7 Settembre 2025

Prestito di soccorso, rinnovata convenzione tra Mediolanum e Fondazione Salus Populi Romani

È stato firmato giovedì 7 luglio il rinnovo triennale della convenzione, avviata nel 2019, tra Banca Mediolanum, Fondazione Mediolanum Onlus e la Fondazione Salus Populi Romani Onlus, espressione della diocesi di Roma, per facilitare l’erogazione di finanziamenti a favore di persone con difficoltà di accesso al credito e in condizioni di indigenza residenti in tutta la regione Lazio dove dal 2019 sono state già aiutate 52 famiglie. Il 66% delle persone che richiedono l’intervento sono donne. L’accordo è stato siglato da Giustino Trincia, presidente Fondazione Salus Populi Romani Onlus e Giovanni Pirovano, presidente di Banca Mediolanum.

Nell’attuale contesto economico in cui sono sempre più vaste le aree di vulnerabilità e con l’obiettivo di prevenire il ricorso all’usura e facilitare l’inclusione finanziaria, Banca Mediolanum e Fondazione Mediolanum Onlus confermano l’impegno sottoscritto dal 2009 a fianco di fondazioni e associazioni antiusura, associate alla Consulta Nazionale Giovanni Paolo II, attive sul territorio nazionale con progetti sociali orientati al sostegno finanziario delle fasce più deboli della popolazione.

«È necessario che le banche ascoltino il territorio – dichiara Giovanni Pirovano, presidente di Banca Mediolanum e Membro del Comitato di Presidenza ABI con deleghe a Innovazione e Sostenibilità – e che tornino a svolgere un ruolo sociale nel prevenire il ricorso all’usura e facilitare l’inclusione finanziaria di famiglie perbene, ma definite non bancabili. Con questo impegno la Banca ha rinnovato l’odierna convenzione, riconoscendo l’importanza di farsi carico delle necessità della comunità. Definiamo il “prestito di soccorso” un processo di indebitamento responsabile che può aiutare il soggetto a rientrare a pieno titolo nel circolo virtuoso della vita, restituendogli la dignità civica e sociale».

«Per noi – spiega Giustino Trincia, presidente della Fondazione Salus Populi Romani – il prestito di soccorso è molto importante per la sua concretezza: dimostra che è possibile l’accesso al credito alle persone e alle famiglie più fragili altrimenti escluse dal sistema finanziario; che è possibile prevenire i disastri causati dal sovraindebitamento e ancora di più dall’usura, facendo leva sul senso di responsabilità della Banca; sulla capacità di ascolto e di accompagnamento delle persone in difficoltà da parte di una Fondazione che si ispira al Vangelo e alla Dottrina Sociale della Chiesa ed opera in stretta collaborazione con le comunità parrocchiali e religiose di Roma; e, infine, che sono possibili interventi non assistenziali ma promozionali delle risorse delle persone beneficiarie, per una loro piena responsabilizzazione.”

Il plafond a disposizione
Banca Mediolanum metterà a disposizione della Fondazione Salus Populi Romani Onlus di Roma una linea di credito rotativa, con plafond aumentato da 300.000 a 500.000 euro, che verrà utilizzata per accordare prestiti con rimborso rateale a soggetti in difficoltà, individuati grazie all’attento lavoro della Fondazione e all’ausilio di volontari qualificati nel settore finanziario. Con il rinnovo della convenzione la Banca si impegna ad erogare prestiti rateali a soggetti considerati non bancabili con durata massima di 5 anni (60 mesi) – nei limiti del plafond rotativo sopra indicato – per un importo massimo per ogni singolo finanziamento di euro 15.000.

