20 Dicembre 2025

Il Cantiere missionario: Marocco, dove la Chiesa si fa locanda

Il vescovo Benoni Ambarus

Una Chiesa «che si fa locanda», quasi a restituire quell’accoglienza che la Sacra Famiglia non ha avuto a Betlemme. Usa l’immagine del dare riparo e calore a chi arriva da lontano il vescovo ausiliare Benoni Ambarus, delegato per la carità e i migranti e incaricato dell’Ufficio missionario diocesano, per raccontare la prima delle quattro tappe del suo recente viaggio in Marocco, compiuto dal 21 al 25 novembre per «strutturare e riorganizzare le esperienze di missione», così da «rilanciare l’animazione missionaria, dormiente in molti gruppi nel post- Covid».

In particolare, della visita a Oujda, all’estremità orientale del Paese, al confine con l’Algeria, riferisce «della grande azione di sostegno per i percorsi migratori compiuta dai padri della Consolata, che ogni anno accolgono tra i 2mila e i 3mila migranti provenienti dall’Africa subsahariana, in quei viaggi della speranza o, meglio, della disperazione, che non sono solo quelli fatti con i barconi ma anche attraverso il deserto». Nella struttura gestita dai religiosi «i rifugiati recuperano la condizione fisica ma anche un equilibrio sul piano psicologico, dopo anni vissuti nel terrore – spiega Ambarus –. Rimangono anche per qualche mese e poi ripartono, nel tentativo di dirigersi in Spagna, raggiungendo la città di Melilla, ma alcuni scelgono pure di tornare a casa perché non ce la fanno».

Il vescovo racconta di avere incontrato qui un giovane fuggito dalla Guinea equatoriale e diretto a Mali, in Algeria, che «mi ha raccontato e mostrato i segni delle esperienze di sequestro e di violenza fisica subita sia dai trafficanti che dalla polizia». Ambarus ha negli occhi anche «le cicatrici di un ragazzo di 15 anni, partito dal Ciad a 12», portando con sé le speranze della famiglia che ha fatto fuggire lui, il maggiore di 7 figli, «insieme ad uno zio e ad un cugino e con in tasca 150 dollari». Al vescovo ha detto di essere «anche un po’ arrabbiato, pur comprendendo la speranza di un futuro che la famiglia ha provato ad offrirgli, ma soprattutto è certo che non tornerà mai a casa e anche del fatto che se avesse saputo quello che lo attendeva non sa se sarebbe partito». Chi non regge «lo stress del lungo e difficile percorso di fuga – sono ancora le parole di Ambarus – arriva alla patologia anche psichiatrica, già dopo l’arrivo a Oujda, che passa attraverso il lancio in un fossato profondo 10 metri e che lascia ferite fisiche ma anche al di là del corpo».

È a questo tipo di fragilità che offre accoglienza la Chiesa di Casablanca, il polo commerciale del Marocco occidentale. Un altro «stile di accoglienza» è quello che il presule ha visto attuato a Fes, città nordorientale del Paese, dove «la Caritas paga l’affitto di alcuni appartamenti attuando un’accoglienza diffusa per i migranti, che vivendo in questo modo non “danno nell’occhio” e sperimentano una vicinanza da parte dei volontari, prevalentemente studenti universitari, che si occupano di loro, specialmente per quanto riguarda i pasti, e che aprono loro per primi gli occhi rispetto a questa realtà della migrazione».

Ancora, «l’attività di integrazione culturale» di Rabat, capitale del Marocco, è per Ambarus «un’opportunità da offrire quale esperienza missionaria per far conoscere e sperimentare la convivenza tra protestanti e musulmani che si attua nell’Università della città, con una facoltà di Teologia che è realmente ecumenica». La volontà è quella di «realizzare per i prossimi tre anni un progetto concreto di sostegno anche economico a queste attività, aprendo un “cantiere missionario” – spiega Ambarus –, ma senza correre il rischio di diventare solo una specie di bancomat», bensì secondo la logica del «dare e insieme ricevere, vivendo un’esperienza in loco alla quale è necessario prima formarsi e prepararsi per partire la prossima estate e ritornare essendo poi risorsa e risonanza per altri».

