6 Maggio 2025

Come realizzare l’ascolto sinodale: i due tutorial in collaborazione con WeCa

Realizzato dalla diocesi di Roma in collaborazione con WeCa, l’Associazione WebCattolici italiani, i video tutorial spiegano in concreto come realizzare l’ascolto per questo cammino sinodale.

Il cammino sinodale della diocesi di Roma ha avuto inizio con l’incontro con Papa Francesco  del 18 settembre 2021. In quell’occasione il Papa ci ha detto che la sinodalità è la forma della vita della Chiesa: la Chiesa non può essere che sinodale. Ma che significa questo? Saper camminare tutti insieme in ascolto della Parola di Dio, in ascolto reciproco, tra di noi, e in ascolto di tutti.

Ed ecco allora emergere il cammino della diocesi di quest’anno, che ha come finalità l’ascolto dello Spirito Santo, cioè il cogliere la volontà di Dio per l’oggi della Chiesa. Per ascoltare lo Spirito Santo è necessario metterci in ascolto della Parola, ascoltarci tra di noi comunità cristiana, e metterci in ascolto di tutti: attraverso questo triplice ascolto lo Spirito Santo ci parlerà. Ci ha detto il Papa: “ascoltate lo Spirito Santo ascoltandovi e ascoltando tutti”.

Il primo tutorial ci aiuterà a comprendere come per poter realizzare concretamente l’ascolto tra di noi. La segreteria del Sinodo dei Vescovi ha preparato un vademecum che propone un gruppo di domande da rivolgere a tutti. Prima di tutto l’interrogativo fondamentale: come possiamo crescere di più come Chiesa nella direzione della sinodalità? E poi le altre domande, divise in 10 grandi contenitori: compagni di viaggio è il primo contenitore, l’ascolto è il secondo, ecc.. Come affrontiamo queste domande che sono il cuore del cammino sinodale? Abbiamo individuato questa modalità, proviamo ad immaginarla per essere concreti:

  • la comunità cristiana si riunisce in assemblea e insieme meditiamo e preghiamo un brano della Parola di Dio. Quale brano? È stato elaborato un sussidio sulle otto beatitudini di Matteo 5,1-11; ad ogni beatitudine è collegato un incontro di Gesù con un personaggio evangelico. Perché un cammino sulle beatitudini? Perché le beatitudini sono lo specchio della Comunità Cristiana, ha detto papa Francesco nel convegno di Firenze del 2015: per questo noi affronteremo le domande del Sinodo a partire dall’ascolto della Parola delle beatitudini. Otto  beatitudini, otto incontri comunitari, otto schede del sussidio.
  • il parroco o un catechista presenta una scheda del sussidio, e subito dopo vengono proposte le domande del Sinodo. A questo punto però non si rimane in assemblea (impossibile ascoltarsi tutti in una assemblea numerosa), ma ci si divide in piccoli gruppi di 6/10 persone. La modalità è quella del gruppo di discernimento comunitario: come si fa? In un primo momento tutti ascoltiamo le risposte che nel piccolo gruppo ognuno ha elaborato alle domande del questionario, non commentiamo le risposte degli altri, le ascoltiamo soltanto. Dopo un attimo di silenzio, secondo giro, ognuno sottolinea quello che lo ha colpito delle risposte degli altri (il Sinodo è ascoltarsi, non posso preoccuparmi solo di quello che dirò io), ma cercherò di ascoltare quello che gli altri dicono. Terzo passaggio: ma che ci dice lo Spirito Santo? Cosa vuole da noi il Signore?
  • Facciamo un esempio per essere molto concreti: la prima scheda sulle beatitudini presenta “Beati i poveri in spirito”, collegata con il dialogo  di Gesù con il buon ladrone sulla croce: proprio nel momento in cui il buon ladrone “diventa povero” perché perde tutto, persino la vita, proprio in quel momento sperimenta la beatitudine dell’incontro con Gesù. Le domande del Sinodo inserite in questa prima scheda sono quelle del primo gruppo: compagni di viaggio. Nel suo ultimo viaggio da questo mondo al Padre, Gesù si è fatto  compagno di viaggio di due ladroni: la Chiesa sa farsi vicina a tutti, soprattutto ai “maledetti” della storia?
  • Nel piccolo gruppo, grazie ai tre passaggi che abbiamo appena accennato, emergerà quello che lo Spirito Santo vuole dalla Chiesa. Guiderà il piccolo gruppo un moderatore, tutti i moderatori sono presi tra i componenti dell’equipe pastorale o del consiglio pastorale, anche per loroè stato pensato un percorso formativo, guidato da don Fabio Rosini, una volta al mese. Alla fine il moderatore farà una sintesi di quello che è emerso dal confronto del piccolo gruppo; entro il 15 marzo 2022 la sintesi di tutte le risposte che sono state date nelle assemblee parrocchiali e nei gruppi di discernimento comunitario viene inviata all’equipe diocesana. La cosa importante è essere chiari e sintetici, perché la sintesi complessiva dovrà concentrarsi sui punti importanti.

