20 Dicembre 2025

La Via Crucis contro la tratta

Foto di Cristian Gennari

«Donna, perché piangi?». Ha per tema questo interrogativo la Via Crucis per la liberazione delle vittime di tratta e prostituzione organizzata dalla diocesi di Roma in collaborazione con l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per venerdì 18 marzo, che sarà guidata dal cardinale vicario Angelo De Donatis. La partenza è prevista alle ore 20 dalla parrocchia di San Cirillo Alessandrino; da lì si snoderà un percorso tra la quindicesima e la sedicesima prefettura della diocesi, tra viale Palmiro Togliatti e il Quarticciolo, per arrivare infine a San Bernardo da Chiaravalle, a Centocelle, dove ci si fermerà in preghiera.

La parrocchia sorge in una zona dove si incontrano molte ragazze vittime di tratta, e dove operano anche le unità di strada; per questo è stata scelta per ospitare l’opera dell’artista canadese Timothy Schmalz dedicata a santa Giuseppina Bakhita, portata in piazza San Pietro per l’Angelus dello scorso 6 febbraio, in occasione della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta. Ma tutte le parrocchie delle due prefetture sono coinvolte in egual modo nell’organizzazione della Via Crucis: l’animazione è affidata al coro dei Piccoli Cantori di Torre Spaccata, di Santa Maria Regina Mundi; le altre comunità parrocchiali hanno curato le singole stazioni.

«Questa Via Crucis – spiega il vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per la Carità e per i Migranti – nasce dal desiderio di metterci tutti insieme in preghiera davanti a questo dramma che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi, ma del quale di rado ci rendiamo conto, quasi non ci facciamo più caso. E invece vogliamo dire a coloro che ne sono vittime, e sono soprattutto donne, che le vediamo, vogliamo star loro vicino e aiutarle».

La Via Crucis sarà anche l’occasione per lanciare il percorso di formazione per operatori e volontari in partenza il 6 aprile. Promosso dal Coordinamento diocesano anti tratta – Ali di Speranza, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione Slaves No More, Caritas diocesana, Casa del Magnificat, Comunità di Sant’Egidio, Congregazione delle Suore adoratrici ancelle del SS. Sacramento e della Carità, Fondazione Arché, Gruppo Raab, Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù- Oasi Madre Clelia, Usmi, oltre alle unità di strada che svolgono il loro servizio in diversi luoghi della città –, il corso è pensato per «fornire strumenti di carattere pratico per comprendere il fenomeno della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, in generale e con focus sugli sviluppi più recenti, e per operare con coscienza sul territorio». Aperto a tutti, il percorso formativo si propone di raggiunge in particolare le comunità parrocchiali, ma anche coinvolgere gli operatori che lavorano nelle istituzioni territoriali.

Da anni impegnata su questo fronte è l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII; venerdì sera sarà presente alla Via Crucis la vice presidente Monica Zanni. «Nonostante il Covid la Comunità di don Benzi ha continuato ad accogliere vittime di tratta a scopo sessuale, lavorativo o accattonaggio – ricorda il presidente Giovanni Paolo Ramonda –. Nel 2021 sono state assistite 100 persone, principalmente donne di età compresa tra i 24 e i 27 anni. Ma altrettante sono quelle ancora accolte perché con patologia psichiatrica o con disabilità e anche di recente le madri ex vittime di tratta “dublinanti” e rimpatriate a forza dagli stati del nord Europa. Oltre all’impegno delle 22 unità di strada, si è aggiunto l’avvio di 5 nuovi team per la prostituzione indoor, a Modena, Savona, Rimini, Roma, Bari. Per tutte queste donne violate, e per le organizzazioni che in Italia e in tutta Europa si spendono al loro fianco, vogliamo pregare uniti alla Chiesa di Roma. Ma non possiamo dimenticare che l’assistenza alle vittime di tratta non è sufficiente ad arginare il fenomeno. Oltre agli sfruttatori, ai reclutatori, alla rete degli intermediari durante e dopo il viaggio verso l’Italia, agli affittuari di appartamenti e ai proprietari di centri massaggio, la catena che imprigiona la vittima è tenuta stretta dal cliente, anello di congiunzione che va scoraggiato con interventi mirati e decisi».

