COMPENDIO PER IL GRUPPO SPORTIVO PARROCCHIALE
La necessità di un patto globale per l’educazione, più volte richiamata da Papa Francesco e già prefigurata dalla proposta della Cei di un’alleanza per l’educazione (“La sfida educativa”, Roma-Bari, 2010), ha assunto ultimamente carattere di urgenza, data la vasta crisi culturale ed educativa, accentuata dagli effetti della recente pandemia.
Occorre generare, secondo il Pontefice, processi creativi in cui l’ospitalità, la solidarietà intergenerazionale e il valore della trascendenza fondino una nuova cultura. C’è dunque bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo che coinvolga tutte le componenti della società, mettendo al centro la persona e la sua capacità di essere in relazione con gli altri, ascoltando la voce dei ragazzi per un futuro di giustizia e di pace, accogliendo gli emarginati, favorendo l’istruzione e valorizzando la famiglia.
Nel solco dell’invito evangelico a lasciare che i bambini arrivino a Gesù (Mc 10,13-16) la Diocesi di Roma non poteva non raccogliere l’appello del suo Vescovo. Si sta così progressivamente riscoprendo il valore educativo dello sport, strumento prezioso per la crescita umana e spirituale dei ragazzi. La prospettiva cristiana sullo sport si concretizza nella proposta di uno stile di vita che eviti lo spiritualismo evasivo e insieme vada oltre l’orizzonte puramente terreno.
Si tratta non solo di riconoscere nelle virtù proprie dello sport, come la temperanza citata da San Paolo, le virtù cristiane ma di affermare che quelle virtù umane sono impossibili da vivere se non in un contesto cristiano: si pensi al rispetto delle regole, alla stima per il concorrente, all’accettazione della sconfitta, alla non esasperazione dell’agonismo (cfr. “Sport e vita cristiana”, nota pastorale della Commissione ecclesiale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, 1995, n. 8).
“Nello sport è presente un aspetto di redenzione quando il rispetto della dignità della persona è la priorità e lo sport è a servizio della crescita e dello sviluppo integrale della persona”. Comunque “la Chiesa non si limita solo ad incoraggiare una qualificata pratica sportiva, ma vuole essere “dentro” lo sport, considerato come un moderno Cortile dei Gentili e un aeropago dove annunciare il Vangelo” (cit. “Dare il meglio di sé”, documento sulla visione cristiana dello sport e della persona, Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, 2018, n. 1.1).
In un contesto sportivo nel quale spesso sono predominanti alleanze diseducative, tra calcioscommesse, violenza negli stadi e doping, l’idea di fondo è quella di rilanciare il dilettantismo o, per dirla con le parole di Papa Francesco, un gioco vissuto esclusivamente per divertimento, con lo spirito dell’amateur, per un sentimento di gioia fisica e spirituale. Significativa, in tale ottica, dovrà essere la presenza di reti educative territoriali, laddove famiglia, scuola, parrocchia e istituzioni sociali possano interagire permanentemente per dare un nuovo volto al mondo dello sport e porsi insieme come comunità educante.
Lo sport vissuto come strumento educativo non può prescindere da un “contesto organizzato” (“Dare il meglio di sé, documento sulla visione cristiana dello sport e della persona, Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, 2018, n. 2.3): se è vero che un incontro di catechismo non è semplicemente un appuntamento tra bambini lasciati soli davanti a uno schermo per la visione di un film ma è un cammino di vicinanza e di testimonianza della fede, così sarà anche per una partita, che non è soltanto un’attività fisica in un campo parrocchiale ma è un percorso di crescita a partire dai valori del gioco, che necessita di allenatori ed educatori presenti e preparati oltre che di strutture idonee.
Anche a causa di queste condizioni non semplici da affrontare, fino ad oggi in Diocesi molte parrocchie hanno rinunciato ad una pastorale dello sport, preferendo lasciare gli impianti ad enti terzi o al totale abbandono. I dati del censimento diocesano delle strutture e delle attività oratoriali e sportive 2020 parlano chiaro: dei 419 campi sportivi parrocchiali presenti in Diocesi oltre 160 sono lasciati alla libertà di utilizzo e circa un’ottantina di strutture viene gestita autonomamente da associazioni sportive dilettantistiche. Eppure, in un tempo non molto lontano, in parrocchia lo sport era integrato tra le attività pastorali: basti pensare all’esempio di San Giovanni Bosco e dei Salesiani per i quali gioco e catechismo hanno da sempre un minimo comun denominatore.
È il momento, dunque, di operare una svolta, che dovrà passare per un progetto educativo, capace di accogliere, orientare, allenare e dare speranza, oltre che attraverso la formazione permanente degli educatori e dall’esperienza associativa da svolgere in parrocchia e in ambito scolastico.
Di seguito si può visionare e scaricare il documento con il compendio e il vademecum