19 Dicembre 2025

L’itinerario di formazione per le confraternite

Prosegue il percorso di formazione per i membri delle confraternite della diocesi di Roma. Il prossimo appuntamento è per lunedì 6 marzo alle ore 19.00, come sempre on line. Protagonista dell’incontro sarà il vicegerente della diocesi, il vescovo Baldo Reina, che affronterà il tema “Confraternite e devozione popolare”.

Si tratta dell’ultimo appuntamento previsto on line; il successivo, infatti, si terrà in presenza sabato 27 nella basilica di San Giovanni in Laterano e concluderà l’itinerario formativo per questo anno pastorale.

2 marzo 2023

Pastorale giovanile, l’estate tra la Gmg e il campo in montagna

Giornata mondiale della gioventù e campo estivo in montagna. L’inverno non è ancora finito, ma già si comincia a pensare a organizzarsi per l’estate. L’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile presenta le sue proposte, per le quali sono già aperte le iscrizioni.

Innanzitutto, la Gmg a Lisbona, all’inizio di agosto. «Sono veramente felice di comunicarvi – annuncia il direttore dell’Ufficio don Alfredo Tedesco – che la diocesi di Roma ha deciso di estendere lo sconto anche al di fuori dei primi 400 iscritti alla Gmg di Lisbona. Per tutti i partecipanti il costo sarà di 700 euro. Ci sono ancora posti da poter prenotare, ma affrettatevi». Grazie al contributo diocesano, quindi, i ragazzi partecipanti potranno partecipare all’evento internazionale spendendo una cifra contenuta, con il programma messo a punto dalla Conferenza episcopale del Lazio che prevede viaggio in nave da Civitavecchia a Barcellona e poi spostamenti a Fatima e a Lisbona.

Il primo acconto per l’iscrizione è da versare entro il 10 marzo. C’è anche la possibilità di acquistare un’assicurazione (al costo di 29 euro) che garantisce un rimborso in caso di impossibilità a partecipare, per cause di forza maggiore, in particolare mediche.

Dal 3 al 9 luglio, invece, i ragazzi che frequentano le medie o le superiori potranno iscriversi al Campo Estivo della Pastorale giovanile “Tu sei tanta roba!” (qui tutte le informazioni), che si terrà nella Certosa di Pesio (Cuneo). Il campo è pensato per tutti i giovani che vogliano «fare un’esperienza “diocesana” – dice don Tedesco –. Le iniziative dello scorso ci hanno insegnato quanto possa essere importante e bello per i ragazzi confrontarsi con mondi diversi, a volte lontani solo pochi km. Immersi nella natura, tra passeggiate, escursioni, attività, preghiera e giochi, avremo l’occasione di vivere l’esperienza dello sport e del cammino in montagna. Ci sperimenteremo nelle scelte per essere liberi e autentici. Oltre alle doverose escursioni alpine, visiteremo alcuni dei luoghi più suggestivi della zona».

La Certosa di Pesio (in provincia di Cuneo), incastonata nelle Alpi marittime piemontesi, è un gioiello di architettura medievale, immersa in un panorama mozzafiato. Il luogo sarà il valore aggiunto di questo campo, dove, natura, fede e amicizia saranno i veri protagonisti. Grazie al contributo della diocesi di Roma, il prezzo per 7 giorni, tutto compreso, sarà di 250 euro a persona.

Per ulteriori informazioni: pastoralegiovanile@diocesidiroma.it; 06.698.86.574

27 febbraio 2023

Nella basilica di San Giovanni in Laterano presiede il primo Incontro quaresimale su delle letture scelte di Giacomo Leopardi

Nella basilica di San Giovanni in Laterano presiede il primo Incontro quaresimale su delle letture scelte di Giacomo Leopardi.

