20 Dicembre 2025

L’arcivescovo di Smirne Martin Kmetec presiederà la Messa per don Andrea Santoro

Ricorre il 5 febbraio il diciottesimo anniversario del martirio di don Andrea Santoro. Per l’occasione, nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, la Messa delle ore 19 sarà presieduta da monsignor Martin Kmetec, arcivescovo di Smirne, presidente della Conferenza episcopale turca, e concelebrata dai vescovi della stessa Conferenza episcopale, presenti a Roma per la visita “ad limina”, nonché dal vescovo Riccardo Lamba, ausiliare per il settore Est e responsabile dell’Ambito della Chiesa ospitale e “in uscita”.

La parrocchia di Villa Fiorelli è l’ultima che don Santoro guidò a Roma come parroco, prima di partire per la Turchia come sacerdote fidei donum. Nella chiesa, dal 3 dicembre 2022, riposa anche il suo corpo, nella tomba in travertino bianco e rosso posta sotto al Crocifisso davanti al quale don Andrea era solito fermarsi in preghiera. Il sacerdote fu ucciso a Trabzon, in Turchia, il 5 febbraio del 2006 mentre pregava con la Bibbia tra le mani nella chiesetta di Santa Maria.

29 gennaio 2024

L’arcivescovo di Canterbury Welby a San Bartolomeo all’Isola

L'arcivescovo Justin Welby

Nel corso della mattina di domani 25 gennaio, ultimo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby si recherà in visita alla basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, Santuario dei “Nuovi Martiri” del XX e XXI secolo, per rendere omaggio a quanti hanno testimoniato la loro fedeltà al Vangelo sino al dono della vita.

Compirà quindi un pellegrinaggio fra le memorie qui custodite, fra le quali quelle di sette membri anglicani della Melanesian Brothehood, uccisi nel 2003 mentre tentavano di pacificare milizie in lotta nelle Isole Solomon.

L’arcivescovo, alle ore 11.45, sempre a San Bartolomeo, celebrerà per i fedeli anglicani una liturgia eucaristica sottolineando il valore ecumenico del martirio contemporaneo di cattolici, ortodossi, anglicani, evangelici, uniti nella resistenza al male, con le armi umili del bene e della fede.

24 gennaio 2024

L’appello della Caritas: serve un piano per i senza dimora

Sono saliti a 67 gli ospiti dell’Ostello “Don Luigi Di Liegro” positivi al Covid-19 su un totale di 80 accolti. Dall’8 ottobre, giorno in cui è stato effettuato il primo tampone, sono stati molte le persone trasferite negli hotel Covid predisposti dalla Regione Lazio. Attualmente sono presenti in Ostello 29 ospiti, 19 dei quali positivi e in attesa di trasferimento. Molti di coloro che erano malati stanno invece per essere dimessi dalle strutture sanitarie regionali ed hanno bisogno di accoglienza.

Per questo il direttore della Caritas di Roma, don Benoni Ambarus, dopo un incontro con il Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, torna a lanciare un appello alle istituzioni – in particolare verso il Comune di Roma – affinché venga approntato quanto prima un Piano di emergenza per i mesi invernali. «L’anno scorso come Caritas di Roma avevamo predisposto una struttura di emergenza per il Piano freddo con 72 posti che quest’anno volevamo portare a 100. Altri 70 posti erano garantiti dall’accoglienza fatta nelle parrocchie. Quest’anno per poterlo attuare abbiamo bisogno di una struttura di isolamento dove si faccia una pre-accoglienza per l’isolamento e i tamponi. Senza struttura d’isolamento salta tutto, non solo per la Caritas, e siamo già molto in ritardo».

Il 13 ottobre 2020 l’Ostello “Don Luigi Di Liegro” della Caritas di Roma alla Stazione Termini ha annunciato pubblicamente, a seguito di alcuni casi di ospiti positivi al Covid, la sospensione della sua attività ordinaria per garantire la sicurezza degli ospiti, degli operatori e dei volontari. In quella data ha diffuso un accorato appello per una «sollecita presa in carico totale degli ospiti contagiati da parte delle Istituzioni in quanto il loro stato di salute non è compatibile con la permanenza nella struttura».