Da gennaio è in programma dunque un percorso di formazione «per il quale anche padre Giulio Albanese ci ha dato la sua disponibilità».

di Michela Altoviti da Roma Sette

19 dicembre 2022

Il Cantiere missionario: Burkina Faso, dove i miracoli esistono davvero

Paola Garbini Siani e suor Elisa Kidane a Wend Daboo

Pubblichiamo la testimonianza di suor Elisa Kidane, direttrice del Centro missionario diocesano, di ritorno dal Burkina Faso

Mi rigiro tra le mani una targhetta: Centre Wend Daabo – Ziniaré. Un indirizzo del luogo in cui verremo ospitati, in Burkina Faso don Benoni ed io. Fino al 24 novembre quel nome non mi diceva nulla… avevo solo l’impegno di memorizzarlo nel caso mi venisse chiesto durante il viaggio. Ma è bastato mettere piede su quel pezzetto di terra per capire il significato profondo, ampio e vasto di quel nome. Tradotto significa: Dio lo vuole… o volontà di Dio.
Ma andiamo con ordine. Un anno fa, con la forza di un ciclone la signora Paola Garbini Siani fa letteralmente irruzione nei nostri uffici del Centro Missionario in Vicariato. Non era nuova del posto… qualcuna la conosceva. Per me ma anche per don Ben invece era una novità. È bastata però mezz’ora di tempo per essere risucchiati nel vortice delle sue parole, dei suoi progetti, dei suoi bambini. Sembrava avesse il fuoco sotto i piedi, doveva ripartire per il Burkina… e tra un racconto e l’altro riuscì a strapparci una promessa: saremo andati a trovarla. Promessa che si fa spesso per dare una speranza alle persone che passano da noi, che ci consegnano i loro sogni e che vorrebbero condividere i loro desideri di un mondo migliore.

RIPRISTINARE I VIAGGI MISSIONARI
Una delle priorità del Centro Missionario è quello di ritornare sui passi intrapresi da anni e di andare oltre i confini romani. Sulla spinta di Papa Francesco che vuole una Chiesa in uscita, anche noi come Centro sentiamo la necessità di osare passi che oltrepassano le mura. Nostro desiderio è ristabilire contatti con le molte realtà romane sparse nel mondo. Incontrare i missionari e le missionarie, dare ai Progetti che giungono nei nostri uffici, nomi, volti, concretezza.
Ed è con questo ideale in cuore che vogliamo riappropriarci di quella buona pratica di andare all’incontro di chi cerca di farsi ogni giorno buona notizia.
Da gennaio a giugno del 2023 inizieranno dei momenti formativi con lo scopo di creare uno spazio di confronto, crescita e approfondimento della dimensione missionaria… alla fine ci sarà anche la possibilità di alcuni viaggi che verranno individuati nel corso dell’anno.
Avendo come obiettivo iniziare ad esplorare possibili mete, la proposta di Paola Garbini ci sembrava un’ottima occasione per verificare di persona la fattibilità.
Don Ben valuta la possibilità di vedere il Marocco, due giorni sufficienti per capire il progetto che la diocesi di Casablanca sta realizzando per l’accoglienza di migranti diretti verso l’Europa.
Neppure il tempo di ripensarci: Paola ci contagia subito con la sua energia comunicativa.
La lasciamo partire per il Burkina. Intanto ci pensiamo, ma sappiamo l’importanza di non lasciare macerare i progetti… se bisogna andare, è meglio realizzare il programma quanto prima.

SI PARTE

È bastato solo un accenno ad una possibilità: Paola, pensi che sia fattibile venirti a trovare… da quel momento esplode tutta la gioia di una donna che ha fatto della sua vita una totale donazione.
Messaggi vocali a raffica: fa l’elenco di quello che possiamo portare per i suoi neonati, ci manda il programma che ha compilato per noi, ci manda video dei bambini che già cantano la loro gioia per questa visita.
Da parte nostra ci sentiamo sommersi e incoraggiati a intraprendere un viaggio che capiamo subito essere colmo di umanità. Coinvolgiamo tutto il Vicariato… che non si è lasciato vincere in generosità e che da queste pagine desideriamo ringraziare di cuore.
L’ufficio del Centro diventa un mega magazzino di bontà… Paola Gasperini, esperta mamma, divide a seconda delle taglie tutto il ben di Dio che ci è arrivato dai vari uffici. Ci rendiamo conto che basta davvero poco per toccare le corde del cuore.
Arriva il giorno della partenza. Il 22 parte don Ben per il Marocco e il 24 parto io: appuntamento a Casablanca per proseguire poi insieme alla volta del Burkina Faso.