II Tutorial

 

Un cammino sinodale ci aiuta a cogliere che cosa lo Spirito ci dice, e lo Spirito non parla soltanto attraverso la Parola di Dio, né parla soltanto attraverso la voce dei cristiani: lo Spirito parla attraverso tutti. E proprio per questo che Papa Francesco ci invita ad ascoltare tutti, tutti gli abitanti della città, tutti gli abitanti dei nostri quartieri. Come è possibile realizzare questo ascoltoE chi fa questo ascolto? Lo realizzano tutti i cristiani che partecipano alla vita della comunità: nel posto di lavoro, con i vicini di casa, in famiglia, negli ambienti che frequentano anche per lo svago, ogni cristiano può rivolgere alle persone che incontra alcune domande utili per la consultazione sinodale. Le loro risposte ci aiuteranno a comprendere qual è la ricerca spirituale degli interlocutori e che cosa pensano della comunità cristiana. Le domande che quindi si possono rivolgere sono ad esempio: sei credente? Partecipi ad un cammino di spiritualità? Cosa pensi della fede dei cristiani? E cosa pensi della Chiesa? Quando frequenti un’assemblea liturgica (per esempio in occasione di un battesimo, un matrimonio, un funerale), senti che quello che viene detto e celebrato ti aiuta nella vita? ecc.

Alcuni ascolti da realizzare sono particolarmente importanti. Prima di tutto l’ascolto dei giovani: gli insegnanti di religione di scuola superiore si impegnano a confrontarsi con i loro ragazzi a partire da alcune domande (un questionario elaborato da un gruppo di insegnanti di religione)i. Così anche i catechisti dell’iniziazione cristiana sono invitati a rivolgere domande ai genitori dei loro ragazzi; gli operatori della carità rivolgono domande a chi bussa alla porta dei centri di ascolto; i ministri straordinari della Comunione, agli anziani e ai malati che vanno a visitare. È molto importante che queste domande possano avere risposte sintetiche: l’equipe pastorale della parrocchia cercherà di metterle insieme ed inviare così il proprio contributo alla diocesi entro il 15 agosto 2022.

Quanto raccolto nell’ascolto diverrà oggetto di riflessione per l’equipe pastorale, il consiglio pastorale, gli operatori pastorali e il presbiterio della parrocchia. Ci ha ricordato il Papa che il 90-93% delle persone che vivono a Roma non frequentano la parrocchia, ed è molto importante entrare in ascolto e in dialogo con loro.

Inoltre: sarà importante che ogni comunità parrocchiale continui  l’attività della mappatura già avviata l’anno scorso. In che consiste la mappatura? La mappatura è una lettura attenta del territorio della parrocchia, individuando i luoghi in cui si incontrano le persone: dov’è la scuola, dove ci sono i centri commerciali, dov’è il comitato di quartiere, dove è la sede di associazioni, di cooperative, di gruppi… Ovviamente mappare non significa soltanto scrivere su una cartina dove sono collocate queste realtà, ma incontrare le persone che partecipano a questi luoghi di aggregazione, conoscersi, dialogare, ascoltare, per evitare di vivere nei quartieri ignorandosi. Al termine della mappatura cercheremo di mettere meglio a fuoco quali siano le tre criticità e le tre risorse presenti nel nostro quartiere che più influiscono nell’opera di evangelizzazione. Queste mappature parrocchiali vengono poi condivise dalle parrocchie che sono nella stessa zona urbanistica: le rispettive equipe pastorali si incontrano e leggono insieme il territorio, magari confrontandosi con i dati ricavabili dal sito mappaRoma (www.mapparoma.info) di cui abbiamo sentito parlare l’anno scorso. Questa riflessione sui quartieri è molto utile per reimpostare l’evangelizzazione territorio per territorio.

