25 Giugno 2025

Messa internazionale a Fatima. De Donatis: “Qui per purificare il cuore”

Omelia della Messa internazionale a Fatima, 29 agosto 2021. “Il confine tra vita morale e immorale non passa attraverso mani lavate, ma attraverso il cuore, il mondo interiore dell’uomo, la sua mente, la sua coscienza, il luogo del rapporto con Dio e delle decisioni per la vita. Se il cuore è impuro escono fuori tutti i vizi umani. L’evangelista ne elenca dodici, un numero che esprime totalità, quasi per dire che tutto il male viene dal cuore, dal mondo interiore; ma se il cuore è purificato, dal cuore viene fuori soprattutto ogni specie di virtù. Per questo siamo qui, a Fatima: per purificare il cuore”.

«Solo chi è pieno di Dio è felice, anche in mezzo alle prove del mondo»: si conclude il pellegrinaggio diocesano a Fatima

«Siamo arrivati smarriti, affaticati, preoccupati e poi, dopo tre giorni, eccoci ritrovati, sollevati, ricolmi di speranza. Siamo pronti a ‘occuparci delle cose del Padre’. E torniamo a casa, nella nostra dimensione quotidiana, certi che senza Gesù non possiamo fare nulla. Con Gesù al centro la nostra storia si volge sempre al bene». Lo ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis, nell’omelia della Messa che ha celebrato stamani a Fatima, in conclusione del pellegrinaggio diocesano.

Ricordando il 13 maggio di quaranta anni fa, quando Papa Giovanni Paolo II fu vittima dell’attentato in piazza San Pietro, il cardinale ha osservato che «forse abbiamo creduto che il Male volesse prendersi la rivincita, che il dono che ci era stato fatto con il Santo Padre potesse esserci stato tolto». «Anche la terza parte del segreto di Fatima può sembrarci ad una prima lettura la fine disastrosa di una storia sempre dominata dal Male. Ma non è così. Maria dice a Lucia: Il Mio cuore immacolato trionferà». Nelle parole del cardinale la consapevolezza che «la fede e la preghiera sono potenze che possono influire nella storia». «La preghiera è più forte dei proiettili, la fede è più potente delle divisioni».

Il cardinale De Donatis ha poi rivolto il pensiero a questo tempo di pandemia, a ciò che succede in Afghanistan, in Libano e in tante parti del mondo, ai morti e alle rovine dell’ultimo terremoto ad Haiti. «Il cuore si stringe e crediamo che tutto sia sottomesso al Male. Così succede anche nella vita di ciascuno di noi. A volte siamo tentati di vedere solo le cose che non vanno, di credere che non c’è via di scampo e di salvezza. Eppure, il Cuore immacolato trionferà». Un trionfo che corrisponde a un «cuore che sa vedere». «Ripartiamo da Fatima non solo con il desiderio di tornarci, ma con l’impegno di portare nella nostra quotidianità quanto abbiamo riscoperto: solo chi è pieno di Dio è felice, anche in mezzo alle prove del mondo e della propria storia».

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31 agosto 2021

«L’umiltà è il nostro “Green pass” per andare in Cielo»: la Messa del lunedì da Fatima

«Ormai questo santuario ci è diventato familiare, è entrato nella “geografia della salvezza” delle nostre vite. Fatima è il punto di ri-partenza che Dio ha scelto per noi quest’anno, in questi tempi così difficili». Lo ha detto stamani il cardinale vicario Angelo De Donatis, nell’omelia della Messa che ha celebrato nel santuario di Fatima, durante il pellegrinaggio diocesano. «Siamo venuti qui cercando Dio e, attraverso Maria, lo stiamo ritrovando – ha osservato il porporato –. A lui abbiamo portato le nostre croci, le nostre prove. E lui ci viene incontro con la sapienza della Croce, stoltezza per il mondo, ricordandoci che solo se siamo crocifissi con Lui potremo gustare la pienezza della Vita». Quindi, la richiesta al Signore di «non toglierci le croci, ma di saperle trovare nella Sua e, con essa, la forza di portarle».

Invitando a guardare a Maria, «madre e maestra spirituale», il cardinale ha ribadito che «se crediamo di essere autodidatti nella fede, facilmente rischieremmo di perderci e di sbagliare». «Se camminiamo soli, lì dove troviamo “buio”, vediamo solo “oscurità”; con lei vediamo il passo prima della luce». Nelle parole del cardinale anche la volontà di «metterci alla scuola di Maria». «Secondo la sua logica, troviamo Fatima» non come «un insieme di segreti che annunciano distruzione e fine; ma una immensa luce di speranza in una storia di difficoltà e di prove».
Infine, l’invito all’umiltà, «nostro “Green-pass” necessario per andare in Cielo». «Se vogliamo elevare lo sguardo al Cielo, siamo invitati ad essere piccoli».