Incontri su Leopardi: i testi della prima serata

“Pensiero LXVIII” e “Al Conte Carlo Pepoli”: sono questi i due testi che verranno letti e approfonditi durante la prima serata del ciclo “Ed io che sono?”, a cura di Franco Nembrini, professore e saggista, dedicato a Giacomo Leopardi e alle sue opere. Il primo appuntamento è in programma per mercoledì primo marzo, dalle 19 nella basilica di San Giovanni in Laterano.

Il “Pensiero LXVIII” fa parte della raccolta dei “Pensieri” ed è incentrato sulla noia, definito dal poeta di Recanati «il più sublime dei sentimenti umani». La poesia “Al Conte Carlo Pepoli” fu composta da Leopardi in occasione del compleanno dell’amico, poeta anche lui.

Pensiero LXVIII
La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani. Non che io creda che dall’esame di tale sentimento nascano quelle conseguenze che molti filosofi hanno stimato di raccòrne, ma nondimeno il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l’ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l’universo infinito, e sentire che l’animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che siì fatto universo; e sempre accusare le cose d’insufficienza e di nullità, e patire mancamento e vòto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana. Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali.

Al Conte Carlo Pepoli
Questo affannoso e travagliato sonno
Che noi vita nomiam, come sopporti,
Pepoli mio? di che speranze il core
Vai sostentando? in che pensieri, in quanto
O gioconde o moleste opre dispensi
L’ozio che ti lasciàr gli avi remoti,
Grave retaggio e faticoso? E’ tutta,
In ogni umano stato, ozio la vita,
Se quell’oprar, quel procurar che a degno
Obbietto non intende, o che all’intento
Giunger mai non potria, ben si conviene
Ozioso nomar. La schiera industre
Cui franger glebe o curar piante e greggi
Vede l’alba tranquilla e vede il vespro,
Se oziosa dirai, da che sua vita
E’ per campar la vita, e per se sola
La vita all’uom non ha pregio nessuno,
Dritto e vero dirai. Le notti e i giorni
Tragge in ozio il nocchiero; ozio il perenne
Sudar nelle officine, ozio le vegghie
Son de’ guerrieri e il perigliar nell’armi;
E il mercatante avaro in ozio vive:
Che non a se, non ad altrui, la bella
Felicità, cui solo agogna e cerca
La natura mortal, veruno acquista
Per cura o per sudor, vegghia o periglio.
Pure all’aspro desire onde i mortali
Già sempre infin dal dì che il mondo nacque
D’esser beati sospiraro indarno,
Di medicina in loco apparecchiate
Nella vita infelice avea natura
Necessità diverse, a cui non senza
Opra e pensier si provvedesse, e pieno,
Poi che lieto non può, corresse il giorno
All’umana famiglia; onde agitato
E confuso il desio, men loco avesse
Al travagliarne il cor. Così de’ bruti
La progenie infinita, a cui pur solo,
Nè men vano che a noi, vive nel petto
Desio d’esser beati; a quello intenta
Che a lor vita è mestier, di noi men tristo
Condur si scopre e men gravoso il tempo,
Nè la lentezza accagionar dell’ore.
Ma noi, che il viver nostro all’altrui mano
Provveder commettiamo, una più grave
Necessità, cui provveder non puote
Altri che noi, già senza tedio e pena
Non adempiam: necessitate, io dico,
Di consumar la vita: improba, invitta
Necessità, cui non tesoro accolto,
Non di greggi dovizia, o pingui campi,
Non aula puote e non purpureo manto
Sottrar l’umana prole. Or s’altri, a sdegno
I vóti anni prendendo, e la superna
Luce odiando, l’omicida mano,
I tardi fati a prevenir condotto,
In se stesso non torce; al duro morso
Della brama insanabile che invano
Felicità richiede, esso da tutti
Lati cercando, mille inefficaci
Medicine procaccia, onde quell’una
Cui natura apprestò, mal si compensa.
Lui delle vesti e delle chiome il culto
E degli atti e dei passi, e i vani studi
Di cocchi e di cavalli, e le frequenti
Sale, e le piazze romorose, e gli orti,
Lui giochi e cene e invidiate danze
Tengon la notte e il giorno; a lui dal labbro
Mai non si parte il riso; ahi, ma nel petto,
Nell’imo petto, grave, salda, immota
Come colonna adamantina, siede
Noia immortale, incontro a cui non puote
Vigor di giovanezza, e non la crolla
Dolce parola di rosato labbro,
E non lo sguardo tenero, tremante,
Di due nere pupille, il caro sguardo,
La più degna del ciel cosa mortale.