Attualmente sono presenti all’Ostello 29 persone (di cui 19 positivi che speriamo possano essere trasferiti al più presto), 39 sono accolte in strutture d’isolamento messe a disposizione dalle Istituzioni, 4 sono ancora ricoverati (di cui uno in gravissime condizioni anche per patologie pregresse e sovrapposte) e 5 sono stati i dimessi e poi trasferiti in strutture d’accoglienza protette.
Problema attuale, oltre al tempestivo trasferimento dei positivi, è la necessità di accoglienza di persone che si sono nel frattempo negativizzate che necessitano di lasciare gli alberghi Covid+ e che però non possono essere accolte in Ostello se permangono le persone positive.

Come richiesto da mesi da parte della Caritas di Roma e dalle varie associazioni che si occupano dell’accoglienza di persone fragili, «oltre al tracciamento dei contatti stretti e test immediati – dicono dalla Caritas di Roma –, per questa popolazione è fondamentale il trasferimento tempestivo delle persone positive in strutture specifiche (come previsto per l’intera popolazione che non può gestire un isolamento domestico) per realizzare un efficace isolamento ed evitare, come purtroppo è successo, che si creino dei clusters “iatrogeni”. Inoltre è ormai improcrastinabile l’attivazione di “strutture ponte” per garantire nuove accoglienze in sicurezza, se vogliamo tutelare non solo queste persone particolarmente fragili, ma l’intera popolazione».

29 ottobre 2020

L’appello del Papa per migranti e rifugiati

Nel primo Angelus del 2018, Giornata mondiale della pace dedicata quest’anno al tema “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”, Papa Francesco ha rinnovato il suo appello alla comunità internazionale. «È importante che da parte di tutti, istituzioni civili, realtà educative, assistenziali ed ecclesiali – ha ribadito -, ci sia l’impegno per assicurare ai rifugiati, ai migranti, a tutti un avvenire di pace». L’esempio additato da Francesco è quello di Maria,  che, «come madre, svolge una funzione molto speciale: si pone tra suo Figlio Gesù e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze. Intercede, consapevole che in quanto madre può, anzi, deve far presente al Figlio i bisogni degli uomini, specialmente i più deboli e disagiati».

Proprio a loro, ai più deboli è disagiati, era dedicata la giornata di ieri, 1° gennaio. «Desidero, ancora una volta, farmi voce di questi nostri fratelli e sorelle che invocano per il loro futuro un orizzonte di pace – le parole del pontefice -. Per questa pace, che è diritto di tutti, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, ad affrontare fatiche e sofferenze». Di qui l’esortazione: «Non spegniamo la speranza nel loro cuore; non soffochiamo le loro aspettative di pace! Ci conceda il Signore di operare in questo nuovo anno con generosità per realizzare un mondo più solidale e accogliente», l’auspicio per l’anno nuovo. L’invito è a «pregare per questo», affidando a Maria il 2018 appena iniziato. «I vecchi monaci russi mistici – ha aggiunto Francesco parlando a braccio – dicevano che in tempo di turbolenze spirituali era necessario raccogliersi sotto il manto della Santa Madre di Dio. Pensando a tante turbolenze di oggi, e soprattutto ai migranti e rifugiati, preghiamo come loro ci hanno insegnato a pregare: Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta».

Parlando alla folla che riempiva la piazza, il Papa a rivolto a tutti, «sulla soglia del 2018», il suo augurio di «ogni bene per il nuovo anno», ringraziando anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per le parole a lui rivolte nel discorso di fine anno. Per tutto il popolo italiano Francesco ha auspicato «un anno di serenità e di pace, illuminato dalla costante benedizione di Dio». Da ultimo l’apprezzamento e la gratitudine «per le molteplici iniziative di preghiera e di azione per la pace, organizzate in ogni parte del mondo in occasione dell’odierna Giornata mondiale della pace». A cominciare dalla Marcia nazionale che si è svolta la sera dell’ultimo dell’anno a Sotto il Monte, promossa da Cei, Caritas Italiana, Pax Christi e Azione Cattolica. Il saluto del Papa poi è andato anche ai partecipanti alla manifestazione “Pace in tutte le terre”, promossa a Roma e in molti Paesi dalla Comunità di Sant’Egidio: «Cari amici – ha detto -, vi incoraggio a portare avanti con gioia il vostro impegno di solidarietà, specialmente nelle periferie delle città, per favorire la convivenza pacifica».

