19 Dicembre 2025

Il cardinale Reina: «La vita eterna passa attraverso i piccoli»

Foto Gennari

Uno sguardo teologico arricchito dalla testimonianza di chi, quotidianamente, si dedica ai più fragili per comprendere e far propria l’esortazione apostolica “Dilexi te” di Papa Leone XIV, con l’obiettivo di servire sempre al meglio la «carne di Cristo». È lo spirito che ieri sera, venerdì 14 novembre, ha accompagnato il pomeriggio di preghiera e di riflessione promosso per il Giubileo diocesano degli animatori della carità, organizzato nell’ambito della Giornata mondiale dei poveri che si celebra domenica 16 novembre.

Un testo «da approfondire e condividere come tutto il magistero della Chiesa – ha osservato il cardinale vicario Baldo Reina tirando le fila della serata –. È importante farlo diventare mentalità diffusa, perché la qualità delle azioni dipendono direttamente da chi siamo. Se non ci formiamo attraverso la Parola di Dio e i documenti che nel tempo ci vengono offerti, rischiamo che anche l’agire risulti fragile». Citando Sant’Ignazio di Antiochia, ha rimarcato che la Chiesa di Roma, «che presiede nella carità tutte le Chiese», ha una «responsabilità enorme» e per questo bisogna essere «ben attrezzati. La vita eterna passa attraverso i piccoli. Dobbiamo aprire gli occhi e il cuore e vivere questa testimonianza di carità come il Signore ci ha esplicitamente insegnato».

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15 novembre 2025

Il cardinale Reina: «Il riarmo dell’Europa porterà altro sangue. Basta violenze contro i migranti in Libia»

Il vescovo Baldo Reina (foto DiocesiDiRoma/Gennari)

Riportiamo di seguito l’intervista al cardinale vicario Baldo Reina pubblicata oggi, 9 giugno, sul quotidiano “La Stampa”. L’autore è Giacomo Galeazzi.

«Dopo gli orrori delle guerre mondiali, dei campi di sterminio, delle deportazioni di massa pensavamo di aver appreso abbastanza dalla storia per poter dire di “no” alle guerre o, in ogni caso, saperle arginare con la diplomazia e i negoziati. E invece abbiamo superato la regola del “occhio per occhio, dente per dente” che quanto meno imponeva una proporzione al male legandola a quello subito», dice il cardinale vicario di Roma Baldo Reina a cui il Papa ha affidato anche il Pontificio Istituto Teologico per la Famiglia.

Cosa provoca l’escalation?

«Oggi è tutto moltiplicato all’ennesima potenza; la difesa la si fa coincidere col riarmo pensando che dalla produzione di armi possa nascere la pace. La guerra è sempre una sconfitta. La corsa alle armi è una sconfitta che si macchia di altro sangue. All’Europa è mancata un’operazione culturale e antropologica su ampia scala in grado di recuperare le radici cristiane e umanistiche e farle diventare punto di crescita. Il grande progetto delle “famiglie di nazioni” alimentato dal pensiero politico di De Gasperi, Schumann e Adenauer non è riuscito a strutturarsi in maniera compiuta e i capisaldi valoriali che lo sostenevano non sono stati assimilati fino al punto da diventare cultura condivisa. L’unità, allora, è stata prettamente economico-finanziaria con diverse velocità di crescita e di sviluppo non accompagnate da un progetto comune».

Qual è il ruolo dell’Italia?

«Da decenni l’Italia avrebbe dovuto capire che il Mediterraneo era (ed è) un vero e proprio ponte che collega il nord e il sud del mondo, l’oriente e l’occidente. Questa posizione strategica, se interpretata bene poteva (e potrebbe) consentire all’Italia di giocare un ruolo strategico da un punto di vista geopolitico. Invece tutto è stato letto con la lente del fenomeno immigratorio, ancora una volta con la logica del braccio di ferro per stabilire se accogliere o respingere quanti arrivavano dal continente africano o dal Medio Oriente. Certe miopie, a volte, si pagano a caro prezzo».

