L’intercessione di san Francesco sul nostro vescovo Papa Francesco
Il 4 ottobre la Chiesa celebra la memoria liturgica di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Si è aperta inoltre oggi la XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi. Una data non casuale, molto cara al nostro Vescovo Papa Francesco, che proprio del poverello d’Assisi ha scelto di prendere il nome, quando è stato eletto pontefice. Cogliamo quest’occasione per invocare l’intercessione di san Francesco perché sostenga il nostro vescovo nell’esercizio del ministero petrino.
4 ottobre 2023
L’insediamento di Leone XIV sulla Cattedra di San Giovanni in Laterano
Questo pomeriggio, 25 maggio, il Papa ha presieduto la Messa in occasione dell’insediamento sulla Cattedra di vescovo di Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Hanno concelebrato con lui il cardinale vicario Baldo Reina, i cardinali presenti a Roma, il vicegerente Renato Tarantelli, i vescovi del collegio episcopale e i parroci della diocesi di Roma. Di seguito il testo dell’omelia:
Rivolgo un caro saluto ai Signori Cardinali presenti, in particolare al Cardinale Vicario, ai Vescovi Ausiliari e a tutti i Vescovi, ai carissimi Sacerdoti – Parroci, Vice-parroci e tutti coloro che a vario titolo cooperano alla cura pastorale nelle nostre comunità –; come pure ai Diaconi, ai Religiosi, alle Religiose, alle Autorità e a tutti voi, carissimi fedeli.
La Chiesa di Roma è erede di una grande storia, radicata nella testimonianza di Pietro, di Paolo e di innumerevoli martiri, e ha una missione unica, ben indicata da ciò che è scritto sulla facciata di questa Cattedrale: essere Mater omnium Ecclesiarum, Madre di tutte le Chiese. Spesso Papa Francesco ci ha invitato a riflettere sulla dimensione materna della Chiesa (cfr Esort. Ap. Evangelii gaudium, 46-49.139-141; Catechesi, 13 gennaio 2016) e sulle caratteristiche che le sono proprie: la tenerezza, la disponibilità al sacrificio e quella capacità di ascolto che permette non solo di soccorrere, ma spesso di prevenire i bisogni e le attese, prima ancora che siano espresse.
Sono tratti che ci auguriamo crescano ovunque nel popolo di Dio, anche qui, nella nostra grande famiglia diocesana: nei fedeli, nei pastori, in me per primo. Su di essi ci possono aiutare a riflettere le Letture che abbiamo ascoltato. Negli Atti degli Apostoli (cfr 15,1-2.22-29), in particolare, si narra di come la comunità delle origini ha affrontato la sfida dell’apertura al mondo pagano nell’annuncio del Vangelo. Non è stato un processo facile: ha richiesto tanta pazienza e ascolto reciproco; ciò è avvenuto anzitutto all’interno della comunità di Antiochia, dove i fratelli, dialogando – anche discutendo – sono arrivati a definire insieme la questione. Poi però Paolo e Barnaba sono saliti a Gerusalemme. Non hanno deciso per conto loro: hanno cercato la comunione con la Chiesa madre e vi si sono recati con umiltà.
Lì hanno trovato, ad ascoltarli, Pietro e gli Apostoli. Si è così intavolato il dialogo che finalmente ha portato alla giusta decisione: riconoscendo e considerando la fatica dei neofiti, si è concordato di non imporre loro pesi eccessivi, ma di limitarsi a chiedere l’essenziale (cfr At 15,28-29). Così, quello che poteva sembrare un problema è divenuto per tutti un’occasione per riflettere e crescere. Il testo biblico, però, ci dice di più, andando oltre la pur ricca e interessante dinamica umana dell’evento. Ce lo rivelano le parole che i fratelli di Gerusalemme rivolgono, per lettera, a quelli di Antiochia, comunicando loro le decisioni prese. Essi scrivono: «È parso bene […] allo Spirito Santo e a noi» (cfr At 15,28). Sottolineano, cioè, che nell’intera vicenda l’ascolto più importante, che ha reso possibile tutto il resto, è stato quello della voce di Dio. Ci ricordano, così, che la comunione si costruisce prima di tutto “in ginocchio”, nella preghiera e in un continuo impegno di conversione. Solo in tale tensione, infatti, ciascuno può sentire in sé la voce dello Spirito che grida: «Abbà! Padre!» (Gal 4,6) e di conseguenza ascoltare e comprendere gli altri come fratelli.
