comunità indigene dagli interessi e dal «nuovo tipo di colonialismo» delle multinazionali. Cinque i punti in cui si incentra il testo: ricordare, ritornare, riposare, riparare e rallegrarsi. Non mancano i riferimenti alla pandemia: «La crisi, in un certo senso, ci ha dato la possibilità di sviluppare nuovi modi di vivere – osserva il Pontefice –. È stato possibile constatare come la Terra riesca a recuperare se le permettiamo di riposare: l’aria è diventata più pulita, le acque più trasparenti, le specie animali sono ritornate in molti luoghi dai quali erano scomparse».

In questo Tempo del Creato, la diocesi di Roma partecipa al XV Forum dell’informazione cattolica per la custodia del Creato, sul tema “Indietro non si torna. Un nuovo umanesimo alla luce della Laudato si’”. Organizzata da Greenaccord per sabato 5 settembre a Montefiascone (Viterbo), la giornata di studio sarà declinata in una sessione di lavoro mattutina dedicata al rapporto tra fede ed ecologia, alla relazione tra scienza, tecnologia ed ecologia, ai suggerimenti contenuti nella Laudato si’ sull’umanesimo integrale. La sessione pomeridiana sarà invece dedicata al tema dell’ecologia integrale – vera novità dell’enciclica, che quest’anno festeggia il suo primo lustro – e alle emergenze ambientali e sociali lette in un’ottica non contrapposta. In serata si svolgerà la cerimonia di premiazione del Concorso fotografico “L’uomo e il magnifico dono della Natura” e del conferimento del Premio giornalistico “Sentinella del Creato”.

2 settembre 2020

Il Teatro dell’Opera a San Vitale, storica collaborazione

Non un semplice concerto di musica sacra, ma «un’istituzione statale come il Teatro dell’Opera che sceglie di esibirsi nella “sua” parrocchia, Santi Vitale e Compagni Martiri in Fovea a via Nazionale. E lo fa dopo cento anni….». Il parroco don Elio Lops, lui stesso musicista, racconta così la bella collaborazione che ha visto, appunto, l’orchestra e il coro del Teatro Costanzi esibirsi gratuitamente nella basilica, sia a inizio del mese scorso che giovedì 26 settembre.

I concerti, quali il “Concerto in Mi minore il Favorito” e il “Concerto per la Solennità di San Lorenzo,” con l’eccezionale esibizione dei professori di Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma e del magnifico Primo Violino Vincenzo Bolognese e il Continuo suonato dal maestro Antonio Pergolizzi, hanno dato un’opportunità di ascolto e integrazione.

Mentre con il celebre Gloria di Vivaldi – interpretato dallo splendido Coro del Teatro preparato dall’ottimo maestro Ciro Visco con le due soliste d’eccezione – il soprano Marianna Mappa e il mezzosoprano Irene Savignano – è stato il protagonista e l’interprete di una vera e propria ascesa spirituale.

Il «sentito ringraziamento» da parte della parrocchia va a Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, e a tutti i suoi collaboratori, «per essere “usciti” dal prestigioso Teatro Costanzi e aver ricollocato la Musica Sacra nella sua sede più idonea, e naturalmente al direttore Luca Quintavalle e a tutte le maestranze che si sono adoperate per la riuscita di questo evento storico per San Vitale».

La presenza del Teatro dell’Opera «ha rappresentato per la basilica – chiosa uno storico parrocchiano, Massimo Lamonica – una vera e propria investitura o potremmo dire una vocazione nella vocazione in vista del prossimo Giubileo per questo imponente Tempio: il più antico luogo di culto cristiano del centro di Roma. La prima basilica cristiana dal suo sorgere, fatta costruire dall’Imperatore Teodosio dopo il 386 d.C.».

2 ottobre 2023

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