Cosa propone Leone XIV?

«Serve una riflessione sui macro-fenomeni. A  farsene carico dovrebbe essere l’intero occidente e coloro che lo governano.  Leone XIV di fronte agli scenari di guerra continua a chiedere che i nemici si incontrino; che si realizzino i negoziati, le mediazioni e tutto ciò che può attenuare le tensioni per trovare vie concrete di conciliazione. Dall’incontro e dal dialogo può nascere e crescere una società veramente umana perché l’uomo è per sua natura essere-in-relazione. Senza la relazione o muore o uccide. L’autoreferenzialità, l’egoismo, l’orgoglio sono tutte facce della medesima malattia che impoverisce l’uomo perché non gli permette di vedere l’altro  con la conseguenza che mentre uccide si uccide».

È   la guerra “globale”?

« Ciò a cui oggi stiamo assistendo non è “semplicemente” una guerra tra popoli rivali circoscritti dentro territori ben delimitati ma è il massacro di un’umanità che ha fatto l’abitudine alla guerra, il cui cuore rischia di lasciarsi “anestetizzare” dall’apatia e dalla rassegnazione alla banalità del male. L’impegno etico non lo si può improvvisare, non può essere uno slogan: è frutto di formazione, di condivisione di valori, di visione del mondo e della vita. I sentieri affascinanti e ripidi del “sapere” hanno ceduto il passo agli algoritmi pensati per annebbiare il “ben dell’intelletto”. Senza pensiero critico non c’è ricerca della pace».

È pure una crisi educativa?

«Sì. Tutto sembra esserci sfuggito di mano. Basta stare qualche ora tra i corridoi di una scuola o ascoltare qualche genitore per rendersi conto della fatica che tutti fanno e facciamo ad educare e anche del respingimento dei giovani nei confronti degli adulti. Il nostro tempo è stato definito “senza padri” eppure di padri e di madri si ha bisogno non solo per venire al mondo ma anche per saperci stare. Si ha voglia di un patto tra le generazioni? La mia sensazione è che camminiamo tutti su rette parallele pensando di avere ognuno ragione o, quanto meno, ognuno le proprie ragioni. Prima che del patto forse serve ascoltarsi. Dobbiamo uscire dalla strettoia che da ragione ad alcuni e torto ad altri per entrare in un sentiero fatto di ascolto sincero, di compartecipazione senza giudizio, di comprensione senza etichette. Ho conosciuto tanti giovani straordinari con forme di ribellione e di disagio da fare paura ma che chiedevano semplicemente di essere ascoltati e accolti con le loro ferite e fatiche e ho ascoltato genitori ed educatori altrettanto frustrati nei loro fallimenti che aspettavano che qualcuno desse loro un’altra possibilità».

C’è pace senza giustizia?

«La giustizia è il pilastro fondamentale per ogni convivenza sociale. Riconoscere all’altro ciò che gli è proprio e ancor prima riconoscerlo soggetto con una propria dignità, indipendentemente da ciò che possiede o che opera è il punto di partenza di ogni intento di autentico sviluppo umano. Le disuguaglianze sono sotto gli occhi di tutti; ormai sono diventate la normalità. Senza giustizia non potrà esserci pace perché le disuguaglianze provocano rabbia sociale e generano conflitti difficilmente sanabili. Tutto questo ragionamento non può prescindere dall’urgenza di evangelizzare l’economica finanziaria il cui strapotere è palese. Nella visione cristiana l’altro è sempre mio fratello. Se accogliamo questo principio allora è possibile costruire legami autentici fra popoli diversi e con quanti arrivano da altri continenti (per lo più impoveriti da paesi più ricchi). Guardare l’altro con la giusta empatia permette di riconoscere che ha i miei stessi bisogni di pace, di giustizia, di benessere, di sviluppo, di serenità; così come prima ancora di guardare il colore della pelle bisognerebbe fermarsi a conoscere la sua storia, se ha vissuto dei drammi, se è dovuto scappare da guerre o dalla fame, se ha dovuto subire umiliazioni indicibili, se ha sofferto. Solo allora posso esprimere un giudizio e orientare le mie scelte».