ZINIARÉ
Finalmente Wend Daabo quel nome così lontano e che tradotto significa La volontà di Dio si trasforma in manine pronte a lasciarsi abbracciare, occhietti che scrutano, sorrisi che sciolgono, canti e danze. Wen Daabo è il Centro che Paola sta costruendo per accogliere vite… neonati sopravvissuti alle loro mamme… Ma Paola non si ferma ad accoglierli, pensa ad un percorso lineare… Ecco allora pronta la scuola materna, poi la primaria. Poi, poi… dobbiamo frenarla. Lei già vede la scuola primaria, quella secondaria e chissà cosa ancora.
Nei suoi molteplici progetti disseminati in questi 20 anni di presenza in Burkina, Paola pensa sempre all’autosostentamento. Pozzo, perché l’acqua è vita, scuola: perché l’istruzione è vitale… e poi pane: ed ecco due panetterie che sfornano 6mila baghette al giorno.
In questa settimana Paola ci racconta, è come un fiume in piena. La sua infinita narrazione viene accompagnata puntualmente da aneddoti che hanno del miracoloso. E come si fa a non credere ai miracoli? Basta vedere questi bimbi che appena sentono arrivarci tendono le mani in cerca di quell’amore infinito di Dio.

19 dicembre 2022

Il campo per i giovani della Caritas diocesana

Foto Caritas Roma

Si svolgerà dal 9 al 14 giugno 2025 il campo estivo promosso dalla Caritas diocesana e destinato ai giovani dai 16 ai 18 anni. La proposta si pone in continuità con i percorsi e le progettualità attivate da Caritas Roma, nell’ambito dell’educazione alla pace, alla cittadinanza attiva e alla solidarietà.

Ogni giorno i ragazzi avranno l’opportunità di svolgere attività di volontariato in diverse opere segno presenti sul territorio diocesano: partendo dalla Cittadella della Carità, i giovani si sposteranno presso le mense di Colle Oppio e di Ostia, per poi vivere un’esperienza di servizio presso i centri di accoglienza per mamme con bambini e nelle strutture dedicate agli anziani, dove anche un semplice gesto può diventare occasione di ascolto, dialogo e condivisione tra generazioni.

In orario pomeridiano sono previsti incontri e testimonianze con gli operatori Young Caritas sulle tematiche legate alle persone senza dimora, all’immigrazione e ai minori non accompagnati.

Per informazioni e iscrizioni è possibile contattare il numero 06.88815152 o scrivere all’indirizzo mail volontariato.giovani@caritasroma.it.

29 maggio 2025

Il campo diocesano adulti dell’Azione cattolica

Si terrà dal 20 al 22 settembre presso il Monastero San Vincenzo di Bassano Romano il campo diocesano adulti dell’Azione cattolica di Roma, che avrà per tema “La bisaccia del pellegrino. Camminare insieme sui sentieri della speranza”.

Tante le personalità che daranno il loro contributo alle riflessioni, durante la tre giorni: dal giornalista di Tv2000 Pierluigi Vito all’ex direttore del Centro Astalli Berardino Guarino; da Philippe Bordeyne, preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II a don Stefano Matricciani, assistente diocesano del Settore Adulti di Ac, solo per citare qualche nome.

La Messa di chiusura, domenica 22 settembre alle ore 15, sarà presieduta da monsignor Daniele Salera, vescovo ausiliare per il settore Nord e responsabile dell’Ambito della formazione cristiana.

«Ad aprire il campo e additare la strada con la sua testimonianza sarà la figura del beato Pier Giorgio Frassati – anticipano dall’Azione cattolica – del quale celebreremo nel 2025 i cento anni dalla morte e che, con ogni probabilità, sarà proclamato santo proprio nel corso dell’anno giubilare». Il campo, sottolineano inoltre all’associazione, «è aperto a tutti gli adulti, aderenti e non, che vogliano crescere e riflettere insieme a noi».

13 settembre 2024

Il campo di formazione per i catechisti

“Custodi di relazioni” è il nome del campo itinerante di formazione per i catechisti promosso dall’Ufficio catechistico della diocesi di Roma per il fine settimana dal 28 al 30 giugno, ad Assisi. L’obiettivo, spiega il direttore dell’Ufficio don Andrea Cavallini, è «riflettere sul vostro essere catechisti e sul modo di accompagnare i ragazzi e gli adulti nel percorso di fede. Ci lasceremo guidare – prosegue – dalla storia di Francesco d’Assisi, che rivivremo camminando nei “suoi” luoghi. È un ritiro itinerante perché ci muoveremo a piedi per i luoghi santi di Assisi».