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30 agosto 2021

Fatima, la catechesi del cardinale vicario ai pellegrini

Nel pomeriggio di domenica 29 agosto 2021, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha tenuto una catechesi nel Centro pastorale Paulo VI di Fatima. Riprendendo il messaggio delle apparizioni della Vergine Maria ai tre pastorelli, il cardinale ha affidato ai pellegrini le tre parole: pentimento preghiera e conversione. Il porporato ha approfondito in particolare la preghiera offrendo spunti per vivere un dialogo costante e intimo con Dio.

Al termine della meditazione, terminata con un’esortazione alla conversione, i pellegrini hanno avuto modo di accostarsi al sacramento della Riconciliazione.

Leggi qui il testo integrale della catechesi.

 

29 agosto 2021

 

Messa internazionale a Fatima. De Donatis: “Qui per purificare il cuore”

Dopo la recita del rosario, guidato dal vescovo ausiliare, monsignor Dario Gervasi, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha presieduto stamane, 29 agosto, nel santuario di Fatima, la Messa internazionale. La celebrazione si inserisce nell’ambito del pellegrinaggio diocesano che si sta svolgendo in questi giorni nella città portoghese. Ad aprirla, la processione dell’immagine di Maria fino all’altare.
Pubblichiamo, a seguire, alcuni passaggi dell’omelia del cardinale, letta in portoghese:

“Il confine tra vita morale e immorale non passa attraverso mani lavate, ma attraverso il cuore, il mondo interiore dell’uomo, la sua mente, la sua coscienza, il luogo del rapporto con Dio e delle decisioni per la vita. Se il cuore è impuro escono fuori tutti i vizi umani. L’evangelista ne elenca dodici, un numero che esprime totalità, quasi per dire che tutto il male viene dal cuore, dal mondo interiore; ma se il cuore è purificato, dal cuore viene fuori soprattutto ogni specie di virtù. Per questo siamo qui, a Fatima: per purificare il cuore”.

“In questo tempo di pandemia del mondo, possiamo sanificarci le mani all’infinito, evitando il contagio della malattia, ma se non purifichiamo il cuore lasceremo libero il passaggio al Male. Fatima è un dono per noi: qui lasciamoci toccare dal Creatore della luce, mettendoci sotto la protezione della Vergine Madre per chiederLe di mostrarci Gesù.
E allora torneremo nelle nostre case e nella vita di ogni giorno illuminati, sanati e salvati dall’Unico che, in questa ripresa di anno e per tutto il tempo che ci darà da vivere, può donarci un cuore nuovo”.

Leggi l’omelia completa

 

29 agosto 2021

Omelia a Fatima del 28 agosto 2021

“A Fatima lo scopo di tutte le apparizioni – e quello del nostro pellegrinaggio – è stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità: è l’invito alla conversione”. Lo ha detto il vicario del Papa per la diocesi di Roma, il card. Angelo De Donatis, nell’omelia della Messa che ha celebrato oggi pomeriggio a Fatima, all’arrivo del gruppo dei pellegrini che svolgono in questi giorni il pellegrinaggio diocesano. “A Fatima ci stupisce sapere come tre bambini semplici si siano arresi alla forza interiore che li ha invasi nelle apparizioni dell’Angelo e della Madre di Dio – ha aggiunto il cardinale -. Maria entra nella vita semplice e normale di tre pastorelli”.

De Donatis a Fatima: “A casa di Maria come famiglia”

“A Fatima lo scopo di tutte le apparizioni – e quello del nostro pellegrinaggio – è stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità: è l’invito alla conversione”. Lo ha detto il vicario del Papa per la diocesi di Roma, il card. Angelo De Donatis, nell’omelia della Messa che ha celebrato oggi pomeriggio a Fatima, all’arrivo del gruppo dei pellegrini che svolgono in questi giorni il pellegrinaggio diocesano. “A Fatima ci stupisce sapere come tre bambini semplici si siano arresi alla forza interiore che li ha invasi nelle apparizioni dell’Angelo e della Madre di Dio – ha aggiunto il cardinale -. Maria entra nella vita semplice e normale di tre pastorelli”.