A cosa si riferisce?

«Ho visto un video sui centri di detenzione in Libia. Quelle immagini mi tornano costantemente alla mente. E se a subire quelle torture fosse stata mia sorella o mia nipote? Fino a quando l’altro è lo straniero non potremo mai farci portatori di istanze etiche. Faremo solo discussioni da salotto. È importante ricordare che la cultura cristiana è incentrata sul riconoscimento dell’alterità. Siamo tutti sulla stessa barca, nessuno si salva da solo. Sulle migrazioni devono  misurarsi le organizzazioni sovranazionali. Se un tempo c’era la necessità di difendersi da un blocco territoriale oggi c’è l’urgenza di trovare strade nuove per non rimanere schiacciati dentro blocchi che non dialogano più o che ragionano solo per occupare o adottano strategie finanziarie per imporsi sull’altro».

 

9 giugno 2025

Il cardinale Reina: «Digiuno e preghiera per trovare una via di pace»

Riflessione del cardinale vicario Baldo Reina pubblicata sull’edizione odierna de “La Stampa”.

“Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno» (Mt 17,19-21)”.

I discepoli non erano riusciti a liberare dal maligno una persona portata davanti a loro dal padre. Raccontano al Maestro il loro fallimento e chiedono come mai non erano stati in grado di compiere quel miracolo. Gesù risponde riportando il tutto alla mancanza di fede e alla necessità di mettere in campo “armi” inusuali ma efficaci: digiuno e preghiera. Qualche giorno fa Papa Leone XIV ha chiesto ai cristiani di tutto il mondo di vivere una giornata di digiuno e di preghiera in occasione della memoria liturgica della Beata Maria Vergine Regina, invocata anche come la “Regina della pace”, perché si arrivi presto alla pace “disarmata e disarmante” in tutto il pianeta. Ci si potrebbe interrogare sul senso del digiuno e della preghiera e sull’incidenza che possono avere rispetto ai conflitti bellici. Serve digiunare e/o pregare?

L’episodio raccontato dal Vangelo di Matteo mi permette di cogliere l’essenza di queste due vie, espressioni di una relazione profonda con Dio. Insieme all’elemosina fanno parte di alcune pie pratiche suggerite già nel mondo ebraico e riprese da Gesù all’inizio del suo ministero (Mt 6). L’idea di fondo è riscoprire le tre grandi coordinate della vita di ogni credente: il rapporto con Dio (la preghiera); il rapporto con gli altri (l’elemosina) e il rapporto con se stessi (il digiuno).

E in questo perimetro la capacità di ritornare all’essenziale, a ciò che davvero conta e a ciò che è utile per una vita pienamente umana e autenticamente cristiana. La sensazione che si ha oggi è che sia saltato proprio quest’impianto. Di fatto, in tanti, pensano di fare a meno di Dio organizzando il vivere umano attorno alla ricerca del profitto e del piacere. La perdita del fascino della Trascendenza ha determinato un triste livellamento verso le cose terrene, svuotate di senso e di bellezza. Assecondando l’adagio secondo cui “Dio è morto!” è veloce il passaggio alla morte e all’uccisione del fratello. Siamo tanti, viviamo l’uno accanto all’altro ma siamo tristemente soli. E tutto questo ci ha fatto perdere il rapporto con noi stessi. Non sappiamo più cosa è davvero importante “in sé”; al massimo riusciamo a stabilire cosa è importante “per me”.