Anche il Vangelo ci ribadisce questo messaggio (cfr Gv 14,23-29), dicendoci che nelle scelte della vita non siamo soli. Lo Spirito ci sostiene e ci indica la via da seguire, “insegnandoci” e “ricordandoci” tutto ciò che Gesù ha detto (cfr Gv 14,26). In primo luogo lo Spirito ci insegna le parole del Signore imprimendole profondamente in noi, secondo l’immagine biblica della legge scritta non più su tavole di pietra, ma nei nostri cuori (cfr Ger 31,33); dono che ci aiuta a crescere fino a renderci “lettera di Cristo” (cfr 2Cor 3,3) gli uni per gli altri. Ed è proprio così: noi siamo tanto più capaci di annunciare il Vangelo quanto più ce ne lasciamo conquistare e trasformare, permettendo alla potenza dello Spirito di purificarci nell’intimo, di rendere semplici le nostre parole, onesti e limpidi i nostri desideri, generose le nostre azioni.
E qui entra in gioco l’altro verbo: “ricordare”, cioè tornare a rivolgere l’attenzione del cuore a ciò che abbiamo vissuto e appreso, per penetrarne più profondamente il significato e gustarne la bellezza. Penso, in proposito, al cammino impegnativo che la Diocesi di Roma sta percorrendo in questi
anni, articolato su vari livelli di ascolto: verso il mondo circostante, per accoglierne le sfide, e all’interno delle comunità, per comprendere i bisogni e promuovere sapienti e profetiche iniziative di evangelizzazione e di carità. È un cammino difficile, ancora in corso, che cerca di abbracciare una
realtà molto ricca, ma anche molto complessa. È però degno della storia di questa Chiesa, che tante volte ha dimostrato di saper pensare “in grande”, spendendosi senza riserve in progetti coraggiosi, e mettendosi in gioco anche di fronte a scenari nuovi e impegnativi.
Ne è segno il grande lavoro con cui tutta la diocesi, proprio in questi giorni, si sta prodigando per il Giubileo, nell’accoglienza e nella cura dei pellegrini e in innumerevoli altre iniziative. Grazie a tanti sforzi, la città appare a chi vi giunge, a volte da molto lontano, come una grande casa aperta e accogliente, e soprattutto come un focolare di fede. Da parte mia, esprimo il desiderio e l’impegno di entrare in questo cantiere così vasto mettendomi, per quanto mi sarà possibile, in ascolto di tutti, per apprendere, comprendere e decidere insieme: “cristiano con voi e Vescovo per voi”, come diceva Sant’Agostino (cfr Discorso 340, 1). Vi chiedo di aiutarmi a farlo in uno sforzo comune di preghiera e di carità, ricordando le parole di San Leone Magno: «Tutto il bene da noi compiuto nello svolgimento del nostro ministero è opera di Cristo; e non di noi, che non possiamo nulla senza di lui, ma di lui ci gloriamo, lui da cui deriva tutta l’efficacia del nostro operare» (Serm. 5, de natali ipsius, 4).
A tali parole vorrei unire, concludendo, quelle del Beato Giovanni Paolo I, che il 23 settembre 1978, con il volto radioso e sereno che già gli era valso l’appellativo di “Papa del sorriso”, così salutava la sua nuova famiglia diocesana: «San Pio X – diceva – entrando patriarca a Venezia, aveva esclamato in San Marco: “Cosa sarebbe di me, Veneziani, se non vi amassi?”. Io dico ai romani qualcosa di simile: posso assicurarvi che vi amo, che desidero solo entrare al vostro servizio e mettere a disposizione di tutti le mie povere forze, quel poco che ho e che sono» (Omelia in occasione della Presa di Possesso della Cathedra Romana, 23 settembre 1978).