Altri, quasi a fuggir volto la trista
Umana sorte, in cangiar terre e climi
L’età spendendo, e mari e poggi errando,
Tutto l’orbe trascorre, ogni confine
Degli spazi che all’uom negl’infiniti
Campi del tutto la natura aperse,
Peregrinando aggiunge. Ahi ahi, s’asside
Su l’alte prue la negra cura, e sotto
Ogni clima, ogni ciel, si chiama indarno
Felicità, vive tristezza e regna.

Havvi chi le crudeli opre di marte
Si elegge a passar l’ore, e nel fraterno
Sangue la man tinge per ozio; ed havvi
Chi d’altrui danni si conforta, e pensa
Con far misero altrui far se men tristo,
Sì che nocendo usar procaccia il tempo.
E chi virtute o sapienza ed arti
Perseguitando; e chi la propria gente
Conculcando e l’estrane, o di remoti
Lidi turbando la quiete antica
Col mercatar, con l’armi, e con le frodi,
La destinata sua vita consuma.

Te più mite desio, cura più dolce
Regge nel fior di gioventù, nel bello
April degli anni, altrui giocondo e primo
Dono del ciel, ma grave, amaro, infesto
A chi patria non ha. Te punge e move
Studio de’ carmi e di ritrar parlando
Il bel che raro e scarso e fuggitivo
Appar nel mondo, e quel che più benigna
Di natura e del ciel, fecondamente
A noi la vaga fantasia produce
E il nostro proprio error. Ben mille volte
Fortunato colui che la caduca
Virtù del caro immaginar non perde
Per volger d’anni; a cui serbare eterna
La gioventù del cor diedero i fati;
Che nella ferma e nella stanca etade,
Così come solea nell’età verde,
In suo chiuso pensier natura abbella,
Morte, deserto avviva. A te conceda
Tanta ventura il ciel; ti faccia un tempo
La favilla che il petto oggi ti scalda,
Di poesia canuto amante. Io tutti
Della prima stagione i dolci inganni
Mancar già sento, e dileguar dagli occhi
Le dilettose immagini, che tanto
Amai, che sempre infino all’ora estrema
Mi fieno, a ricordar, bramate e piante.
Or quando al tutto irrigidito e freddo
Questo petto sarà, nè degli aprichi
Campi il sereno e solitario riso,
Nè degli augelli mattutini il canto
Di primavera, nè per colli e piagge
Sotto limpido ciel tacita luna
Commoverammi il cor; quando mi fia
Ogni beltate o di natura o d’arte,
Fatta inanime e muta; ogni alto senso,
Ogni tenero affetto, ignoto e strano;
Del mio solo conforto allor mendico,
Altri studi men dolci, in ch’io riponga
L’ingrato avanzò della ferrea vita,
Eleggerò. L’acerbo vero, i ciechi
Destini investigar delle mortali
E dell’eterne cose; a che prodotta,
A che d’affanni e di miserie carca
L’umana stirpe; a quale ultimo intento
Lei spinga il fato e la natura; a cui
Tanto nostro dolor diletti o giovi:
Con quali ordini e leggi a che si volva
Questo arcano universo; il qual di lode
Colmano i saggi, io d’ammirar sono pago.

In questo specolar gli ozi traendo
Verrò: che conosciuto, ancor che tristo,
Ha suoi diletti il vero. E se del vero
Ragionando talor, fieno alle genti
O mal grati i miei detti o non intesi,
Non mi dorrò, che già del tutto il vago
Desio di gloria antico in me fia spento:
Vana Diva non pur, ma di fortuna
E del fato e d’amor, Diva più cieca.