Gli oltre 50 conflitti che ogni giorno insanguinano il nostro pianeta sono figli di questa logica distruttiva in cui qualcuno pensa di potersi affermare perché si ritiene più forte dell’altro e perché vuole accaparrare beni, territori, risorse che ritiene propri. Per farlo si uccide con disprezzo assoluto per la vita. Si distruggono ospedali, scuole, case. Si uccidono bambini, ammalati, giovani e anziani. Il forte appello di Papa Leone serve a scuotere l’intera umanità (o almeno quanti si professano cristiani) rispetto al torpore che rischia di diventare abitudine e che ci porta a ragionare su logiche di puro calcolo umano, di incontri ad alto impatto mediatico che poi nulla o poco risolvono o di previsioni che vengono puntualmente smentite.

Digiuno e preghiera sono pratiche i cui effetti non si misurano nell’immediato. Hanno la funzione di imporci una sosta. Di metterci innanzi a Dio per ricordare che solo Lui è il Signore di tutto. Sua è la terra, ogni terra. Sua è la vita, ogni vita. Di fermarci di fronte all’ingordigia del cibo e di tutto ciò che divoriamo ogni giorno senza chiederci se davvero serva alla nostra vita. Di piegare le ginocchia e di stare a stomaco vuoto per scoprire che è un Altro che ci riempie. Solo così potremo dire al monte di spostarsi e questo si sposterà; potremo dire a un esercito di fermarsi e questo si fermerà. Solo se avremo fede in Dio e nel fratello.

23 agosto 2025

Il cardinale Reina nominato membro della Commissione per lo Stato Città del Vaticano

Il cardinale Baldo Reina, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, e il cardinale Blase Joseph Cupich, arcivescovo di Chicago, diventano membri della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. La nomina è stata fatta dal Santo Padre e comunicata (ieri, 15 ottobre 2025) con una nota della Sala Stampa della Santa Sede.

Inoltre, Papa Leone XIV ha confermato per il mandato in corso membri della stessa commissione i cardinali: Kevin Josep Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita; Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti; Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il clero; Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali.

16 ottobre 2025

Il cardinale Reina nominato Gran Cancelliere dell’Istituto GPII Matrimonio e Famiglia

Il Santo Padre ha nominato Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Teologico «Giovanni Paolo II» per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia il Cardinale Baldassare Reina, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma e Gran Cancelliere della Pontificia Università Lateranense. Lo ha comunicato, oggi 19 maggio, la Sala Stampa della Santa Sede.

L’Istituto è stato fondato con la Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio del Papa Francesco “Summa familiae cura” dell’8 sett. 2017. Tale Istituto succede, sostituendolo, al Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per Studi su Matrimonio e Famiglia, stabilito dalla Costituzione Apostolica “Magnum Matrimonii Sacramentum” del 7 ott. 1982.

Si articola in una sede centrale a Roma, in sette sezioni estere negli Stati Uniti (Washington D.C.), in Messico (México D.F., Guadalajara e Monterrey), in Spagna (con due sedi distinte, una a Valencia e altra a Madrid), in Brasile (Salvador de Bahia), in Benin (Cotonou), in India (Changanacherry, Kerala) e Centri associati in Libano (Beirut), nelle Filippine (Bacolod) e nella Repubblica Dominicana (Santo Domingo).

Il cardinale Reina incontra i giovani in una “Notte in Cattedrale”

(foto: Diocesi/Gennari)

Fuori, l’atmosfera ricorda la notte della veglia del Giubileo dei Giovani, quando un acquazzone sorprese oltre un milione di ragazzi che riempirono la spianata di Tor Vergata. Nel pomeriggio di venerdì Roma è stata travolta da una bomba d’acqua e dalla grandine. Ma neanche stavolta il meteo è riuscito a mettersi di traverso.

Arrivano alla spicciolata i giovani di Roma che hanno riempito la basilica di San Giovanni in Laterano per la “Notte in cattedrale” con il cardinale vicario Baldo Reina. E che il prossimo 10 gennaio saranno ricevuti da Papa Leone XIV nell’Aula Paolo VI. Una notizia inaspettata che don Alfredo Tedesco, direttore della Pastorale giovanile della diocesi di Roma, consegna loro, nell’entusiasmo generale, alla fine della serata.