Anch’io vi esprimo tutto il mio affetto, con il desiderio di condividere con voi, nel cammino comune, gioie e dolori, fatiche e speranze. Anch’io vi offro “quel poco che ho e che sono”, e lo affido all’intercessione dei Santi Pietro e Paolo e di tanti altri fratelli e sorelle la cui santità ha illuminato la storia di questa Chiesa e le vie di questa città. La Vergine Maria ci accompagni e interceda per noi.
25 maggio 2025
L’indirizzo di saluto del cardinale Reina
Di seguito il saluto del cardinale vicario Baldo Reina, in apertura dell’assemblea diocesana
Santo Padre,
benvenuto nella Sua Cattedrale! La accogliamo con gioia Le siamo grati perché ci ha convocati per iniziare insieme l’anno pastorale illuminati dalla Parola di Dio e guidati dal Suo insegnamento.
All’inizio del cammino sinodale tutta la Chiesa è stata chiamata ad ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa prestando attenzione a quanto ogni battezzato sentiva il bisogno di esprimere. Nell’anno pastorale 2021-22 la nostra Diocesi ha dato vita ad un ascolto corale della città e ha prodotto un documento che trasmette ancora tutta la sua forza. Leggo solo qualche passaggio di quel testo:
“…dalle sintesi viene evidenziata prima di tutto una percezione di lontananza della Chiesa quando si è chiamati ad affrontare e a rispondere alle grandi domande della vita…emerge soprattutto il bisogno di essere aiutati ad attraversare la sofferenza, le paure, la solitudine…il mondo ecclesiale è percepito spesso come distaccato dalla realtà. Questo distacco dalla realtà si traduce poi in una difficoltà per molti di sentirsi accolti dalla Chiesa, nell’abbandono della fede da parte degli adolescenti e dei giovani…C’è sete di relazioni autentiche, di misericordia e di perdono, accettandoci e accettando l’altro per come è…la Parola di Dio ritorni al centro del cammino come nutrimento e guida nel quotidiano, nella propria storia e nelle scelte della Chiesa…Non basta camminare e condividere. Occorre crescere nella corresponsabilità. Il confronto sinodale ha sottolineato molto questo aspetto alla luce dell’esercizio del sacerdozio comune in virtù del battesimo. Occorre che pastori e laici trovino insieme soluzioni e stimoli per valorizzare il coinvolgimento, per crescere nello spirito della corresponsabilità pastorale, come anche nella gestione economica e amministrativa…Negli ultimi anni si registra un progressivo allontanamento dei giovani dalle parrocchie. Nel rapporto intergenerazionale si sentono sfiduciati dagli adulti e il dialogo con loro è faticoso. La parrocchia rimane per i giovani adolescenti un “luogo altro”, raramente significativo…i giovani desiderano una Chiesa vicina ed empatica, capace di interpretare i bisogni e di avere un dialogo aperto che integri tutte le dimensioni della persona…da più parti è richiesta maggiore formazione spirituale, teologica e culturale offerta a tutta la comunità. Emergono richieste di itinerari permanenti alla Scuola del Vangelo, cominciando dal coinvolgimento delle famiglie e dei giovani…Pur essendo emerso il dato di una grande crisi di fede – fuori e dentro la Chiesa – grida più forte il desiderio di abitare il cambiamento d’epoca da testimoni di Cristo risorto e ripartire dalla gioia dell’incontro con Lui” (fin qui il documento)
Sulla base di quanto ascoltato abbiamo vissuto gli anni successivi raccogliendo le indicazioni del cammino sinodale con le sottolineature del discernimento comunitario e della profezia. Lo abbiamo fatto dentro un tempo non facile per nostra Diocesi, segnato da cambiamenti che hanno determinato fatiche e non poche incomprensioni. Il Signore ci ha sostenuto e oggi siamo qui pronti per riprendere il cammino con rinnovato entusiasmo e con la forza di essere una comunità viva e vivace, consapevole di aver ricevuto tanti carismi. Sentiamo la responsabilità di essere Chiesa che annuncia e testimonia la speranza mentre guardiamo con preoccupazione a quanto accade nel mondo intero e quello che vive la nostra città. Ci sentiamo sgomenti non solo per i tanti scenari di guerra che insanguinano il nostro mondo ma anche per le tante situazioni di sofferenza di Roma. Crescono le disuguaglianze, aumenta la povertà assoluta delle famiglie, le periferie a volte sono invivibili a motivo di una criminalità che controlla capillarmente il territorio; mancano le case per i giovani e per le persone che non hanno molta disponibilità economica, cresce il disagio mentale e anche l’accesso alle cure per poveri e anziani sta diventando un problema serio.