1 marzo 2023
TestiLeopardi

Giornata di spiritualità per operatori di pastorale della salute

Domenica 12 marzo, dalle 9 alle 13, nella Sala Tiberiade del Pontificio Seminario Romano Maggiore, si terrà la giornata di spiritualità per operatori di pastorale della salute dal tema “Il profumo di Pasqua!”. Alle ore 12.15 è prevista la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare monsignor Benoni Ambarus.

È possibile condividere poi il pranzo con un’offerta libera, dando la propria adesione entro giovedì 9 marzo presso la segreteria dell’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria, che organizza l’appuntamento: segreteria.sanitaria@diocesidiroma.it; 06.69886227 / 86414.

1 marzo 2023

A San Giovanni in Laterano cinque incontri su Leopardi

Vale la pena rileggere il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” e altri versi leopardiani in vista dell’iniziativa promossa dalla diocesi di Roma per la Quaresima: ogni mercoledì, a cominciare dal primo marzo, la basilica di San Giovanni in Laterano, dalle ore 19, ospiterà cinque incontri dedicati ai capolavori di Giacomo Leopardi per vivere insieme il cammino quaresimale. “Ed io che sono?” è il nome della proposta, che vedrà protagonista Franco Nembrini, professore e saggista; l’introduzione di ogni serata sarà affidata a don Fabio Rosini, direttore dell’Ufficio diocesano per le vocazioni, mentre le conclusioni al cardinale vicario Angelo De Donatis. Edoardo Coen leggerà alcuni brani, mentre Andrea Coen si dedicherà all’accompagnamento musicale.

«Sarà l’occasione per riflettere alla luce di alcune pagine tra le più espressive della nostra letteratura, e vivere più consapevolmente il nostro cammino di preparazione verso la Pasqua», auspica il cardinale De Donatis. Se la proposta quaresimale diocesana dell’anno scorso era incentrata su “I Promessi Sposi” e sul perdono, quest’anno si punta «sulla vita e il suo dramma – riflette Nembrini –. Da parte della critica, Leopardi è stato bollato come “pessimista”, ma non c’è niente di più falso. Lui ha cantato la vita, in tutta la sua drammaticità, ma l’ha cantata. È stato un grande realista più che un pessimista. Per questo la domanda “Ed io che sono?” mi è sembrata un po’ come la sintesi di tutto il suo pensiero».

Al realismo leopardiano sarà dedicata la prima serata, quella di mercoledì primo marzo, che avrà come sottotitolo “Tutto è poco e piccino”, con la lettura di alcuni brani da “Pensiero 68” e “Al Conte Carlo Pepoli”. «Parleremo del desiderio come caratteristica dell’essere umano – anticipa Nembrini – e del sentimento dell’inutilità di ogni azione umana e di ogni attività umana in assenza di uno scopo, o nell’impossibilità di raggiungerlo». “A Silvia” e “Il sabato del villaggio” saranno al centro dell’incontro dell’8 marzo, su “Perché di tanto inganni i figli tuoi?”, con la constatazione che «tutto muore, tutto passa – osserva –, per cui la vita è sentita come terribile contraddizione tra il desiderio di eternità con cui nasciamo e l’esperienza della morte che sembra tradirlo». Il percorso proseguirà con “E mi sovvien l’eterno”, il tema del 15 marzo, che avrà come brani di riferimento “L’infinito” e “Il passero solitario”: «Nonostante tutto, nonostante l’esperienza per cui la morte sembra vincere e la cultura moderna sembri accettare questa amara constatazione, il sentimento dell’infinito e dell’eterno riemergono continuamente».