Un momento di preghiera e dialogo che è stato organizzato alla vigilia della Gmg diocesana, che si celebrerà oggi, nella solennità di Cristo Re, per continuare insieme il cammino dopo il Giubileo di inizio agosto. Ogni gruppo, prima di passare la Porta Santa, si ferma in preghiera per qualche minuto. C’è il buio ad accoglierli all’interno della chiesa. La basilica è illuminata solo da alcuni faretti che proiettano una luce soffusa. Il leggero brusio che accompagna l’attesa dell’inizio della veglia si interrompe del tutto quando dalla sacrestia parte la processione.

Sono tutti in piedi, mentre il cardinale percorre la navata centrale. Il Coro della diocesi di Roma, diretto da monsignor Marco Frisina, intona “Iubilate Deo”. «Un grande saluto e un grande abbraccio a tutti», sono le prime parole che il porporato rivolge ai ragazzi dopo il Vangelo. E ricordando il Giubileo dei giovani, sottolinea: «Abbiamo bisogno di rivivere quel momento di grazia». Quindi annuncia la possibilità di riorganizzare la “Notte in cattedrale” in futuro.

(Giuseppe Muolo)

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22 novembre 2025

Il cardinale Reina inaugura la Biblioteca Inclusiva

È stata inaugurata ieri mattina (lunedì 23 giugno 2025), presso la Sala Teatro di DiSCoLazio a Roma, la Biblioteca Inclusiva dedicata a Luciana Pennarossa, studentessa dell’Università La Sapienza affetta da una patologia rara. È stata poi scoperta la targa dedicata al professor Antonio Ruberti, già rettore della Sapienza e Ministro dell’Università a cui è dedicato lo studentato, alla presenza del figlio Albino Ruberti. Alla cerimonia hanno preso parte il cardinale vicario Baldo Reina, la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni, l’assessore regionale al Personale, alla Sicurezza urbana, alla Polizia locale, agli Enti locali e all’Università, Luisa Regimenti, e il presidente di DiSCo Lazio, Simone Foglio.

Il cardinale Reina ha portato il saluto e la vicinanza del Vicariato alla comunità universitaria: «Ringrazio il presidente Foglio per l’invito. Ho accettato volentieri perché mai come in questo momento abbiamo bisogno di fare squadra tutti insieme tra le istituzioni. Oggi con questa iniziativa abbiamo messo al centro delle nostre azioni i ragazzi e il loro futuro, ed è questa la giusta impostazione che purtroppo non sempre viene applicata».

Anche il presidente di DiSCo Lazio, Simone Foglio, ha evidenziato il valore sociale e culturale dell’iniziativa: «Sono particolarmente felice di questa bellissima mattinata, soprattutto per la presenza nutrita di rappresentanze studentesche e dei delegati delle varie Università che hanno partecipato all’ evento. Ovviamente la giornata è stata impreziosita dalla presenza del Cardinale Vicario che ringrazio per aver accettato il nostro invito e per le parole di pace e speranza rivolte ai dipendenti DiSCo e gli studenti e le studentesse presenti»

24 giugno 2025

Il cardinale Reina ha inaugurato Casa “Beata Anuarite”

Un’oasi di speranza dedicata alle donne vittime di violenza e protette internazionali che consenta loro di rafforzare l’autonomia abitativa, economica e relazionale, completare percorsi formativi o lavorativi, costruire una rete sociale e territoriale, superare i traumi legati a violenza. È questo lo scopo di Casa “Beata Anuarite”, promossa dalla Caritas diocesana di Roma in collaborazione con le suore Francescane ausiliarie laiche missionarie dell’Immacolata e l’Associazione Laicale Missionaria.

