15 Maggio 2025

L’appello del Papa per migranti e rifugiati

Nel primo Angelus del 2018, Giornata mondiale della pace dedicata quest’anno al tema “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”, Papa Francesco ha rinnovato il suo appello alla comunità internazionale. «È importante che da parte di tutti, istituzioni civili, realtà educative, assistenziali ed ecclesiali – ha ribadito -, ci sia l’impegno per assicurare ai rifugiati, ai migranti, a tutti un avvenire di pace». L’esempio additato da Francesco è quello di Maria,  che, «come madre, svolge una funzione molto speciale: si pone tra suo Figlio Gesù e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze. Intercede, consapevole che in quanto madre può, anzi, deve far presente al Figlio i bisogni degli uomini, specialmente i più deboli e disagiati».

Proprio a loro, ai più deboli è disagiati, era dedicata la giornata di ieri, 1° gennaio. «Desidero, ancora una volta, farmi voce di questi nostri fratelli e sorelle che invocano per il loro futuro un orizzonte di pace – le parole del pontefice -. Per questa pace, che è diritto di tutti, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, ad affrontare fatiche e sofferenze». Di qui l’esortazione: «Non spegniamo la speranza nel loro cuore; non soffochiamo le loro aspettative di pace! Ci conceda il Signore di operare in questo nuovo anno con generosità per realizzare un mondo più solidale e accogliente», l’auspicio per l’anno nuovo. L’invito è a «pregare per questo», affidando a Maria il 2018 appena iniziato. «I vecchi monaci russi mistici – ha aggiunto Francesco parlando a braccio – dicevano che in tempo di turbolenze spirituali era necessario raccogliersi sotto il manto della Santa Madre di Dio. Pensando a tante turbolenze di oggi, e soprattutto ai migranti e rifugiati, preghiamo come loro ci hanno insegnato a pregare: Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta».

Parlando alla folla che riempiva la piazza, il Papa a rivolto a tutti, «sulla soglia del 2018», il suo augurio di «ogni bene per il nuovo anno», ringraziando anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per le parole a lui rivolte nel discorso di fine anno. Per tutto il popolo italiano Francesco ha auspicato «un anno di serenità e di pace, illuminato dalla costante benedizione di Dio». Da ultimo l’apprezzamento e la gratitudine «per le molteplici iniziative di preghiera e di azione per la pace, organizzate in ogni parte del mondo in occasione dell’odierna Giornata mondiale della pace». A cominciare dalla Marcia nazionale che si è svolta la sera dell’ultimo dell’anno a Sotto il Monte, promossa da Cei, Caritas Italiana, Pax Christi e Azione Cattolica. Il saluto del Papa poi è andato anche ai partecipanti alla manifestazione “Pace in tutte le terre”, promossa a Roma e in molti Paesi dalla Comunità di Sant’Egidio: «Cari amici – ha detto -, vi incoraggio a portare avanti con gioia il vostro impegno di solidarietà, specialmente nelle periferie delle città, per favorire la convivenza pacifica».

Il Papa: «Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre»

Il nuovo anno si apre «nel nome della Madre di Dio». Lo ha sottolineato Francesco introducendo ieri, 1° gennaio, l’omelia della Messa della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nell’ottava di Natale e nella ricorrenza della 51ª Giornata mondiale della pace, dedicata ai migranti e ai rifugiati. Riflettendo sul «titolo più importante della Madonna», vale a dire “Madre di Dio”, il Papa ha osservato che «in queste parole è racchiusa una verità splendida su Dio e su di noi e cioè che, da quando il Signore si è incarnato in Maria, da allora e per sempre, porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo – ha affermato -. La carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre». L’espressione “Madre di Dio”, secondo Francesco, «ci ricorda questo: Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo».

Nella parola “madre” – in latino “mater” -, però, c’è anche il rimando alla parola “materia”: «Nella sua Madre, il Dio del cielo, il Dio infinito si è fatto piccolo, si è fatto materia, per essere non solo con noi ma anche come noi», le parole di Francesco. Ecco allora «il miracolo, la novità: l’uomo non è più solo; mai più orfano, è per sempre figlio. L’anno si apre con questa novità. E noi la proclamiamo così, dicendo: Madre di Dio!. È la gioia di sapere che la nostra solitudine è vinta – ha proseguito il Papa -. È la bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non ci potrà mai essere tolta. È specchiarci nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore». Per questo allora «servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante», che pure «va accolta, amata e aiutata».