Ci saranno sicuramente delle persone che vorranno contribuire al dibattito sinodale inviando alcune riflessioni per iscritto, oppure un video, o un’audio. Potranno inviarlo nella sezione dedicata a questo nel sito della diocesi (www.diocesidiroma.it). È un modo, se volete, anche anonimo, di contribuire al dibattito (e non è da escludere che a molte persone preferiscano fare così). In realtà  ; forse ci aiuterà a comprendere che dobbiamo crescere nella capacità di farci vicino agli altri, di comprendere la loro vita.

Attraverso questo ascolto il Signore ci aiuterà a trovare nuovo slancio per l’evangelizzazione a Roma.

 

3 novembre 2021

Colombe ai detenuti e Vie Crucis in carcere

Il cardinale vicario Angelo De Donatis aveva fatto appello alla generosità di tutti, all’inizio della Quaresima, invitando a fare «un segno di prossimità verso i nostri fratelli e sorelle detenuti», donando una colomba o della biancheria intima nuova, sia maschile che femminile. E la solidarietà è stata tanta, da parrocchie, comunità religiose, colleghi e singoli fedeli. Lo raccontano dall’Ufficio diocesano per la pastorale carceraria: «Abbiamo già raccolto circa duemila colombe e abbiamo anche tantissima biancheria e prodotti per l’igiene personale», dice Chiara d’Onofrio, dell’Ufficio diocesano, oltre che volontaria alla Casa Circondariale Femminile di Rebibbia. Proprio lì si recherà Papa Francesco nel pomeriggio del Giovedì Santo per la Messa in Coena Domini e laverà i piedi ad alcune detenute. «Sono tutte molto emozionate e contente per questa visita, c’è grande fermento», aggiunge d’Onofrio.

I riti pasquali saranno vissuti in modo speciale anche negli altri penitenziari della Capitale. Oggi pomeriggio (venerdì 22 marzo) a Rebibbia Nuovo Complesso si terrà una Via Crucis presieduta dal vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per l’Ambito della diaconia della carità. Oltre ai detenuti, al personale carcerario, ai volontari, ai cappellani, il momento di preghiera sarà aperto alla partecipazione di 25 fedeli, in particolare dalle parrocchie che hanno donato colombe e biancheria ai reclusi.

Ancora, nel pomeriggio del Venerdì Santo si terrà una Via Crucis anche all’Istituto Penale per i minori Casal del Marmo, che sarà guidata dal vicegerente della diocesi, il vescovo Baldo Reina. Anche in questo caso, oltre ai giovani detenuti, agli agenti, educatori e volontari, sarà presente il cappellano don Nicolò Ceccolini e cinque fedeli per ogni parrocchia della zona. «Ogni comunità preparerà una stazione, tutte sul tema dell’incontro, ad esempio con Giuda, con Pilato, con il Cireneo – illustra d’Onofrio –. I ragazzi, aiutati da don Nicolò, stanno preparando la stazione relativa all’incontro con la Madre. Il desiderio è quello di promuovere un ponte tra “dentro” e “fuori”, che le mura siano abbattute nella mentalità, che il carcere, e chi vi e ristretto, sia sempre più integrato nel territorio».

22 marzo 2024

Colloqui presso il Seminario Maggiore

Colloqui presso il Seminario Maggiore

Colloqui con gli insegnanti, tanti dettagli e le proiezioni sui figli

La scorsa settimana sono stato ai colloqui pomeridiani con gli insegnanti di mio figlio. Il giorno dopo ho incontrato i genitori degli studenti della mia scuola.  Mio figlio frequenta il secondo anno, io insegno al triennio. Avendo ricevuto anche i genitori della mia classe terza, mi sono trovato in due giorni nella doppia veste di insegnante e genitore di ragazzi praticamente coetanei. Un punto di vista particolare, che vorrei raccontare.

Nella scuola di mio figlio i colloqui sono iniziati presto. Ho cercato di arrivare per tempo ma la fila era già lunga. Una volta entrato ho provato a saltare da una coda all’altra, con la speranza di parlare con più professori possibili. Come spesso capita c’erano insegnanti che riuscivano a fare progredire i colloqui velocemente ma, come spesso capita, c’era anche l’insegnante che aveva creato una coda infinita. Incontrati tutti i professori più rapidi mi sono fatto coraggio, con un «te tocca» mi sono messo in coda, nell’attesa mi sono messo a chiacchierare (poco) e ad ascoltare (molto).