L’appello del Papa per l’Ucraina: il 2 giornata di digiuno per la pace

Foto di Cristian Gennari

«Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in Ucraina». Al termine dell’udienza generale di mercoledì 23 febbraio, in Aula Paolo VI, poco prima dei saluti ai fedeli, Papa Francesco lancia l’appello per la pace in Ucraina. «Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane – osserva – si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente nel mondo sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte».

Poi aggiunge: «Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra, il Padre di tutti non solo di qualcuno che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale».

«Gesù ci ha insegnato – prosegue il Santo Padre – che alla insensatezza diabolica della violenza, si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra».

24 febbraio 2022

L’appartenenza ad una Comunità e l’orfananza

Ecco i temi trattati:

0:00 – Autorità. Cos’è l’autorità? Ed è più una cosa buona o una cosa cattiva? 2:21 – Problema. Se avessi un problema serio a chi ti rivolgeresti tra: un genitore, un professore, un prete, un medico (psicologo)? 5:38 – Comunità. Ti senti parte di una qualche comunità? Cittadina, scolastica, ecclesiale? 9:02 – Orfananza. A volte ti senti orfano di figure di riferimento credibili? E dove più manca questa credibilità secondo te?

L’apertura della fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Gregorio Pietro XV Agagianian

Udienza privata di Papa Giovanni XXIII ai principali membri della Commisione preparatoria De Missionibus: alla sua sinistra il cardinale Agagianian; alla sua destra monsignor Paventi di San Bonaventura

La sessione di apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del Servo di Dio Gregorio Pietro XV Agagianian, cardinale di Santa Romana Chiesa, Catholicos Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici, si svolgerà venerdì 28 ottobre 2022 nella basilica di San Giovanni in Laterano. Presiederà il rito il cardinale vicario Angelo De Donatis. Sarà presente il postulatore fra Carlo Calloni.

I membri del Tribunale diocesano di Roma presenti saranno: il delegato episcopale monsignor Giuseppe D’Alonzo; il promotore di giustizia don Giorgio Ciucci; il notaio attuario Marcello Terramani; il notaio aggiunto Francesco Allegrini.

Gregorio Pietro XV Agagianian (al secolo Ghazaros Agagianian) nacque il 18 settembre 1895 ad Akhaltsikhe, nell’Impero Russo, attuale Georgia. Venne inviato a Roma per completare i suoi studi alla Pontificia Università Urbaniana. Fu ordinato sacerdote a Roma il 23 dicembre 1917. Rimase nella Città Eterna per completare gli studi fino al conseguimento del dottorato; poi tornò per un breve periodo come parroco a Tbilisi, in Georgia, e di nuovo a Roma, dove fu nominato vicerettore e poi rettore del Pontificio Collegio Armeno. Fu anche docente e poi rettore della Pontificia Università Urbaniana, dove insegnava Cosmologia e Teologia sacramentaria. Oltre all’armeno, parlava correttamente italiano, francese, inglese, georgiano, russo, latino e greco.

L’11 luglio 1935 venne nominato vescovo titolare di Comana, in Armenia. Il 30 novembre 1937 fu eletto Catholicos Patriarca di Cilicia dal Sinodo dei vescovi della Chiesa cattolica armena, e confermato dal Papa il 13 dicembre 1937, prendendo il nome di Gregorio Pietro XV. «Sotto la sua sapiente guida – ricorda il postulatore fra Calloni – la Chiesa cattolica armena riacquistò prestigio e importanza nella diaspora armena dopo le vicende travagliate e sanguinose del Genocidio armeno del 1915». Nel 1946 fu creato cardinale dal Papa Pio XII.

Nel 1955 fu nominato presidente della Commissione Pontificia per la redazione del Codice Orientale di Diritto Canonico; si dimise quindi dal governo pastorale del Patriarcato armeno per potersi dedicare al nuovo incarico. Nel 1960 divenne prefetto della Sacra Congregazione per la Propagazione della Fede, poi Propaganda Fide. «In tale funzione seguì da vicino la formazione dei missionari cattolici in tutto il mondo e fu ampiamente responsabile della liberalizzazione delle politiche della Chiesa nelle nazioni in via di sviluppo», sottolinea ancora il postulatore.