Guardando alla “dimensione di famiglia” che si è venuta a creare, il vicario del Papa per la diocesi di Roma ha ribadito che “siamo partiti dalle nostre case, dal nostro quotidiano per portare al Signore, attraverso Maria, le nostre intenzioni, le nostre fatiche, le nostre attese, le nostre preoccupazioni”. “c – ha osservato -, ma vediamo che è Gesù a entrare nella nostra casa, nella nostra vita, per offrirci una Luce rinnovata e per invitarci a mettere ordine nel nostro cuore, ridando le giuste priorità”.

Quindi, l’invito ai pellegrini in questi giorni a “mettersi in ascolto” per “imparare a vivere”. Citando Giovanni Paolo II, poi il card. De Donatis ha sottolineato come “anche Maria a Fatima ci richiama a ridare la giusta priorità alle cose di Dio”. “Ammettiamolo: siamo troppo preoccupati delle cose che passano e anche questa pandemia ha rivelato l’innata paura in ciascuno di noi di perdere tutto ciò che appartiene alla terra”. Quindi, la considerazione del cardinale: “Come cambierebbero le nostre abitudini se ci sentissimo fin d’ora cittadini del Cielo! Essere a Fatima significa desiderare la casa del Cielo, non solo come compimento al di là della morte, ma come condizione stabile di chi vive quaggiù ora, occupandosi delle cose di lassù”. Infine, l’invito a “riprendere il gusto di aprire la Bibbia ogni mattina, partendo magari dal Vangelo del giorno; trovare qualche minuto per leggere la Parola e ascoltare Dio che ci comunica qualcosa”.

Leggi il testo integrale dell’omelia

28 agosto 2021

I pellegrini in cammino sulle orme dell’Apostolo Giacomo

Sono partiti dal Monte della Gioia e hanno percorso gli ultimi sei chilometri del cammino di Santiago de Compostela, fino ad attraversare la porta santa, nella cattedrale. Protagonista di questa esperienza, ieri, è il primo gruppo che partecipa al pellegrinaggio diocesano, partito il 26 agosto scorso. I pellegrini stasera continueranno il loro cammino spirituale a Fatima.

La giornata di ieri è stata per loro un’occasione di profonda riscoperta della propria spiritualità. Un’occasione maturata sulle orme di milioni di pellegrini che ogni anno compiono questo percorso. Emozione per loro e anche per le persone che hanno chiesto loro di portare ai piedi della tomba di san Giacomo pensiero e preghiere, come conferma una giovane pellegrina. Per un’altra, il desiderio di camminare verso Gesù e di sperimentare la vita del pellegrino è il motore che l’ha mossa sui sentieri di Santiago. E poi c’è chi già compie un percorso di altruismo che qui può trovare “un perfezionamento”. A guidare il gruppo il vescovo ausiliare, monsignor Dario Gervasi: “La gioia è di riscoprirsi pellegrini nella vita. Questo piccolo percorso ci ha ricordato che siamo sempre in cammino verso una meta che non perderemo mai se riusciamo a seguire il Signore. E questo ci fa lasciare alle spalle quelle che sono le fatiche della vita”.

Nel pomeriggio, la visita guidata della città, dalla Plaza del Obradoiro, centro monumentale, all’Hospital Real, “Ospedale dei Re Cattolici” che ora si chiama Hotel Ostello dei Re Cattolici, e anche storicamente conosciuto come Real Hospital di Santiago de Compostela, un edificio in stile tardo gotico, costruito per ordine dei monarchi cattolici dopo la loro visita a Santiago de Compostela per far riposare coloro che avevano bisogno di assistenza medica alla fine del Camino. Infine, tappa a Plaza de la Quintana, grande piazza ad est della cattedrale.

 

28 agosto 2021

«Il pellegrinaggio è ritrovare chi siamo»: i fedeli romani a Santiago de Compostela

Primo giorno di pellegrinaggio ieri, giovedì 26 agosto, tra Lisbona, Braga e Santiago de Compostela per un gruppo della diocesi di Roma, che aderisce all’iniziativa diocesana, organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi, che avrà poi il suo momento centrale, dal 28 al 31 agosto, a Fatima, con il cardinale vicario Angelo De Donatis. Saranno in tutto circa 200 i partecipanti.