Il profilo dei beneficiari
Sono 52 i prestiti concessi a individui e famiglie nell’arco dei tre anni, da luglio 2019 a giugno 2022 per un ammontare complessivo pari a circa 400.000,00 euro di finanziamenti erogati. Si tratta dell’11% delle 477 richieste di aiuto complessivamente trattate dalla Fondazione nel complesso delle sue attività nel citato triennio. L’importo medio del prestito è di circa 9.000 euro mentre le difficoltà per la loro restituzione si è avuta in 7 pratiche (14,3%): 4 per un ritardo nei pagamenti delle rate e 3 perché dichiarato credito irrecuperabile. I beneficiari del contributo di età media superiore ai 50 anni, si tratta perlopiù di “capifamiglia” (53% del totale): molti sono i nuclei monogenitoriali con un solo genitore – sia con figli minori che maggiorenni non occupati – (20% del totale, 38,4% delle famiglie). Allo stesso modo è un dato rilevante il numero dei beneficiari che vivono soli (monoparentale) (27% del totale).

11 luglio 2022

La bellezza e la forza della liturgia: intervista a padre Midili

Foto di Cristian Gennari

Con l’intento di essere compreso da ciascun fedele, perché «desidero raggiungere tutti», Papa Francesco al numero 16 della lettera apostolica sull’attuazione della riforma liturgica Desiderio desideravi – emanata lo scorso 29 giugno – esplicita l’intento di questo nuovo documento: «Invitare tutta la Chiesa a riscoprire, custodire e vivere la verità e la forza della celebrazione cristiana» affinché «la bellezza del celebrare cristiano» non venga «deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia».

Padre Giuseppe Midili, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano e docente di Liturgia pastorale al Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo, sottolinea come Desiderio desideravi «non è né un manuale né un direttorio, ma piuttosto una meditazione che aiuta a comprendere la bellezza della verità della celebrazione liturgica, della quale tutti i battezzati sono protagonisti», a dire che «la liturgia è opera di tutto il popolo di Dio». Infatti l’icona evangelica richiamata all’inizio del documento – da cui deriva il titolo – è quella dell’Ultima Cena (Lc 22,15), che Gesù tanto desiderò mangiare con i suoi apostoli e della quale, dice ancora il Papa, «l’Eucarestia non è una rappresentazione sacra» ma è, invece, «il luogo dell’incontro con Cristo vivo e Risorto», cui tutti siamo chiamati e invitati, «attratti dal suo infinito desiderio di ristabilire quella comunione con noi, che era e che rimane il progetto originario». Per riscoprire il valore della celebrazione eucaristica e il suo «senso teologico» occorre allora riconoscere che «l’incontro con Dio non è frutto di una individuale ricerca interiore di Lui ma è un evento donato», sono ancora le parole di Francesco, che richiama alla necessità dell’atteggiamento dello «stupore per il mistero pasquale, che si rende presente nella concretezza dei segni sacramentali».

Midili spiega come «il Papa introduce la categoria dello stupore per dire come il rito non debba essere ritualistico e per distinguere il celebrare dal fare cerimonie», manifestando la consapevolezza della Chiesa che «la riforma liturgica non è completa, sebbene molti buoni risultati siano stati raggiunti e laddove si registra comunque un certo entusiasmo da parte del popolo di Dio». Tuttavia «si rilevano anche una certa stanchezza e una fatica nell’organizzazione e nella preparazione della liturgia, in alcuni casi diventata routinaria – sottolinea ancora il direttore dell’Ufficio diocesano –. Da qui l’importanza e il richiamo alla formazione e alla responsabilità dei pastori, che fin dal Concilio Vaticano II con la costituzione “Sacrosanctum Concilium” sono state centrali per la Chiesa e riprese da Paolo VI, passando per Giovanni Paolo II e fino a Benedetto XVI, e ora con Papa Francesco, che con questa sua lettera apostolica ci provoca ancora con più slancio».