Il ritiro inizierà venerdì 28 giugno dopo pranzo ad Assisi, che potrà essere raggiunta liberamente da ciascuno, in treno o con mezzi propri; e terminerà il 30 giugno attorno alle 17. Per partecipare è necessario contattare l’Ufficio catechistico diocesano: 06.698.86301-86521; ufficiocatechistico@diocesidiroma.it.

28 maggio 2019

Il cammino urbano di Sant’Ignazio di Antiochia

Un percorso unico nel quale religione, storia e archeologia si fondono per portarci indietro nel tempo, alla riscoperta di Ignazio di Antiochia, uno dei Padri della Chiesa. È il cammino urbano di sant’Ignazio di Antiochia, promosso dalla parrocchia del quartiere Capannelle, a lui intitolata. L’iniziativa si terrà sabato primo aprile, con partenza dalla parrocchia di via Squillace alle ore 9.

Si proseguirà poi fino alla Villa dei Quintili e alla basilica di Santa Maria Nova – dove si sosterà per un approfondimento storico e religioso – e poi ancora avanti verso Campo di Biove, la tomba di Cecilia Metella, la basilica di San Sebastiano fuori le Mura (con sosta di approfondimento), le catacombe di San Callisto. Ancora, nella chiesa Domine Quo Vadis il gruppo si fermerà per un altro momento di approfondimento, mentre al Parco degli Scipioni ci sarà la sosta per il pranzo al sacco. Dopo una breve pausa, avanti a piedi fino alla chiesa di San Giovanni Oleo (con sosta di approfondimento), Porta Latina, Porta Metronia, la basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio, quella di San Clemente (con sosta di approfondimento) e infine l’ultima tappa, all’Arco di Costantino, piazza del Colosseo, dove si arriverà per le 15.30 circa.

Ad accompagnare il gruppo dei partecipanti saranno guide ed esperti quali Riccardo Sbordoni, assessore alla Cultura del Municipio Roma VII; Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica; Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo; Federica Rinaldi, funzionario archeologo responsabile dell’Anfiteatro Flavio; Chiara Marchetti, responsabile dell’Associazione Antica Via Latina; Francesco Senatore, consigliere nazionale FederTreck.

Dopo la camminata, alle ore 17, l’appuntamento è nella parrocchia di Sant’Ignazio di Antiochia per una merenda preparata da Ipseoa Pellegrino Artusi, animata da uno spettacolo di rievocazione storica messo in scena dal Gruppo Aps Civiltà Romana, che proietterà i partecipanti in un accampamento militare dell’antica Roma, con tende storiche e tavoli didattici. Per l’occasione «vivremo anche un momento di carità concreta – anticipa il parroco don Jesus Marquiña Maraño – grazie all’asta di alcuni oggetti, il cui ricavato sarà interamente devoluto, tramite Unhcr, alle popolazioni di Turchia e Siria colpite dal terremoto».

La partecipazione sia al cammino che alla merenda è libera e gratuita. Gradita la prenotazione a camminourbano.sia@gmail.com

27 marzo 2023

Il Cammino urbano di Sant’Ignazio di Antiochia

Da Capannelle al Colosseo, passando per l’Appia Antica, la chiesa di San Sebastiano fuori le Mura e quella del “Domine Quo Vadis”, le basiliche di Santo Stefano Rotondo e di San Clemente. È il Cammino urbano di sant’Ignazio di Antiochia, iniziativa che coniuga fede, storia e arte, promossa dalla parrocchia intitolata al santo. La partenza, sabato 6 aprile alle ore 9, è prevista proprio dalla chiesa di via Squillace 3, mentre l’arrivo sarà nel pomeriggio all’Arco di Costantino, in piazza del Colosseo.

Lungo la camminata, ci saranno varie soste di approfondimento, poiché i partecipanti saranno accompagnati da guide ed esperti quali Riccardo Sbordoni, assessore alla Cultura del Municipio Roma VII; don Jesus Marquina Marano, parroco di Sant’Ignazio di Antiochia; Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo; Federica Rinaldi, funzionario archeologo responsabile dell’Anfiteatro Flavio; Chiara Marchetti, responsabile dell’Associazione Antica Via Latina; Francesco Senatore, consigliere nazionale FederTreck; Simone Quilici, direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica; Alfredo Mancia di Retake Roma. Non mancheranno i volontari del Touring Club Italiano, l’attore e regista teatrale Stefano Maria Palmitessa, le guide dell’Ipseoa Pellegrino Artusi e i racconti e la musica dal vivo di Davide Bardi e Paola Balbi, direttori artistici della Compagnia di Storytelling Raccontamiunastoria.

