20 Dicembre 2025

Il compleanno di Papa Francesco: gli auguri della diocesi e la raccolta di magliette termiche per il popolo ucraino

Buon compleanno Papa Francesco!

Oggi il nostro vescovo compie 86 anni. In questo giorno speciale risuona ancor più forte la preghiera per lui da parte di tutta la comunità diocesana di Roma. Oltre a inviarli un caloroso augurio, siamo tutti invitati a contribuire alla raccolta promossa dall’Elemosineria apostolica di magliette termiche per la popolazione ucraina.

«Il popolo ucraino – si legge in un comunicato a firma dell’Elemosiniere apostolico, il cardinale Konrad Krajewski – sta vivendo un’emergenza legata, oltre che alla guerra, anche alla mancanza di corrente elettrica, di gas, e al freddo molto rigido dell’inverno». Per questo, in vista del Natale, si sta organizzando la raccolta di magliette termiche, quelle usate per sciare, adatte a mantenere la temperatura corporea, servono maglie da uomo, da donna o da bambino.

«L’Elemosineria Apostolica – continua il comunicato – si sta già rifornendo; chi volesse si può unire a questa iniziativa acquistando e portando/spedendo le maglie direttamente a questo Dicastero entro un mese». L’ufficio della carità si trova all’interno del Vaticano, vicino all’ingresso di Sant’Anna. L’indirizzo è Elemosineria Apostolica, Cortile Sant’Egidio, 00120 Città del Vaticano.

 

17 dicembre 2022

Il clero di Roma in viaggio in Ungheria

La visita di Budapest, con la cattedrale di Santo Stefano e la Grande Sinagoga; la celebrazione dell’Eucarestia nella basilica di Esztergom; l’incontro con il cardinale Péter Erdö, arcivescovo metropolita di Esztergom – Budapest. Sarà l’Ungheria la meta del prossimo viaggio per i sacerdoti e i diaconi della diocesi di Roma, in programma come tradizione subito dopo Pasqua, dal 2 al 5 aprile. L’iniziativa, che sarà guidata dal cardinale vicario Angelo De Donatis, è promossa dall’Ufficio per la formazione permanente del clero e organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi.

«Avevamo programmato da tempo di andare in Libano – ricorda il vescovo Paolo Ricciardi, ausiliare per il settore Est della diocesi di Roma – ma, purtroppo, anche questa volta la situazione legata alla guerra tra Hamas e Israele non rende possibile questo itinerario». Si è quindi scelto di puntare sull’arcidiocesi di Esztergom – Budapest. «Questi viaggi – riflette il vescovo Ricciardi – sono sempre un’occasione di conoscenza della Chiesa locale, di arricchimento spirituale e culturale, ma anche e soprattutto di fraternità tra noi, come lo è stato l’anno scorso la visita in Albania». Ricciardi sarà nel gruppo dei partecipanti, di cui faranno parte anche i vescovi Benoni Ambarus, Guerino Di Tora, Valentino Di Cerbo.

In Ungheria andrà anche monsignor Remo Chiavarini, responsabile dell’Orp: «La metà è stata scelta dal cardinale De Donatis, perché aveva ricevuto l’invito del cardinale Erdö – spiega –. Andremo a visitare una nazione e una Chiesa antiche, con grandi tradizioni. Una Chiesa di frontiera per certi aspetti, dove Est e Ovest si incontrano e a volte hanno anche difficoltà a dialogare. La nostra presenza è sempre un tentativo di andare sul limes, a cercare convivenza e ricuciture tra mondi differenti».

La partenza è prevista martedì 2 aprile, dall’aeroporto di Fiumicino; durante la prima giornata in Ungheria, i sacerdoti visiteranno la capitale e, in serata, celebreranno la Messa nella cattedrale di Santo Stefano, dopo una visita guidata alle bellezze del luogo di culto e un concerto d’organo. La mattinata del 3 aprile sarà dedicata alla scoperta dell’area di Buda, con celebrazione nella chiesa di Mattia; il pomeriggio, poi, ad alcune visite nell’area di Pest, tra cui quella al Palazzo del Parlamento e alla Casa della Musica Ungherese. Il terzo giorno di viaggio, cioè giovedì 4 aprile, sarà incentrato su Esztergom, in particolare alla visita della monumentale basilica in stile neoclassico, con la cappella Bakocz, la cripta, il tesoro, e la cupola. Nel pomeriggio, i sacerdoti romani incontreranno il cardinale Péter Erdö, arcivescovo metropolita di Esztergom – Budapest e primate d’Ungheria. Venerdì 5 aprile il gruppo farà rientro a Roma, ma prima ci sarà tempo per una escursione nell’ansa del Danubio e per la liturgia a Szentendre, nella chiesa di San Pietro e Paolo, a cui seguirà una visita della cittadina, che ospita il museo serbo-ortodosso con il tesoro della Chiesa Serba Ortodossa d’Ungheria.