A questa esigenza di formazione «alla e dalla liturgia», come scrive il Pontefice in Desiderio desideravi, rispondono i corsi curati dall’Ufficio liturgico diocesano, che per queste attività formative «collabora fin dal 1975 con il Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo», fa sapere Midili, spiegando che «a Roma c’è una lunga tradizione di formazione liturgica». Cinque le proposte in calendario per settembre «affidate a docenti esperti di liturgia e ad alcuni parroci – illustra ancora – e rivolte a presbiteri, diaconi, accoliti, catechisti e ministri straordinari della Comunione». Un primo corso riguarda la musica per la pastorale liturgica e l’animazione della liturgia attraverso il canto, un secondo è relativo alla proclamazione della Parola mentre il terzo è di Liturgia per la pastorale e ha durata triennale. Ancora, un corso relativo all’attuazione dei contenuti teologici nella prassi della celebrazione e infine «stiamo organizzando un corso per spiegare e presentare bene il testo dell’ultima lettera del Papa», conclude Midili.

di Michela Altoviti da Roma Sette

11 luglio 2022

Partecipa in Val di Fassa alla settimana di fraternità organizzata dal Servizio per la Formazione Permanente per i sacerdoti al 10°, 20°, 30° anno di ordinazione

Partecipa in Val di Fassa alla settimana di fraternità organizzata dal Servizio per la Formazione Permanente per i sacerdoti al 10°, 20°, 30° anno di ordinazione.

Omelia in occasione dell’ordinazione episcopale dei mons. Lamba, Salera e Reina

I giovani di Santa Lucia e di Veroli in vacanza con le famiglie ucraine

In santuario della Madonna di Canneto (Fr)

I ragazzi di Santa Lucia, i giovani di Veroli e le famiglie ucraine. In vacanza insieme, all’insegna dell’amicizia e della condivisione. La parrocchia romana e quella di Santa Maria del Giglio di Veroli (Frosinone) hanno avviato da tempo un progetto congiunto di accoglienza di mamme e bambini fuggiti dalla guerra in Ucraina. Ma con l’inizio dell’estate, racconta il parroco di Santa Lucia don Alessandro Zenobbi, «le famiglie ucraine hanno iniziato a vedere che quelle romane partivano per le vacanze. Abbiamo allora deciso di farle partecipare al campo dove sarebbero andati i ragazzi delle nostre due parrocchie».

Dall’11 al 16 luglio partiranno saranno 60 bambini, ai quali si aggiungono i due parroci – don Zenobbi e don Stefano Di Mario di Veroli, due sacerdoti collaboratori, 4 suore della Congregazione delle Carmelitane di San Giuseppe, 10 animatori e con l’aiuto e il sostegno di tre interpreti e don Sviatoslav, un sacerdote dell’Esarcato apostolico ucraino in Italia. «C’è grande attesa ed entusiasmo nel preparare questi sei giorni da trascorrere insieme tra la corona dei Monti della Valle di Canneto in Settefrati (Fr), ospiti della Casa del Pellegrino del Santuario della Madonna Bruna – dice don Zenobbi –. Il tema del campo vedrà lavorare insieme bambini e ragazzi ucraini e italiani, ma parallelamente anche le mamme profughe insieme e ai loro figli e che noi abbiamo accolto attraverso Caritas e dando vita al progetto tra parrocchie “Adotta una famiglia”».

A fare da filo conduttore, la storia di Po e dei Cinque Cicloni raccontata nel cartone animato “Kung Fu Panda”. «Dobbiamo imparare a seguire l’esempio del panda Po – prosegue il sacerdote –, chiamato a credere nei propri sogni, a riconciliarsi con i suoi fallimenti e le sue fragilità, a lottare con le sue paure lasciandosi guidare da chi desidera accompagnarlo nella vita standogli accanto, a credere nei propri talenti e a costruire il suo futuro dando voce al bene da costruire e non ai desideri di vendetta, di odio che possono abitare nel cuore. Ascoltando la voce del maestro, Po si sentirà dire: “Il passato è storia, il futuro è mistero, l’oggi è un dono, per questo si chiama presente”. Queste parole saranno il tema del campo, sul quale si struttureranno tutte le giornate».