A un certo punto ho assistito a uno scambio tra genitori che discutevano sugli impegni scolastici dei figli. Ciò che mi ha colpito è stato il grado di precisione con cui descrivevano le verifiche, gli argomenti svolti, il lavoro di gruppo e mille altri definitissimi dettagli che a un certo punto mi hanno fatto temere di essere finito nella fila sbagliata, perché io di quella valanga di informazioni ero assolutamente all’oscuro. Tornato a casa racconto a mia moglie dei colloqui ma soprattutto le condivido un dubbio: «Ma gli altri genitori sapevano tutto! Ma non è che noi saremo troppo assenti?». «Ma no – mi rassicura lei – mica ci andiamo noi a scuola! Dai ne parliamo domani, ora ceniamo». Ma il dubbio era lì.

Il giorno dopo anche nella mia scuola i colloqui iniziano presto. Cerco di gestire la coda, avendo tre classi è semplice. Dopo un po’ entrano la madre e il padre di un’alunna dal rendimento discreto. Inizio a parlare ma dopo poco sono loro che indirizzano il discorso su dettagli di verifiche, compiti e attività svolte dalla figlia in modo per me assolutamente sorprendente. E non che mi dia fastidio, tutt’altro. Resto però stupito dal grado di consapevolezza, ma soprattutto di partecipazione giornaliera, che immagino una tale presenza comporti. Li saluto, vado avanti con i genitori, constato che la coppia super informata non è l’unica, entrano altri genitori con lo stesso piglio. Terminati i colloqui, in macchina verso casa, penso ancora a quei due, su per giù miei coetanei. Lo spettro del dubbio del giorno prima inizia di nuovo ad aleggiare: già mi vedo alle prese con mia moglie e con un «quei genitori sapevano tutto! Ma non è che noi saremo troppo assenti?», e lei: «Ma no dai, mica ci andiamo noi a scuola! Ne parliamo domani, ora ceniamo».

Ovviamente i temi da tirare in ballo sarebbero molti. La questione della libertà e della responsabilità nella relazione educativa, oppure molto più mediaticamente tutta la tirata su genitori “spazzaneve” e figli inabilitati al fallimento, tanto per citarne qualcuno. Eppure, pur riservandomi il dubbio di un eccesso di retorica in certe discussioni, mi trovo a riflettere su un altro aspetto. Al netto del rischio semplificatorio, a me pare che dopo la generazione dei nostri genitori (oggi nonni dei nostri figli), nella gran parte dei casi fatta di storie familiari, lavorative, personali in genere riuscite, complice il periodo storico e sociale favorevole, oggi i genitori degli adolescenti vivano un paradosso comune. Le esistenze si sono complicate, le precarietà di ogni tipo aumentate. Succede allora che in modo più o meno inconscio le proiezioni sui figli aumentino in modo smisurato.

C’è sempre stata questa cosa, si dirà. È vero, ma oggi più che mai mi pare che, in un’epoca di difficoltà generalizzata, se c’è un fallimento che non possa essere più tollerato, questo sia proprio quello dei figli. Ma non da parte del figlio, come spesso si dice, quanto proprio da parte dei genitori che almeno su quel figlio ripongono speranze di riscatto, anzitutto per loro stessi. Ecco allora come ogni impegno, sforzo, attimo di tempo venga sempre più investito in una guerra che a un certo punto non si sa più per chi sia combattuta.

Il problema, o per l’appunto il paradosso, è che tali propositi poggiano su un tavolo per definizione precario: l’adolescenza, il momento in cui tutto deve traballare, proprio perché un nuovo equilibrio si crei; il tempo in cui il panorama è continuamente mutevole, dove i fallimenti spesso sono passaggi di ulteriori sviluppi non per forza funesti. Nasce quindi la domanda su quanto sia legittima questa corsa a cercare di imballare a prova d’urto un sistema che per definizione è del tutto instabile, su quanto questo concorra realmente al bene dei nostri ragazzi. A riguardo non ho risposte nette e certe, non angustierei continuamente mia moglie in caso contrario. Credo però che la domanda vada posta e che soprattutto il porcela sia assolutamente utile per i nostri figli (e questo lo si dice spesso) ma soprattutto utile per noi stessi (e questo lo si dice un po’ meno spesso). A tra quindici giorni.