14 marzo 2022

La Via Crucis contro la tratta

«Libera la vita!». Questo il tema della Via Crucis per la liberazione delle vittime di tratta e prostituzione organizzata dalla diocesi di Roma in collaborazione con la Comunità Papa Giovanni XXIII e il Coordinamento diocesano anti tratta per venerdì 17 marzo, che sarà guidata dal vescovo ausiliare Dario Gervasi. La partenza è prevista alle ore 20.15 dall’Istituto Sant’Anna di viale Marconi 700; da lì si snoderà un percorso tra la ventitreesima e la ventiquattresima prefettura della diocesi, lungo viale Marconi, largo Veratti, Lungotevere Dante, per arrivare infine alla parrocchia di San Leonardo Murialdo, in via Pincherle 144.

Ogni stazione della Via Crucis sarà accompagnata da “parole segno”. “Non giudicarmi”, ad esempio, è la prima stazione, nella quale Gesù è condannato a morte: la società, invece di condannare chi priva donne e uomini della loro libertà e dignità, si conforma al “pensiero dominante” e il più delle volte giudica le vittime, abbandonandole al loro destino. Nella seconda stazione, in cui Gesù è caricato della Croce, la parola scelta è “Cercami”: la ferocia dei trafficanti, la perversione dei clienti e il silenzio di tanti, di fatto incatenano uomini, donne e bambini innocenti, facendo pagare loro un peccato che è di tutta la società.

Del Coordinamento diocesano anti tratta fanno parte Ali di Speranza, Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione Slaves No More, Caritas diocesana, Casa del Magnificat, Comunità di Sant’Egidio, Congregazione delle Suore adoratrici ancelle del SS. Sacramento e della Carità, Fondazione Arché, Gruppo Raab, Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù-Oasi Madre Clelia, Usmi Roma, parrocchia di San Frumenzio, oltre alle unità di strada che svolgono il loro servizio in diversi luoghi della città. Tutti saranno presenti all’iniziativa di venerdì sera.

Ci sarà anche il vescovo Benoni Ambarus, responsabile dell’ambito della Diaconia della carità nella diocesi di Roma. «Il senso del titolo – spiega – va inteso su un doppio binario: vuole essere un invito alle persone coinvolte nel fenomeno della tratta ad avere il coraggio di liberare la propria vita. Molte ormai sono rassegnate, pensano di non avere una vita d’uscita, invece noi vogliamo spronarle a denunciare. Ma “Libera la vita!” è un invito anche a tutti noi, alle parrocchie, alla città intera: dobbiamo capire che nelle persone vittime di tratta c’è una vita che è prigioniera e che noi non vediamo. Tutti noi dobbiamo diventare “liberatori di vita”».

«Papa Francesco, in uno dei Venerdì della Misericordia, ha abbracciato come un nonno venti giovani ragazze nigeriane, ucraine, albanesi e rumene liberate dalla schiavitù della prostituzione dalla Comunità Papa Giovanni XXIII – dice il presidente della Comunità Giovanni Paolo Ramonda –. Quando ha suonato il campanello della casa famiglia in via di Pietralata le giovani, ignare di quella visita, sono scoppiate in pianto. L’ascolto delle loro storie, con le violenze subite, ha commosso il viso attento e paterno del Pontefice. Come diceva il servo di Dio don Oreste Benzi, nessuna donna nasce prostituta, non lasciamole più soffrire da sole e impegniamoci per la loro liberazione. La tratta delle persone cresce in maniera preoccupante e la comunità, continuando il lavoro di don Oreste, nel 2022 ha sostenuto 94 vittime di tratta a scopo sessuale, sfruttamento lavorativo e accattonaggio, di età dai 26 ai 33 anni».

14 marzo 2023

La Via Crucis a Lourdes con le preghiere per Roma

«Quando si prende la croce non possiamo fermarci. Inizia un cammino. Affrontare la vita può esser fatica, dolore, ma oggi vogliamo pensare alla croce come ad un invito alla gioia. La meta non è solo il Calvario. La meta è un giardino. La meta è un abbaglio di Luce infinita che riempie la vita per sempre». Nella seconda giornata del pellegrinaggio diocesano a Lourdes (martedì 27 agosto), organizzato dall’Opera romana pellegrinaggi con l’Unitalsi – il cardinale vicario Angelo De Donatis ha guidato la Via Crucis.