La partecipazione è libera e gratuita. La prenotazione è necessaria scrivendo a camminourbano.sia@gmail.com. Ogni partecipante sarà munito di radioguida.

3 aprile 2024

Il cammino sinodale tra parrocchie, comunità e associazioni

di Michela Altoviti da Roma Sette

Più volte Papa Francesco ha sottolineato come il cammino sinodale non sia – e non debba essere – «una convention ecclesiale o un convegno di studi» ma «un cammino di discernimento spirituale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio». Proprio alla luce di questo monito l’Azione cattolica diocesana, che «lo scorso gennaio ha ricevuto dal cardinale vicario un mandato di preghiera di intercessione per il Sinodo con altre aggregazioni laicali», si è interrogata su «come essere parte attiva e corresponsabile di questo cammino condiviso della Chiesa», riconoscendo nella «preghiera la base della nostra vita cristiana». A dirlo è Marco Di Tommasi, presidente dell’Ac di Roma, spiegando come «abbiamo voluto non tanto creare qualcosa di nuovo per questo tempo ma invece legare ad una particolare intenzione la preghiera “Adoro il lunedì”, che ci caratterizza nella quotidianità della nostra testimonianza e che diventerà all’inizio di ogni settimana una intercessione per il Sinodo nella ferialità della nostra vita». Impaginata e stampata in molte copie, a mo’ di segnalibro, «la preghiera è un piccolo segno che mettiamo a disposizione di tutti e può essere ritirata in centro diocesano», dice ancora Di Tommasi.

La dimensione feriale e del quotidiano è ciò che caratterizza anche la proposta di preghiera promossa dai frati francescani dell’Ordine dei frati minori del convento di San Bonaventura al Palatino, nel cuore di Roma, a due passi dal Colosseo. «Si chiama “CasaPalatino” l’appuntamento settimanale di adorazione eucaristica e di riflessione sulla Parola della domenica che prevede anche un momento di fraternità e che è rivolto ai giovani dai 18 ai 35 anni – dice fra Francesco Di Pede, della Provincia Abruzzo-Lazio e responsabile della Pastorale giovanile per la zona di Roma –. Nata durante il primo lockdown per rispondere ad un bisogno dei più giovani, è diventata una tappa fissa di preghiera ogni venerdì sera, alle 19». È in particolare «il secondo venerdì del mese quello dedicato alla speciale intercessione per il cammino sinodale», sono ancora le parole del religioso, che sottolinea come «si tratta di pregare “con” i giovani e non “per” i giovani».

Anche la parrocchia di San Frumenzio ai Prati Fiscali ha scelto di far vivere un’esperienza sinodale ai più giovani della comunità, realizzando un’occasione di ascolto «dei ragazzi dalla prima media alla quinta superiore», spiega il parroco don Daniele Salera. Lo scorso 19 febbraio negli spazi del Seminario Maggiore ha avuto infatti luogo «una speciale assemblea sinodale parrocchiale dedicata ai più giovani», che attraverso attività strutturate, momenti di gioco ma anche di riflessione e condivisione «ha permesso a noi educatori di metterci in ascolto dei loro stati d’animo e del loro sentire». Forte il segnale che i giovani hanno lanciato, «un’istanza che ci chiede di essere ascoltata – mette in luce don Salera – perché dai loro elaborati, oltre ai temi ricorrenti quali amicizia e pandemia, emerge una forte tendenza alla sofferenza e alla paura del futuro, legata e associata per lo più ad una visione cupa, come qualcosa che mette loro inquietudine e foriera di incertezza e instabilità».

Sempre i più giovani, ma questa volta i bambini e i ragazzi che si stanno preparando alla Prima Comunione e alla cresima, sono stati i protagonisti di un percorso sinodale dedicato realizzato dalla parrocchia del Santo Volto di Gesù, nel quartiere Magliana. «Ponendo loro tre domande in occasione dello scorso ritiro di Avvento – racconta il parroco don Anthony Galea – ho chiesto di rispondere con dei disegni, spiegando come si sentano in questo momento, come immaginano Dio e come pensano alla Chiesa». Le stesse domande sono state rivolte «anche ai loro genitori, per innescare un’occasione di condivisione», dice ancora il sacerdote, che ha raccolto e condiviso online tutti i risultati ottenuti, cercando così di «vivere il cammino sinodale con quei lontani che a volte abbiamo più vicini, perché magari frequentano la parrocchia solo in occasione della preparazione ai La preghiera a CasaPalatino Sacramenti dei figli».

