Discorso dopo l’annuncio della nomina a Vescovo Ausiliare

23 NOVEMBRE 2017

Discorso dopo l’annuncio della nomina a Vescovo Ausiliare
Palazzo del Vicariato di Roma – Sala della Conciliazione

C’è in me umanamente la consapevolezza di sentirmi così inadeguato davanti al ministero cui sono chiamato. E per questo vi chiedo da subito di pregare per me.
Sono andato a scovare allora ciò che disse Albino Luciani, quando fu eletto vescovo: con me il Signore attua il suo vecchio sistema: prende i piccoli e li mette in alto, prende la gente dai campi, dalle reti, dal lago e ne fa degli apostoli. Certe cose il Signore non le vuole scrivere né sul bronzo, né sul marmo, ma addirittura nella polvere, affinché se la scrittura resta, non scompaginata, non dispersa dal vento, sia ben chiaro, che tutto è opera e tutto merito del solo Signore.
Ringrazio quindi Papa Francesco per la fiducia immeritata che mi dà. E voglio ringraziare in particolare Giovanni Paolo II che mi ha generato al sacerdozio, nel 1993, il primo anno in cui il Papa decise di ordinare i suoi preti. Ringrazio questa Chiesa in cui sono nato e cresciuto, e che ho sempre amato profondamente, nella certezza di aver ricevuto molto da tanti sacerdoti, religiosi e laici. Grazie a don Angelo che mi ricorda ancor più oggi che nulla è più dolce dell’amore. E gli altri vescovi – penso in particolare ora a don Paolo Selvadagi – don Guerino, don Giuseppe, don Gianrico, don Paolo e ora p. Daniele, con cui desidero da subito essere in profonda e vera comunione.
Penso al Cardinal Poletti che mi ha cresimato, al cardinal Ruini che mi ha ordinato diacono e mi ha dato le prime tre nomine, e in particolare al cardinale Vallini che mi ha confermato nella fiducia.
So che mi è vicino mio papà Stefano che è in Cielo, che fu tra i primi dieci giovani fondatori della Gioventù Francescana nel 1948, poi medico per vocazione, che mi ha testimoniato la fede, la povertà, il servizio e la forza della tenerezza. E mamma, i miei fratelli, mia sorella e le loro famiglie, che continuano a generarmi, nella vita e nella semplicità. I miei zii preti, che dal cielo mi custodiscono: padre Giuseppe Zirilli, redentorista e padre Rosario, domenicano.
Un grazie particolare alla piccola grande parrocchia di Santa Caterina, a dieci minuti a piedi da qui, dove ho imparato a sentirmi famiglia nella chiesa, fin dai primi anni con don Pietro Sigurani e il qui presente don Guido Peressini – io avevo sei anni quando divenne il nostro viceparroco – e soprattutto con la presenza per più di venticinque anni di don Aldo Zega, un padre che mi ha insegnato che il sacerdote è come Gesù, in mezzo alla gente, alle famiglie, ai giovani, ai poveri, ai malati, condividendone gioie e dolori, passioni e sogni.
Un grazie immenso al Seminario. Nei sei anni di formazione e nei cinque in cui ho prestato servizio come assistente, ho avuto un’esperienza di chiesa particolare e universale bellissima, grazie ai superiori e ai tanti compagni di Roma, d’Italia e del mondo. Sono debitore al Seminario, come anche alla Università Gregoriana, ai giovani della Scuola di Preghiera e alle comunità dove abbiamo vissuto le esperienze delle missioni o i luoghi di servizio come il Cottolengo di Torino.
E poi le mie comunità: Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario – il primo amore non si scorda mai – Santa Silvia, dove ho potuto gustare la bellezza di essere padre, per tutti, piccoli e grandi, e condividere una splendida fraternità sacerdotale con vari viceparroci, sacerdoti ospiti, studenti e seminaristi, perché l’unità tra i sacerdoti è il primo segreto per la comunione parrocchiale. E infine San Carlo da Sezze, per un tempo purtroppo così breve, dove ho imparato tanto, anche grazie alla presenza ancora viva di don Mario Torregrossa, sacerdote e vittima d’amore per i giovani e per i poveri.
Con don Mario, don Aldo e tanti altri sacerdoti che ci precedono, voglio affidarmi anche a tanti vescovi che hanno seminato nei solchi di questa diocesi: in particolare don Luigi Rovigatti, parroco dei miei genitori, e mons. Clemente Riva, don Salvatore Boccaccio, don Armando Brambilla e mons. Marcello Costalunga che ho avuto la gioia e l’onore di avere come collaboratore a Santa Silvia, e che in una dimensione di famiglia è stato accolto in canonica nel suo ultimo anno di vita fino alla sua morte in parrocchia.
Un grazie ricco di fraternità va a tutti i sacerdoti di Roma, a tanti che mi sono amici e fratelli, i miei compagni di seminario, i sacerdoti della prefettura, i diaconi permanenti e in particolare ai cappellani ospedalieri, alle religiose e quanti si adoperano a servizio dei malati. Per loro è il mio primo pensiero da vescovo. Nella mia vita in parrocchia ho sempre considerato la visita ai malati come un impegno primario e sono stato testimone tante volte di esempi di santità nella sofferenza. Ma so che in questo campo – quello della pastorale della salute – ho tanto da imparare, e mi metterò sulla scia di mons. Leuzzi e di p. Luca Brandolini con umiltà e disponibilità.
Ringrazio le religiose che ho conosciuto nella mia vita – penso in particolare alle Suore Ospedaliere della Misericordia nella cui cappella ha trovato casa la parrocchia di Santa Caterina per più di 40 anni – e poi a tante altre suore che pregano per me e servono questa chiesa nell’umiltà e nel servizio: le agostiniane dei SS. Quattro e di Lecceto, le benedettine di Santa Cecilia di cui sono il confessore, le Cottolenghine di Manziana.
Tra i laici che mi sostengono – in particolare tante coppie di sposi con cui ho camminato – e tra i vari collaboratori del Vicariato che ringrazio – penso ora a tanti medici, tanti infermieri, tanti operatori nella sanità che conosco e che soprattutto conoscerò. Mi auguro con loro di poter crescere in uno spirito di collaborazione e di fiducia, con il desiderio, da oggi, di portare a chi vive nella malattia e nella prova la carezza del Papa e della Chiesa di Roma, la mano forte e tenera del Signore Gesù, medico delle anime e dei corpi.
Maria Madre della Fiducia, Madre del Perpetuo Soccorso, Salute degli Infermi e Salvezza del popolo romano mi accompagni. Pregate per noi.