Davanti a tutto ciò sentiamo ancora la risposta indicata dal Maestro ai discepoli che chiedevano di mandare via le folle affamate e stanche: “Date loro voi stessi da mangiare”. Abbiamo il dovere di mettere in pratica questo comando e vogliamo farlo come Chiesa che presiede nella carità, ed è chiamata ad essere esemplare non solo nell’ascolto ma anche nella ricerca di sentieri evangelici capaci di spezzare la solitudine, e che diano speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Santo Padre, insieme a Lei questa sera invochiamo lo Spirito perché scaldi i nostri cuori, illumini le nostre menti e ci doni forza e sapienza per vivere al meglio la vocazione battesimale. Le diciamo, sin da adesso, la massima disponibilità a mettere in pratica quanto vorrà suggerirci e a verificarlo costantemente durante l’anno pastorale. Preghi per noi. Anche noi le assicuriamo il nostro affetto e il nostro costante ricordo nella preghiera perché il Signore la guidi nel delicato compito che le è stato affidato. Grazie
19 settembre 2025
L’incontro sull’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti”
Dall’Aula della Conciliazione del Palazzo Apoatolico Laternense, l’incontro sull’Enciclica di Papa Francesco con il cardinale vicario Angelo De Donatis, il cardinale Gianfranco Ravasi, Stefania Falasca e padre Fabio Baggio.
L’incontro sull’enciclica “Fratelli tutti” nella Giornata mondiale dei poveri
“Fratelli tutti. Una lettura dell’enciclica di Papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia sociale” è il tema dell’incontro promosso dalla diocesi di Roma per domenica 15 novembre, alle ore 18.30, nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Apostolico Lateranense. Nel rispetto della normativa vigente, si svolgerà senza la presenza di pubblico, ma verrà trasmesso in diretta su Telepace (canale 73 e 214 in hd; 515 su Sky) e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma. Una replica, inoltre, andrà in onda lunedì 16 novembre alle ore 21 sempre su Telepace.
L’appuntamento di riflessione – organizzato in occasione della Giornata mondiale dei poveri – sarà aperto dall’introduzione del cardinale vicario Angelo De Donatis. Interverrà poi Stefania Falasca, vice presidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I e giornalista di Avvenire, con una relazione su “L’enciclica Fratelli tutti nel magistero di Papa Francesco”. La parola passerà quindi al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che svilupperà “I nuclei tematici dell’enciclica”. Ancora, padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, parlerà de “Le sfide odierne della comunità ecclesiale”. Il saluto conclusivo sarà affidato al cardinale De Donatis.
Durante la serata verranno letti alcuni brani dell’enciclica di Papa Francesco dagli attori Aleandro Fusco ed Ilaria Fantozzi. Verranno inoltre proposti alcuni brani musicali, eseguiti dal Coro della Cappella Musicale di Santa Maria in Montesanto, diretto da Fabrizio Vestri. In particolare, proporranno Dum Aurora di Lorenzo Donati, If Ye Love Me di Thomas Tallis e Jubilate Deo di Laszlo Halmos.
12 novembre 2020
L’incontro su “Catechesi e disabilità”
Quante persone disabili frequentano i percorsi di catechesi nelle parrocchie? Sono ben inseriti all’interno dei percorsi? Ci sono operatori pastorali disabili impegnati nella catechesi? A questo e a tante altre domande si cercherà di rispondere durante il seminario dedicato a “Catechesi e disabilità – O tutti o nessuno!”, promosso dall’Ufficio catechistico della diocesi di Roma per lunedì 27 febbraio, dalle 18.30 alle 20 presso il teatro della parrocchia dei Santi Martiri dell’Uganda (via Adolfo Ravà, 31).