«Vita comunitaria, preghiera, collaborazione, gioco, contatto con il creato, sono gli ingredienti con i quali vorremmo condire questa esperienza a ormai 5 mesi dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Ci auguriamo – è l’auspicio di don Zenobbi – che lo stare insieme, il prendersi cura l’uno dell’altro, riusciranno come nel film, a sconfiggere il Guerriero Dragone, il nemico, l’esperienza di male, non con la violenza e l’odio, ma togliendo gelosia e invidia, costruendo quella pace che non conosce lingua o nazione, né età, ma che è frutto di quella ricetta segreta, che si chiama umiltà, perseveranza, bontà. Siano giorni in cui crescere nella vera amicizia e nel desiderio di riscoprirci famiglia accorgendosi che ogni istante è dono, e va vissuto al meglio delle nostre possibilità, da veri figli di Dio che ci ripete rasserenandoci che “sarà con noi sempre”, anche nei momenti più bui della storia».

7 luglio 2022

Il Piccolo Mondo diventa centro diurno

Foto di Cristian Gennari

Sono aperte le iscrizioni al Centro diurno ‘Il Piccolo Mondo’ della Caritas di Roma, all’interno dell’Istituto delle Suore della Provvidenza in zona Boccea, che inizierà le sue attività a settembre. Una struttura per promuovere l’integrazione e il sostegno alla genitorialità ascoltando e supportando le situazioni di maggiore difficoltà.

Il centro si rivolge a bambini dai 0 ai 5 anni nella fascia oraria 8-13, dal lunedì al venerdì, promuovendo attività ricreative ed esplorative con laboratori e un servizio biblioteca. Previste, per i genitori, anche attività di orientamento sul territorio, sostegno alla genitorialità, servizio di assistenza sociale e uno sportello legale

Per informazioni: telefono 06.88815341 – 3346541822; email piccolomondo@caritasroma.it.

6 luglio 2022

Le voci dei seminaristi dalla Terra Santa

Tra rocce e avvallamenti, bruciato dal sole, si apre il deserto di Giuda. Nessuna traccia di vegetazione, ombra o riparo. Ed ecco il Wadi Quelt, una sorta di canyon dalle pareti rossastre e scoscese. «Siamo giunti al cuore del nostro pellegrinaggio», dice il cardinale vicario Angelo De Donatis al gruppo di seminaristi partiti con lui da Roma venerdì scorso. Insieme stanno esplorando la Terra Santa, grazie al pellegrinaggio organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi. «Il Vangelo delle tentazioni che abbiamo ascoltato ci mostra il modo in cui il maligno si avvicina al nostro cuore per sussurrare sibilando: “se sei figlio di Dio…” – spiega il porporato nell’omelia della Messa di lunedì sera –. La porta che tenta di aprire è sempre la stessa: egli insinua il dubbio che Dio non sia nostro padre, che non meritiamo la vita dei figli che siamo fatti per vivere da schiavi». Ma noi non dobbiamo «perderci d’animo» o «sottrarci al combattimento», è l’esortazione del cardinale De Donatis. «Dio desidera la nostra lotta, non tanto le nostre vittorie». Poi conclude: «Non dimenticate mai questo: la Parola di Dio è il vero terrore dei demoni, quando essa rimane al centro della nostra giornata la vittoria è assicurata».

Ad ascoltarlo ci sono i 35 seminaristi, una decina di superiori del Seminario Romano Maggiore, e poi monsignor Remo Chiavarini, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, monsignor Pablo Castiglia, segretario particolare del cardinale De Donatis, e don Filippo Morlacchi, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma che vive a Gerusalemme, e guida il pellegrinaggio di questi giorni insieme al vicario. Il viaggio, per gli studenti, era programmato alla fine del secondo anno di seminario, ma la pandemia ha costretto a rimandarlo, fino a questi giorni. Per tanti si tratta della prima volta nei luoghi in cui visse Gesù, e l’emozione è forte.