È stato ieri il cardinale Baldo Reina, vicario del Papa per la diocesi di Roma, durante la visita alle donne residenti e alle religiose, a dedicare la struttura alla Beata Clementina Anuarite, una giovane suora dell’attuale Repubblica Democratica del Congo, un’insegnante appartenente alla comunità di Jamaa Takatifu della congregazione delle Suore della Sacra Famiglia. Nel 1964, insieme ad alcune consorelle, fu rapita da un gruppo di soldati appartenenti alle milizie ribelli e assassinata per aver resistito a un tentativo di stupro. A lei, uccisa perché donna e perché ha difeso la sua identità e la sua fede in un clima politico complesso e violento, è stata dedicata una struttura che ospita donne rifugiate, vittime di tratta e sfruttamento, costrette a lasciare i loro Paesi perché in pericolo di vita per motivi di genere, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica.

Ad accompagnare il porporato c’erano il direttore della Caritas diocesana di Roma Giustino Trincia, suor Michela Russo, presidente delle Francescane ausiliarie laiche missionarie dell’Immacolata, e suor Clementina Iezzi, già presidente dell’Associazione Laicale Missionaria.

L’appartamento di semiautonomia si inserisce nell’ambito di un percorso di promozione sociale pensato per donne che, dopo una fase di accoglienza protetta in comunità o centri antiviolenza, iniziano a vivere in modo più indipendente ma con un supporto ancora attivo, per consolidare la loro posizione lavorativa, economica e familiare al fine di divenire pienamente autonome e autosufficienti nella soddisfazione delle proprie necessità e bisogni. Attiva dal 2020 nella zona del Trullo, la casa ha 6 posti di accoglienza ed ha accolto 23 donne, 11 delle quali nel 2024, con una permanenza media di circa dieci mesi. Le donne nigeriane sono state le ospiti più numerose (10) seguite da altre nazionalità: Repubblica Democratica del Congo, Senegal, Costa d’Avorio, Somalia, Etiopia, Burkina Faso, Iraq, Tunisia, Siria.

«In questa casa – ha detto il cardinale Reina – sperimentiamo quella che Papa Francesco chiamava la fantasia dell’amore. Un sentimento che nasce dalla compassione e che poi si mette in movimento, come è successo al Buon samaritano, generando tutta una serie di azioni e di gesti che vanno dall’occhio che guarda, alle ferite da sanare, al corpo da mettersi sulle spalle. Le due aggregazioni missionarie e la nostra Caritas diocesana hanno aperto il cuore, hanno aperto l’orecchio e hanno dato vita a questa realtà: un luogo in cui c’è spazio per tutti e c’è spazio per l’impegno di tutti».

Casa “Beata Anuarite” è parte di un sistema più vasto di semiautonomia promosso dalla Caritas diocesana di Roma nella Capitale, con la disponibilità di 13 appartamenti che, nel corso del 2024, hanno accolto 84 persone, 35 delle quali minorenni, con 6 nuclei familiari. Queste strutture di accoglienza fanno parte di programmi sociali diversi promossi dall’organismo diocesano: 9 appartamenti sono per l’housing sociale rivolto a persone senza dimora; due – una maschile e una femminile – per protetti internazionali e vittime di violenza; una casa è dedicata a minori stranieri non accompagnati e a neomaggiorenni che completano il loro percorso nelle Case di accoglienza; un appartamento è pensato per persone malate di Aids al termine del loro periodo di degenza nelle Case famiglia.

4 giugno 2025

Il cardinale Reina con i malati del San Camillo Forlanini

«Prepararsi al Natale significa chiedersi se il nostro cuore è indurito o è capace di amare». Sono parole del cardinale vicario Baldo Reina, che ieri (lunedì 15 dicembre), attorno all’ora di pranzo, ha visitato l’ospedale San Camillo Forlanini, soffermandosi con gli ammalati e con il personale sanitario.

Il porporato, come raccontano i cappellani della struttura ospedaliera, ha girato «sorridendo, ascoltando, incoraggiando». Indossato il camice bianco, si è soffermato a parlare con la signora Teresa, un’anziana ricoverata, e le ha detto: «Sono da te perché sei preziosa!». A Filippo, invece, ha stretto forte la mano e dato una benedizione. (I nomi sono di fantasia, ndr).