San Paolo VI lo nominò moderatore del Concilio Vaticano II (1962-1965) con Leo Joseph Suenens, Julius Dopfner e Giacomo Lercaro. Ebbe un ruolo speciale nella preparazione del Decreto missionario Ad gentes e della Costituzione sulla Chiesa nel mondo moderno Gaudium et spes.

Il 19 ottobre 1970 si dimise da prefetto di Propaganda Fide e fu nominato cardinale vescovo della diocesi suburbicaria di Albano. Prese dimora presso il Pontificio Collegio Armeno di Roma. Morì, dopo una breve malattia, il 16 maggio 1971. È sepolto nella chiesa armena di San Nicola da Tolentino a Roma.

24 ottobre 2022

L’apertura della fase diocesana della causa di beatificazione della Serva di Dio Rosetta Marchese

La sessione di apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni della Serva di Dio Rosetta Marchese, religiosa professa dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, si svolgerà venerdì 30 aprile 2021 alle ore 12 presso l’Aula Magna del Tribunale Ordinario della diocesi di Roma, costituita per il Tribunale nel Palazzo Apostolico Lateranense. Durante la sessione di apertura presteranno giuramento il postulatore padre Pierluigi Cameroni, salesiano, e la vice-postulatrice suor Francesca Caggiano, delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

I membri del Tribunale diocesano di Roma presenti saranno: il delegato episcopale monsignor Giuseppe D’Alonzo; il promotore di giustizia don Giorgio Ciucci; il notaio attuario Marcello Terramani; il notaio aggiunto Giancarlo Bracchi; il notaio “de primordialibus” Francesco Allegrini. Il cardinale vicario Angelo De Donatis ha delegato monsignor D’Alonzo a presiedere.

Madre Rosetta Marchese nacque ad Aosta il 20 ottobre 1922. Fin da bambina conobbe e frequentò le Figlie di Maria Ausiliatrice, maturando così la sua fede e il suo ideale di consacrazione totale a Dio. Dopo la prima professione religiosa, nel 1941, completò gli studi all’Università Cattolica del Sacro Cuore, laureandosi in Lettere. Dal 1947 al 1958 fu insegnante e vicaria nella casa missionaria “Madre Mazzarello” di Torino, dove seguì con particolare attenzione le giovani suore che si preparavano a partire per le missioni. Dal 1958 al 1974 svolse compiti di animazione e di governo in Sicilia, a Roma, in Lombardia.

Il Capitolo Generale XVI del 1975 la elesse Consigliera Visitatrice. Il Capitolo Generale XVII, al primo scrutinio del 24 ottobre 1981, la eleggeva Superiora Generale. A distanza di soli otto mesi dalla sua elezione, giunsero le prime avvisaglie della leucemia che si rivelerà subito nella sua inesorabilità. Nella circolare del 24 ottobre 1982, Madre Rosetta concludeva il suo insegnamento augurando a tutte le sue figlie di lasciarsi contagiare da Don Bosco «di nostalgia acuta del ‘bel Paradiso’», per entrare nella via della santità «con una volontà senza ritorni». «La mèta è unica: arrivare in Paradiso con tutti i giovani per cui abbiamo donato e consumato l’esistenza». Morì l’8 marzo 1984, a Roma.

L’evento può essere seguito in diretta sulla pagina Youtube della diocesi di Roma. Non è prevista la presenza di pubblico.