Nonostante la distanza da Roma, il pensiero e le sue parole sono state per la nostra diocesi. «Ogni giorno Roma si riempie di gente diversa – ha detto nella Terza Stazione –. Automobili e autobus, persone da sole o in compagnia… Tante parole, tanti silenzi, sguardi perduti in un piccolo schermo… Lamentele per le buche, per i rifiuti, per chi ci governa, forse anche per le nostre parrocchie. Oggi vogliamo vedere la nostra città dallo Sguardo che tocca la terra».

Ancora, il cardinale ha pregato per i poveri di Roma, per tutte le famiglie che la abitano, per i giovani, per gli «anziani abbandonati, nelle case o nei luoghi di riposo», per tutti coloro che, come il Cireneo, «sono chiamati ad alleviare i dolori degli altri».

Leggi il testo completo delle meditazioni

28 agosto 2019

La veglia missionaria diocesana a San Paolo fuori le Mura

Il mese di ottobre è dedicato al cammino di animazione missionaria e di sensibilizzazione delle comunità cristiane a partecipare e farsi carico della missione universale della Chiesa. Momento centrale è la Giornata missionaria mondiale, che quest’anno si celebra domenica 22 ottobre, sul tema “Cuori ardenti, piedi in cammino”. A sceglierlo è stato Papa Francesco, prendendo spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus, nel Vangelo di Luca. Alla viglia della Giornata, sabato 21 ottobre, la diocesi di Roma organizza la veglia missionaria diocesana, dalle 20.30 nella basilica di San Paolo fuori le Mura.

Presieduta dal cardinale Angelo De Donatis, la veglia vedrà una catechesi di padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese, sul tema “Vocazione e missione”. Seguiranno tre testimonianze: quella di padre Pier Luigi (Gigi) Maccalli (Società Missioni Africane), sequestrato in Niger il 17 settembre 2018 dal Gsim, un gruppo di fondamentalisti islamici, tenuto prigioniero per più di due anni e rilasciato nell’ottobre 2020; quella di suor Gabriella Bottani, missionaria comboniana, nipote e consorella di suor Maria De Coppi, uccisa in Mozambico, in un attentato a Chipene, il 6 settembre 2022; e infine quella di Francesca Battilocchi, una ragazza di 22 anni che racconterà la sua esperienza in un viaggio missionario a Nairobi, con l’Associazione Giacomogiacomo. Durante la veglia, che verrà trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube della diocesi di Roma, il cardinale De Donatis consegnerà il mandato e la Croce a quanti sono in partenza per la missione ad gentes, sia consacrati che laici.

L’ottobre missionario, riflette padre Albanese, «è un appuntamento dalla forte valenza ecclesiale e dovrebbe scuotere le nostre coscienze. Non solo quelle di Roma, perché ha una valenza planetaria. È un tempo privilegiato per fare memoria della missione. Mai come oggi è necessario evangelizzare la società globalizzata, segnata non solo da una crisi sistemica dei mercati finanziari ma soprattutto da una deriva antropologica per certi versi molto inquietante».

16 ottobre 2023

La Veglia missionaria diocesana a San Giovanni in Laterano

Sarà il cardinale vicario Angelo De Donatis a presiedere la Veglia missionaria diocesana, in programma nella basilica di San Giovanni in Laterano giovedì 18 ottobre alle ore 20.30, solo qualche giorno prima della Giornata missionaria mondiale, che sarà celebrata domenica 21 ottobre. “Giovani per il Vangelo” è il tema, in sintonia con il Sinodo dei vescovi su giovani e discernimento vocazionale che si sta svolgendo in questo periodo. Organizzata dal Centro diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese, la Veglia avrà invece come filo conduttore il capitolo 14 del Vangelo di Marco, “Lo seguiva un ragazzo…”.