Come per Lorenzo Colombo, al quinto anno di formazione al Pontificio Seminario Romano Maggiore, accolito. «C’è tanta bellezza e tanta fatica qui – ammette –. Visitare questi luoghi santi è faticoso, ma vedo che la sera arrivo al letto con gioia, mi riempio il cuore. Quando fatichi per le cose belle è una grande consolazione». Giorni di cammino, da Nazareth a Cafarnao, dal Mar Morto a Betlemme, e poi a Gerusalemme. Di visite, incontri, ma soprattutto di riflessione, per il seminarista: «Tante volte ho riconosciuto Gesù come il Signore della mia vita, ma qui mi porto la consapevolezza più chiara, quasi fisica, che Gesù è uomo, che il Verbo davvero si è fatto carne». La tappa nel deserto lo ha particolarmente toccato: «È il deserto che è stato attraversato da Gesù – spiega –, dove Lui ha subito le tentazioni ma le ha vinte. Io tante volte mi sono trovato a fare esperienza dei miei deserti e della mia aridità, ma nonostante questo il Signore mi ha sempre messo a disposizione la sua presenza, i fratelli, i compagni. Mi ha colpito celebrare lì l’Eucaristia, la fonte da cui traiamo vita, nonostante l’aridità circostante».

Concorda Renato Pani, suo compagno di studi, anche lui accolito. «Don Filippo ci ha spiegato che il deserto è un luogo molto importante per la vita spirituale – racconta –. Questo Deserto di Giuda è un luogo molto aspro nel quale però si può sopravvivere, si può trovare da mangiare e da bere. Anche nel deserto si può stare con il Signore». Tra i ricordi indelebili di questo pellegrinaggio, quello dell’arrivo a Nazareth. «È stato sconvolgete e bellissimo vedere la Grotta dell’Annunciazione, il luogo dove il Signore ha preso la sua dimora in mezzo a noi», ricorda. «Se dovessi trovare un aggettivo per questa esperienza, la definirei sorprendente – dice convinto –. Questo è davvero un luogo speciale. Mi è capitato più volte di andare all’estero e visitare tanti posti nel mondo, ma mai nessuno mi ha stupito come la Terra Santa. Qui la liturgia rende presente nell’oggi la storia della salvezza; è sempre Natale, sempre Pasqua».

6 luglio 2022

“Quindi arrivammo a Roma”: in un docufilm del Vicariato la nascita della Roma cristiana

Romolo e Remo, Pietro e Paolo. Furono quattro «i fondatori della città: i due gemelli che tracciarono il solco e i due apostoli che vi testimoniarono il Cristo». Classicità e cristianesimo convivono nell’Urbe, dove le chiese sorgono a un passo dai resti dell’Impero, e il Colosseo, un tempo teatro di massacri dei primi seguaci Gesù, oggi ospita la Via Crucis guidata dal Papa. Lo racconta il documentario “Quindi arrivammo a Roma. La seconda nascita della Città Eterna”, ideato dal Vicariato di Roma, curato dall’Ufficio per la cultura e l’università e dall’Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport, in collaborazione con diverse realtà diocesane, tra cui l’Opera Romana Pellegrinaggi. Presentato alla rassegna Isola del Cinema proprio nel giorno dedicato ai santi Pietro e Paolo, patroni di Roma, il docufilm – poco più di mezz’ora la durata – è disponibile sul canale YouTube Romartecultura.

«Questo documentario nasce con un intento formativo, per tutti ma in particolare per guide, catechisti, insegnanti. Era necessario creare qualcosa che servisse a valorizzare Roma come città al servizio del Papa, a far conoscere luoghi che noi custodiamo come diocesi, ad esempio la basilica di Santa Maria in Via Lata o il Carcere Mamertino». Lo spiega monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio per la cultura e l’università, protagonista e autore del film, realizzato con la regia di Alessandro Galluzzi e prodotto da Valerio Ciampicacigli per Ulalà Film. La regia teatrale, il casting e le musiche sono di Francesco d’Alfonso; la redazione di Annalisa Maria Ceravolo e di don Francesco Indelicato, direttore dell’Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport. Nel documentario intervengono anche Carlo Verdone, celebre attore e regista romano; Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale; e Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo.