Il 22 marzo appuntamento con il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, che verrà letto integralmente nella serata dal tema: “Tu, certo, comprendi il perché delle cose”. Per il saggista e pedagogista questa poesia «descrive in modo clamorosamente evidente, anche come struttura formale, la parabola del pensiero e del sentimento leopardiani: la constatazione del male, la speranza di un bene che lo vinca, la certezza dell’esistenza di questo bene anche se irraggiungibile, il rassegnato ripiegarsi su un “forse” incerto e confuso». La conclusione il 29 marzo, con “Questo, d’ignoto amante, inno ricevi”, dalla poesia “Alla sua donna”, che Nembrini definisce «l’incredibile profezia al vertice della poesia di Leopardi: la soluzione al male, la vittoria sul male sarebbe che l’eterno accettasse di incarnarsi e diventare compagno di cammino per l’uomo».

La partecipazione agli incontri è libera e gratuita, e consentita fino ad esaurimento dei posti disponibili, dopo essersi sottoposti ai consueti controlli di sicurezza. Gli incontri saranno trasmessi in diretta su Telepace (canale 75) e sul canale YouTube della diocesi di Roma (@diocesidiromaofficial)a questo link.

 

Scarica la locandina

22 febbraio 2023

Il cammino di Pietro: lo scontro tra Pietro e Simon Mago – Basilica di Santa Francesca Romana al Palatino

Il cammino di Pietro: lo scontro tra Pietro e Simon Mago – Basilica di Santa Francesca Romana al Palatino

Corso “Un di più di Vicinanza” – Pontificio Seminario Romano Maggiore (Sala Tiberiade) (Ufficio Past. Sanitaria)

Corso “Un di più di Vicinanza” – Pontificio Seminario Romano Maggiore (Sala Tiberiade) (Ufficio Past. Sanitaria)

Corso di formazione per catechisti istituendi – online (Uff. Catechistico)

Corso di formazione per catechisti istituendi – online (Uff. Catechistico)

Le stationes quaresimali

Foto Vatican Media

Inizia la Quaresima e con questa l’antico rito delle “stationes”: cioè fermarsi, “sostare” prima di intraprendere il pellegrinaggio quotidiano in atteggiamento di lode e di preghiera. Secondo la tradizione, i fedeli di Roma si fermano in una delle diverse chiese del centro storico dove sono custodite le memorie dei martiri; qui viene celebrata la Messa, preceduta da una processione durante la quale vengono cantate le litanie dei santi. La prima delle stazioni quaresimali è prevista il Mercoledì delle Ceneri, come di consueto con il Papa, vescovo della diocesi di Roma: si è infatti tenuta ieri all’Aventino.

Oggi, giovedì 23, la statio avrà luogo a San Giorgio al Velabro alle ore 17; venerdì 24 sarà invece alle ore 17.30 ai Santi Giovanni e Paolo al Celio mentre sabato 25 a Sant’Agostino in Campo Marzio alle ore 18.

Domenica 26 febbraio, I di Quaresima, la statio sarà alle 17.15 nella basilica di San Giovanni in Laterano. Il giorno seguente è invece prevista alle 17 a San Pietro in Vincoli a Colle Oppio; martedì 28 a Sant’Anastasia al Palatino, sempre alla stessa ora; mentre mercoledì primo marzo alle 17.30 nella basilica di Santa Maria Maggiore. Ancora, giovedì 2 i fedeli potranno ritrovarsi a San Lorenzo in Panisperna alle ore 17; venerdì 3 ai Santi XII Apostoli al Foro Traiano alle ore 18; sabato 4 a San Pietro in Vaticano alle ore 16.45.

 

Scarica la lista delle Statio

23 febbraio 2023

Il carcere apre le porte in occasione della Quaresima

Il carcere apre le sue porte in occasione della Quaresima. Nella Sala Teatro di Rebibbia Nuovo Complesso (via Raffaele Majetti 70), venerdì 10 marzo alle ore 16, è in programma una meditazione biblica tenuta da padre Alberto Maggi sul tema “Misericordia e Verità si incontreranno, Giustizia e Pace si baceranno”, alla quale potranno partecipare novanta persone interne al carcere, tra detenuti, volontari e operatori, e novanta persone comuni, previa iscrizione.