26 marzo 2024

Il Circo Massimo, confessionale a cielo aperto per il Giubileo dei giovani

Foto Gennari

Cinque lunghe file con 200 piccole tende bianche a cupola all’interno delle quali ci sono un tavolino, due sedie, un ventilatore. Il Circo Massimo, venerdì 1° agosto, è un confessionale a cielo aperto dove mille sacerdoti di varie lingue si alternano ogni due ore per amministrare il sacramento della riconciliazione, nella giornata penitenziale organizzata nell’ambito del Giubileo dei giovani. Alle due estremità e nel centro, tre tendoni. Il primo e l’ultimo regolano accesso e deflusso all’area dove è un continuo via vai di giovani. Al centro vengono distribuite bottigliette d’acqua e libricini dell’edizione Youcat dedicati alla confessione. Montate in più punti anche delle tende con nebulizzatori dove è possibile rinfrescarsi. Davanti ai confessionali lunghe code ordinate.

«È un’emozione grandissima», esordisce il sindaco Roberto Gualtieri, arrivato nell’area intorno a mezzogiorno con il pro prefetto del dicastero dell’Evangelizzazione l’arcivescovo Rino Fisichella. Intorno a lui si radunano decine di ragazzi, soprattutto romani, che gli chiedono un selfie. «Tutti questi giovani – afferma il primo cittadino della Capitale – esprimono veramente la speranza, sono la luce della speranza e i loro valori, la loro allegria, la loro fraternità danno fiducia nel mondo. Il Circo Massimo visto dall’alto è bellissimo. In questi giorni i ragazzi attraversano Roma e i romani li accolgono con grande gioia».

Radunati dalle 10 della mattina ci sono i ragazzi «delle nostre parrocchie e delle nostre realtà associative – aggiunge Fisichella -. Sono espressione della vitalità delle nostre comunità e ci dicono che è possibile guardare al futuro con speranza. Sono disponibili e presenti tanto nei momenti di gioia quanto in quelli di spiritualità. È bellissimo vedere come Roma li sta accogliendo».

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Il cibo del Giubileo dei giovani alla Caritas

Niente sprechi dopo il Giubileo dei giovani. Grazie all’impegno del Dicastero per l’Evangelizzazione, i prodotti alimentari non utilizzati durante gli eventi a Tor Vergata stanno diventando un segno concreto di solidarietà. Volontari e operatori della Caritas diocesana di Roma, infatti, sono all’opera per distribuire panini e tramezzini freschi attraverso gli Empori della Solidarietà.

Nelle prossime settimane verranno consegnati anche alimenti a lunga conservazione – scatolame, merendine, succhi di frutta – per sostenere le famiglie più fragili. Si tratta di «un segno di collaborazione nella Chiesa – osservano dalla Caritas – che si traduce in gesti concreti di prossimità e contro ogni spreco di cibo».

6 agosto 2025

Il centro estivo gratuito della Caritas di Roma

Nell’ambito del progetto “L’isola che c’è” promosso nel Centro di prima accoglienza accoglienza minori di Via Venafro, la Caritas di Roma organizza dal 10 giugno al 12 luglio un centro estivo a sostegno delle famiglie del territorio di Ponte Mammolo. L’iniziativa, completamente gratuita, si chiama “E…state con noi” e si rivolge a ragazzi dai 9 ai 14 anni con attività di socializzazione, sport e laboratori artistici.

Un programma denso che si svolgerà dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 16.30. Le attività avranno luogo presso la struttura in via Venafro, 28 (Metro B “Santa Maria del Soccorso”). L’iniziativa è promossa dalla Caritas di Roma in collaborazione con le Acli di Roma, il Centro Elis, il Forum delle Associazioni familiari del Lazio con il sostegno dell’Impresa sociale “Con i bambini”.