«Senza il fluire del Tevere, Roma non sarebbe mai sorta – riflette monsignor Lonardo –. Le sue acque videro Romolo e Remo darle i natali e successivamente san Pietro e san Paolo battezzare i primi cristiani: la Città Eterna che oggi viviamo consegue alla doppia fondazione». Lo dimostrano i luoghi che si vedono nel documentario: dal Colosseo all’Appia Antica, dall’Isola Tiberina al Carcere Mamertino, dai sotterranei di Santa Maria in Via Lata ai Fori. Nel video è presente anche una ricostruzione in 3d, realizzata per l’occasione, che racconta il passaggio dal Circo di Nerone sul Colle Vaticano alla Basilica Costantiniana all’attuale basilica vaticana.

«La cosa a cui noi teniamo di più – sottolinea ancora il sacerdote – è dire delle cose profondamente vere, scientifiche, ma anche originali, di cui non si parla di solito. Il grande tema che sta alla base del documentario è infatti spiegare come si sia creata la storia moderna dall’incontro tra la cultura cristiana e quella pagana. Roma va amata in questa duplice anima che la contraddistingue». All’interno del docufilm anche i giovani attori diplomati all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico, che recitano brani liberamente ispirati alle fonti – Atti degli Apostoli, Passione di Perpetua e Felicita, Annales di Tacito – anziché leggerli semplicemente. «Mostrano che quei testi hanno forza ancora oggi», commenta monsignor Lonardo.

“Quindi arrivammo a Roma” è solo la prima parte di un progetto più ampio: «Vorremmo continuare con un secondo video sul rapporto tra Gesù e Roma».

5 luglio 2022

E’ entrato nella luce della Resurrezione il diacono Giovanni Petrelli

Il Cardinale Vicario Angelo De Donatis,
il Consiglio Episcopale, il Presbiterio
e i Diaconi della Diocesi di Roma,

annunciano che ieri, 4 luglio,
è entrato nella luce della Resurrezione

il Diacono
Giovanni Petrelli
di anni 87

ha esercitato il suo ministero diaconale
nella Parrocchia San Mauro Abate dal 1996,
servendo i poveri e quanti il Signore gli faceva incontrare

e, ricordandone il generoso e fecondo servizio pastorale,
lo affidano all’abbraccio misericordioso di Dio
e alla preghiera di suffragio dei fedeli,
invocando la pace e la gioia del Signore
e si uniscono al dolore
della sposa Adelia e dei figli.

I funerali, presieduti da S.E. Mons. Dario Gervasi,
si svolgeranno domani, mercoledì 6 luglio 2022, alle ore 10.30,
nella Parrocchia San Mauro Abate
(Via Francesco Sapori, 10)

 

5 luglio 2022

Addio a don Pietro Sigurani, mercoledì i funerali

Prete degli ultimi, dei poveri, degli “scartati”. Se n’è andato don Pietro Sigurani, 86 anni dei quali 61 trascorsi come sacerdote. Fino all’anno scorso era stato rettore della chiesa di Sant’Eustachio, dove aveva fatto realizzato la “Casa della Misericordia” nei sotterranei della basilica. Si tratta di un centro di ascolto, uno sportello di assistenza legale e medica, un presidio di accoglienza dove i bisognosi potevano farsi la doccia e ricevere un cambio di biancheria. Non solo: don Pietro aveva voluto anche l’“Università degli scartati”, perché, spiegava, «ai poveri non bisogna dare solo pane, ma anche sollevare lo spirito». Nella basilica del centro storico aveva dato vita anche al “Ristorante dei poveri”, un servizio che dava da mangiare ogni giorno a circa centoventi persone.

