Alle Consacrate e ai Consacrati della Diocesi di Roma
Cari fratelli e sorelle,
quando Sua Eccellenza Mons. Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità, mi ha chiesto di fare questo servizio sono rimasto senza parole.
Lasciare la parrocchia e impegnarmi in una cosa così grande mi ha messo in crisi ….
“Prega!” mi ha detto ed è quello che ho fatto! Come ognuno di voi nel momento di “svolta” della vita ho gridato: “che cosa vuoi Signore che io faccia?”
E poi piano piano la luce è arrivata!
“Vai a lavorare nella parte della “Vigna” del Signore più cara allo Spirito, là dove i suoi carismi producono i frutti più belli ed esclusivi – mi sono detto – tratterai con persone che vivono quaggiù come poi vivremo tutti in Paradiso, gente che anticipa la vita eterna seguendo Cristo povero, casto e obbediente! Di queste persone Lui, lo Sposo, è geloso!”
Mi sono sentito allora piccolo piccolo.
Non devo insegnare nulla a chi ha seguito Francesco, Benedetto, Ignazio, Agostino, Filippo Neri, don Bosco, Madre Teresa (e tanti altri).
Sicuramente, accostando i figli e le figlie che vivono e “prolungano” la santità geniale ed eroica di tali “campioni” non posso che averne giovamento e tanto slancio per la mia santità personale.
Non vedo l’ora di essere “contagiato”!
E, oltre a sentirmi tanto piccolo – e vi confido che ogni giorno chiedo al Signore e alla Vergine Madre di farmi “rimanere tale” – sento premere e affiorare in me come una spinta interiore, quasi una fonte profonda che cerca di zampillare all’esterno per raggiungere i fratelli, tutti i fratelli.
È lo “zelo” che ognuno di noi conosce – e non solo nel tempo della giovinezza -: “mi hai sedotto Signore ed io mi sono lasciato sedurre (Geremia 20,7).
È quel “fuoco ardente nel cuore che non posso trattenere (Ger 20,9)” che si accende anche solo nel conoscere i nostri numeri: circa 30 monasteri di clausura, 25.000 suore in 1150 comunità e 5000 frati in 400 comunità.
Che succederebbe se fossimo tutti Santi o, se almeno, ognuno desse un po’ di lustro e splendore al Dono ricevuto?
Quanto ci fa bene pensare che non l’abbiamo mai “meritato” il Dono che abbiamo avuto in regalo! Forse altri lo hanno “meritato” per noi (alcuni li conosciamo, altri li conosceremo solo in Paradiso!) Insomma se riuscissimo a “diventare davvero quello che siamo” la Chiesa di Roma sarebbe diversa … e con essa la Città, la nostra città così unica e così maltrattata!
Se poi pensiamo ai tanti Martiri – missionari e non – che rendono splendide come il sigillo di un Diadema le nostre famiglie religiose, allora credo che nessuno di noi avrebbe più il diritto di essere mediocre e tiepido.
Carissimi, io sono solo sacerdote diocesano ma avrete capito che la VITA CONSACRATA mi “vive” dentro come se fossi un “perenne novizio”, non solo perché in famiglia ho avuto una sorella di sangue di 8 anni più grande di me che si è fatta Pastorella e che mi ha “cresciuto”, ma anche perché devo confidarvi che la mia vocazione di prete è stata generata, custodita e protetta da persone come voi in clausura o nella secolarità che hanno detto SÌ allo Sposo più esigente e straordinario che esista.
Insomma se ai miei parrocchiani ho sempre detto che la nostra Fede non è un insieme di Comandamenti ma una Persona, a voi posso dire che la Vita Consacrata non è solo un triplice Voto ma uno SPOSO da amare fino alla identificazione!
Chiedo infine una preghiera particolare per Mons. Natalino Zagotto, precedente Vicario Episcopale, ricoverato in ospedale per un serio problema di salute.
In attesa di conoscervi, Dio vi benedica
Don Antonio Panfili
Roma, 4 settembre 2017