21 marzo 2022

Il cammino sinodale per le comunità religiose: le lettere del cardinale De Donatis

Foto di Cristian Gennari

Il cardinale vicario Angelo De Donatis scrive ai religiosi e alle religiose di Roma per invitarli a prendere parte attivamente al cammino sinodale, a «prendere contatto con i parroci mettendovi a disposizione, secondo le vostre disponibilità e capacità, per partecipare alla consultazione sinodale che occuperà le parrocchie per i prossimi mesi».

«Il Santo Padre, in questo tempo così complesso, ci ha invitato con forza a metterci tutti in ascolto dello Spirito Santo, perché la Chiesa riceva da Lui luce e ispirazione – scrive il porporato –. Questo potrà avvenire attraverso l’ascolto della sua Parola e attraverso l’ascolto umile gli uni degli altri e di quanti incontriamo abitualmente in ragione del nostro lavoro e delle attività quotidiane, sforzandoci poi di allargare il più possibile la cerchia delle nostre relazioni fino ad abbracciare anche le persone che appaiono lontane o indifferenti e forse, in qualche caso, ostili. Anche attraverso di loro lo Spirito ci parla».

Un ascolto di cui le comunità religiose sono, in qualche modo, già esperte: «Il vostro impegno pastorale – si legge ancora nella lettera del vicario – rivolto a ogni categoria di persone, specialmente le più disagiate, vi mette accanto a tutti in modo singolare; spesso siete proprio voi a raccogliere le confidenze e a ricevere le richieste di aiuto».

La lettera per i religiosi

La lettera per le religiose

2 novembre 2021

Il cammino sinodale nelle carceri romane

Foto di Cristian Gennari

Il cammino sinodale tocca e coinvolge anche le carceri, dove gli operatori della pastorale penitenziaria hanno svolto in questi mesi un percorso di particolare ascolto della realtà in cui operano.

«Conviene sottolineare che l’attività dei cappellani, delle suore e dei volontari che vivono le strutture carcerarie, dove è visibilmente presente la sofferenza quanto meno per la mancanza della libertà e della possibilità di contatto con i familiari e le figure del mondo esterno, è sempre primariamente un’attività di ascolto da fare con il cuore perché le persone hanno bisogno di esprimersi – spiega don Marco Fibbi, coordinatore dei 7 cappellani del carcere di Rebibbia –. Tuttavia il cammino sinodale ha motivato i diversi operatori pastorali ad una sollecitazione specifica di quelle persone che potevano risultare più disponibili al dialogo e allo scambio sui temi proposti dal Sinodo».

Da qui il coinvolgimento «di quanti partecipano settimanalmente agli incontri di catechesi che si svolgono nei diversi reparti della struttura di detenzione – spiega ancora il sacerdote, che opera nel nuovo complesso della casa circondariale –. Si tratta di piccoli gruppi se riferiti alla totalità del carcere e di quanti partecipano con una certa assiduità alla celebrazione eucaristica, ma si è scelto di coinvolgerli per garantire una continuità e una sistematicità all’attività di ascolto». Don Fibbi riscontra come durante gli incontri settimanali «i partecipanti si sono mostrati disponibili e aperti nel rispondere alla domanda relativa alla loro esperienza di Chiesa, testimoniando vissuti diversi ma allo stesso tempo ricchi». Un primo elemento comune emerso è «un’esperienza di Chiesa e di fede tramandata da figure parentali – sono ancora le parole del cappellano –, che riguardano soprattutto l’età dell’infanzia e dell’adolescenza, cui ha fatto seguito un periodo di graduale allontanamento dalla pratica religiosa». Nonostante la frequentazione giovanile, «è emersa una sostanziale difficoltà a comprendere le espressioni tipiche della pratica religiosa – continua Fibbi – tanto da chiedere un cambiamento di linguaggio perché sia i battezzati possano riscoprire il valore di essere cristiani, che i non battezzati possano accedere con acceso desiderio al nuovo cammino offerto». Ad emergere è stata poi la constatazione che «la sofferenza vissuta nel carcere permette loro di fare esperienza di Dio e di sperimentare una solidarietà nella difficoltà – aggiunge il sacerdote –. Ancora, il valore del sacramento della riconciliazione che permette di avviare il processo per cambiare lo sguardo su se stessi e vedersi con gli occhi di Dio e non con quelli della condanna».