Per informazioni e iscrizioni: Centro polifunzionale Caritas di Roma – via Venafro, 26 – martedì (ore 14-18) e giovedì (ore 9-13) – tel. 3357815718; e-mail: area.minori@caritasroma.it.

20 maggio 2019

Il catecumenato matrimoniale, un modello da esportare

Foto Gennari/diocesidiroma

Rinnovare la preparazione al matrimonio delle prossime generazioni, considerando le nozze non un punto di arrivo, ma una tappa lungo un percorso. Sono questi gli obiettivi degli “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale. Orientamenti pastorali per le Chiese particolari”, un documento presentato nel corso della seconda giornata del Congresso teologico pastorale del X Incontro mondiale delle famiglie, presentato da Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, con il marito Giovanni Nuzzi.

«Non è un corso confezionato quello che presentiamo – ha spiegato Gambino –, ma uno strumento di riflessione pastorale che, a partire da alcuni principi generali, intende essere un aiuto alle Chiese particolari, affinché predispongano i loro percorsi, sulla scia di quanto suggerito dal Santo Padre, in base alle possibilità e alle caratteristiche pastorali di ogni luogo». L’obiettivo da raggiungere è delineato in modo chiaro: «Occorre puntare a modificare gradualmente l’impostazione della pastorale vocazionale, affinché contempli esplicitamente anche il matrimonio, accanto alla vita consacrata». Serve dunque un catecumenato, «un percorso di accoglienza – hanno sottolineato i relatori –, da parte di una comunità, che sa accompagnarti, custodirti e incoraggiarti». Il matrimonio è davvero una vocazione e pertanto «richiede un discernimento – hanno spiegato –. In quest’ottica, la celebrazione del rito nuziale non è in nessun modo un punto di arrivo, ma l’inizio di una vita sponsale, in cui marito e moglie acquisiranno una rinnovata identità cristiana, come accade per i sacerdoti e i religiosi».

Un percorso di questo tipo viene già portato nella diocesi di Roma, come hanno spiegato don Fabio Rosini, direttore della Pastorale vocazionale diocesana, con Angelo Carfì ed Elisa Tinti. «Noi costituiamo dal 2012 l’équipe per il discernimento vocazionale della diocesi di Roma – hanno spiegato – ed in questa veste negli ultimi dieci anni abbiamo proposto un duplice corso di preparazione al sacramento del matrimonio: uno per la preparazione remota ed uno per la preparazione prossima al sacramento. Hanno usufruito di questi corsi molte centinaia di fidanzati». Il catecumenato matrimoniale non va impostato «come un corso “istruttivo” composto di belle cose da capire – hanno ribadito –, altrimenti noi falliremo nella nostra missione di dare sostanza alla formazione al matrimonio. È necessario invece tornare alla prima sensibilità cristiana, quella dei primi secoli, quella che ha generato il catecumenato battesimale, che implicava un sentiero pratico, esperienziale, liturgico».

La giornata era stata aperta dalla Messa nella basilica di San Pietro, celebrata dal cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma. «Qui, stamattina, con il Cuore di Cristo buon pastore, battono i cuori di tutto il mondo – aveva detto il cardinale –: sono cuori felici di avere risposto di Sì a Dio; sono cuori feriti dalle prove della storia e del mondo; sono cuori aperti alla novità del Vangelo, per poter testimoniare la perenne presenza di Cristo Sposo in questa nostra storia. Non è vero che la famiglia è ormai perduta, tramontata. È ancora sulle spalle del Pastore che con forza e tenerezza attraversa le vie del mondo e ci richiama a riscoprire la via della santità».

Nella mattinata, tra i vari interventi, anche quello Massimo e Patrizia Paloni, «di una comunità neocatecumenale di Roma e missionari itineranti in Olanda da diciotto anni», come hanno raccontato loro stessi dal palco dell’Aula Paolo VI. I coniugi Paloni hanno presentato una nuova esperienza di post-Cresima: «Oggi tantissimi giovani vengono da famiglie ferite. Una sempre più alta percentuale di figli vive con un solo genitore, la maggioranza per la separazione dei genitori, un’altra parte per situazioni al di fuori del matrimonio. Davanti al fallimento di oltre il 50% dei matrimoni, senza il supporto e l’aiuto della scuola, molti giovani si ritrovano senza alcun punto fermo e si smarriscono. In una nuova esperienza di post-cresima, che molti parroci nel mondo, in comunione con i loro vescovi, hanno deciso di cominciare, si formano piccoli gruppi di giovani che si riuniscono con una famiglia di fede provata e adulta, capace di un’autentica testimonianza di servizio a questi ragazzi. Gli adolescenti sono attratti dalla famiglia cristiana in cui vedono una fede viva. In questi gruppi i giovani cominciano a leggere la Parola di Dio, riflettono sui comandamenti come cammino di vita, riscoprono il Sacramento della Riconciliazione e vengono a contatto con la vita cristiana di una famiglia concreta».