20 dicembre 2017

Colloqui con alcuni sacerdoti

Colloqui con alcuni sacerdoti

Colletta per la Terra Santa: l’appello del cardinale De Donatis

La basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme

«Ci sono, ancora viventi e operanti pur fra mille tragedie e difficoltà spesso causate dall’egoismo dei grandi della terra, i cristiani della Terra Santa. Molti nella storia sono morti martiri per non vedere recise le radici della loro antichissima cristianità. Ma oggi molti di loro non ce la fanno più e abbandonano i luoghi dove i loro padri e le loro madri hanno pregato e testimoniato il Vangelo. Lasciano tutto e fuggono perché non vedono speranza. E lupi rapaci si dividono le loro spoglie. Se partiranno, se a Gerusalemme e in Palestina lasceranno i loro piccoli commerci destinati ai pellegrini che non vi si recano più, l’Oriente perderà parte della sua anima. I cristiani di Iraq, Siria, Libano e di tante altre terre si rivolgono a noi e ci chiedono: “Aiutateci a diffondere ancora in Oriente il buon profumo di Cristo” (2 Cor 2, 15)». L’accorato appello risuona nelle parole del cardinale vicario Angelo De Donatis, che si rivolge ai sacerdoti e ai fedeli della diocesi di Roma ricordando la tradizionale colletta del Venerdì Santo destinata a sostenere le popolazioni della Terra Santa.

«Fin dalle sue origini – ricorda il vicario del Papa per la diocesi di Roma – la Chiesa ha coltivato ininterrottamente e con passione la solidarietà con la Chiesa di Gerusalemme. In epoca tardo-medievale e moderna più volte i Sommi Pontefici intervennero per promuovere e regolamentare la colletta a favore dei luoghi santi. L’ultima volta fu riformata dal santo Papa Paolo VI nel 1974 attraverso l’esortazione apostolica Nibis in Animo. Anche Papa Francesco ha spesso sottolineato l’importanza di questo evento ecclesiale».

La colletta per la Terra Santa, con la raccolta di offerte in tutte le chiese, è la fonte principale per il sostentamento della vita che si svolge intorno ai Luoghi Santi. Numerosi i territori che ne beneficiano sotto diverse forme: Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia, Iran e Iraq. Di norma, la Custodia di Terra Santa riceve il 65% della colletta, mentre il restante 35% va al Dicastero per le Chiese orientali, che lo utilizza per la formazione dei candidati al sacerdozio, il sostentamento del clero, l’attività scolastica, la formazione culturale e i sussidi alle diverse circoscrizioni ecclesiastiche in Medio Oriente. Grazie alla colletta 2023 la Custodia di Terra Santa ha realizzato numerosi progetti e opere, molte delle quali rivolte ai pellegrini (chiese, santuari, conventi, case di accoglienza, scuole, ecc.) e tante altre destinate alla comunità locale. Nel primo caso, alcuni interventi hanno interessato luoghi cari a tutti i pellegrini come la basilica del Santo Sepolcro e quella del Getsemani e il sito del Battesimo di Gesù sul fiume Giordano.

«Invito tutti i fedeli della nostra diocesi ad essere generosi in questa circostanza – conclude il cardinale De Donatis –, certo che il Signore ricompenserà tutti coloro che verranno in aiuto alle necessità e alle sofferenze di questi nostri fratelli». Come di consueto, la somma raccolta potrà poi essere versata presso l’Ufficio Amministrativo del Vicariato.

Il testo integrale della lettera del cardinale

20 marzo 2024

Colletta per la Terra Santa, l’appello del vicario

Un appello al sostegno delle comunità cristiane di Terra Santa: a rivolgerlo è il cardinale vicario Angelo De Donatis, in una lettera indirizzata ai parroci della diocesi.

«Da numerosi anni per volontà dei Sommi Pontefici – scrive il porporato – il Venerdì Santo, giorno della manifestazione suprema dell’amore di Gesù, ogni comunità cristiana è chiamata a compiere un gesto di carità e di solidarietà verso i fratelli che vivono nella Terra Santa attraverso una speciale colletta».

De Donatis ricorda che «ancora oggi il Medio Oriente assiste a un processo che ha lacerato i rapporti tra i popoli della regione» e sottolinea l’impegno dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa al servizio dei pellegrini e delle comunità cristiane. «Nell’ultimo periodo, assistiamo con speranza a una certa ripresa dei pellegrinaggi toccando con mano la gioia della fede di tanti fedeli che giungono in Terra Santa sempre più numerosi».

11 aprile 2019

Colletta di Quaresima per la Caritas diocesana

Colletta di Quaresima per la Caritas
diocesana

Colletta a sostegno delle opere diocesane di carità (Uff. Caritas)

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Colletta a sostegno delle Caritas parrocchiali (Uff. Caritas)

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Collegio dei Consultori

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