Anche don Andrea Carosella, da luglio cappellano al carcere femminile di Rebibbia, constata come il cammino sinodale avviato negli incontri di catechesi con le detenute «è stato accolto con piacere per il fatto di essere state coinvolte in questo processo e perché è stata data importanza dalla Chiesa». Il sacerdote riflette su come «per noi che ci chiediamo come lo Spirito Santo in questo tempo in particolare ci parla è evidente la gioia di chi sente che può leggere la propria vita alla luce della misericordia di Dio» e che «la Parola è detta e letta anche per loro, per offrire una prospettiva di vita fatta di nuova fiducia».

Chiara D’Onofrio, membro dell’équipe sinodale e volontaria nella sezione femminile del carcere di Rebibbia dal 2018, auspica che «il processo che è stato avviato con il Sinodo possa diventare uno stile di ascolto mirato dei detenuti», constatando anche che «l’input fornito dalle attività del cammino sinodale ha permesso a noi che operiamo nelle carceri di focalizzarci sul camminare insieme». La volontaria, consacrata dell’Ordo Virginum, racconta che «in questo tempo particolare abbiamo svolto con le ragazze un percorso sulle Beatitudini, che loro hanno affrontato con grande serietà». Quello che maggiormente è emerso, «sia in chiave positiva che negativa – sono ancora le parole di D’Onofrio –, è il bisogno manifestato di fare esperienza di relazioni autentiche e di prossimità da parte della Chiesa, talvolta percepita soltanto come un’istituzione separata e lontana». Ecco allora che «c’è forte il bisogno e il desiderio di capire cosa sia davvero la Chiesa, anche rispetto al rapporto personale che è possibile instaurare con Dio – continua la volontaria –, che molte delle detenute riscoprono in carcere nel fermarsi a riflettere con loro stesse e perché messe di fronte alle proprie difficoltà, quando si riaccende quella luce che ci abita». Infine D’Onofrio riflette su come «ascoltare la voce delle detenute è stato per noi mettersi in ascolto anche della società», perché «ad interpellarci è il dopo e quello che vivranno e incontreranno una volta uscite».

di Michela Altoviti da Roma Sette

9 maggio 2022

Il cammino sinodale nella diocesi di Roma

Domenica prossima, con la Messa di Papa Francesco, si apre il sinodo straordinario sulla sinodalità. Mentre il 17 ottobre prenderanno il via i lavori nelle diocesi di tutto il mondo. A guidarli, i documenti scritti dalla Segreteria del Sinodo dei vescovi e dalle Conferenze episcopali. «Questa prima fase del processo sinodale – si legge del Manuale ufficiale per l’ascolto e il discernimento nelle Chiese locali preparato dalla Segreteria del Sinodo – fornisce le basi per tutte le fasi seguenti. Più che rispondere semplicemente a un questionario, la fase diocesana ha lo scopo di offrire al maggior numero possibile di persone un’esperienza veramente sinodale di ascolto reciproco e di cammino percorso insieme, sotto la guida dello Spirito Santo».

Nella diocesi di Roma, il cardinale vicario Angelo De Donatis inizierà lunedì con una serie di incontri con i sacerdoti e i diaconi nei diversi settori dedicati al cammino sinodale; con lui il vicegerente della diocesi, l’arcivescovo Gianpiero Palmieri. Il primo appuntamento sarà quello per il settore Sud, al Seraphicum; il giorno successivo è in programma invece al settore Nord, nella parrocchia di Santa Maria della Speranza; mercoledì 13 tocca al settore Centro, con riunione a Santa Croce in Gerusalemme; giovedì 14 saranno nel settore Ovest, a San Giuseppe al Trionfale; venerdì 15 nel settore Est, nella comunità di Ognissanti. Tutti gli incontri inizieranno alle ore 10. Alla stessa ora, lunedì 18, il vicario e il vicegerente incontreranno i cappellani della pastorale della salute, d’ambiente, universitaria e delle comunità etniche, al Pontificio Seminario Romano Maggiore. Per il cammino sinodale diocesano sarà preparato anche un video, che sarà disponibile su questo sito internet e sui social media diocesani.