Nell’anno del Giubileo compostelano, i pellegrini hanno celebrato la Messa nel santuario del Buon Gesù, a Braga. A presiederla, il vescovo ausiliare monsignor Dario Gervasi. Nell’attesa di percorrere l’ultimo tratto del cammino di Santiago, nella giornata di oggi, il presule nell’omelia si è soffermato sul senso del pellegrinaggio.

«Il pellegrino è un uomo che cammina ma è diverso dal turista, che va, vede e conosce – ha detto -. Il pellegrino è spinto dall’arrivare a una meta ben precisa. Questo determina uno stile di vita». Nell’omelia monsignor Gervasi ha riflettuto sul pensiero diffuso oggi secondo cui «il cammino stesso in fondo è una meta».

«Ma – ha avvertito – è una mezza verità. Camminare senza una meta non ha senso. Siccome pochi riescono a dire che la vita ha uno scopo, allora ci si è persi nella bellezza del cammino. Il pellegrinaggio che abbiamo iniziato ci vuole aiutare a ritrovare la bellezza della vita considerata come cammino verso una meta, cioè tornare al Padre, riconoscersi figli di Dio e ritrovare la nostra vera identità di pellegrini che vivono su questa terra insieme agli altri, andando verso una meta ben precisa».

Infine, il vescovo ausiliare ha indicato le due dimensioni del pellegrinaggio cristiano: andare verso Dio con tutto il cuore e camminare verso i fratelli. «Non è una fuga, ma è ritrovare chi siamo».

27 agosto 2021

Presiede il Pellegrinaggio diocesano a Fatima organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi

Presiede il Pellegrinaggio diocesano a Fatima organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi.

La Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio

A cura delle Missionarie della Divina Rivelazione

Alla fine del XIII secolo, il nobile romano Egidio Lufredi fece dono agli agostiniani
di alcune case in Campo Marzio per la costruzione del monastero. Nel 1296 fu
iniziata la costruzione della nuova chiesa, che inglobava l’antica chiesa di san
Trifone; la costruzione venne ultimata nel 1483 grazie al cardinale Guglielmo
d’Estouteville, camerlengo di Papa Sisto IV e protettore dell’Ordine agostiniano.
L’assetto attuale è fu definito dal progetto del Vanvitelli, realizzato nel 1765. Tutta la
chiesa si presenta come un prezioso scrigno contenente tesori di arte e fede, custoditi
da sempre con spirito di servizio dai padri agostiniani.

L’interno della chiesa è a croce latina, presenta tre navate con cinque cappelle per
lato. L’intero ciclo decorativo, che comprende le tre navate, la crociera, la cupola, il
transetto e le cappelle di san Nicola da Tolentino e Santa Monica, fu affidato a fine
Ottocento al pittore Pietro Gagliardi.

Entrando nella navata centrale, al terzo pilastro, si rimane colpiti dal gruppo scultoreo
di sant’Anna, la Vergine ed il Bambino, eseguito da Andrea Contucci, detto il
Sansovino nel 1512. L’opera va considerata insieme all’affresco in alto del profeta
Isaia, realizzato da Raffaello nello stesso anno, in quanto allusive alla duplice
generazione di Cristo, divina e umana. Il profeta tra le mani regge un rotolo con
caratteri ebraici: “Aprite le porte, onde il popolo che crede entri” (Is 26,2). Il gruppo
scultoreo mostra sant’Anna con i piedi su un libro chiuso, mentre si protende verso la
Vergine e il Bambino Gesù che stringe nella destra un uccellino, allusione alla croce.
Il libro chiuso, significa che la Persona di Cristo supera la Scrittura.

Sull’altare maggiore è posta un’icona, datata al XIV secolo, della Madonna
Odighitria, la Vergine indica la Via da seguire nel Bambino Gesù tra le sue braccia.
La cappella del transetto destro è dedicata a Sant’Agostino, la pala d’altare con
Sant'Agostino tra i Santi Giovanni Battista e Paolo eremita è opera del Guercino
(1591-1666), mentre le due tele ai lati sono del Lanfranco (1580-1647): a sinistra
Sant’Agostino accoglie il Signore sotto le sembianze di un pellegrino e a destra,
Agostino che sconfigge le eresie. Il tema della cappella rimanda al carisma
dell’Ordine agostiniano: un’intensa vita di preghiera, silenzio e studio, genera la
carità verso il prossimo e l’amore per la Verità, che si sostanzia nel custodire e
difendere la fede cattolica.