Il pomeriggio di riflessione e approfondimento sarà aperto dal saluto del vescovo Daniele Salera, delegato diocesano per la catechesi. Seguiranno gli interventi di suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per la pastorale delle persone con disabilità; e di don Luigi D’Errico, responsabile del Servizio diocesano per la pastorale delle persone con disabilità, che per il suo impegno è stato anche insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Seguirà il dibattito.
L’Ufficio catechistico diocesano, in vista dell’incontro, ha predisposto un questionario; per rispondere alle domande cliccare il seguente link:https://forms.gle/GeY69TAn3AmTrTvYA. Deve pervenire una sola risposta per ogni parrocchia entro il 20 febbraio.
Per partecipare all’incontro è necessaria la prenotazione da far pervenire all’Ufficio catechistico tramite email, all’indirizzo di posta elettronica ufficiocatechistico@diocesidiroma.it.
15 febbraio 2023
L’Incontro mondiale delle famiglie di Roma rinviato al 2022
Come riportato dal Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede dello scorso 10 aprile 2020, “a causa dell’attuale situazione sanitaria e delle sue conseguenze sullo spostamento e l’aggregazione di giovani e famiglie, il Santo Padre, insieme al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha ritenuto di posporre di un anno il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Roma nel giugno del 2021 a giugno 2022”. Rinviata anche la Giornata mondiale della Gioventù.
Le famiglie si incontreranno a Roma a giugno 2022, anziché nel 2021. A spiegare nei dettagli i motivi di questo rinvio, in un’intervista tratta da Vatican News, è il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita:
R. – Questi due appuntamenti sono due eventi internazionali, allora nella situazione in cui ci troviamo in questo momento, è molto difficile sapere come sarà la nostra vita dopo questa pandemia. L’Incontro mondiale della Famiglie era stato fissato a giugno dell’anno prossimo, ma ora certamente bisognava portare avanti tutte le questioni di tipo organizzativo e anche logistico per preparare questo evento. Adesso però non abbiamo la certezza di come saranno nel prossimo anno la situazione economica e la situazione delle persone e delle famiglie e non è sicuro che sarebbero molti a venire qui a Roma dall’estero per questo evento l’anno prossimo. E così il Santo Padre e noi del Dicastero, dopo aver consultato le persone del Vicariato qui a Roma e i referenti del Portogallo, abbiamo pensato che la miglior cosa sarebbe aspettare un anno prima di iniziare questi eventi internazionali. Così si è deciso che l’appuntamento con le famiglie sarà il 2022 a Roma e quello per i giovani a Lisbona il 2023. C’è la preoccupazione per il futuro come sarà. Speriamo che possiamo ritornare alla normalità della nostra vita di tutti i giorni, ma questo non è realismo. Io credo che tante persone pensino che ci vorranno perlomeno due o tre anni per il ritorno alla normalità.
Questi incontri internazionali prevedono la possibilità per un numero consistente di persone di spostarsi e viaggiare. Non sappiamo quali saranno le prospettive per il futuro: come state pensando di operare?
R. – Quasi tutte le diocesi del mondo organizzano eventi anche nella propria nazione e ci sono incontri per le famiglie e i giovani. Noi continuiamo a lavorare per aiutare tutti i vescovi a promuovere nelle diocesi la vita familiare e anche il lavoro con i giovani. Speriamo che avremo sempre questi incontri mondiali internazionali, ma come ho detto non è realistico pensare che la gente possa viaggiare nei prossimi due anni. Il nostro lavoro non è soltanto organizzare questi due eventi, c’è anche il lavoro di tutti i giorni che dobbiamo fare per continuare a promuovere la vita familiare e anche la vita cristiana e dei giovani.
ll lockdown che abbiamo vissuto in tanti Paesi del mondo ci invita a guardare all’essenziale e a una centralità della famiglia. Quale insegnamento possiamo trarre da questa situazione?