Durante la serata verrà consegnato il mandato diocesano a quanti – laici e consacrati – partiranno per la “missio ad gentes”, per portare cioè l’annuncio del Vangelo in diverse parti del mondo, dal Cameroun alla Mongolia. Inoltre, quest’anno il mandato verrà conferito dal cardinale De Donatis anche agli animatori parrocchiali; si tratta di coloro che, pur non lasciando il territorio cittadino, si dedicheranno alla missione verso i lontani, in vista del mese missionario straordinario di ottobre 2019. «L’obiettivo vuole essere proprio quello di portare le comunità parrocchiali a riflettere sulla missione – osserva il vescovo Paolo Lojudice, vescovo incaricato del Centro diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese – non solo “ad gentes” ma anche vissuta nella quotidianità, nel confronto con chi la pensa diversamente da me, con chi afferma di non credere o ha rinunciato alla ricerca. Il cristianesimo si fonda e nasce da questo impegno di annuncio per fare conoscere Cristo e il suo Vangelo». Gli animatori dovranno «essere all’interno delle loro parrocchie memoria costante dell’universalità della Chiesa e di una rinnovata spinta missionaria – riflette don Michele Caiafa, addetto del Centro diocesano – per vivere nella verità quanto il nostro vescovo non smette mai di ricordarci: che la Chiesa di Cristo è Chiesa in uscita, con la missione peculiare di raggiungere le periferie del mondo recando speranza e solidarietà concreta».

Facendo seguito al tema “Lo seguiva un ragazzo…”, e al brano del Vangelo di Marco che verrà proclamato, nella Veglia missionaria diocesana verrà offerto a tutti i partecipanti un lembo di stoffa proveniente dall’Etiopia, «che vuole ricordare il lenzuolo lasciato dal “giovanetto” del Vangelo», sottolinea don Caiafa. «È una rievocazione della fragilità e della precarietà della vita umana – prosegue il sacerdote –, dell’imbarazzo di vivere responsabilmente la fede, la fuga di fronte alle responsabilità e alle asprezze della vita». La fuga del “giovanetto”, però, «per grazia si trasforma in sequela, come narrato nel secondo testo, preso dagli Atti degli Apostoli, che sarà letto durante la Veglia».

Sono previste inoltre le testimonianze di quattro giovani che hanno fatto alcune esperienze di missione durante il periodo estivo: si tratta di Alessandro, che con un gruppo della sua parrocchia di San Frumenzio è stato in Mozambico; e di Alessandro ed Elena di San Policarpo con Giulia di Gesù di Nazareth, che hanno speso parte delle vacanze in Brasile, presso la missione di don Paolo Boumis, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma. La Veglia sarà animata da quattro cori: della comunità brasiliana, della comunità nigeriana, della comunità vietnamita – che accompagnerà al canto una danza tipica – e della parrocchia di Santa Maria del Soccorso.

15 ottobre 2018

La veglia missionaria diocesana

Il cardinale consegna il mandato nella veglia missionaria dello scorso anno (foto Cristian Gennari)

Sarà il cardinale vicario Angelo De Donatis a guidare la veglia missionaria diocesana, in programma il prossimo giovedì 21 ottobre alle ore 20.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano, a pochi giorni dalla Giornata missionaria mondiale. Durante il rito il porporato consegnerà il mandato diocesano ad alcune persone tra fratelli e sorelle della diocesi che partiranno per la missione ad gentes. “Testimoni e profeti” è il tema che farà da filo conduttore alla veglia, durante la quale porteranno la propria testimonianza due religiose e una famiglia. Si tratta di suor Lucia Bortolomasi, delle Suore Missionarie della Consolata, che è stata per 15 anni in missione in Mongolia; di suor Shenhaz Bhatti, Suore Missionarie di Santa Giovanna Antida, rientrata dall’Afghanistan in seguito alla presa di potere da parte dei talebani; e infinite di Mariarita Loporchio con il figlio, che ospitano una mamma rifugiata e la sua bambina di 4 anni.