«Un pastore deve puzzare delle pecore, diceva Papa Francesco. Oggi il cardinale è tornato in Vicariato con la puzza dei malati e di chi li assiste», hanno commentato i cappellani.

16 dicembre 2025

Il cardinale Reina alla Sapienza per l’apertura dell’anno accademico

Foto di Cristian Gennari

Si è riempita la Cappella della Sapienza. Nella mattina del 1° ottobre, studenti e docenti si sono riuniti per la Messa che il cardinale vicario Baldo Reina ha presieduto in occasione dell’apertura del nuovo anno accademico. Tra gli altri, ha concelebrato don Gabriele Vecchione, il nuovo cappellano, che guiderà pastoralmente la chiesa dell’ateneo in rappresentanza del clero romano, che da settembre è subentrato alla comunità dei Gesuiti.

Rivolgendosi ai ragazzi e ai docenti, il cardinale ha indicato loro due strade. In primis, «ricercare l’Assoluto per superare la tristezza», che «è una delle note dominanti di questo tempo». C’è una tristezza diffusa, ha sottolineato «che non riguarda soltanto i giovani». Per il porporato, «ci è stato tolto il gusto del trascendente e la dimensione della vita interiore. Non riusciamo più ad andare in profondità ed è questo che ci rende tristi. Abbiamo tante opportunità, tante occasioni di stare insieme, di divertirci, che però non soddisfano pienamente la nostra sede di eternità, di pienezza, di Dio». Da qui la sua esortazione: «Non vogliamo rassegnarci alla tristezza. Se questo luogo è stato ancora una volta riconsegnato agli studenti, ai docenti, a questo mondo molto bello della Sapienza, è perché vorremmo eliminare la tristezza e dire che c’è una possibilità di bene attraverso la ricerca di Dio».

In secondo luogo, il cardinale Reina ha invitato a fissare bene le priorità della nostra vita. «Se per caso dovessimo accorgerci – ha detto – che tra i primi posti in questo elenco ci sono delle cose per le quali forse non vale la pena spendere troppe energie, è da persone intelligenti rivedere questa lista». Ha invitato quindi a «continuare questa riflessione, aiutati dalla Parola di Dio e dalle domande che vi portate dentro, che sono domande sacre, sono domande importanti». Poi ha concluso: «Auguri di buon anno accademico, e auguri anche per questa nuova esperienza di pastorale universitaria. Mi sento di incoraggiare don Gabriele e gli altri sacerdoti. La mia presenza vuole essere un segno esplicito di quanto la Chiesa di Roma creda in questo progetto pastorale, affinché vivendo qui, e un giorno, uscendo da questa università, possiamo sentirci persone pienamente realizzate, vere, che cercano la verità e hanno un progetto di vita per cui intendono spendere tutte le loro energie».

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Il cardinale Reina al convegno sui 60 anni di Apostolicam actuositatem

(foto: Facebook/Azione cattolica Roma)

Guardare ai documenti del Concilio Vaticano II e in particolare al decreto Apostolicam Actuositatem, sull’apostolato dei laici, «non è solo fare memoria del passato» ma anche e soprattutto riferirsi a una fonte «importante per illuminare il ruolo dei laici nel mondo, oggi». Così il cardinale vicario Baldo Reina ha illustrato il valore del testo conciliare a cui questa mattina, 22 novembre, è stato dedicato il convegno “L’apostolato dei laici a 60 anni da Apostolicam actuositatem”, organizzato dall’Azione cattolica diocesana e dalla Caritas di Roma, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e l’Agesci Lazio, che ha avuto luogo nel Polo Caritas di Villa Glori, nel quartiere Parioli.