R. – Io credo che il Papa tutti i giorni abbia dato un messaggio a tutte le persone del mondo: la famiglia è il luogo centrale della nostra vita, ci insegna tanto. L’obbligo che abbiamo di vivere in questi giorni così uniti in famiglia, ci insegna tante cose, come a vivere senza egoismo. Ciò che noi abbiamo vissuto è stata un’opportunità che il Signore ci ha dato per imparare a lasciare l’egoismo fuori dalla porta, a vedere ogni persona come un fratello o una sorella. Una cosa che noi abbiamo potuto imparare in quei giorni è che la famiglia è anche un luogo dove possiamo conoscerci, perché ci sono così tante cose nella vita di ognuno di noi ogni giorno che non riusciamo alle volte a vedere le necessità delle persone che abbiamo accanto, perché siamo preoccupati tanto di noi stessi. Allora è un momento per imparare a lasciare l’egoismo fuori della nostra vita e a preoccuparci di guardare gli altri.
L’incontro diocesano per i ministranti
Il Seminario Minore della nostra nostra diocesi organizza ogni anno tre incontri per tutti i ministranti con la fiducia che questa cura verso i piccoli e gli adolescenti possa aiutarli a scoprire la chiamata di Dio. Il primo per questo anno pastorale sarà il prossimo 25 novembre dalle ore 15.30 alle 19.30. I fanciulli avranno la possibilità di giocare, pregare e condividere un tratto di strada insieme a tutti gli altri ministranti per non sentirsi soli. A presiedere la Santa Messa ci sarà il nuovo rettore del Seminario Maggiore, il vescovo monsignor Di Tolve, delegato per la cura dei Seminari. Bambini e Ragazzi saranno invitati a portare la Veste liturgica e i sacerdoti camice e stola.
Per le iscrizioni basta scrivere a seminario.minore@diocesidiroma.it entro giovedì 23 novembre.
13 novembre 2023
L’incontro di inizio anno con gli operatori pastorali
Entrare in relazione con gli altri con un cuore abitato dall’amore di amicizia. Un compito «impegnativo», perché «non punta su cose da fare». Il cardinale vicario Angelo De Donatis ha lasciato questo compito agli operatori pastorali delegati dalle parrocchie per l’incontro di inizio anno, che si è tenuto questa mattina (sabato 26 settembre 2020) nella basilica di San Giovanni in Laterano. Il primo di due appuntamenti che danno il via al percorso per il 2020-2021: il prossimo si terrà lunedì mattina, sempre nella cattedrale di Roma, riservato ai sacerdoti e ai diaconi. Durante la mattinata è stato distribuito ai presenti un libretto che contiene le schede per accompagnare la preghiera domestica sull’Inno alla Carità di san Paolo, nonché la preghiera allo Spirito Santo che il cardinale aveva recitato lo scorso 24 giugno nel cortile del Palazzo Lateranense.
«È straordinario poterci radunare ancora nella nostra cattedrale e sentirci Chiesa – ha esordito, emozionato e sorridente –, in comunione con il nostro Vescovo Papa Francesco, “prudentemente distanziati” ma in realtà stretti gli uni agli altri, tra noi che siamo qui e tutti quelli che sono collegati attraverso il video. Ora sono simbolicamente presenti tutti i cristiani di Roma; ma ognuno di noi a sua volta si porta nel cuore i volti e le storie di tanti abitanti di questa città».
«Questo ritrovo – ha proseguito – è la risposta umile ma coraggiosa che la Chiesa dà al senso di incertezza e di disorientamento che l’esperienza del covid ha suscitato e continua ad alimentare in tutti. In mezzo alla tempesta siamo riuniti come famiglia nella stessa barca, pronti a percepire il vento dello Spirito, per andare nella direzione che Dio vorrà indicarci».
Un percorso che non potrà prescindere dall’esperienza dei mesi passati. «Abbiamo vissuto la piaga della pandemia – ha detto ancora il cardinale –. In un clima spettrale, che non dimenticheremo mai, è passato l’angelo della morte. Rinchiusi nelle case, come gli ebrei, abbiamo celebrato la Pasqua abbracciati in famiglia, confortati dalla vicinanza del Papa e dei presbiteri della nostra parrocchia. Il silenzio delle strade vuote, interrotte dal suono delle sirene, i bollettini quotidiani dei morti come in tempo di guerra, il senso di angoscia di chi si è ritrovato solo e senza lavoro; ma nello stesso tempo il riemergere di domande di senso, la ricerca di parole vere e di speranza, il desiderio di relazioni, la testimonianza dei medici e dei volontari della carità. Ora ci disponiamo a ripartire. Ma nulla è come prima». Adesso è il momento, ha aggiunto, «di uscire, incontrare gli altri e abbracciarli in una maniera nuova, con una consapevolezza nuova».