«La celebrazione di giovedì sarà rallegrata dai canti di un coro misto, composto da suore originarie di diversi Paesi e da un gruppo della parrocchia di San Pio X». Ad anticiparlo è suor Elisa Kidane, comboniana, che da pochi mesi dirige il Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese della diocesi di Roma. «Quello che ci apprestiamo a vivere sarà un momento di preghiera ma anche di festa – riflette la religiosa –; il momento centrale sarà l’invio dei missionari nel mondo, ma è comunque frutto di un cammino, preparato nel corso del tempo, non una scelta estemporanea. La partenza è sempre il risultato di una testimonianza, così come la scelta di chi resta, perché si può essere missionari anche nel proprio ambiente, nella parrocchia, nel lavoro. Centrale è sempre la Parola di Dio, che ti manda, ti invia, e ti dona la forza».

“Testimoni e profeti” è il tema della veglia così come della Giornata missionaria mondiale, che viene celebrata il 24 ottobre; è stato ideato dalla Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. «“Testimoni e profeti” sono due termini che non possono essere disgiunti – sottolinea suor Elisa –; la testimonianza senza la profezia è mera attività sociale, mentre un profeta che non sia anche testimone è soltanto qualcuno che parla senza agire. Essere testimoni-profeti, invece, significa spesso andare controcorrente, uscire dalla massa portando un valore unico, cioè Cristo».

15 ottobre 2021

La veglia missionaria diocesana

Foto DiocesiDiRoma/Gennari

Dalla gioia dell’incontro con Cristo e dalla comprensione del messaggio di salvezza del suo Vangelo nasce la missione che, dunque, «per noi cristiani non è un’opzione tra le tante» ma «una necessità inderogabile». Così sabato sera, 21 ottobre, in occasione della Veglia missionaria diocesana che ha avuto luogo nella basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha ricordato ai missionari e alle missionarie di Roma in partenza – 21 in totale – che «la missione che la Chiesa porta avanti con la forza dello Spirito Santo consiste nella diffusione del Regno di Dio». In particolare, riprendendo il brano evangelico dei discepoli di Emmaus, da cui è stato tratto dal Papa il tema di quest’anno “Cuori ardenti, piedi in cammino”, il porporato ha lasciato loro «una consegna: farsi accompagnare dal Signore risorto che ci spiega il senso delle Scritture, lasciando che ci faccia ardere il cuore e ci illumini», e poi vivere l’Eucaristia, «celebrata e adorata», quale «sorgente e forza della missione» così da poter realmente essere «suoi testimoni fino agli estremi confini della Terra».

In partenza per «Paesi dove sono maggiori le difficoltà, più gravi le ingiustizie e più lancinanti le sofferenze dei poveri, dei rifugiati, delle donne e dei bambini», come ha spiegato De Donatis, i missionari e le missionarie – tra loro anche due famiglie appartenenti al Cammino neocatecumenale – hanno ricevuto dal cardinale il mandato e insieme i simboli della missio ad gentes: la croce e il Vangelo, «per vivere alla sua luce e per lasciarsi consolare dalla sua dolcezza». Le destinazioni: Eritrea, Zambia, Sud Sudan, Brasile, Hong Kong, Repubblica democratica del Congo, Malawi, Spagna, Australia e anche i luoghi della guerra di Ucraina e Israele.

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23 ottobre 2023

La veglia missionaria diocesana

La veglia missionaria dello scorso anno (foto di Cristian Gennari)

«Oggi vivere la missione significa innanzitutto e soprattutto essere costruttori di pace nel nome del Signore, come ha dichiarato Papa Leone XIV, affacciandosi dalla loggia centrale della basilica di San Pietro». Padre Giulio Albanese, direttore del Centro missionario diocesano, presenta così l’impegno principale di questo ottobre missionario 2025, dedicato alla speranza in sintonia con il tema del Giubileo. Ma come coltivare la speranza in contesti di guerra, di emarginazione, di difficoltà estrema? “Missionari di speranza tra le genti” è il tema che accompagna quest’anno la riflessione che sarà al centro della Giornata missionaria mondiale, domenica 19 ottobre. Giornata che sarà celebrata nella diocesi di Roma in tutte le parrocchie, con la raccolta di offerte per le Pontificie Opere Missionarie. A livello diocesano, momento centrale sarà la veglia missionaria diocesana, in programma giovedì 16 ottobre, nella basilica parrocchiale di San Pancrazio. Alle ore 19 ci sarà la Messa seguita, alle 19.30, dalla veglia, presieduta dal cardinale vicario Baldo Reina, mentre l’animazione sarà curata dal Coro Santi Martiri dell’Uganda e da Ulises Vega.