29 aprile 2021

L’apertura della fase diocesana della causa di beatificazione del servo di Dio Alexandre Toè

«Dammi la forza di reagire vigorosamente contro ogni ambiente ostile allo spirito dei miei voti religiosi. Io voglio restare “il povero burkinabè” solidale e amante del suo popolo nella “ricca” Roma». Così scriveva padre Alexandre Toè nel suo Diario Spirituale nel 1991. Sarebbe morto cinque anni dopo, il 9 dicembre 1996, a causa di una grave epatite. Il prossimo 15 marzo, alle ore 12, presso l’Aula costituita per il Tribunale nel Palazzo Apostolico Lateranense, si terrà la sessione di apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche, la fama di santità e di segni del sacerdote professo dell’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi. Presiederà il rito il vescovo Paolo Ricciardi, delegato dal cardinale vicario Angelo De Donatis. Il Tribunale sarà costituito da don Maximo José Binos, delegato episcopale; don Andrea De Matteis, promotore di giustizia; Marcello Terramani, notaio attuario; Giancarlo Bracchi, notaio aggiunto. Sarà presente anche padre Walter Vinci, postulatore della causa. Il rito verrà trasmesso in diretta sul canale YouTube della diocesi di Roma.

Nato nel 1967 a Boromò, in Burkina Faso, Alexandre si trasferì presto con la famiglia a Ougadougou. «Era un ragazzo molto attivo nella comunità parrocchiale e si impegnava in numerose attività», ricorda il postulatore. «Durante il terzo anno di liceo ho iniziato a considerare seriamente la chiamata del Signore che avevo percepito già nel 1982 – annota il giovane Alexandre nel suo Diario –. Fui affascinato dalla vita religiosa camilliana ad un ritiro spirituale animato e predicato da un religioso camilliano». Così, nel 1987, viene accolto nella comunità dello Studentato Camilliano. L’8 settembre 1991 emette la professione temporanea. Poco tempo dopo, il 5 ottobre dello stesso anno, viene inviato a Roma per le cure mediche a causa di una manifestazione di epatite e, nello stesso tempo, inizia lo studio della Teologia alla Pontificia Università Lateranense.

Al termine degli studi, il 18 ottobre 1994 emette la professione solenne presso la Chiesa della Maddalena, sede della Curia Generale dell’Ordine dei Camilliani; il 15 gennaio del 1995 viene ordinato diacono dal compianto vescovo Armando Brambilla, all’epoca delegato per la Pastorale sanitaria, nella chiesa della Casa di Cura “Villa Sacra Famiglia” a Monte Mario. Tornato in Burkina Faso, il primo luglio dello stesso anno viene ordinato presbitero da monsignor Jean Marie Somé, arcivescovo metropolita di Ouagadogou. L’anno seguente padre Alexandre rientra in Italia, dove «i suoi superiori maggiori gli affidano l’incarico dell’animazione vocazionale della Provincia e lo nominano vice maestro e maestro dei postulanti dello Studentato Romano – racconta padre Vinci –. Svolge il suo ministero con fervore e competenza trasmettendo attraverso il suo sorriso e la sua spiritualità, varie testimonianze lo attestano, l’amore per i piccoli del Vangelo: i poveri e gli infermi, i quali sono stati la via privilegiata di padre Alexandre per giungere alla santità».

 

8 marzo 2024

L’anniversario dell’apparizione della Vergine della Divina Rivelazione

12 aprile 1947. Bruno Cornacchiola, tramviere romano di 34 anni, è con i suoi figli alle Tre Fontane, luogo del martirio di san Paolo. I ragazzini giocano mentre lui, seduto sotto un albero, sta preparando un discorso che dovrà pronunciare per diventare pastore avventista. Ma i figli a un certo punto lo chiamano: “Papà, la palla si è persa!”, dicono. Poi sente di nuovo le loro voci: “Bella Signora, bella Signora!”, stanno dicendo mentre sono inginocchiati all’ingresso di una grotta. Bruno si avvicina e anche lui vede la “bella Signora”, la Madonna, che indossa una veste bianca e un velo verde sulla testa. I piedi sono nudi, poggiati su un blocco di tufo. Parla e rivolge a Cornacchiola: «Sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti, ora basta. Rientra nell’Ovile Santo (Chiesa Cattolica)…».

In occasione dell’anniversario dell’apparizione, sabato 12 aprile, nel Santuario della Vergine della Rivelazione, alle Tre Fontane, verranno celebrate Messe alle 7, alle 8, alle 9, alle 10, alle 11 e alle 12. Nel pomeriggio, alle ore 15, verrà recitato il Rosario per il Santo Padre, mentre alle 16 è prevista la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Renato Tarantelli Baccari, vicegerente della diocesi di Roma e rettore del Santuario.