In serata i delegati delle Conferenze episcopali si sono poi spostati in diverse parrocchie romane, per proseguire lì i lavori del Congresso, incontrare le famiglie romane e vivere momenti conviviali.

24 giugno 2022

Il cardinale vicario visita il Servizio psichiatrico del San Filippo Neri

Questa mattina, il cardinale vicario Baldo Reina ha visitato il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Ospedale San Filippo Neri. Il porporato ha ascoltato i pazienti, ha stretto le loro mani e ha rivolto a tutti parole di conforto.

Ad accoglierlo, Giuseppe Quintavalle, direttore Generale della ASL Roma 1, Giuseppe Ducci, direttore dell’Unità Operativa Complessa (UOC) Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) dell’ospedale San Filippo Neri e Luigina Di Liegro, presidente della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro ETS, che da oltre 20 anni collabora attivamente grazie ai suoi volontari in convezione con la ASL Roma 1 al progetto “Arte che cura”. Un’iniziativa che si tiene all’interno del reparto e che viene finanziata dalla diocesi di Roma.

«Per me è un onore essere qui – ha detto il cardinale vicario, che ha portato il saluto e la vicinanza di Papa Leone XIV -, perché ritengo che la presenza della Chiesa di Roma non sia legata soltanto alle parrocchie, ma a tutte quelle realtà dove c’è l’uomo e in modo particolare le persone che soffrono. Il tema del disagio mentale è una grande sfida per il presente e il futuro del nostro Paese, perché i casi sono in aumento con un certo peso anche negli adolescenti e nei giovani».

Il cardinale Reina ha quindi esortato a porre al centro della cura l’attenzione alla persona, «perché se è vero che non tutte le malattie sono guaribili, tutte sono curabili». Rivolgendosi a tutti coloro che sono ricoverati nel reparto, ha aggiunto: «Prima ancora di essere pazienti e ammalati siete persone. Sentitevi sostenuti dalla vicinanza della diocesi di Roma e sollecitateci, perché in questo periodo abbiamo bisogno di aprire gli occhi sulle tante forme di povertà e sofferenza».

17 luglio 2025

Il cardinale vicario invita alla preghiera per Benedetto XVI

«Accogliendo la richiesta di Papa Francesco al termine dell’udienza generale di ieri, invito tutte le comunità di Roma a unirsi in preghiera per Benedetto XVI, le cui condizioni di salute si sono aggravate, a motivo dell’avanzare dell’età». Inizia così la lettera inviata dal cardinale vicario Angelo De Donatis alla diocesi di Roma.

Nella celebrazione delle Messe di oggi e dei prossimi giorni, scrive ancora il cardinale, «accompagniamo il nostro caro vescovo emerito nel momento della sofferenza e della prova, invocando il Signore perché “lo consoli e lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine”».

Con questa intenzione sarà celebrata anche la Messa di domani, 30 dicembre, alle 17.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma, che sarà presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su Telepace (canale 75) e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.

29 dicembre 2022

Il cardinale vicario Angelo De Donatis prende possesso del titolo presbiterale di San Marco

Domenica 7 ottobre, memoria liturgica di san Marco I Papa, alle ore 19, nella basilica parrocchiale di San Marco al Campidoglio (piazza omonima, nei pressi di piazza Venezia), il cardinale vicario Angelo De Donatis prenderà possesso del titolo presbiterale di San Marco. Gli fu assegnato da Papa Francesco in occasione della sua nomina cardinalizia, nel Concistoro dello scorso mese di giugno.

Il rito della presa di possesso «sottolinea il legame tra il vescovo di Roma e il suo clero», osserva il direttore dell’Ufficio liturgico del Vicariato di Roma, padre Giuseppe Midili. Simboleggia il fatto che «i più stretti collaboratori del Santo Padre hanno un incarico nella sua diocesi».