La liturgia verrà trasmessa in diretta su Tv2000 e sarà arricchita da due toccanti testimonianze: quella di don Filippo Morlacchi, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma che da sette anni vive in Terra Santa, e quella di Antonella Bertolotti, medico, impegnata da anni con Intermed Onlus in terre di conflitto come Siria, Haiti, Congo. Durante la veglia, inoltre, riceveranno la croce e il mandato missionario i laici e i religiosi che sono in partenza per la missio ad gentes.

«La veglia è in diretta preparazione alla Giornata missionaria mondiale – dice padre Albanese – ed è un momento di preghiera perché la preghiera è la prima forma di apostolato. Ricordiamo che santa Teresina di Lisieux, patrona dei missionari, non è mai stata in missione, poiché era una religiosa contemplativa. Don Tonino Bello, dal canto suo, diceva che per essere missionari bisogna essere “contemplattivi”, cioè partire dalla contemplazione per arrivare all’azione, al dinamismo».

Come i due testimoni che saranno presenti alla veglia del 16 ottobre. Dice don Filippo Morlacchi: «In Terrasanta essere cristiani significa essere una sparuta minoranza. Oggi, solo i religiosi e le religiose che stanno a Gaza rischiano la vita in senso proprio, non io a Gerusalemme; ma tutti rischiamo di pagare qualcosa cercando di rimanere fedeli al Vangelo. In questo sfascio generale, il semplice fatto che ci siano ancora cristiani che sorridono nelle difficoltà, e che riconoscono nelle loro sofferenze il sigillo della croce che salva, è un grande segno di speranza. Speranza che si estende anche al di fuori dei confini della Chiesa. Forse non saranno molti, ma ci sono ancora ebrei e palestinesi che vogliono la pace con l’altro, e non la sua distruzione. Che desiderano che questa notte di follia finisca, per riprendere a dialogare e a vivere insieme».

10 ottobre 2025

La veglia in preparazione alla beatificazione di Giovanni Paolo I

«Per me è legge di Dio che non si possa fare del bene a qualcuno, se prima non si vuole bene. Per questo, san Pio X, entrando patriarca a Venezia, in San Marco, aveva esclamato: “Cosa sarebbe di me, veneziani, se io non vi amassi?”. E ai romani io dico qualcosa di simile: posso assicurarvi che vi amo, che desidero solo entrare al vostro servizio e mettere a disposizione di tutti le mie povere forze, quel poco che ho e che sono». Sono le parole che Papa Giovanni Paolo I pronunciò il 23 settembre 1978, nell’omelia della celebrazione per la presa di possesso della Cathedra romana a San Giovanni in Laterano. Potranno essere ascoltate, dalla sua stessa voce registrata, sabato prossimo, dalle 18.30 in poi, in occasione della veglia di preghiera in preparazione alla beatificazione di Albino Luciani.

Il momento di preghiera sarà presieduto dal cardinale vicario Angelo De Donatis e parteciperanno i vescovi ausiliari della diocesi di Roma. Le letture scelte sono le stesse della Messa per la presa di possesso del 23 settembre 1978: la prima lettura dal libro del profeta Isaia (60, 1-6); la seconda lettura tratta dalla Lettera agli Ebrei (13, 7-8. 15-17. 20-21); quindi un brano dal Vangelo di Matteo (28, 16-20). A ciascuna seguirà il commento di Giovanni Paolo I, che verrà diffuso dagli altoparlanti; l’audio è tratto dagli Archivi Vaticani. Intanto, su alcuni maxischermi scorreranno immagini del “Papa del sorriso”, che mescolano fotografie sempre fornite dagli Archivi Vaticani a brevi frammenti video della visita di Papa Luciani a San Giovanni in Laterano, tra cui il saluto con l’allora sindaco di Roma Giulio Carlo Argan. Le clip sono state realizzate dalla collaborazione tra la diocesi di Roma, la Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I e Telepace.