«È la prima volta che si tiene un’iniziativa di questo tipo – sottolinea il vescovo Benoni Ambarus –. Nella nostra epoca giustizialista, dove spesso, a proposito dei detenuti, si dice “buttate via la chiave”, noi invece vogliamo prendere in mano la chiave di quelle celle, aprirle e incontrare chi le abita. Perché nulla di ciò che è umano mi è estraneo. Non esiste l’errore “zero”, del quale non ci si possa pentire».

Gli fa eco don Stefano Rulli, tra i cappellani di Rebibbia Nuovo Complesso: «Si tratta di una iniziativa di spiritualità per aprire la dimensione del carcere alla diocesi. Speriamo che questo possa far conoscere di più la realtà carceraria, e aiutare a comprenderla, almeno un po’»

Per partecipare è necessaria l’iscrizione con nome cognome, indirizzo, data di nascita e fotocopia del documento, inviando tutto a cappellani.rebibbia@gmail.com entro il 5 marzo.

28 febbraio 2023

“Il cammino di Pietro” nella basilica di Santa Francesca Romana

La basilica di Santa Francesca Romana, dove è custodita la memoria del confronto tra Pietro e Simon Mago, è la terza tappa de “Il cammino di Pietro”, percorso in sette incontri per riscoprire le tracce dell’apostolo a Roma. L’appuntamento è per martedì 28 febbraio alle ore 19.30, con la catechesi di monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio per la cultura e per l’università della diocesi di Roma.

Santa Francesca Romana, anche nota come Santa Maria Nova, si trova tra il Foro Romano e il Tempio di Venere e Roma ed è chiamata così per distinguerla dall’altra chiesa del Foro avente la stessa dedica, Santa Maria Antiqua. Nella cripta conserva le reliquie di santa Francesca Romana. Secondo la tradizione, il luogo in cui sorge la basilica era quello dove morì Simon Mago. Una pietra ricorda l’accaduto: su questa si vedrebbero ancora i segni delle ginocchia di Pietro, che si inginocchiò in preghiera.

Ma chi era questo personaggio citato negli Atti degli Apostoli? E cosa gli accadde? «Simon Mago è noto per due episodi – spiega monsignor Lonardo –. Il primo è un fatto storico, ed è raccontato anche negli Atti degli Apostoli. Simon Mago era un illusionista che cerò di corrompere Pietro, offrendogli del denaro affinché anche lui potesse donare lo Spirito Santo. Da qui il termine “simonia”. A questo evento, se ne aggiunge un altro con meno fondamento. Simon Mago e Pietro si sarebbero poi incontrati nuovamente a Roma, ai Fori, dinanzi a Nerone. Simon Mago chiese all’imperatore di riconoscerlo come divinità, dicendo che era capace di volare. Avrebbe iniziato a volare sotto gli occhi di san Pietro e di Nerone. A quel punto Pietro si sarebbe inginocchiato e pregando avrebbe posto fine alla levitazione di Simon Mago, che sarebbe caduto a terra e morto».

La pietra su cui si sarebbe inginocchiato l’apostolo è quella custodita nella basilica di Santa Francesca Romana. «Questa figura ci pone le questioni del denaro e soprattutto se la magia ha valore per la fede cristiana – prosegue monsignor Lonardo –. La magia è innanzitutto falsa. Si pensi agli oroscopi, ad esempio. Ma oltre che falsa è pericolosa, perché esistono gli angeli decaduti, cioè i demoni… appellarsi a spiriti che non sono gli angeli di Dio vuol dire entrare in contatto con il mondo del Maligno, ed è ciò che fa Simon Mago, che infatti poi precipita e muore, perché il Maligno vuole la nostra caduta».

Il cammino di Pietro è promosso dal cardinale Angelo De Donatis, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, e dal cardinale Mauro Gambetti, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. L’appuntamento di marzo è previsto per il 29 alle 19.30 nella chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Carcere Mamertino.

27 febbraio 2023

Articoli recenti