Il cardinale De Donatis prenderà possesso del titolo della parrocchia dove ha svolto il suo ministero di parroco per dodici anni, dal 2003 al 2015.

4 ottobre 2018

Il cardinale vicario Angelo De Donatis positivo al coronavirus: «Offro la mia preghiera per tutta la comunità diocesana e per gli abitanti della città»

Oggi, lunedì 30 marzo 2020, il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale della diocesi di Roma, dopo la manifestazione di alcuni sintomi, è stato sottoposto al tampone per il Covid-19 ed è risultato positivo. È stato ricoverato al Policlinico Universitario Fondazione Agostino Gemelli IRCCS. Ha la febbre, ma le sue condizioni generali sono buone, ed ha iniziato una terapia antivirale. I suoi più stretti collaboratori sono in autoisolamento in via preventiva.

«Sto vivendo anche io questa prova, sono sereno e fiducioso – dichiara il cardinale De Donatis –! Mi affido al Signore e al sostegno della preghiera di tutti voi, carissimi fedeli della Chiesa di Roma! Vivo questo momento come un’occasione che la Provvidenza mi dona per condividere le sofferenze di tanti fratelli e sorelle. Offro la mia preghiera per loro, per tutta la comunità diocesana e per gli abitanti della città di Roma!».

30 marzo 2020

Il cardinale Reina: il «grido silenzioso» di Roma per la pace

Foto Gennari

«Dov’è oggi la pace?», si chiede il cardinale vicario Baldo Reina. Le sue parole risuonano in tutta la basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Raggiungono tutti. Anche chi è rimasto in piedi in fondo alla chiesa. È un fiume in piena il porporato. Le sue domande si susseguono una dopo l’altra. Sono le stesse di tante persone che non riescono a trovare risposte. «Perché si continua a ragionare con la logica della guerra? – aggiunge – Fino a quando durerà questa miopia? Fino a quando l’uomo farà valere la legge del più forte? E in nome delle armi e di tanti miliardi penserà di mettere a tacere il bisogno di pace?».

Interrogativi che lui stesso affida al Santissimo Sacramento. «La nostra preghiera è un’invocazione d’aiuto a Gesù. Vogliamo dire basta alla guerra – rimarca -. A Lui presentiamo questa umanità che sembra smarrita, accecata dall’odio, dalla vendetta e dal desiderio di produrre nuove armi per portare ancora morte, come se non bastasse il grido di dolore di tante vittime innocenti e di persone che ancora oggi piangono i loro cari».

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27 giugno 2025

Il cardinale Reina: «Roma è ferita dalle disuguaglianze ma il Giubileo risveglia umanità, la speranza non sia uno slogan»

Foto Gennari

«Roma è una città ferita dalle disuguaglianze, ma ricca di umanità e desiderosa di speranza». Il cardinale vicario Baldo Reina racconta il volto di una Chiesa che, in questo Giubileo, si fa prossima alle persone, alle famiglie, ai giovani, ai poveri. Un percorso che interpella la comunità ecclesiale a uscire, ascoltare, accompagnare. Dalle disuguaglianze urbane alla riscoperta della fede, passando per l’impegno concreto delle parrocchie, illuminando il presente e rilanciando la sfida di essere davvero testimoni credibili del Vangelo.

Eminenza, come sta attraversando la diocesi di Roma questo tempo giubilare? Quali segni sta leggendo nelle comunità che incontra?
Già nel 2023 abbiamo iniziato un cammino in preparazione al Giubileo, riflettendo sul convegno del 1974 e realizzando cinque incontri su altrettante povertà: abitativa, educativa, sanitaria, lavorativa e relazionale. Da lì è emerso un dato chiaro: Roma è attraversata da forti disuguaglianze. Una città che accoglie, ma che ospita “più città” al suo interno. Le periferie nascono già ferite, il centro è diventato un luogo di passaggio. Non è più abitato ma attraversato da turisti, pendolari, lavoratori. Abbiamo voluto arrivare al Giubileo con questa consapevolezza, cercando di essere una Chiesa che lancia segnali di speranza. Penso, ad esempio, al fondo per l’emergenza abitativa dedicato a don Roberto Sardelli, o ai doposcuola gratuiti per i figli degli immigrati: oggi presenti in circa ottanta parrocchie.