 

A Sant’Eustachio era stato rettore dal 2012 al 2021; prima, dal 1975 al 2012, era stato parroco della Natività a via Gallia. E anche lì aveva messo al primo posto i più bisognosi, con la Domus Caritatis, una struttura situata sotto l’edificio parrocchiale, che offre cibo, posti letto e docce ai senzatetto. «Proprio sotto la mensa eucaristica è nato un luogo di accoglienza – diceva Sigurani –. Qui può venire chiunque abbia bisogno». Dal 1998 al 2010 era anche stato incaricato dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma.

 

I funerali verranno celebrati mercoledì 6 luglio 2022, alle ore 18.30, nella chiesa di Sant’Andrea della Valle.

 

4 luglio 2022

E’ entrato nella luce della Resurrezione monsignor Pietro Sigurani

Il Cardinale Vicario Angelo De Donatis,
il Consiglio Episcopale e il Presbiterio della Diocesi di Roma,

annunciano che è entrato
nella luce della Resurrezione

il Rev.do
Mons. Pietro Sigurani
di anni 86

Rettore della Chiesa di Sant’Eustachio in Campo Marzio
dal 2012 al 2021
Parroco della Parrocchia della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo
dal 1975 al 2012,
Incaricato dell’Ufficio per la Pastorale delle Migrazioni
del Vicariato di Roma dal 1998 al 2010

e, ricordandone il generoso e fecondo servizio pastorale,
lo affidano all’abbraccio misericordioso di Dio
e alla preghiera di suffragio dei fedeli,
invocando la pace e la gioia del Signore.

I funerali si svolgeranno mercoledì 6 luglio 2022, alle ore 18.30,
presso la Chiesa di Sant’Andrea della Valle
(Piazza Vidoni, 6)

4 luglio 2022

Con gioia in Terra Santa: il pellegrinaggio dei seminaristi con il cardinale Angelo De Donatis

«Il Signore ci ha chiamati qui perché vuole regalarci la sua gioia: la gioia di chi può dare tutto perché tutto ha ricevuto come dono. La gioia di chi può amare perché si sente definitivamente amato». Con queste parole, da Nazareth, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha dato il via al pellegrinaggio in Terra Santa con i seminaristi del Pontificio Seminario Romano Maggiore, dal primo all’8 luglio. «I primi passi del nostro pellegrinaggio ci svelano una certezza – ha detto ancora il cardinale –: nonostante tutto non siamo riusciti a stancare Dio. Egli davvero non si è stancato di noi, del nostro cuore tiepido, della pigrizia del nostro spirito, dei nostri peccati. No! Vuole ancora darci un segno del suo amore».

Organizzato dall’Opera romana pellegrinaggi, al cammino nella terra di Gesù partecipano don Filippo Morlacchi, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma, che vive a Gerusalemme a Casa Filia Sion, e il responsabile dell’Orp monsignor Remo Chiavarini. Nazareth, come detto, è stata la prima tappa. Poi la salita al Monte Tabor, il Lago di Tiberiade, il Monte delle Beatitudini, Cafarnao. Oggi (lunedì 4 luglio) la partenza al mattino presto per la Giudea, con il rinnovo delle promesse battesimali a Qasr ed Yahud, sito del battesimo di Gesù, e proseguimento poi per Masada, l’altopiano nel deserto di Giuda trasformato il fortezza dal re Erode il Grande. Nei prossimi giorni saranno a Betlemme, Ain Karem e per finire a Gerusalemme, dove visiteranno il Cenacolo, la chiesa di San Pietro in Gallicantu, il Kotel, la Via Dolorosa, la Basilica del Santo Sepolcro…. E ancora la spianata delle Moschee, il Monte degli Ulivi, la Tomba di Maria. L’ultimo giorno, venerdì 8 luglio, il gruppo parteciperà alla Messa al Golghota alle ore 7; quindi il trasferimento all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e rientro in Italia a bordo di un volo ITA Airways.

4 luglio 2022

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