Dopo ogni lettura e commento è prevista una diversa testimonianza. A parlare saranno Lina Petri, della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, nipote del compianto pontefice; suor Margherita Marin, delle Suore di Maria Bambina, che fu al servizio del Santo Padre nel suo breve pontificato; e padre Juan José Dabusti, sacerdote dell’arcidiocesi di Buenos Aires che ha impetrato il miracolo per l’intercessione di Giovanni Paolo I a favore dell’allora undicenne Candela Giarda.

La veglia si aprirà con un lucernario che si svolgerà al portale della basilica; la processione con le lampade accese muoverà verso la confessione, dove si accenderanno i candelieri posti attorno al Vangelo che, portato in processione, sarà posto chiuso su un tronetto. Il cuore della veglia sarà l’ascolto prolungato della Parola.

Qui per scaricare il libretto della veglia

La veglia ecumenica diocesana il 22 a Gesù di Nazareth, nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Il versetto degli Atti degli Apostoli “Ci trattarono con gentilezza” (Atti 28, 2) è il filo conduttore alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2020, dal 18 al 25 gennaio. A chiudere le celebrazioni sarà Papa Francesco, che presiederà i vespri nella basilica di San Paolo fuori le Mura sabato 25 alle ore 17.30; parteciperà anche il cardinale vicario Angelo De Donatis. Momento centrale della Settimana a livello diocesano, sarà la veglia ecumenica di mercoledì 22 gennaio alle ore 18.30, guidata dal cardinale vicario nella parrocchia di Gesù di Nazareth (via Iginio Giordani, 5; quartiere Collatino), a cui prenderanno parte i rappresentanti delle comunità ecclesiali non cattoliche presenti a Roma: anglicani, evangelici, ortodossi e appartenenti alle antiche Chiese orientali.

«È una storia di divina provvidenza e al tempo stesso di umana accoglienza quella che ci propongono le Chiese cristiane di Malta e Gozo, che hanno preparato il materiale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno – afferma monsignor Marco Gnavi, incaricato diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti –; proprio in un momento storico in cui il “Mare Nostrum” è associato a paura e distanza, mentre è luogo e culla di incontro tra le culture e i popoli, ci vengono ricordati l’atteggiamento della ospitalità e della filantropia. Il naufragio di Paolo a Malta e l’accoglienza ricevuta sono la narrazione non solo di un pericolo superato ma di una prospettiva che si aprì al dono vicendevole nella salvezza di tutti, dell’incontro felice con gli abitanti dell’isola, durante il quale avvennero anche molte guarigioni. La preghiera per l’unità guarisce noi dalla paura dell’altro e ci aiuta a incontrarlo alla luce del Vangelo, con tutta la sua dignità e il suo desiderio di vita». La parrocchia in cui si terrà la veglia diocesana ha avuto come primo parroco don Andrea Santoro, il sacerdote fidei donum ucciso a Trabzon in Turchia il 5 febbraio del 2006. «La comunità di Gesù di Nazareth – prosegue monsignor Gnavi – è segnata dall’apertura di orizzonti di questo sacerdote romano, che a partire dall’amore per la Scrittura ha riscoperto l’amore per l’altro, servendo una piccola comunità nel cuore dell’Anatolia, vivendo il martirio come testimonianza. La sua fu una scelta di vita certamente esposta al rischio ma appassionata della trasmissione del Vangelo, entusiasta per l’incontro con il mondo che lo circondava, a maggioranza islamica, ma pure con la Chiesa assira, la Chiesa siro-ortodossa, le rifugiate armene e georgiane. È stato lievito di umanità e di Vangelo richiamando anche tanti fedeli cattolici che aveva lasciato a Roma all’universalità del messaggio».

Durante la Settimana di preghiera saranno tante le realtà ecclesiali che daranno vita a iniziative volte alla sensibilizzazione sui temi dell’ecumenismo e del dialogo. Fra gli altri, si segnala il Centro eucaristico ecumenico di Santa Maria in via Lata, in collaborazione con il Centro di cultura mariana, che organizza nella basilica di via del Corso 306 alcune Messe nei riti cattolici orientali con la partecipazione dei Collegi pontifici di Roma, ogni sera della Settimana alle ore 20. Inoltre, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, saranno promossi incontri di approfondimento e momenti di preghiera in diverse parrocchie della diocesi, a cominciare dalla basilica di Santa Maria in Trastevere (piazza omonima), dove ogni sera della Settimana si pregherà in particolare per l’unità dei cristiani.