«Il cuore dell’esperienza sinodale è l’ascolto di Dio attraverso l’ascolto reciproco, ispirati dalla Parola di Dio – si legge ancora nel testo della Segreteria del Sinodo –. Ci ascoltiamo fra noi per udire meglio la voce dello Spirito Santo che parla nel nostro mondo di oggi». Quasi le stesse parole pronunciate da Papa Francesco nell’udienza alla diocesi di Roma dello scorso 18 settembre: «Sono venuto qui per incoraggiarvi a prendere sul serio questo processo sinodale e a dirvi che lo Spirito Santo ha bisogno di voi – aveva detto –. E questo è vero: lo Spirito Santo ha bisogno di noi. Ascoltatelo ascoltandovi. Non lasciate fuori o indietro nessuno. Farà bene alla diocesi di Roma e a tutta la Chiesa».

Nella diocesi del Papa un percorso sull’ascolto è iniziato già qualche anno fa. «Al cuore del cammino sinodale c’è sempre l’ascolto», sottolinea l’arcivescovo Palmieri. «L’ascolto va fatto sia ad extra che ad intra», spiega. Il primo «va portato avanti nei confronti di tutti, sia delle persone credenti che magari non frequentano abitualmente le parrocchie, sia verso i non credenti – prosegue il vicegerente –; lo mettono in pratica gli insegnanti di religione nelle classi, il laico impegnato con il vicino di casa, tutti in ogni ambito della propria vita». Naturalmente c’è anche un ascolto interno alla Chiesa diocesana. «Sarà un momento di consultazione – illustra monsignor Palmieri – tra le comunità cristiane tutte, i sacerdoti, gli operatori pastorali, i laici praticanti. Per aiutare a far emergere le diverse esperienze, si partirà dai dieci nuclei tematici individuali dalla Segreteria del Sinodo nel documento preparatorio».

7 ottobre 2021

Il cammino sinodale nel tempo di Quaresima

Perché l’ascolto dell’altro sia l’ascolto di Dio. È questo il proposito da portare avanti in questo periodo di Quaresima, come sottolinea in una lettera il cardinale vicario Angelo De Donatis: «In questa prima Quaresima del cammino sinodale siamo invitati in particolare a chiedere a Dio il dono dell’ascolto di tutti: “l’elemosina dell’ascolto”», scrive infatti. Poi presenta il documento introduttivo e tre proposte di meditazione preparate dall’équipe sinodale diocesana per vivere al meglio la Quaresima.

Ascoltare gli altri, anzi almeno un altro, è dunque il compito da prefiggersi per la Quaresima 2022. Il primo passo da compiere è quello di intercettare alcune persone che si incontrano negli ambienti di vita e di lavoro, dai colleghi ai vicini di casa. Quindi, «scegliere alcuni di loro con cui si ha un minimo di conoscenza e di dialogo» e «chiedere in modo informale come stanno, com’è il loro rapporto con Dio, cosa si aspettano dalla Chiesa». Sarà bene poi trascrivere una sintesi del dialogo, ed evidenziarne i punti salienti; lo scritto sarà poi da consegnare ai sacerdoti della parrocchia o all’équipe pastorale.

«Non dobbiamo avere la pretesa di incontrare chissà quante persone – si legge nel sussidio –, forse saranno quattro o cinque, nell’arco della Quaresima, ma vorremmo che fossero incontri veri».

Sulla stessa linea la proposta di ritiro di quaresima, con le tre meditazioni: «Abbiamo iniziato il cammino sinodale nell’ottobre scorso – ricorda l’équipe sinodale diocesana –. Ora, dopo i primi mesi di avvio, con i momenti diocesani e parrocchiali, possiamo trovare l’occasione di “alzare il tiro” e di impegnarci maggiormente soprattutto nell’ascolto di tutti. La Quaresima è il tempo che il Signore ci concede anche quest’anno come propizio per la riconciliazione, con il passaggio dalla morte alla vita. È il momento favorevole, l’ora della salvezza».

Tre le schede proposte, con spunti di preghiera e meditazione. Il ritiro può essere personale o comunitaria, da vivere preferibilmente nell’arco dei primi dieci giorni della Quaresima, subito dopo le Ceneri. «È infatti il tempo privilegiato per fermarsi un attimo davanti al Signore, chiedendo anche il particolare dono dell’ascolto dei fratelli. Ognuno è libero di accogliere questa proposta a livello personale. Sarebbe comunque bello, in famiglia, con amici e nella comunità, trovare un momento per la condivisione spirituale».

Il sussidio

La proposta di ritiro

4 marzo 2022

Articoli recenti