Il suo sguardo viene da un’altra terra. Che cosa l’ha colpita di Roma nei primi mesi del suo ministero?
Vengo da una realtà molto più piccola, Agrigento. L’impatto con Roma non è stato semplice, ma mi sono messo subito in gioco con la visita pastorale. Ogni sera, tornando a casa, porto nel cuore i volti di tanti volontari, famiglie, religiosi, sacerdoti che si spendono ogni giorno nei quartieri più difficili. È questo che mi incoraggia.

A livello pastorale e culturale, quali risposte sta generando il cammino giubilare?
Le comunità si stanno interrogando. I dati del Censis, con cui abbiamo collaborato, mostrano che il 95% dei battezzati non frequenta più le parrocchie. C’è stato un forte scollamento, soprattutto dopo la pandemia. Ma sento riemergere una domanda di fede più sostanziale, meno formale. Le periferie nascono già ferite, il centro è diventato un luogo di passaggio. Non è più abitato ma attraversato da turisti, pendolari, lavoratori.

C’è davvero spazio per un annuncio credibile tra le nuove generazioni?
Assolutamente. I ragazzi oggi soffrono, spesso in silenzio. Chiedono di essere ascoltati, non giudicati. Quando abbiamo accolto il corpo di Pier Giorgio Frassati a Santa Maria sopra Minerva, la basilica si è riempita in pochi minuti. I giovani si sono avvicinati in preghiera, con rispetto. Cercano testimoni credibili. Lo vedo anche nei percorsi esigenti guidati da sacerdoti come don Fabio Rosini o don Alessandro Di Medio. Più si alza l’asticella, più i giovani rispondono. Chiedono senso, profondità, autenticità.

Frassati e Acutis sono modelli ancora validi per i ragazzi?
Sì, lo sono. Acutis è vicino al mondo digitale, Frassati rappresenta un modello di vita concreta, sportiva, impegnata. Sono esempi capaci di parlare al cuore dei ragazzi. L’importante è proporli in modo non retorico, ma come compagni di strada. E le nostre comunità giovanili, nonostante le difficoltà, stanno offrendo esperienze significative.

Dalla carità quotidiana ai problemi strutturali, come sta rispondendo la Chiesa di Roma ai bisogni della città?
La generosità delle nostre comunità è straordinaria. La quasi totalità delle parrocchie ha un centro d’ascolto e una Caritas. L’Emporio della Carità, che promuoviamo da alcuni anni, restituisce dignità: chi ha bisogno entra e sceglie ciò che serve, senza ricevere pacchi preconfezionati. Stessa cosa per i doposcuola: quando li abbiamo proposti, la risposta è stata immediata. Ma ci sono problemi strutturali enormi, soprattutto sul fronte dell’abitare. Gli affitti sono insostenibili. Ci sono studenti costretti a rinunciare all’università perché non trovano una stanza. Continuo a fare appello alla politica, alle istituzioni: servono scelte coraggiose.

Il Giubileo dei giovani ha portato entusiasmo in città. Cosa si aspetta da questo incontro?
Abbiamo accolto circa 150mila giovani nelle parrocchie e negli istituti religiosi. È stato bellissimo vedere la città animata da gruppi, canti, volti pieni di entusiasmo. Il mio desiderio è che questo non resti un evento, ma diventi l’inizio di un accompagnamento stabile. Vorrei che i ragazzi scoprissero che la Chiesa è una casa accogliente, dove sperimentare la pienezza della vita.

Famiglia e giovani sono spesso i due volti della fragilità. Come li state sostenendo?
Nei consigli pastorali emergono sempre due categorie: i giovani e le famiglie. Come diocesi stiamo lavorando molto sulla pastorale familiare, con una rete di referenti nelle prefetture per essere presenti là dove le famiglie vivono. Sappiamo che non esiste la famiglia perfetta: accompagnare è la parola chiave. Papa Francesco, e ora anche Papa Leone, ci chiedono di camminare con le famiglie, in tutte le loro forme.

Cosa desidera che resti, davvero, da questo Giubileo della Speranza?
Mi auguro che il tema scelto da Papa Francesco – la speranza – non sia uno slogan. Se sarà vissuto come responsabilità, può diventare un’eredità preziosa. Testimoni di speranza significa esserlo nei gesti quotidiani, nelle relazioni, nel modo in cui trattiamo le persone. Se ci riusciamo, sarà davvero un’eredità viva. E condivisibile.

di Riccardo Benotti – Agenzia Sir

31 luglio 2025

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