Oggi (lunedì 20) nella parrocchia di San Giuseppe a Via Nomentana (via Francesco Redi 1), alle ore 19 interverrà il rev. padre Ioan Florea della Chiesa ortodossa romena; sempre questa sera, a San Romano Martire (largo Antonio Beltramelli), alle ore 19 ci saranno il pastore Michael Jonas della Chiesa evangelica luterana tedesca e Renata Trifkovic, serba croata ortodossa del Centro Aletti; mentre nella chiesa di Santa Maria delle Grazie (piazza omonima), alle 19.30, il rev. padre Vladimir Laiba della Chiesa greco bizantina del patriarcato di Costantinopoli e la pastora Mirella Manocchio della Chiesa Metodista. Ancora, giovedì 23 a Santa Maria Madre del Redentore (via Monte Ruggero 63), alle ore 18.30 parlerà il rev. padre Horia Gradinaru della Chiesa ortodossa romena; il pastore Marco Fornerone della Chiesa Valdese sarà invece alla Natività di Nostro Signore Gesù Cristo (via Gallia 162), sempre giovedì ma alle ore 19.

In occasione della Settimana di preghiera, inoltre, le reliquie san Timoteo, “figlio prediletto” dell’Apostolo delle Genti, sono state traslate da Termoli (Campobasso) a Roma. L’urna contenente il corpo del santo è stata collocata sull’altare della Confessione della basilica di San Paolo fuori le Mura, dove resterà esposta alla venerazione dei fedeli nel corso di tutto l’ottavario di preghiera, fino a sabato 25 gennaio quando il Santo Padre presiederà i Vespri solenni. «Viviamo questo evento straordinario – dichiara il vescovo di Termoli-Larino Gianfranco De Luca – con grande gioia e profonda gratitudine al Signore ma anche con un senso forte di responsabilità in una circostanza che interpella prima di tutto la nostra esistenza cristiana a livello personale e comunitario. Il fatto che Timoteo sia riferimento per i fratelli delle chiese orientali ci apre a una vocazione specifica e speciale all’ecumenismo come un desiderio di incontrare ogni persona e di comunicare a quella persona l’amore e la prossimità di Dio e di poter imparare a fare un tratto di cammino con ciascuno».

20 gennaio 2020

La veglia ecumenica di Pentecoste

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Nella settimana di Pentecoste (domenica 19 maggio) i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane si riuniscono in preghiera per la veglia ecumenica di Pentecoste, in programma giovedì 16 alle 18.30 nella chiesa valdese di piazza Cavour. “Tutti furono riempiti di Spirito Santo (Atti 2, 4)” è il tema che accompagnerà la preghiera alla quale, per la diocesi di Roma, sarà presente il vescovo Paolo Ricciardi.

«Ogni Chiesa e comunità ecclesiale partecipa con una breve meditazione e una preghiera o un canto – informano dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti –. Il testo su cui abbiamo lavorato è Esodo 20, i Dieci Comandamenti, per riallacciarci anche al significato ebraico della Pentecoste come dono della Torah».

Il coro DecimaQuinta di San Gaspare del Bufalo intonerà due canti durante la veglia, anche per ricambiare la visita ricevuta in parrocchia a gennaio in occasione della veglia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

13 maggio 2024

La veglia diocesana per le vocazioni

Venerdì 28 aprile i diaconi che il giorno seguente saranno ordinati sacerdoti per la diocesi di Roma si ritroveranno insieme nella basilica di San Giovanni in Laterano, alle 20.30, per partecipare alla veglia di preghiera per le vocazioni organizzata dall’Ufficio diocesano per le vocazioni, che sarà presieduta dal cardinale De Donatis.

“Talita kum! Fanciulla, io ti dico: alzati” è il tema che farà da filo conduttore alla preghiera «Vuole essere un richiamo ai giovani in particolare ad alzarsi dall’immobilismo, da una certa sonnolenza spirituale ed esistenziale», spiega il vescovo Paolo Ricciardi, responsabile diocesano della cura del diaconato, del clero e della vita religiosa.

27 aprile 2023

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