Francesco ha indicato anche un antidoto alle «banalità corrosive del consumo» e agli «stordimenti della pubblicità», così come al «dilagare di parole vuote» e alle «onde travolgenti delle chiacchiere e del clamore»: l’impegno a «ritagliare ogni giorno un momento di silenzio con Dio». Per il pontefice passa di qui la strada per «custodire la nostra anima e la nostra libertà». L’invito allora è a «rimanere in silenzio guardando il presepe, perché davanti al presepe ci riscopriamo amati, assaporiamo il senso genuino della vita. E guardando in silenzio, lasciamo che Gesù parli al nostro cuore: che la sua piccolezza smonti la nostra superbia, che la sua povertà disturbi le nostre fastosità, che la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile».

Ancora una volta, il modello indicato è Maria, che, riferisce il Vangelo, «custodiva. Semplicemente custodiva. Maria – ha osservato Francesco – non parla: il Vangelo non riporta neanche una sua parola in tutto il racconto del Natale. Anche in questo la Madre è unita al Figlio: Gesù è infante, cioè senza parola, è muto. Il Dio davanti a cui si tace è un bimbo che non parla. La sua maestà è senza parole, il suo mistero di amore si svela nella piccolezza. Questa piccolezza silenziosa è il linguaggio della sua regalità. La Madre si associa al Figlio e custodisce nel silenzio». E il silenzio «ci dice che anche noi, se vogliamo custodirci, abbiamo bisogno di silenzio».

Il Papa ha indicato i due «segreti» della Madre di Dio: «Custodire nel silenzio e portare a Dio». Maria, ha rilevato, custodiva gioie ma anche dolori: «Da una parte la nascita di Gesù, l’amore di Giuseppe, la visita dei pastori, quella notte di luce. Ma dall’altra un futuro incerto, la mancanza di una casa, perché per loro non c’era posto nell’alloggio; la desolazione del rifiuto; la delusione di aver dovuto far nascere Gesù in una stalla. Speranze e angosce, luce e tenebra: tutte queste cose popolavano il cuore di Maria». Davanti a tutto questo, lei «non ha tenuto niente per sé, niente ha rinchiuso nella solitudine o affogato nell’amarezza, tutto ha portato a Dio. Così ha custodito. Affidando si custodisce – ha garantito il Papa -. Non lasciando la vita in preda alla paura, allo sconforto o alla superstizione, non chiudendosi o cercando di dimenticare, ma facendo di tutto un dialogo con Dio. E Dio che ci ha a cuore, viene ad abitare le nostre vite».

L’invito finale allora è a «ricominciare dal presepe, dalla Madre che tiene in braccio Dio». La devozione a Maria, ancora le parole di Francesco, «non è galateo spirituale, è un’esigenza della vita cristiana. Guardando alla Madre – ha spiegato – siamo incoraggiati a lasciare tante zavorre inutili e a ritrovare ciò che conta. Il dono della Madre, il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna», l’omaggio del Papa. Mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, ha proseguito, «la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo».

L’augurio per il nuovo anno è che «la Madre, firma d’autore di Dio sull’umanità, porti la pace di suo Figlio nei cuori e nel mondo». Se è vero infatti che «il cuore invita a guardare al centro della persona, degli affetti, della vita», anche «noi, cristiani in cammino, all’inizio dell’anno sentiamo il bisogno di ripartire dal centro, di lasciare alle spalle i fardelli del passato e di ricominciare da ciò che conta». Il Papa ha indicato allora il «punto di partenza»: la Madre di dio. «Maria – ha evidenziato – è esattamente come Dio ci vuole, come vuole la sua Chiesa: Madre tenera, umile, povera di cose e ricca di amore, libera dal peccato, unita a Gesù, che custodisce Dio nel cuore e il prossimo nella vita. Per ripartire, guardiamo alla Madre. Nel suo cuore batte il cuore della Chiesa. Come figli – è la conclusione -, vi invito a salutarla con le parole dei cristiani di Efeso: santa madre di Dio».