Questo è dunque l’impegno principale per il nuovo anno pastorale: «Entrare in relazione con tutti per ascoltarli in maniera contemplativa». Il cardinale De Donatis ha fornito anche alcune indicazioni pratiche: «Quello che c’è da fare è, per certi aspetti, semplicissimo e feriale: incontrare le famiglie, incontrare i ragazzi a scuola e nei muretti, andare a visitare gli anziani e i malati, farsi vicini a chi versa in stato di povertà… Nulla di differente da ciò che siamo chiamati a fare sempre. Ciò che è da far maturare è il nostro approccio, è l’atteggiamento del cuore: un cuore abitato dall’amore di amicizia».
«In questo nostro tempo – ancora parole del cardinale vicario –, anche alla luce di quello che abbiamo vissuto con la pandemia, credo che ciò che sia chiesto alla Chiesa è contribuire a superare le divisioni tra le persone, gli individualismi, gli odi sociali, per rilanciare un rinnovamento dell’amicizia che deve esistere tra tutti gli uomini. Non è sempre facile, ma siamo chiamati a contrapporre nei nostri contesti urbani all’odio, alla chiusura e all’intolleranza il nostro umile amore di amicizia. Questo ci si attende oggi dalla Chiesa!».
Leggi la relazione del cardinale
Scarica il libretto con le schede bibliche
26 settembre 2020
L’incontro della diocesi con Papa Francesco
«Il lavoro sulle malattie spirituali ha avuto due frutti. Primo, una crescita nella verità della nostra condizione di bisognosi, di infermi, emersa in tutte le parrocchie e le realtà che sono state chiamate a confrontarsi sulle malattie spirituali indicate da monsignor De Donatis. Secondo, l’esperienza che da questa adesione alla nostra verità non sono venuti solo scoraggiamento o frustrazione, ma soprattutto la consapevolezza che il Signore non ha smesso di usarci misericordia: in questo cammino Egli ci ha illuminati, ci ha sostenuti, ha avviato un percorso per certi versi inedito di comunione tra di noi, e tutto questo perché noi possiamo riprendere il nostro cammino dietro a Lui». Così Papa Francesco si è rivolto ai sacerdoti e ai fedeli della diocesi di Roma nell’assemblea diocesana di lunedì 14 maggio. L’incontro, nella basilica di San Giovanni in Laterano, è partito con un momento di preghiera a cui è seguito l’intervento di don Paolo Asolan, professore all’Istituto “Redemptor Hominis” della Pontificia Università Lateranense, portavoce della commissione diocesana che ha sintetizzato le relazioni arrivate dalle prefetture sul discernimento svolto in Quaresima. Quindi il Santo Padre ha risposto ad alcune domande poste dall’arcivescovo vicario Angelo De Donatis. Infine, il discorso del Pontefice.
Pubblichiamo, di seguito, i testi integrali degli interventi del Papa e del vicario; don Paolo Asolan ha pronunciato una sintesi della relazione.
L’incontro della Conferenza episcopale laziale
Si sono svolti questa mattina (giovedì primo settembre) a Greccio, vicino Rieti, i lavori della Conferenza episcopale laziale, presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis.
«Ciò che più ci appartiene, ed è davvero nostro, è proprio il legame a Cristo, l’appartenere a Lui e in questo modo dimorare con Lui e come Lui nel Padre, nel suo amore, nel suo mistero, nella sua pace – ha detto il porporato –. Questa la vera sapienza: nel fondare la nostra vita, la nostra speranza, tutto il nostro essere, in questa comunione esistenziale».
E ancora: «È l’appartenenza a Lui a restituirci ogni cosa, ora trasformata al punto da diventare veramente nostra, perché quella rete piena altro non è che la metafora di una vita che ritrova la pienezza del proprio significato»
1 settembre 2022


