9 aprile 2025

L’Angelus del Papa: il pensiero ai diaconi e alla pace, il grazie ai medici

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Questa mattina, domenica 23 febbraio, il Santo Padre, ricoverato al Policlinico Gemelli, non ha potuto pronunciare l’Angelus. Il testo però è stato consegnato e diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede.

All’inizio, il pensiero al Giubileo dei diaconi, celebrato in questi giorni: «Questa mattina nella basilica di San Pietro è stata celebrata l’Eucaristia con l’ordinazione di alcuni candidati al diaconato. Saluto loro e i partecipanti al Giubileo dei Diaconi che si è svolto in questi giorni in Vaticano; e ringrazio i Dicasteri per il Clero e per l’Evangelizzazione per la preparazione di questo evento. Cari fratelli Diaconi, voi vi dedicate all’annuncio della Parola e al servizio della carità; svolgete il vostro ministero nella Chiesa con parole e opere, portando l’amore e la misericordia di Dio a tutti. Vi esorto a continuare con gioia il vostro apostolato e – come ci suggerisce il Vangelo di oggi – ad essere segno di un amore che abbraccia tutti, che trasforma il male in bene e genera un mondo fraterno. Non abbiate paura di rischiare l’amore!».

Poi un riferimento a questi giorni di degenza ospedaliera e il grazie a tutti coloro che lo stanno seguendo: «Da parte mia – dichiara nel testo Papa Francesco –, proseguo fiducioso il ricovero al Policlinico Gemelli, portando avanti le cure necessarie; e anche il riposo fa parte della terapia! Ringrazio di cuore i medici e gli operatori sanitari di questo Ospedale per l’attenzione che mi stanno dimostrando e per la dedizione con cui svolgono il loro servizio tra le persone malate».

Infine l’Ucraina e le altre zone di guerra: «Si compie domani il terzo anniversario della guerra su larga scala contro l’Ucraina: una ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’intera umanità! Mentre rinnovo la mia vicinanza al martoriato popolo ucraino, vi invito a ricordare le vittime di tutti i conflitti armati e a pregare per il dono della pace in Palestina, in Israele e in tutto il Medio Oriente, in Myanmar, nel Kivu e in Sudan».

In mattinata la Sala Stampa aveva informato che «la notte è trascorsa tranquilla» per Papa Francesco. Mentre nella serata di ieri, sabato 22 febbraio, erano state diffuse che avevano destato preoccupazione: «Le condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche – si leggeva nella nota –, pertanto, come spiegato, il Papa non è fuori pericolo. Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l’applicazione di ossigeno ad alti flussi. Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata ad un’anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua ad essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri. Al momento la prognosi è riservata».

23 febbraio 2025

L’amour familial: vocation et chemin de sainteté

Le thème de la prochaine Rencontre mondiale des familles, qui se tiendra à Rome en juin 2022, est: L’amour familial: vocation et chemin de sainteté». «À cinq ans de la publication de l’exhortation apostolique Amoris Laetitia et trois ans après la promulgation de Gaudete et Exsultate – peut-on lire dans un communiqué du dicastère pour les laïcs, la famille et la vie, diffusé par la salle de presse vaticane -, l’événement veut mettre en évidence l’amour familial comme vocation et chemin de sainteté, afin de mieux comprendre et partager le sens profond et salvifique des relations familiales de la vie quotidienne».

La rencontre sera organisée par le diocèse de Rome et le Dicastère pour les Laïcs, la Famille et la Vie et aura lieu six ans après la publication de Amoris Laetitia et quatre ans après celle de Gaudete et Exultate.

En façonnant l’expérience concrète de l’amour le mariage et la famille manifestent la grande valeur des relations humaines, dans le partage des joies et des combats, dans le déroulement de la vie quotidienne, en orientant les personnes vers la rencontre avec Dieu. Lorsque ce cheminement est vécu avec fidélité et persévérance , il renforce l’amour et réalise la vocation à la sainteté à laquelle tous sont appelés, qui se concrétise dans les relations conjugales et familiales. Ainsi comprise, la vie familiale chrétienne est une vocation et un chemin de sainteté, une expression du “plus beau visage de l’Église” (Gaudete et Exsultate 9)».

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