Guidando il momento di preghiera iniziale, Reina ha ripreso il brano evangelico della Pentecoste scelto per la meditazione osservando come «coloro che ascoltavano gli apostoli li sentono parlare le loro lingue» e ciò non riguarda tanto, o soltanto, «il lessico ma la modalità di comunicazione» in funzione della quale «si sentono capiti perché c’è qualcuno che parla davvero il loro linguaggio». Allora, come i protagonisti del brano del Vangelo «ricevono la Parola e il modo di parlare di Dio che subito diventano comprensibili», così anche oggi i laici sono chiamati «a parlare la lingua di Dio, che ricevono come dono dello Spirito Santo insieme alla capacità di sintonizzarsi con il mondo degli uomini senza perdere la loro identità», ha spiegato ancora il porporato. Per Reina, si tratta di agire «non come eroi ma da cittadini del Regno», realizzando la «vocazione come impegno e non come rivendicazione di spazi», in funzione di «una corresponsabilità partecipata».

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22 novembre 2025

Il cardinale Reina a Tv2000: “Seminari non siano campane di vetro”

“I punti di debolezza che io riscontro in un seminario è che rischia, anche oggi, di essere una sorta di campana di vetro, un luogo dove tutto all’interno si realizza in maniera piuttosto perfetta, precisa, quando poi il mondo che c’è all’esterno è un’altra cosa”. Lo afferma a Tv2000 il Vicario Generale del Papa per la Diocesi di Roma, il cardinale Baldassare Reina ospite del programma ‘Soul’, condotto da Monica Mondo, in onda domenica 21 dicembre ore 21.05 e lunedì 22 dicembre ore 21 su Radio InBlu2000.

“La vera sfida, almeno quello che ho provato da formatore, – sottolinea il card. Reina – è provare a inserire i ragazzi nel concreto della vita delle parrocchie, delle famiglie, dei giovani, delle fragilità, delle povertà. Ecco, io credo molto che l’esperienza concreta, cioè lo sporcarsi le mani, aiuti tanto”.

Nella lunga intervista a Tv2000 il cardinale Reina racconta anche della sua famiglia e dell’origine del nome Baldassare: “Il nome è complicato, quindi mamma, in maniera saggia, siccome siamo tre cugini che abbiamo lo stesso nome, perché il nonno paterno si chiamava Baldassare, l’ha accorciato, con il permesso di papà, da Baldassare a Baldo. E quindi Baldo, Balduccio in paese per tanti anni, fino a quando ero piccolo, poi semplicemente Baldo”.

Il card. Reina rammenta poi un evento che lo ha profondamente colpito: lo storico discorso contro la mafia pronunciato a braccio da S. Giovanni Paolo II ad Agrigento il 9 maggio 1993. “Quel grido forte, il grido del cuore di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi mi scosse. Io ero quasi alle porte dell’ordinazione, ero quasi diacono e quel grido di Giovanni Paolo II fece maturare in me l’idea che soltanto una dimensione profetica poteva dare un senso alla scelta che stavo per abbracciare. Quindi quel dire ‘Mafiosi convertitevi’, chiamare le cose per nome che dalle nostre parti non è una cosa comune”.

“Quella di Giovanni Paolo II è, a mio avviso, – aggiunge il card. Reina a Tv2000 – una linea di demarcazione tra un prima e un dopo, perché ho visto che in quel momento la Chiesa siciliana, ma la Chiesa in genere, ha assunto una postura diversa di fronte a certe forme di criminalità denunciandole in maniera forte”.

Il cardinale ricorda infine il giorno in cui è stato chiamato ad accettare la proposta di Papa Francesco come suo Vicario alla Diocesi di Roma: “Quando sono stato dal Nunzio, ero talmente incredulo da dire al Nunzio ‘forse avete sbagliato nome’ e il Nunzio ha detto no, no, qui non ci sbagliamo. Sono rimasto basito, non me l’aspettavo assolutamente, ho chiesto la possibilità di pensarci un attimo, mi sono venute in mente tante cose, soprattutto la mia indegnità, e quindi mi sono sentito mettere sulle spalle un peso che pensavo essere troppo grande. Il Nunzio prima, il Santo Padre dopo, mi hanno invitato a fidarmi di Dio, che è la regola fondamentale per ogni credente, e devo dire che questa apertura mi ha dato molta serenità”.

19 dicembre 2025

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