La cappella, che si trova nel transetto sinistro, è dedicata a Santa Monica, la mamma
di Sant’Agostino. In un’urna di marmo verde, posta sotto l’altare e risalente al XVIII
secolo, riposano i resti del corpo della santa, che morì ad Ostia nel 387, mentre era in
attesa di imbarcarsi per l’Africa con il figlio Agostino, convertito grazie a
Sant’Ambrogio e deciso a seguire la vita monastica.

Il corpo di Monica fu sepolto nella Chiesa di Sant’Aurea ad Ostia e poi nel XV
secolo arrivò a Roma.

Sull’altare la splendida pala di fine XVIII secolo di Giovanni Gottardi, rappresenta la
Madonna della Consolazione o della cintola. Si vede rappresentata la Vergine Maria
con il Bambino Gesù che donano rispettivamente una cintura ad Agostino e a
Monica. La tradizione attesta che Monica, rimasta vedova di suo marito Patrizio,
chiese alla Vergine di voler vestire come lei, dopo la morte di San Giuseppe. In una
visione le fu mostrato l’abito nero e la cintura di cuoio, con la promessa che quanti si
fossero vestiti in tal modo, avrebbero ricevuto protezione e consolazione. Ancora
oggi, gli agostiniani vestono l’ampia tunica nera stretta ai fianchi da una lunga cintura
di cuoio.

Nella piccola cappella a sinistra, dedicata ai Santi Agostino e Guglielmo, troviamo un
intero ciclo pittorico realizzato dal Lanfranco nel 1612. Desta meraviglia la finta
cupola con l’Assunzione della Vergine. Nella pala d’altare sono rappresentati i santi
Agostino e Guglielmo che contemplano l’incoronazione della Vergine, mentre su un
lato si vede Agostino che medita il mistero trinitario. Il dipinto mostra Agostino che
parla con un bambino in riva al mare, mentre sulle nubi appare la Trinità. Viene
rappresentato l’episodio in cui l’anziano vescovo vide un bimbo, che con una
conchiglia voleva travasare tutta l’acqua del mare dentro la buca che aveva scavato
nella sabbia. Agostino, attonito cercò allora di spiegargli che era impossibile. A quel
punto, il Bambino gli rispose che, anche lui, faceva lo stesso, tutte le volte che aveva
la pretesa di voler spiegare il mistero Trinitario.

Sulla sinistra, all’ingresso, si staglia maestosa la Madonna del Parto di Jacopo
Sansovino, una statua in marmo realizzata nel 1521, che oltre ad essere un’opera
d’arte, è anche venerata come icona miracolosa. Il primo miracolo avvenne nel 1820,
quando il romano Leonardo Bracci, fece accendere una lampada da far ardere notte e
giorno dinanzi alla statua, per chiedere la grazia della vita della moglie e del figlio,
messi a repentaglio da una gravidanza difficile.

La figura della Vergine ricorda un’antica scultura romana: il collo lungo e tornito e il
profilo classico, saranno l’ispirazione per la Madonna dei Pellegrini del Caravaggio,
la pala d’altare che realizzò nel 1606 per la cappella della Madonna di Loreto a pochi
metri sulla sinistra. Caravaggio rappresenta lo scalone della casa di Nazaret a Loreto,
sul quale si posa leggiadra sulla punta dei piedi, la Vergine Maria che porge il
Bambino paffuto all’anziana coppia di pellegrini, in abiti miseri, che a piedi nudi,
bussano alla porta della Santa Casa, inginocchiandosi con le mani giunte. Il Bambino
guarda incuriosito l’uomo e la donna estasiati e con la punta del piedino ne sfiora le
dita, mentre vengono alla mente le parole di Sant’Agostino nelle sue Confessioni: “Ti
ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di
conseguire la tua pace!”. Santa Monica e sant’Agostino pregate per noi.

 

27 agosto 2021

È entrato nella luce della Resurrezione Sergio, padre di don Massimo De Propris

Roma, 27 agosto 2021

Il Cardinale Vicario Angelo De Donatis,

il Consiglio Episcopale e il Presbiterio della Diocesi di Roma,

sono vicini al dolore di Don Massimo De Propris,

Parroco della Parrocchia di San Giuliano,

per la morte del suo caro papà

Sergio

di anni 88

e, assicurando preghiere di suffragio, invocano Dio Padre,

ricco di misericordia, perché conceda a Sergio

il premio della vita eterna e dia conforto ai suoi familiari.

I funerali si svolgeranno lunedì, 30 agosto 2021, alle ore 10.30,

presso la Parrocchia di San Giuliano

(Via Cassia, 1036)

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