Francesco: «Il grazie a Dio riflette la sua Grazia»

Maria, la prima ad avere sperimentato la «pienezza del tempo». È lei che, nel tradizionale Te Deum di fine anno, Papa Francesco ha indicato come modello di una «gratitudine struggente» che «non viene dall’io ma da Dio e coinvolge l’io e il noi». A conclusione dell’anno civile, guidando la preghiera dei primi vespri nella basilica di San Pietro, ha spiegato che la celebrazione del Te Deum respira quella stessa atmosfera della pienezza del tempo. «Non perché siamo all’ultima sera dell’anno solare, tutt’altro, ma perché la fede ci fa contemplare e sentire che Gesù Cristo, Verbo fatto carne, ha dato pienezza al tempo del mondo e alla storia umana».

La prima a farne esperienza è stata appunto la «Madre del Figlio incarnato. Attraverso di lei – ha continuato il pontefice – è sgorgata la pienezza del tempo: attraverso il suo cuore umile e pieno di fede, attraverso la sua carne tutta impregnata di Spirito Santo. Da lei la Chiesa ha ereditato e continuamente eredita questa percezione interiore della pienezza, che alimenta un senso di gratitudine, come unica risposta umana degna del dono immenso di Dio». Si tratta, per Francesco, di «una gratitudine struggente, che, partendo dalla contemplazione di quel bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, si estende a tutto e a tutti, al mondo intero». Ancora, «è un grazie che riflette la Grazia – ha puntualizzato -: non viene da noi ma da lui; non viene dall’io ma da Dio, e coinvolge l’io e il noi».

Invitando a rendere grazie al Padre «per l’anno che volge al termine, riconoscendo che tutto il bene è dono suo», il Papa ha ricordato anche le «opere di morte», le «menzogne» e le «ingiustizie che hanno «sciupato e ferito» il 2017. Le guerre, ha detto, «sono il segno flagrante di questo orgoglio recidivo e assurdo. Ma lo sono anche tutte le piccole e grandi offese alla vita, alla verità, alla fraternità, che causano molteplici forme di degrado umano, sociale e ambientale. Di tutto vogliamo e dobbiamo assumerci, davanti a Dio, ai fratelli e al creato, la nostra responsabilità», l’appello del Papa. Ma «questa sera – ha continuato – prevale la grazia di Gesù e il suo riflesso in Maria. E prevale perciò la gratitudine, che, come vescovo di Roma, sento nell’animo pensando alla gente che vive con cuore aperto in questa città».

Francesco li ha chiamati «artigiani del bene comune»: quanti «amano la loro città non a parole ma con i fatti». Per queste persone che «ogni giorno contribuiscono con piccoli ma preziosi gesti concreti al bene di Roma», ha detto, «provo un senso di simpatia e di gratitudine». Un omaggio, quello del Papa, alla parte sana della città di cui è vescovo: a quelli che «cercano di compiere al meglio il loro dovere, si muovono nel traffico con criterio e prudenza, rispettano i luoghi pubblici e segnalano le cose che non vanno, stanno attenti alle persone anziane o in difficoltà, e così via. Questi e mille altri comportamenti esprimono concretamente l’amore per la città. Senza discorsi, senza pubblicità, ma con uno stile di educazione civica praticata nel quotidiano».

Nelle parole del pontefice anche la «grande stima per i genitori, gli insegnanti e tutti gli educatori che, con questo medesimo stile, cercano di formare i bambini e i ragazzi al senso civico, a un’etica della responsabilità, educandoli a sentirsi parte, a prendersi cura, a interessarsi della realtà che li circonda». Secondo Francesco queste persone, «anche se non fanno notizia, sono la maggior parte della gente che vive a Roma. E tra di loro – ha affermato – non poche si trovano in condizioni di ristrettezze economiche; eppure non si piangono addosso, né covano risentimenti e rancori ma si sforzano di fare ogni giorno la loro parte per migliorare un po’ le cose».

Il Papa nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio

Il nuovo Anno “si apre nel nome della Madre di Dio”. “E’ quanto ha affermato Papa Francesco, presiedendo nella Basilica Vaticana la Santa Messa nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e per la 51.ma Giornata mondiale della pace. Nella sua Madre, il Dio infinito si è fatto piccolo. L’uomo – ha detto il Papa – “non è più solo”, “mai più orfano”. L’Anno si apre con questa novità: E noi la proclamiamo così, dicendo: Madre di Dio! È la gioia di sapere che la nostra solitudine è vinta. È la bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non ci potrà mai essere tolta. È specchiarci nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore. Perciò, servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante, va accolta, amata e aiutata.

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