Roma, 29 marzo 2020 – V DOMENICA DI QUARESIMA
(nei giorni del “coronavirus”)
“Signore, ecco, il tuo amico è malato” (Gv 11,3)
Carissimo/a,
eccomi di nuovo a scriverti, chiamandoti “carissimo”, perché in questo tempo così difficile, che sembra non avere mai fine, tu, operatore della salute a qualsiasi livello, sei diventato tale per ciascuno di noi. Vediamo foto, video, ascoltiamo testimonianze, e
vorremmo tutti fare qualcosa di più per dirti: “Non sei solo!”; in mezzo a tutta la sofferenza e il lutto del mondo, siamo fieri di te, di quello che sei e stai facendo, sacrificando la tua vita.
Immaginiamo quanto sia difficile incoraggiare i malati, sostenere i familiari, sperimentare di “non farcela”, dispiacersi, come se fosse un tuo caro, quando sembra che non ci sia niente da fare… e a volte vedere una persona morire, senza i suoi affetti, ma con te accanto.